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L’antropologia del lavoro attraverso le riviste specialistiche

7. Antropologia del lavoro

7.3. L’antropologia del lavoro attraverso le riviste specialistiche

Capire come l’antropologia si confronta con il lavoro e le tecnologie oggi significa anche, naturalmente, passare attraverso i resoconti che gli antropologi fanno delle proprie ricerche, captare gli interessi e le tendenze della disciplina e cercare di coglierne punti di forza e note dolenti.

Annual Review of Anthropology.

Attraverso una pratica alquanto vicina all’ “essenza” della trattazione in corso, se si sfoglia on-line la rivista Annual Review of Anthropology - espressione condivisa ed

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accettata del panorama degli studi antropologici - si possono individuare alcuni importanti spunti di riflessione. Se la ricerca interna alla rivista si circoscrive all’antropologia del lavoro, alcuni articoli inerenti alla tematica offrono uno scorcio di come l’antropologia si sia mossa e si stia muovendo in direzione della sfera lavorativa.

Se il lavoro si fa protagonista della ricerca antropologica, dal punto di vista della sua organizzazione e delle diverse tipologie molti sono i contributi dell’antropologia

dell’industria, di cui di seguito alcuni esempi:

- Buraway M., “The Anthropology of Industrial Work”, 1979;

- Holzberg C. S., Giovannini M. J., “Anthropology and Industry: reappraisal and new direction”, 1981;

- Ortiz S., “Laboring in the Factories and in the Fields”, 2002.

Sul piano invece delle disuguaglianze e delle problematiche relative al lavoro, molta attenzione viene riposta nelle questioni di genere e nello sfruttamento (ad esempio, il lavoro minorile). Ne sono testimonianza articoli quali:

- Ong A., “The Gender and Labor Politics of Postmodernity”, 1991; - Mills M. B., “Gender and Inequality in the Global Labor Force”, 2003; - Nieuwenhuys O., “The Paradox of Child Labor and Anthropology”, 1996.

Quando si passa invece alla “tecnologia oggi” in termini generali, si notano subito i principali temi su cui la disciplina riversa il suo interesse: mass media, comunità

digitali, distinzioni di genere e conseguenze delle trasformazioni tecnologiche. In

testimonianza di ciò:

- Spitulnik D., “Anthropology and Mass Media”, 1993;

- Wilson S. M., Peterson L. C., “The Anthropology of Online Communities”, 2002;

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- Coleman E. G., “Ethnographic Approaches to Digital Media”, 2010.

Fra i meandri degli studi antropologici sulla tecnologia - e sempre in rimando a nuove riflessioni su lavoro e tecnologia - spicca il già citato pensiero elaborato da Bryan Pfaffenberger in:

- Pfaffenberger B., “Social Anthropology of Technology”, 1992.

Proprio la caratterizzazione della tecnologia come risultato di “ processi creativi” intimamente legati ai soggetti è la chiave di volta della trattazione che si sta qui sviluppando: alla base delle tecnologie si trovano lavori complessi e all’interno del

lavoro si muovono i soggetti-lavoratori.

Per chiudere il cerchio delle trattazioni interne all’ Annual Review of

Anthropology - e come testimonianza dell’incrocio fra lavoro e ICT -, molto

interessante è la ricerca di Hakken presentata nell’articolo:

- Hakken D., “Computing and Social Change: New Technology and Workplace Transformation, 1980-1990”, 1993.

Il fulcro della trattazione sta nel mettere in luce l’intersezione fra l’information

technology e i cambiamenti che essa determina a livello lavorativo e sociale nella prima

decade (1980-1990) del grande processo di informatizzazione. Due sono gli aspetti più interessanti e degni di nota positiva:

- cultural construction of technology; - technology actor networks.

Infine, ma solo in ordine temporale, è interessante citare il seguente articolo (di cui segue l’abstract):

- Greg Urban & Kyung-Nan Koh, “Etnographic Research on Modern Business Corporations”, 2013.

Ethnographers have approached the modern business corporation (construed as cultural formation) from two directions: (a) the effects of corporations—on workers,

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communities, consumers, and the broader environment; and (b) the inner workings of corporations as small-scale (or even large-scale) societies. Although academically based ethnographic research inside corporations has grown only modestly since the 1980s, the number of anthropologists working for corporations has mushroomed. Coupled with the expansion of research on various corporate effects over the past three decades, this development, we argue, positions the discipline to make intellectual advances in theorizing the corporation (synthesizing the internal social group view with the external effects-producing agentive view), as well as practical contributions not only in monitoring harmful impacts but also in suggesting directions to enhance societal benefits. At the same time, we note that questions of access to corporate inner workings pose both practical and ethical challenges.

Emerge con forza, da studi come questo, la necessità di fare ricorso alla preparazione e allo sguardo degli antropologi per rintracciare la complessità delle dinamiche lavorative e per combinare in maniera armoniosa il gioco dei ruoli con quello delle conseguenze.

Una riflessione - a mio avviso importante - da cui parte un interrogativo critico: queste sono le poche testimonianze di ricerca rintracciate come rilevanti in merito alle tematiche qui trattate. Non è forse giunto il momento di ri-cominciare a presentare la

complessità, la varietà e l’importanza del rapporto fra lavoro & ICT?

Anthropology of Work Review.

Se si passa ad una rivista incentrata sull’antropologia del lavoro - Anthropology of

Work Review -, si possono rintracciare ulteriori spunti di riflessione circa il rapporto fra

lavoro e ICT dal punto di vista antropologico ed etnografico. Un esempio può essere il contenuto dell’articolo:

- K. L. Michaelson, “Laboring in Cyberspace: Internet Realities and the Future of Work”, 2000.

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Qui il tentativo è quello di indagare tutti i “grandi cambiamenti” lavorativi legati al mondo di Internet: la diversa gestione della realtà spazio-temporale, la richiesta di nuove conoscenze, le differenze dettate dai diversi “accessi tecnologici” e l’estensione di relazioni e risorse a disposizione.

Molto interessante è poi il resoconto di una vera e propria ricerca etnografica, di cui seguono paper e abstract:

- V. Dirksen, “Socialization and Reputation in Virtual Corporate Spaces: Confirming Identity and Reproducing Practice”, 2005.

- Abstract:

Transformative expectations of modern information and communication technologies (ICTs) often do not agree with the reality of their appropriation in context. To investigate the divergence between discourse and praxis of ICTs, I performed an ethnographic study in a large Dutch IT firm where I followed a change project that was aimed at improving the organization's learning capabilities through the concept of virtual community. The research findings illustrate how the virtual community created to serve as an experiential learning exercise is appropriated instead as an arena for the manufacturing and display of status and as a reassurance of belonging.

Infine, un altro spunto di riflessione scaturisce da:

- J. A. English-Lueck, “Rites of Production: Technopoles and the Theater of Work”, 2004.

Come messo in luce dall’autore, il lavoro viene tendenzialmente concepito come “razionale”, ma per comprenderne appieno le fattezze, anche - e soprattutto - nei contesti lavorativi ad alta tecnologia, bisogna recuperarne il carattere “morale, sociale, rituale e performativo”. Il lavoro “intellettuale” legato al mondo dell’innovazione è una mescolanza di tutti questi connotati e proprio l’alone di “intangibilità” che lo rende

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complesso ed impalpabile deve stimolare la ricerca e l’esplicitazione di tutto quanto lo contraddistingue come magnificamente “umano”.

Proprio la questione dell’“intangibilità del lavoro che si cela dietro l’innovazione tecnologica” ci porta ad aggiungere un altro piccolo tassello.