• Non ci sono risultati.

Il progetto di ricerca: contributi, riflessioni e proposit

Giunti a questo punto, è necessario cominciare a presentare il progetto di ricerca che si è sviluppato nel corso del Dottorato dopo il primo anno nel quale ho cercato di gettare le “basi teoriche” per uno sviluppo concreto e fattivo - etnografico - della tematica posta al centro del mio interesse: il ruolo dei soggetti-lavoratori nell’ambito dell’ICT.

Alla luce della ricerca bibliografica condotta e degli intenti del progetto, l’assetto della ricerca ha cominciato a prendere forma sulla base di una sorta di “modello” rintracciato all’interno di pubblicazioni recenti e plasmato secondo le esigenze e gli interessi del percorso in fieri: si tratta essenzialmente della volontà di compiere una

83

rintracciare il ruolo dei lavoratori tra il loro essere “individui” e “soggetti lavoranti”, fra creatività, competenze, aspettative, responsabilità e condizionamenti.

Importanti spunti per l’impostazione della ricerca provengono dal lavoro di campo condotto da tre studiosi poco sopra incontrati: Darius Jemielniak -2012- (esperto di

management, lavoro e organizzazione d’impresa), Vanessa Dirksen -2005- (esperta di

antropologia e sociologia delle organizzazioni e di studi sociali delle scienze e delle tecnologie) e Gideon Kunda -2000- (esperto di management e labor studies). Molti nodi critici e chiare consapevolezze derivano invece dallo studio condiviso di Aad Blok e Greg Downey -2003- (storici delle scienze e delle tecnologie). Tali studiosi sono già stati presentati, ma risulta ora necessario coglierne i contributi ai fini del progetto.

In primo luogo, ciò che accomuna il punto di vista di tutti - nonostante le diverse “provenienze formative” - e che sostiene il progetto in corso è l’indiscussa importanza di due elementi:

1) la centralità dei lavoratori all’interno delle “ricerche incrociate” su lavoro e nuove tecnologie;

2) la necessità di ricorrere all’etnografia per cercare di capire la realtà e scoraggiare la credenza in falsi ideali e assiomi.

Dal punto di vista strettamente operativo, i tre “casi etnografici” scelti dai tre autori rappresentano dei buoni modelli da seguire. Ad esempio, la ricerche di Darius Jemielniak e di Vanessa Dirksen - seppure diverse e accostate in questa particolare circostanza - sono costruttive per due validi e comuni motivi:

- la de-mitizzazione del lavoro high-tech e la conseguente problematizzazione delle dinamiche lavorative “a partire dai lavoratori” (la differenziazione fra “discorso” e “prassi” sulle nuove tecnologie);

84

- la capacità di condurre ricerche di campo di notevole spessore oltre il già abbondantemente indagato “contesto americano” (in un’azienda high-tech polacca, Jemielniak, e in una IT tedesca, Dirksen) [Dirksen, 2005 et Jemielniak, 2012].

Anche Gideon Kunda - in maniera simile a quanto messo in luce da Jemielniak - all’interno della ricerca etnografica condotta negli USA insiste sulla necessità di “scavare” all’interno della “cultura aziendale high-tech”, una cultura forte e che riesce spesso a celare un serrato controllo normativo dietro la positività del successo e dell’innovazione, ai quali prendono parte tutti i lavoratori (Kunda, 2000).

Fra il controllo aziendale e l’aspettativa personale si creano una serie di “spazi interstiziali” nei quali si snoda il lavoro-vero-dei-soggetti-lavoratori: tali soggetti, i lavoratori “medi” - e non più i soli dirigenti o i grandi geni inventori -, hanno bisogno di voce e spazio, di quella “visibilità” che Blok e Downey sostengono come necessaria e svelabile attraverso l’etnografia (Blok, Downey, 2003).

Il lavoro associato alle tecnologie di ultima generazione non è un lavoro impersonale o mosso soltanto da regole esterne, ma piuttosto - come enfatizzato da English-Lueck - un lavoro dal forte carattere rituale, sociale, morale e performativo (English-Lueck, 2004). Il lavoro nei contesti ICT è un vero e proprio teatro dove soggetti, ruoli, idee, scelte e problematiche si intrecciano secondo modalità uniche ed irripetibili: proprio l’unicità di queste mescolanze sottende il profondo carattere “umano” di tale lavoro e ne incoraggia una scoperta attiva e particolaristica.

Alla luce di tutto questo, ecco gli elementi essenziali della ricerca da realizzare: - Tema: il ruolo dei soggetti-lavoratori nell’ambito dell’ICT;

- Metodo: teorie antropologiche + etnografia (osservazione partecipante- interviste);

85 - Obiettivi:

a) dare forma ad una ricerca sui “lavoratori della conoscenza ICT” nel territorio italiano;

b) sostenere l’importanza dell’etnografia come strumento essenziale per gli studi sul lavoro;

c) valorizzare il ruolo di un’antropologia del lavoro fortemente radicata nel quotidiano;

d) “umanizzare” il lavoro strettamente connesso alle tecnologie di ultima generazione;

e) convincere sulla necessità di “partire dai lavoratori” per comprendere il lavoro, anche - e soprattutto - quello ad “alta tecnologia”.

Nel contesto italiano è ancora molto acerbo il ruolo dell’antropologia nelle realtà lavorative contemporanee, e dunque anche in quelle tecnologiche. Molto si sta muovendo, ma ancora tanto deve essere fatto. A titolo di riflessione a sostegno del progetto, ecco il link del sito dell’ A.I.S.E.A. (Associazione Italiana per le Scienze Etno- Antropologiche), grazie al quale è possibile leggere la declaratoria (giugno 2012) sulla costituzione di una nuova sezione di studio, “Antropologia del Lavoro e dei Processi

Economici Contemporanei”:

http://www.aisea.it/index.php?option=com_content&view=article&id=38&Itemid=190

Degno di nota, e terreno di una trattazione più completa a seguire, anche il panel

“Antropologia applicata nei contesti del lavoro e dello sviluppo locale” all’interno del

2° Convegno Nazionale della SIAA (Società Italiana di Antropologia Applicata), tenutosi a Rimini il 12 e il 13 dicembre 2014.

Gli sforzi che si stanno facendo in territorio nazionale per conferire importanza all’applicazione dell’antropologia nei più disparati ambiti di vita quotidiana – e dunque

86

anche in quello lavorativo – e per allontanare la concezione dell’antropologia come sola “disciplina accademica” fanno da sfondo alla ricerca che si intende qui presentare.

La ricerca a breve presentata si inserisce dunque all’interno della più ampia riflessione circa il ruolo e le difficoltà dell’Antropologia Applicata in Italia: tale settore disciplinare ha avviato una vera e propria battaglia per il riconoscimento di una piena legittimità e sta cercando di dimostrare le sue potenzialità. Una parte della trattazione in corso sarà proprio dedicata alla contestualizzazione del progetto all’interno dell’antropologia applicata e ad una riflessione critica circa lo “stato di salute” di quest’ultima.

A conclusione di questa breve presentazione del lavoro preliminare svolto ai fini della tesi e in prospettiva del racconto dei passi successivi, alcune brevi considerazioni:

- l’attenzione che una disciplina umanistica quale l’antropologia vuole volgere al settore del lavoro high-tech non è esente da “divergenze disciplinari”. E’ comunque proprio a partire da questa consapevolezza che si intende insistere sul dialogo interdisciplinare, piuttosto che convincere sulle straordinarie potenzialità della sola disciplina che si rappresenta;

- la ricerca etnografica non è un processo lineare, armonioso e privo di difficoltà: misurarsi con luoghi e persone significa mettere in conto problemi, insuccessi e tempistiche variabili. Alla luce di questa ormai maturata consapevolezza, è mia intenzione presentare lo sviluppo della ricerca in toto, “nodi critici” compresi;

- l’antropologia del lavoro deve ancora sprigionare le proprie potenzialità e una nuova attenzione ad essa può stimolare la crescita di validi contributi. Senza alcuna presunzione o volontà di “istruire”, intendo semplicemente dare sostegno e visibilità a ciò a cui tengo.

87

Questo è un po’ lo spirito di un progetto di ricerca edificato con costanza e pazienza e che presenterò nei particolari dal prossimo capitolo.

89