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3. LA GERMANOFONIA SUDALPINA

3.5. I Mòcheni

3.5.2. La lingua mòchena

La lingua mòchena (il termine “mòcheno” è voce dialettale per il verbo tedesco

machen, fare) è un dialetto bavarese meridionale, che condivide numerosi tratti

linguistici con le parlate tirolesi centrali. I coloni che importarono questo dialetto venivano già definiti nel 1200 “teutonici” o “alemanni”, a testimonianza del fatto che la lingua diffusa era il tedesco nelle sue varianti dialettali, che non comportavano grosse difficoltà di comprensione reciproca fra i parlanti. I linguisti moderni definiscono la lingua mòchena come una sorta di “accomodamento” dei diversi dialetti iniziali importati nella valle del Fersina, mentre i mòcheni la chiamano semplicemente bersntoler sproch, traducibile in maniera leggermente forzata con “lingua valfersinese”. A tale adattamento inziale avvenuto fra le parlate germaniche si sommarono poi le interferenze linguistiche dovute al fenomeno dell’emigrazione con i successivi rientri, al fervere dell’attività mineraria e il richiamo economico esercitato, al commercio ambulante e al conseguente contatto con gli idiomi dei paesi visitati. In particolare dunque la lingua mòchena successiva alla fase delle colonizzazioni originali e che viene parlata oggi è influenzata principalmente dall’italiano, fortemente connotato da tratti dialettali trentini nelle forme perginesi e pinetane, e dal tirolese arcaico. Molti degli antichi insediamenti germanofoni si sono estinti nel corso del XIX-XX secolo (fino all’800 il mòcheno era parlato nelle località di Montagnaga, Miola, Faida, Bedolfo e Regnana nel Pinetano, Masi Alti S. Caterina e San Vito nel Perginese, Ronchi e Roncegno in

Valsugana, e fino al ‘900 a Vignola e Falesina, sul Panarotta tra i versanti di Pergine e la Valle del Fersina), sostituendo al dialetto germanico quello trentino appartenente ai paesi contigui, riducendo la comunità centri che ancora conservano la parlata a Roveda, Frassilongo, Fierozzo e Palù, mentre S. Orsola, pur essendo il comune-capoluogo della valle, è prevalentemente di lingua italiana, come italofona è la parte meridionale della vallata pertinente ai già ricordati comuni di Pergine e di Vignola-Felesina.

Di seguito viene riportato un testo in mòcheno, utile ai fini di una breve analisi linguistica :

Ber trok envire de inger sproch? Ver ins sai’ gabis de kinder! Der Bersntoler Kulturinstitut miaset òlbe mearer projektn as hom vour der doi zil mòchen. An tritt en doi vurm ist schoa’ kemmen gamòcht pet en concorso schualer bou de kinder miasn schraim a gschicht as bersntolerisch, ober ist ganua? Iberhaup en summer de kinder hom nèt trèffn en tol ver za vinnen se zomm. Biar as sai’ u’stellt abia zommòrbeter ver en Bersntoler Kulturinstitut ver en gamoa’sprochtirl, hom probiart schoa’ vertn za gem de moglechket en de ingern kinder za vertraim schea’na zaitn zomm ont za learnen eppes mear as bersntolerisch. Asou hom ber vourtschbunnen an nain projekt as hoast se Summer Club. No de guat òrbet gatu’ en 2008 haier aa hòt men tschbunnen za gea’ envire pet de glaichen regln ont pet de glaichen virm abia vertn. Òll vòrt de trèffn sai’ kemmen gamòcht en an ondern plòtz, prope ver za verglaimern ont mòchen en pesser kennen s inser tol en de kinder.”42 (Petri

Anderle/Moltrer 2009:24)

42 “Chi porterà avanti la nostra lingua? Noi pensiamo siano i bambini. Pensiamo che i progetti del

Bersntoler Kulturinstitut dovrebbero sempre più essere rivolti a loro. Soprattutto in estate i ragazzi non hanno punti di incontro in Valle e proprio per questo come addette allo sportello linguistico comunale ci siamo attivate già nell’estate del 2008 nel proporre un nuovo progetto che abbiamo chiamato “summer club” rivolto ai bambini dei tre comuni mòcheni di età compresa tra i 4 ed i 14 anni. Visto il buon esito dell’iniziativa nel 2008 anche quest’anno si è pensato di continuare con le stesse direttive e con gli stessi criteri. Lo scenario degli incontri è stato cambiato di volta in volta proprio per un maggiore avvicinamento da parte dei bambini delle realtà che li circondano.”

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Nel campione dialettale sopra riportato sono evidenti le caratteristiche peculiari della lingua mòchena, ampiamente studiate da Anthony Rowley nei suoi numerosi saggi43. Oltre ai palesi italianismi o dialettalismi romanzi concorso e prope (qui per “proprio”), il fenomeno linguistico che maggiormente ricorre è quello di una forte dittongazione (ea; oa; ua), tipica dei dialetti medioaltotedeschi e che nel tedesco moderno si è risolta in vocali semplici. Il consonantismo presenta delle particolarità soprattutto per i fonemi b e v, utilizzati rispettivamente come sostitutivi di w e f e la semplificazione di nessi che in tedesco standard risultano geminati, come s nelle forme verbali miaset e miasn. Per quanto riguarda gli aspetti morfosintattici si osservano nella lingua mòchena strutture realizzate su calco della lingua italiana.

In particolare, la diatesi passiva si ottiene anteponendo il verbo kemmen al verbo principale espresso al participio passato; l’articolo determinativo viene utilizzato anche in presenza dell’aggettivo possessivo; la costruzione del caso dativo tramite la preposizione pet più articolo determinativo e sostantivo espressi in accusativo. Conformemente a quanto avviene anche per altri dialetti tedeschi, anche in mòcheno la struttura della frase dipendente si differenzia per la posizione assunta dal verbo principale coniugato: mentre il modello tedesco vorrebbe la seguente disposizione C(congiunzione subordinante) + S(soggetto) + C(complementi) + V(verbo o verbi in caso di tempi composti, con il verbo coniugato comunque in posizione finale), in lingua mòchena il verbo coniugato è posto subito dopo la congiunzione, come effettivamente avviene in tutte le lingue (e relativi dialetti) neolatine, dimostrando però nelle varie possibilità di posizionamento del soggetto, non per forza in posizione iniziale, una maggiore libertà sintattica anche rispetto all’italiano.

Occorre ora in ultima analisi ricordare come nonostante la comunità di lingua mòchena occupi attualmente una porzione di territorio ristretta, non manchino fra i tre comuni della Valle che ancora conservano la parlata significative differenze linguistiche, soprattutto a livello fonetico. Il dialetto di Palù mostra infatti molte attinenze con le parte del Tirolo centrale per quanto riguarda il sistema vocalico, non condivise dal dialetto di Roveda e da quello di Fierozzo. Dal punto di vista lessicale si distingue invece il comune di Roveda, dove sono in uso degli

adattamenti lessicali su base italiana o trentina non previsti dalle altre varianti mòchene: è il caso di pensarn invece del più comune denken (ted. “denken”, pensare), o di mus, “viso” per tsixt (ted. “Gesicht”).

Lo spopolamento, il calo di prestigio attribuito al dialetto in genere, oltre alla condizione di predominante, se non esclusiva, oralità del mòcheno hanno portato a un lento degrado nell’uso della lingua, corrotta, come nel caso di altri idiomi minoritari privati della lingua tetto di riferimento, dalle influenze sintattiche in prima istanza e secondariamente dai prestiti romanzi comunque riscontrabili in misura considerevole e apportati dalle frequenti ondate migratorie, dai matrimoni misti e dal predominio della lingua italiana come lingua di cultura. In base agli ultimi dati disponibili, desumibili dal censimento linguistico, il maggior numero di parlanti mòcheno è residente nel comune di Palù del Fersina (su 169 residenti, 157 si sono dichiarati di lingua mòchena, con un’incidenza pari al 92,9% della popolazione), seguito dal comune di Fierozzo (su 481 abitanti, 442 mòcheni pari al 91,9% della popolazione) e infine da Frassilongo (323 residenti, con 269 abitanti dichiaratisi mòcheni, pari all’83,3% della popolazione). La cifra ottenuta di 1.660 unità, che appare tuttavia ottimistica se si prendono in considerazione i possibili paletti linguistici posti dalla effettiva competenza attiva dell’idioma mòcheno, rappresenta dunque lo 0,3 % della popolazione totale della provincia di Trento. Dalle indagini compiute da vari sociolinguisti in merito alla reale diffusione della lingua mòchena, è emerso che solo nei due paesi di Palù e di Roveda il mòcheno costituisce la lingua usata dalla quasi totalità degli abitanti autoctoni, giovani e bambini compresi, mentre Frassilongo e Fierozzo rappresentano i centri in cui l’idioma ha subito il più alto livello di erosione. Solo con le istituzioni createsi in seguito alla legge provinciale n.18 del 1987 e la Legge nazionale 482/99 si può dire di aver assistito a dei tentativi di inversione di tendenza: il “Bersntoler Kulturinstitut” (nato inizialmente come “Istituto culturale mòcheno-cimbro” e tale fino al 2005) si propone di “promuovere l’uso della lingua a tutti i livelli e in tutti i settori della comunità anche per mezzo della diffusione dell’uso della scrittura, aumentare il grado di autocoscienza da parte degli individui e realizzare iniziative concrete mirate al rafforzamento del prestigio della lingua mòchena”.

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L’ente ha concretizzato la raccolta di materiali utili a rendere efficace l’uso del mòcheno anche nei settori amministrativi e si propone fra i suoi obiettivi di portare a compimento nei prossimi anni il cosiddetto “Progetto Bose”44 con la finalità di “creare una banca dati lessicale… e contemporaneamente elaborare e monitorare i neologismi, anche tramite l’ausilio dei corpora linguistici” 45.

Fra le altre iniziative condotte con istituzioni extraterritoriali, ha avviato in collaborazione con l’Università di Trento un progetto biennale teso a indagare l’apprendimento della lingua mòchena da parte dei bambini e si interessa della questione della toponomastica realizzando una banca dati, ancora incompleta, da rendere disponibile in rete.

Nel 2010 il Bersntoler Kulturinstitut con l’Institut Cultural Ladin “Majon di Fascegn” di Vigo di Fassa, il Kulturinstitut Lusérn (Luserna), il “Center of the Evaluation of Language and Communication” di Povo e “TalenT”46 di Milano

hanno costituito l’associazione “LinMiTech-Trentino”, con lo scopo di diffondere i “sistemi tecnologici per la diffusione delle lingue” fra le varie minoranze linguistiche. Dal 1990 pubblica una rivista (fino al 1996 denominata “Identità”, dal 1996 al 2005 “Lem Bersntol-Lusérn”, da settembre 2005 al 2009 “LEM: culture e minoranze in Europa/Minorities’ Civilization/Minderheiten und Kultur in Europa” e dal 2009 a oggi semplicemente “Lem”, che significa “vita”) con articoli bilingui mòcheno/italiano. Da dicembre 2005 sul quotidiano della provincia “Trentino” e sul sudtirolese “Alto Adige” e dal 2010 sul quotidiano “L’Adige” cura la pagina in lingua mòchena “Liaba lait” (cara gente), mentre da aprile 2006, grazie ai fondi della già ricordata legge 482/99 e della legge provinciale 4/99, viene trasmesso su TCA (Tele Commerciale Alpina) e sul canale satellitare “Trentino TV” un notiziario in lingua mòchena sottotitolato in italiano e con cadenza bisettimanale (il secondo giorno è in replica) dal titolo “Sim en to Bersntol”, ora disponibile anche su internet. Per quanto riguarda gli aspetti della didattica a livello di scuole pubbliche, nella scuola dell’infanzia viene garantita la presenza di insegnanti di madrelingua

44 Bose è l’acronimo per “s Bersntolerisch òlbe schraim envire”, traducibile grossomodo come

“continuare a scrivere in mòcheno”.

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Cfr. www.bersntol.it.

46 “Tutela Attiva Lingue E Nuove Tecnologie”. Associazione con sede a Vasa, insediamento

mòchena, che attraverso percorsi formativi mirati conducono i bambini all’esperienza del plurilinguismo. Nelle scuole elementari dal 1998/99 è attivo un progetto volto al rafforzamento della conoscenza della lingua tedesca standard e della cultura mòchena. In seno a tale progetto, la lingua tedesca viene utilizzata come “lingua viva” e non come lingua da imparare attraverso un semplice studio grammaticale e teorico.

Diversa è la situazione nella scuola media, dove invece ancora si stenta a capire o promuovere attraverso percorsi efficaci le peculiarità che costituiscono il carattere di specialità per la Valle dei Mòcheni, nonostante la legge provinciale 6/08 che all’art.17 comma 1 indica chiaramente come “al fine di rendere effettivi i diritti linguistici le responsabilità di cui all’articolo 447, le istituzioni scolastiche al servizio

dei territori nei quali sono insediate minoranze linguistiche garantiscono l’insegnamento delle lingue e delle culture proprie della comunità di minoranza […]”. Infine per favorire il recupero della cultura materiale locale è stato istituito il Museo della Pietra Viva, che propone percorsi ludico-formativi sulle attività minerarie. È inoltre possibile visitare la storica miniera “Gruab va Hardimbl”, i cui filoni ormai esauriti venivano sfruttati fin dal 1500, il “Filzerhof”, tipico maso che ancora conserva la struttura, gli arredi e gli oggetti tradizionali, il “Mil”, antico mulino ad acqua tutt’ora funzionante che permette di vedere come avveniva la lavorazione del grano, e “De Sog van Rindel”, una segheria alla veneziana utilizzata

47 Art.4 legge provinciale 6/08: Diritti dei cittadini di minoranza linguistica.

1. All'interno dei territori indicati dall'articolo 3 (comma1: Il territorio dei comuni di Campitello di Fassa - Ciampedel, Canazei - Cianacei, Mazzin - Mazin, Moena, Pozza di Fassa - Poza, Soraga e Vigo di Fassa - Vich costituisce,

all'interno della provincia di Trento, territorio di insediamento storico della popolazione

ladina, parte della comunità ladina dolomitica. Comma 2: Il territorio dei comuni di Fierozzo - Vlarotz, Frassilongo - Garait e Palù del Fersina - Palai en Bernstol costituisce, all'interno della provincia di Trento, territorio di

insediamento storico della popolazione mòchena. Comma 3: Il territorio del comune di Luserna - Lusérn costituisce, all'interno della provincia di Trento, territorio di insediamento storico della popolazione cimbra.) tutti icittadini hanno diritto di conoscere la lingua propria della rispettiva comunità e di utilizzarla sia oralmente che per iscritto in tutti i rapporti e le occasioni della vita sociale, economica ed amministrativa senza subire discriminazioni.

2. I medesimi cittadini hanno diritto di apprendere la lingua propria della rispettiva comunità e di avere in quella lingua una adeguata formazione.

3. Le comunità di minoranza linguistica assumono la responsabilità e il dovere di garantire le condizioni per la promozione della lingua propria e per l'esercizio dei diritti dei propri cittadini.

4. Questa legge tutela i diritti dei cittadini e delle popolazioni ladina, mòchena e cimbra e disciplina l'uso della lingua propria di tali popolazioni.

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dai mòcheni fino agli anni ‘50 per il taglio delle assi, oltre una serie di strutture museali dislocate in varie località contigue alla Valle del Fersina.

3.6. Le comunità germanofone carniche: Sappada, Sauris e Timau.

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