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3. LA GERMANOFONIA SUDALPINA

4.4. Il profilo (pluri)linguistico della Valcanale

Come accennato nei precedenti paragrafi, la Valcanale ha avuto fin dalle sue origini una storia connotata dalla presenza di gruppi etnici e lingue diversi. Il plurilinguismo che ha caratterizzato la piccola valle ha rappresentato un perfetto esempio di “intarsio linguistico slavo-germanico-romanzo” (Pellegrini, 1992:262), ottimamente riassunto dalla definizione che Gaetano Perusini ha coniato per l’intero Friuli: un quadrivio d’Europa dove si intersecano e si sovrappongono la Romània, la Slavia e la Germania (Perusini, 1969).

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In un suo contributo pubblicato nella “Guida del Friuli”, Giovanni Frau (1991:254) scrive che la triplice suddivisione del plurilinguismo valcanalese (idioma romanzo, rappresentato da friulano e italiano, tedesco e sloveno) è valida solo a un livello superficiale, ma è facilmente superabile se oltre ai registri linguistici predominanti, letterario e dialettale, si prendono in considerazione i vari sotto- registri: allora non è raro che il plurilinguismo stesso si realizzi anche in sette codici linguistici diversi.

In altri termini, un parlante valcanalese in molti casi e secondo il grado di acculturamento acquisito può usare, ovviamente in base ai luoghi e alle situazioni che incontra, le lingue rappresentate da italiano standard o dialetto locale (carinziano o sloveno), ma anche le varietà standard del tedesco o dello sloveno Gli ambiti d’uso dei singoli registri sono spesso ben delineati: la variante dialettale, sia germanica sia slava, è diffusa entro i limiti delle comunità locali, rappresentate dai singoli villaggi e con differenze in parte evidenti anche nel raggio di pochi chilometri. Il friulano e l’italiano sono le lingue veicolari per chi non conosce la varietà dialettale locale o per i rapporti con i corregionali; l’italiano, il tedesco standard e lo sloveno standard sono le lingue veicolari usate a seconda delle singole situazioni per gestire la comunicazione con gli stranieri. Frau77 riassume così le

varie occasioni d’uso:

varietà slava e/o germanica locale con i paesani autoctoni

friulano (e/o veneto o italiano) con i corregionali friulanofoni (e/o venetofoni)

Italiano con i forestieri

sloveno e/o tedesco letterario con gli slovenofoni e/o i tedescofoni

non autoctoni.

Fra tutti gli idiomi succitati la lingua di maggior prestigio e con maggiore diffusione è senza dubbio l’italiano standard.

Le motivazioni che spingono i valcanalesi a utilizzare l’idioma nazionale sono senza dubbio da ricercare nelle necessità socioeconomiche che spingono soprattutto i più giovani all’abbandono delle lingue locali, che risultano sempre meno parlate e a rischio di estinzione, almeno secondo rilevazioni che non hanno carattere di ufficialità, ma appaiono comunque attendibili.

Il plurilinguismo e la “plurietnicità” che contraddistinguono i centri della Valcanale rendono dunque complicato il tracciare un quadro netto della situazione linguistica ed etnica della valle. Tale difficoltà si è sicuramente accresciuta sin dal primo dopoguerra, quando con il passaggio della Valcanale all’Italia e con la prima ondata di colonizzazione friulana del territorio, il notevole aumento di matrimoni misti ha contribuito all’incremento dell’elemento romanzo fra gli autoctoni sia a livello linguistico sia culturale in genere.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale e le Opzioni, i residenti autoctoni, investiti da una seconda e maggiore ondata di coloni italiani, stavolta provenienti da varie zone del Paese e non più quasi esclusivamente dal Friuli, hanno maturato una sorta di confusione etnica. Pur consapevoli della loro origine, quando ai valcanalesi più anziani si pone la domanda su come si percepiscano etnicamente, spesso si ottiene come risposta il semplice “valcanalese”, il che si può prestare a svariate interpretazioni.

Durante gli anni della dominazione austriaca il panorama etnico era delineato in maniera molto più esplicita, grazie ai censimenti che comprendevano anche la dichiarazione di appartenenza linguistica78. I dati riportati nella tabella seguente rivestono una notevole importanza perché testimoniano anche la graduale sovrapposizione del tedesco, iniziata a partire dal XV secolo e rafforzatasi nel XIX, sullo sloveno, idioma autoctono presente nella valle almeno dal VII secolo. Inoltre è messa in evidenza la totale assenza o quasi del gruppo linguistico italiano, rappresentato da poche unità residenti nella valle.

78 L’ultimo dei quali fu effettuato nel 1921 e da allora in tutti i censimenti gestiti dallo Stato

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Nell‘arco di un quarantennio la consistenza numerica degli italiani aumentò in maniera tale che essi arrivarono a costituire il secondo gruppo etnico per consistenza numerica nei tre centri di Tarvisio, Malborghetto e Pontebba (qui intesa ovviamente come la parte austriaca di Pontafel) andando ad affiancare i tedeschi. Nel 1921 la maggioranza di slovenofoni si conservava solo nei centri minori.

È inoltre interessante, in riferimento al censimento del 1921, osservare come compaia la voce “stranieri”. Sotto questa classificazione sono da includere i soldati di stanza nella valle e di cui non è precisata la nazionalità e la provenienza e che potrebbero dunque essere di lingua tedesca, slovena o italiana.

Bogo Grafenauer, pur riportando gli stessi dati censuari, nella sua opera “La Valcanale” (1946) accusa gli incaricati dal Governo austriaco alle rilevazioni demografiche di aver agito con parzialità a favore dell’etnia tedesca. Secondo lo storico sloveno i commissari austriaci adottarono il criterio di uso della lingua per stilare le stime conclusive: qualora si fosse residenti in una località a maggioranza tedesca, la lingua che doveva essere utilizzata nella vita pubblica era per forza di cose il tedesco, e quindi non era scorretto considerare questo idioma come lingua naturale anche per chi non era di etnia germanica.

La correzione delle tabelle censuarie andrebbe dunque effettuata alla luce dei dati riscontrabili presso la diocesi di Gurk (Klagenfurt), che pur riconoscendo la maggioranza totale degli abitanti della valle come germanofoni, individuavano i centri di Ugovizza, Camporosso, Valbruna e San Leopoldo Laglesie come insediamenti prevalentemente slovenofoni, Tarvisio, Malborghetto e Pontebba come prevalentemente germanofoni e Cave del Predil come mistilingue (Grafenauer, 1946). A sostegno della tesi di Grafenauer interverrebbe inoltre un censimento privato sloveno compiuto nel 1910, i cui risultati furono:

Località Tedeschi Sloveni

San Leopoldo Laglesie 5 361 Malborghetto 319 96 Pontebba Nova (Pontafel) 704 120 Tarvisio 2383 1190 Ugovizza 17 821 Camporosso 36 801 Distretto di Tarvisio 3464 3389 Fusine in Valromana -- -- totale 3464 338979 79

La tabella censuaria riportata nell’opera citata di Grafenauer indica il totale degli sloveni in 3379 unità, ma tale dato, non corrispondente alla somma matematica dei rilevamenti effettuati per singolo centro, fu probabilmente una svista o un errore di stampa.

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Stime relativamente più recenti (Veiter, 1961:453 in Steinicke, op. cit.:58) tracciano il seguente quadro etnico della Valcanale:

Parrocchia Tedeschi Sloveni (Windisch)

Tarvisio 100 120

Coccau 30 --

Fusine in Valromana 250 150

Cave del Predil 25 80 (esclusi i

lavoratori provenienti dalla Slovenia) Ugovizza 20 350 Camporosso -- 550 Valbruna -- 220 Malborghetto 160 -- Bagni di Lusnizza 30 15 Pontebba 233 160 San Leopoldo Laglesie -- 250 totale 850 1893

I dati sopraelencati furono corretti con cifre molto maggiori nel 1971 da Hans Becker, che riportò le seguenti percentuali:

- Tedeschi (circa 2.495 unità) pari al 22,3 % della popolazione totale valcanalese

- Sloveni (circa 1.663 unità) pari al 14,9 % della popolazione totale valcanalese

- Friulani (circa 4.540 unità) pari al 40,5 % della popolazione totale valcanalese

- Italiani (circa 2.491 unità) pari al 22,3 % della popolazione totale valcanalese.

- Residenti valcanalesi: 11.189 unità in totale.

Le stime riportate da Becker si rivelano particolarmente interessanti poiché sono le prime a distinguere le voci “friulani” e “italiani”, attribuendo alla prima categoria la netta maggioranza etnica nella valle. Nel 1971 uno studio del Comune di Tarvisio riportò le seguenti percentuali: 75% di abitanti italiani (senza distinzione tra friulani o provenienti da altre regioni), 13% di tedeschi e 12% di sloveni.

Nel 1975 il gruppo di studio svizzero Alpina, in merito a un’indagine sulle componenti etniche del Friuli, chiese alle singole amministrazioni comunali di fornire valutazioni più dettagliate, con i seguenti risultati:

Comune Tot. abitanti itali ani friul ani tedes chi Slov eni Tarvisio 6439 186 7 (29%) 135 2 (21%) 1481 (23%) 173 9 (27%) Malborghe tto-Valbruna 1190 238 (20%) 476 (40%) 357 (30%) 119 (10%) Pontebba 2979 894 (30%) 199 5 (67%) 60 (2%) 30 (1%) totale 1060 8 299 9 382 3 1898 188 8

Frau (op. cit:258) insiste sulla buona obiettività dei dati sopra riportati nonostante la provenienza delle fonti. Steinicke nella sua già citata opera riporta, infatti, valori che si discostano di poco da quanto evidenziato dallo studio condotto da Alpina, e attribuisce ad esempio al comune di Malborghetto una maggioranza etnica composta di friulani (44,9%), seguita dalla componente tedescofona (29,1%), italiana (21%) e slovenofona (5%). L’attendibilità del rilevamento di Steinicke proviene dalla metodologia dell’indagine diretta usata ai fini dell’inchiesta. Su 223 persone residenti a Malborghetto e che l’autore intervistò di persona, 100 si dichiararono di lingua madre friulana, 47 di lingua madre italiana, 63 di lingua madre tedesca e 11 di lingua madre Windisch o slovena.

Oltre alla mancanza di studi recenti finalizzati a indagare in maniera approfondita la reale entità delle componenti etniche, autoctone o meno, della Valcanale, un’ulteriore difficoltà nello stilare stime linguistiche che presentino un basso margine di errore è rappresentata dall’alto numero di matrimoni misti. Le unioni fra gli appartenenti a gruppi linguistici diversi hanno seguito e seguono dei modelli descritti da Steinicke abbastanza delineati che si sviluppano come segue:

- tedeschi + italiani - tedeschi + friulani

- tedeschi + sloveni (Windisch) - sloveni (Windisch) + italiani

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- sloveni (Windisch) + friulani

- sloveni (Windisch) + sloveni (immigrati dalla Slovenia).

Come fa notare lo stesso Steinicke, manca dall’elenco succitato la casistica rappresentata dai matrimoni contratti fra tedeschi e sloveni immigrati, mentre i casi di matrimonio fra Windisch e sloveni, seppure presenti, sono rari. La conseguenza di tali unioni consiste spesso nella perdita identitaria, specialmente linguistica, a carico delle generazioni più giovani. Senza dubbio fra le parlate originarie, il Windisch è l’idioma più eroso alla luce dei matrimoni misti. I friulani o gli italiani difficilmente sono in grado di grado di usare una delle due lingue autoctone della valle, e quindi è inevitabile la prevalenza dell’italiano come codice comunicativo preferenziale, salvo i casi in cui nella cerchia familiare non prevalesse già in precedenza il tedesco o lo sloveno. Nel caso di matrimonio fra tedeschi e sloveni Windisch, la lingua predominante è quella del primo gruppo: tutti gli slovenofoni della valle padroneggiano il tedesco, sia standard sia nella variante locale carinziana, mentre i germanofoni non sono in grado di esprimersi in Windisch, o hanno una conoscenza estremamente limitata di tale idioma. Inoltre solo di recente molti valcanalesi autoctoni hanno superato una sorta di timore nel dichiararsi appartenenti a un determinato gruppo minoritario (specialmente sloveno), preferendo denunciarsi come membri del gruppo che nella propria località di residenza gode di maggior prestigio sociale (Frau, op. cit.:259).

Dagli studi effettuati da Steinicke e come visualizzato nella cartina elaborata dall’autore, per quanto riguarda le due lingue autoctone attualmente la maggioranza degli slovenofoni si registrerebbe a Camporosso e a Cave del Predil per quanto riguarda il distretto amministrativo del Comune di Tarvisio e a Ugovizza, a Valbruna e a Bagni di Lusnizza per il Comune di Malborghetto. La prevalenza di germanofoni è invece rilevabile a San Leopoldo Laglesie e Pontebba (Pontafel, cioè la parte della città che si trovava nei domini austro-ungarici) nel Comune di Pontebba, a Malborghetto e a Santa Caterina nel distretto comunale di Malborghetto-Valbruna, a Tarvisio città e a Coccau, Fusine e Rutte oltre che nelle località minori per quanto riguarda il Comune di Tarvisio (Frau, op. cit.).

Per la situazione dei valcanalesi autoctoni non italianizzati, e in particolare dei Windisch, appare infine interessante quanto emerge dalla tabella che segue, i cui dati complessivi, estesi però a tutte le componenti linguistiche, sono riassunti nella cartina Karte 8 (Steinicke, op. cit.):

Località80 Popolazion e residente censimento del 1971 Valcanalesi autoctoni (ricerca 1981/82) Percentuale Windisch Percentuale degli autoctoni sul totale della popolazione Campoross o 783 528 ca 75 67,4 Cave del Predil 1246 9 33,3 0,7 Fusine 684 185 ca 15 27,0 Tarvisio 3346 204 ca 15 6,1 Coccau 310 32 - 10,3 Rutte 99 56 - 56,6 Bagni di Lusnizza 155 26 15,4 16,8 S. Caterina 35 15 6,7 42,9 Malborghet to 349 66 ca 12 18,9 Ugovizza81 469 362 ca 85 77,2 Valbruna 209 103 ca 70 49,3 San Leopoldo L. 202 52 ca 70 25,7 Pontebba ca 1000 12 - 1,2 Tot. Valcanale ca 8900 1650 ca 53 18,5

80 Si tratta delle tredici località originarie della Val Canale, da cui vengono quindi escluse la

Pontebba italiana e le relative frazioni.

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L’alta percentuale di autoctoni Windisch a Ugovizza deriva dalla tendenza degli abitanti della località a evitare i matrimoni misti, soprattutto con friulani, italiani e più generalmente con persone percepite come straniere.

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