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3. LA GERMANOFONIA SUDALPINA

3.2. I Walser

3.2.2. La lingua walser

I dialetti walser appartengono al ramo linguistico del tedesco meridionale, nella sua variante normalmente definita come alemanno superiore (Höchstalemannisch). Le varianti note per le comunità walser italiane sono tre, segnatamente il titsch o

titschu di Gressoney, Alagna, Formazza e Macugnaga, il töitschu di Issime e il titzschu di Rimella.

Nel corso dei secoli la lingua originale ha subito modifiche dovute al contatto con le varietà romanze autoctone che circondavano i villaggi walser. Nel 1839 il germanista Alfred Schott analizzò le differenze che intercorrevano fra i vari idiomi di origine alemanna delle valli italiane, arrivando a concludere che la parlata che più si dimostrava conservativa era quella di Gressoney, mentre soprattutto i dialetti di Alagna, Rima e Rimella dimostravano un alto grado di contaminazione linguistica apportata dalle varianti romanze contigue e dall’italiano. Lo stesso Schott evidenziò come le varietà di Macugnaga e Formazza fossero invece più influenzate dalla lingua utilizzata nel contiguo Vallese16.

A titolo esemplificativo vengono forniti dei brevi testi17 scritti nelle principali

varianti walser italiane con una breve analisi linguistica.

Walser di Rimella (titzschu):

“Er haje(n)-entacht d asschu under ts chime,

und hawwer noch gvunnut e vljeschpu.

Esch hétschech àrkit, und nu schinetsch wié (n) e schtérnu. Wé làng? En ts hüüsch isch mì ljeksch wett...“18

16 Cfr. www.walseritaliani.it/lingua/a%20lingua.htm.

17 I primi due brani sono tratti da it.wikipedia.org/wiki/Lingua_walser; il terzo da

www.augustaissime.it/rivista/2011/Augusta%202011.pdf p. 32.

18 “ Abbiamo smosso la cenere sotto il focolare, e vi abbiamo trovato ancora della brace. Si è

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Walser di Alagna Valsesia (titsch o titschu):

“Aford an olti piri häd g'chauft à schworzi hennju van ainem ljikke hennjumandj,

dos ra häd g'said: "Haira woul sourg, di bringtne glick". Dan nouchre tog häd d'hennja g'laid as guldis ai. Si hädra woul g'ge z'asse: und dà zwende tog häd's g'laid as anders guldis ai. "Di häd dan buch volle gold", hädra g'sinnud d'olt piri, und oni mei sy virirrd, mid ainem messer tuad uf dan buch der hennju. Wa am platz ds golds, findt si nua ds g'derem und d' hennja ïst g'chleckt.“19

Walser di Issime (töitschu):

„Toan z’weerhu, hentsch nündˆsch toan z’weerhu uber le linee ferroviarie, wa an tag hentsch bombardé,khéit allz…dan tag darnoa séwer kannhe rüschten un noa zwian toaga ischt amum gsinh… un génh sua un génh sua, vür zwei un zwénzg moanada un doa hewer mussu heen…le remerciement hewer mussun geen da fümmulu antweege wénn het glljöit l’allarme das hescht mussun askappurun vam weerch dé sewer askappurun un kannhen en campagne woa ischt gsinh habité lljöit un kannhe vriege a stukh bruat ol zwien trüffili, z’merteil hentsch kheen il pi gross trüffili, anner…“20

Mentre nel primo e nel secondo esempio le interferenze linguistiche più evidenti sono di ordine morfologico, con una struttura sintattica che alterna fra il modello romanzo e quello germanico (che prevede il participio passato alla fine della frase), è soprattutto nella variante walser di Issime che sono riscontrabili numerosi esempi di commistione lessicale fra l’antico dialetto alemannico, il francese, il franco- provenzale (patois di Gaby), il piemontese e l’italiano standard.

19 “ Una volta una vecchia contadina comprò una gallina da un piccolo pollaiuolo, il quale le disse:

"Abbiatene ben cura, essa vi porta fortuna". Il giorno seguente la gallina depose un uovo d'oro. Essa le diede bene da mangiare ed il secondo giorno depose un altro uovo d'oro. "Ha il ventre pieno d'oro", pensò la vecchia contadina, e senza più riflettervi, con un coltello apre il ventre alla gallina. Ma invece dell'oro trova solo le interiora e la gallina morì.”.

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“ Fatto lavorare, ci hanno fatto lavorare sulle linee ferroviarie, ma un giorno hanno bombardato, buttato tutto… Il giorno dopo siamo andati ad aggiustare e dopo due giorni era di nuovo… e sempre così e sempre così, per ventidue mesi e lì dovevamo avere…il ringraziamento abbiamo dovuto darlo alle donne perché quando suonava l’allarme che dovevi scappare dal lavoro allora scappavamo e andavamo in campagna dove abitavano le persone e andavamo a chiedere un pezzo di pane o due patate, in genere avevano perlopiù patate, altro…”.

Silvia Dal Negro (2007) afferma a tal proposito che con i cinque codici di cui dispone, Issime rappresenta una delle comunità più ricche d’Italia dal punto di vista linguistico. Peter Zürrer (2009) riprende il pensiero della Dal Negro, specificando che le varianti che maggiormente influenzano il dialetto issimese sono soprattutto il franco-provenzale e il piemontese, cioè le parlate geograficamente più vicine. Tuttavia è doveroso specificare che i termini sostituiti dai vocaboli romanzi non erano, o non sono, originariamente assenti nel lessico walser e che i numerosi prestiti o calchi che caratterizzano il dialetto di Issime ricorrono maggiormente nella terminologia utilizzata per descrivere gli ambienti domestici e il mondo agropastorale in genere, o qualora il tenore della conversazione porti spontaneamente il parlante a fare ricorso a parole che ritiene siano più adeguate se espresse nella o nelle lingue maggioritarie. Così il vocabolo kruatu, derivato dal piemontese crota, ha sostituito nell’uso quotidiano l’originale walser chéller per indicare la cantina, mentre piellje, dal patois peiljou o péilu, ha preso il posto di

stubbu nel riferirsi alla stanza-soggiorno. Nel brano esemplificativo riportato si

evidenziano inoltre alcuni casi di “forestierismi” quali le linee ferroviarie,

bombardé, le remerciement, l’allarme, askappurun, ecc.

La probabile causa della forte incidenza di vocaboli stranieri nella parlata issimese è da attribuire al secolare contatto fra lingue diverse nello stesso territorio e alle tradizioni e ai fenomeni migratori tipici delle popolazioni walser valdostane: da circa metà giugno a settembre, in concomitanza con la stagione di transumanza del bestiame verso gli alpeggi, gli issimesi erano soliti affittare i propri pascoli a pastori esterni alla comunità, provenienti per la maggior parte dalla bassa Valle d’Aosta, dal Canavese e dal Biellese. Nello stesso periodo tutta la popolazione maschile attiva emigrava verso la Svizzera francese o la Francia per svolgervi lavori più o meno temporanei.

La popolazione residua, composta da bambini, donne e anziani (queste ultime categorie depositarie del patrimonio linguistico) si appoggiava dunque su elementi estranei alla comunità per svolgere i lavori agricoli più pesanti, e inevitabilmente la lingua ne rimaneva influenzata.

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Appare dunque evidente che quando ci si riferisce a “lingua walser” non si può parlare di una lingua omogenea, nonostante esistano delle caratteristiche comuni a tutte le varianti alemanniche:

- La conservazione del sistema flessivo dei sostantivi, organizzato in tre generi (maschile, femminile e neutro) e quattro casi (nominativo, genitivo, dativo e accusativo) sia al singolare che al plurale;

- La declinazione dell’aggettivo, in accordo alla flessione del sostantivo; - L’uso del verbo tun, fare, come ausiliare nella formazione dei tempi verbali.

- Il passaggio della consonante s al nesso sch;

- La lenizione nel sistema vocalico per u con esito in üü e ei con esito in ii; - La modifica di nk in ch.

Le motivazioni dell’indebolimento nell’uso del walser fra i giovani sono molteplici e comuni a tutte le minoranze linguistiche a rischio. La diffusione del fenomeno turistico, l’aumento dei matrimoni misti, la compresenza in Valle d’Aosta di due lingue co-ufficiali (italiano e francese) e l’inserimento, quando presente, del tedesco standard nelle scuole walser hanno come risultato l’impossibilità di promuovere l’uso del dialetto nel sistema scolastico; di conseguenza è inevitabile che il töitschu venga abbandonato o comunque accantonato non appena si entra in contatto con il mondo della scuola, anche se il disuso dell’idioma walser ha probabilmente origine già in fase prescolare. Altro fattore di degrado linguistico è la mancanza di una forma scritta per il dialetto issimese. I tentativi di dotare il walser di Issime di una scrittura, così come di una grammatica e di un vocabolario, che possano definirsi codificati sono recenti e si sono realizzati nella stesura di brevi componimenti poetici, nei toponimi e in testi meta- letterari. Tuttavia dal punto di vista dell’autorappresentazione si osservano negli ultimi anni sempre più insegne di locali pubblici commerciali e comunali, o di interesse turistico, scritti in töitschu.

Per tutte le comunità walser italiane vale inoltre il discorso condiviso dall’intero arco alpino, con il relativo abbandono dei villaggi e delle attività tradizionali,

compreso il patrimonio linguistico, verificatosi negli anni con crescita esponenziale e come evidenziato dai seguenti grafici realizzati sui dati ISTAT (le cifre all’interno di ogni spicchio dei grafici rappresentano il numero di abitanti residenti):

Fig.3.1

Fig.3.2

Fig.3.1 e 3.2: Censimento del 1861 (3.1) e del 2011 (3.2) della popolazione dei comuni walser della provincia di Vercelli. Fonte: ISTAT.

53 Fig.4.121

Fig.4.2

Fig.4.1 e 4.2: Censimento del 1861 (4.1) e del 2011 (4.2) della popolazione dei comuni walser della provincia di Verbano-Cusio-Ossola. Fonte: ISTAT.

21 Saley è il nome in dialetto walser di Salecchio, una delle frazioni di Premia. Antico comune

Fig. 5.1

Fig. 5.2

Fig.5.1 e 5.2: Censimento del 1861 (5.1) e del 2011 (5.2) della popolazione dei comuni walser della provincia di Aosta. Fonte: ISTAT.

Dai dati riportati si riscontra come solo due dei dodici comuni che si dichiarano walser secondo quanto previsto dalla Legge 482 abbiano manifestato una controtendenza in positivo allo spopolamento delle aree montane, con un incremento demografico rilevante: Ornavasso e Gressoney-La Trinité. Bisogna inoltre specificare come non tutti i comuni che si sono dichiarati walser abbiano mantenuto l’uso della lingua, che rimane vitale a Gressoney-la-Trinité/Greschòney Drifaltigkeit, Gressoney-Saint Jean/Greschòney Zer Chilchu, Issime/Eischeme,

224 882 790

Provincia di Aosta

Gressoney-La Trinité/Greschòney Drifaltigkeit Gressoney-Saint

Jean/Greschòney Zer Chilchu Issime/Eischeme

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Macugnaga/z’Makana, Formazza/Pomatt, Rima San Giuseppe/Ind’Rimmu e Alagna/Im Land. Negli altri centri il dialetto walser è scomparso in tempi relativamente recenti e se ne conserva la memoria storica solo nella toponomastica o in manifestazioni/associazioni culturali.

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