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IL QUADRO FINANZIARIO

Nel documento Contratti e programma per costruire (pagine 80-82)

PROGRAMMA DEL PROGETTO

IL QUADRO FINANZIARIO

Il primo capitolo del «quadro finanziario» individua le risorse che si prevede d’investire nella realizzazione del progetto. È la stima dell’investimento. Contributi di varia natura reperibili in differenti modi, schematicamente come di seguito elencato:

finanziamenti diretti

– autofinanziamento, risorse già possedute dal promotore

e dagli sponsor;

– cofinanziamento, quote di capitale investite da soggetti terzi allo scopo di garantirsi benefici finanziari o econo- mici di tipo diretto e/o indiretto;

– credito dal mercato, prestiti ordinari con interessi sul debito;

emissioni di obbligazioni o altre complessi montaggi

finanziari il cui fine è di ottenere le migliori condizioni d’interesse sul debito;

– credito agevolato, finanziamenti a tassi d’interesse

ridotti sostenuti da enti pubblici nazionali o sovrana- zionali quali ad esempio la Cassa Depositi e Prestiti o le Regioni beneficiarie di fondi provenienti dalla Comunità Europea;

– fondo perduto, cessioni finanziarie da non restituire

provvedute da terzi che possono però trarre dal proget- to utili indiretti o secondari a proprio beneficio o della collettività.

finanziamenti da rientri

– rientri legati allo sfruttamento del bene ultimato pro- venienti dall’applicazione di tariffe sull’erogazione di servizi, sussidi, fitti, cessioni e concessioni;

– rientri legati allo sfruttamento del bene in corso di rea- lizzazione provenienti dalla riscossione di anticipi rela- tivi alla vendita futura di parti del bene o alla cessione del diritto di sfruttare parte dei servizi erogabili in fase di esercizio. Recentemente, in questo tipo di finanzia- mento possono concorrere i proventi derivabili dallo sfruttamento del cantiere come veicolo promozionale per alcuni soggetti economici;

– rientri derivanti dal valore residuo dell’immobile quando questi può essere riconvertito ovvero consentire lo sfrut- tamento delle volumetrie e comunque il valore delle infrastrutture limitrofe poste in essere. Infatti, non va dimenticato che l’immobile trae grande valore da quello fondiario le cui logiche d’incremento, talvolta superiore al manufatto, possono seguire logiche di mercato com- pletamente differenti.

Di contro, il «quadro finanziario» contiene la stima dei

costi, cioè l’ammontare finanziario necessario alla realizza-

zione e al funzionamento dell’opera. Tali voci riguardano:

costi in conto capitale (fasi concezione- costruzione) – costi della proprietà o d’esproprio

– costi d’urbanizzazione e d’allacciamento alle reti

– costi per servizi di consulenza, tecnici e progettuali

– costi di costruzione

– oneri fiscali, tributari e contributivi

– rischi e imprevisti

– aggiornamento prezzi.

costi correnti

(fase d’esercizio, inclusi start-up e dismissione) – costi di funzionamento quali per esempio i costi energe-

tici e di altro consumo, gestionali e di pulizia comunque relativi al manufatto;

– costi di uso funzionale, relativi al costo del personale, all’acquisto di materiale di consumo, di beni intermedi altre spese connesse allo svolgimento delle attività ospi- tate nell’edificio;

– costi di funzionalità relativi alle spese necessarie per il mantenimento dei livelli prestazionali dell’edificio e del- le sue parti come ad esempio quelli per la manutenzione o di adeguamento normativo;

– costi del debito imputabili al pagamento degli interessi su eventuali prestiti ottenuti;

– costi assicurativi;

– costi imposti e contributivi.

L’individuazione dei costi e delle risorse di un progetto non sono però una condizione sufficiente a soddisfare la ve- rifica finanziaria. I costi non si manifestano tutti in maniera concomitante né le risorse finanziarie possono rendersi dispo- nibili sin dall’inizio dell’intervento. La fattibilità finanziaria si

verifica in un arco temporale che supera i tempi di realizza-

zione dei manufatti, sino alla sua dismissione. Nel «quadro finanziario» è quindi prevista anche una sorta di verifica di- namica, un programma in cui i costi si attualizzano in spese e le risorse in disponibilità di portafoglio. Il fine è di dimo- strarne il bilancio in un determinato periodo dell’investimen- to. Tale punto è definito dagli specialisti «Break even point» (BEP) o «Punto di pareggio». Più breve è il periodo per rag- giungerlo, più vantaggioso sarà il progetto d’investimento.

Insieme al «Return on investement» (ROI) che misura la quantità di utili in rapporto alle spese sostenute, è uno dei principali indicatori con cui gli specialisti valutano la bontà di un investimento: con il primo la sua efficacia; con il secondo l’efficienza.

to della scelta. In prima istanza, la sua forma finale sarà quella di una relazione di sintesi at- traverso cui il soggetto preposto alla sua redazione ne riassumerà gli elementi salienti da sottoporre all’approvazione degli enti attuatori e amministrativi. In maniera più dettagliata e operativamente rilevante, il programma si chiude invece con la redazione di documenti volti a definire la regolamentazione tecnico-esecutiva del progetto, l’articolazione dei tempi e della spesa oltre a indicare il modello procedurale da impiegare e i riferimenti per la stipula dei relativi contratti.

È anche possibile che, in interventi di modeste dimensioni, la programmazione e suoi risultati finali possono coincidere con la redazione del «progetto preliminare». In tal caso, le attività investigative e di valutazione oltre che di prima prefigurazione della soluzione si saldano in unica fase canonicamente individuata con il primo livello della progettazione con evidenti risparmi di tempi e risorse.

10. MODELLI DECISIONALI E VALUTAZIONE DELL’INTERVENTO

le fUnzioni Del moDello DeCisionale. Un dispositivo per limitare la discrezionalità e l’ar- bitrarietà fornendo al contrario una sorta di oggettivazione degli elementi di scelta è quello della modellazione. Il ricorso al modello può, infatti, essere utile per rendere il ragionamento più rigoroso e pertinente, può presentare una certa utilità nel caso che la decisione debba essere condotta con il contributo di altri, ma è da considerarsi assolutamente indispensabile nelle condizioni di un decisore pubblico che deve in qualche forma rendere conto alla col- lettività del suo operato.

Lo scopo dei modelli (in particolare quelli di tipo operativo) è di ridurre la complessità dei fenomeni eliminando gli aspetti non essenziali del problema e di costituirsi come medium, come dispositivo immateriale utile alla realizzazione del progetto.

I modelli sono di varia natura e tipo. Consentono di oggettivare una complessità di ele- menti che altrimenti andrebbero smarriti nell’indagine; ne specificano caratteristiche, forze e relazioni; servono come meccanismi di controllo, sia sui dati in ingresso sia su quelli in uscita; dispositivi decisionali che – se condivisi – rendono possibile la comunicazione e condivisibile la scelta.

S’impiegano per valutare fatti (ex post) o risultati presunti (ex ante). Del primo tipo è la «valutazione post occupativa». I modelli di valutazione per condurre scelte e programmare interventi sono invece di tipo ex ante, si svolgono su congetture. Tipi di congetture che mo- dificano – allo stesso tempo – l’oggetto di valutazione.

Negli investimenti immobiliari pubblici, le scelte non possono essere assolutamente in-

discutibili. È accettato che i modelli di valutazione che operano su funzioni lineari, che pro-

ducono risultati unici e univoci non possono trovare applicazione per scegliere un progetto nella sua totalità e complessità; il loro impiego è riservato ad aspetti circoscritti del progetto, soprattutto se riferibili ad alternative tecniche o tecnologiche della costruzione.

Viceversa, quando la valutazione si riferisce al progetto nella sua interezza la qualità del- la scelta non riguarda il mero calcolo di fattori monetizzati. Trattando di un problema non esclusivamente tecnico ma multispecialistico, i modelli devono andare oltre il semplice cal- colo, devono includere altri approcci e metodi di misurazione/confronto; devono rendere possibile la negoziazione della scelta tra più portatori d’interesse. Devono tenere insieme più aspetti del problema.

evolUzione Dei sisTemi Di misUra e valUTazione DeGli invesTimenTi. Per la misurazione

oggettiva degli investimenti si sono succedute differenti teorie e strumenti operativi. Nei pri- mi modelli per la misurazione del valore il calcolo era semplice: si ricavava da una funzione lineare, dalla funzione finanziaria da cui, previ opinabili processi di conversione, si esprimeva il «profitto finanziario» (più semplicemente il rendimento monetario), nella formula del Re-

turn On Investment, rapporto tra risorse investite e utili conseguiti.

Modelli di valutazione che tentano una saldatura tra analisi finanziaria e calcolo dell’u- tilità sociale iniziano ad apparire già negli anni Trenta, ma i suoi germi possono essere fatti risalire al 1884, anno in cui l’economista francese J. Dupuis in una sua opera impiega modelli primordiali di misurazione del valore sociale per dimostrare l’utilità dei lavori pubblici.

Un modello di riferimento per questo tipo di analisi è oggi l’analisi costi-benefici, un modello di misurazione del valore che integra il mero calcolo finanziario con calcoli di pro- fitto di tipo socio-ambientale. È quindi un modello di valutazione economica che ha visto un crescente sviluppo applicativo in differenti settori, scale d’intervento e fasi specifiche del processo; ma come già osservato, strumento di scelta idoneo per dare soluzione a problemi univoci, circoscritti e quando è sottesa una certa predeterminazione tecnica e/o d’impiego.

È quindi meno appropriato per progetti di ampie proporzioni, in interventi complessi, in cui si evidenziano tutti i limiti dei suoi stessi presupposti teorici che postulano la monetizza- zione di qualsiasi effetto e la stima attraverso un sistema dei prezzi di auspicabile perfezione. Ipotesi prive di riscontri nella società soprattutto quando trattasi di beni di pubblica utili- tà, difficilmente assoggettabili alle regole del mercato e risorse ambientali facili da apprezzare ma difficili da prezzare. A fronte di tali indeterminazioni la prassi operativa si è sviluppata nel tentativo di realizzare modelli di valutazione più idonei, decretando l’inefficacia di approcci basati sull’ottimizzazione lineare e l’impiego del singolo criterio finanziario, ma da ampliare alla sfera economica nella sua globalità e ineffabilità; da estendere anche a beni intangibili. Da alcuni anni lo strumento con cui procedere in questo tipo di conteggi è la valutazione multicriteria o analisi multicriteriale.

Nel documento Contratti e programma per costruire (pagine 80-82)