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MODELLI DI MISURAZIONE DEL VALORE

Nel documento Contratti e programma per costruire (pagine 82-84)

PROGRAMMA DEL PROGETTO

MODELLI DI MISURAZIONE DEL VALORE

Per la misurazione oggettiva del valore si sono succedute differenti teorie e strumenti. Tra le principali, scaturite dall’applicazione dell’analisi finanziaria, si elencano:

– l’efficienza marginale del capitale di J.M.Keynes, basato sul calcolo di differenziale tra tasso d’interesse e tasso di rendimento; – i costi/benefici di A.C. Pigou, basato sull’introduzione di costi fittizi, i cosiddetti «prezzi-ombra» o «prezzi di conto», in modo

da ricondurre la valutazione di effetti sociali al minimo comune multiplo finanziario;

– la valutazione multiobiettivo, basate su normalizzazioni fittizie e convenzionali dei valori riscontrabili nei molteplici aspetti del progetto allo scopo di un loro reciproco confronto e misurazione.

analisi CosTi-benefiCi. L’analisi costi-benefici è oggi un metodo, una tecnica, un modello operativo tra i più diffusi nella valutazione degli investimenti di tipo privatistico e indicata dalla disciplina come strumento di utile impiego per la programmazione degli interventi pubblici. In generale, per analisi costi-benefici s’intende l’analisi comparata, il bilancio di beni, servizi e risorse spesi, risparmiati e guadagnati con il progetto.

Sinteticamente è uno strumento per misurare il bilancio che si produce tra entrate e uscite a seguito di una decisione d’intervento.

L’analisi costi-benefici è quindi un modello predittivo in cui si tenta di prefigurare e di misurare i risultati prima che l’intervento li produca. Il suo obiettivo principale è il massimo beneficio economico ricavabile da impieghi alternativi delle risorse. Il minimo comune mul- tiplo attraverso cui si svolge la valutazione (tra oggetti per loro natura differenti) è la mone- tizzazione degli effetti in termini di costi e ricavi.

In letteratura si afferma che la tecnica analisi costi benefici si svolge mettendo a confron- to variabili monetarie, di tipo finanziario, con variabili monetizzate. Ed è per questa ragione che gli esperti affermano che il ricorso a modelli di valutazione di questo tipo è da preferirsi

per progetti definiti, in cui caratteristiche e valori sono limitati, certi e computabili.

moDelli mUlTifaTToriali e selezione Dei CriTeri Di sCelTa. Nei modelli di valutazione più

recenti il presupposto è che nelle applicazioni pratiche sia pressoché impossibile produrre un giudizio assoluto e scegliere in maniera infallibile. L’assunto discende dal fatto che gli effetti di un intervento sollevano una quantità di effetti con differenti caratteristiche e che nessuna soluzione sarà quindi la migliore sotto ogni punto di vista, né ugualmente accolta dalla collettività.

Un modello che tenta di superare i limiti degli approcci lineari a razionalità perfetta e consente di svolgere la valutazione tenendo compresenti (e ammettendone una relativa variabilità) più criteri di giudizio, aspetti del progetto; in cui è possibile dare visibilità a traspa- renza dei prodotti e del processo decisionale è l’Analisi multicriteria o multicriteriale.

Analisi multiattributo o multifattoriale sono altri termini che identificano questo tipo di modelli di valutazione in cui è posta la biunivoca corrispondenza tra attributi o fattori di valutazione e criteri di giudizio.

L’analisi multicriteriale si fonda su postulati che la valutazione debba prodursi dal con- fronto di punti di vista differenti (ammettendo cioè l’applicazione di criteri differenti); su

aspetti molteplici e da cui possono discendere soluzioni multiple, tutte ugualmente ammis-

sibili in relazione ai punti di vista considerati. In questo, l’analisi multicriteria si discosta no- tevolmente dall’analisi costi/benefici in cui la soluzione prodotta è unica e univoca. Si dice, infatti, che la soluzione prodotta da una valutazione multicriteria non sarà quella ottimale, ma quella ottimizzata e cioè quella che risulta da un processo di mediazione e negoziazione politica in cui si ammette che non può essere massimizzato il risultato per tutti gli aspetti interessati dal progetto.

Tecnicamente tali modelli (multiobiettivo o multivariata) si formalizzano e operano attra- verso rappresentazioni matriciali multifattoriali, capaci di trattare in maniera omogenea sia dati quantitativi che qualitativi e di far interagire i molteplici aspetti e interessi del problema.

L’analisi costi-benefici è una teoria che nasce all’interno della scuola economica neoclassica o liberista per svolgere analisi di valore sulla base di stime di costo. Alla base del pensiero che lo ispira- va c’era la visione secondo cui i costi erano deter-

minati dalla relazione spontanea di domanda e of-

ferta: secondo la figurazione tipica dell’Ottocento, funzione equilibratrice di un mercato immaginato come meccanismo.

Si deve comunque attendere il 1932 per vedere la sua prima sistematizzazione teorica. È per ope- ra dell’economista inglese. A.C. Pigou che, nel- l’«Economia del Benessere», viene affrontato il problema con sistematicità. Del metodo si segnala l’introduzione nel conteggio dei cosiddetti «prezzi ombra», costi fittizi con cui valutare e ricondurre al minimo comune multiplo finanziario gli effetti so- ciali prodotti da un progetto d’investimento. È su questa intuizione che si fonderà la teoria e la pra- tica di valutare i progetti d’investimento nota con il termine «analisi costi-benefici».

Secondo Stephen A. Marglin (1967), la prima legge che rese obbligatoria un’analisi del valore viene fat- ta coincidere con il Flood Control Act, che nel 1936 la rese obbligatoria per gli Stati Uniti. Ma è soltan- to dopo la Seconda Guerra Mondiale che tali stru- menti cominciano ad apparire in forme più o meno sistematiche. Sempre negli Stati Uniti, nel 1952, all’interno del Green Book avviene il primo tentati- vo di uniformare le diverse esperienze che sino ad allora erano state attuate. In questi anni le tecniche di analisi del rendimento degli investimenti interes- sò opere idrauliche, forestali e, di seguito, il settore dei trasporti. Nel periodo tra gli anni ‘50 e ‘60, la valutazione di efficacia di un investimento si foca- lizza sulla cosiddetta «attualizzazione del piano dei flussi di cassa» ove J.M. Keynes ridefinirà in ambito macroeconomico il concetto di «utilità marginale» già teorizzato dalla scuola austriaca e da Friedrich von Wieser in primis: rapporto differenziale tra tas- so d’interesse e tasso di rendimento dell’investi- mento.

Dagli anni ’60 la FAO lo impiegherà sistematica- mente nei progetti d’intervento nel settore agrico- lo; a partire dagli anni ‘70 l’«analisi costi-benefici» si diffonde nella pratica di organizzazioni internazio- nali come l’OCSE, l’UNIDO e la World Bank per vali- dare i progetti d’intervento e di cooperazione nei Paesi in via di sviluppo e si consolida come modello di valutazione.

In Italia le prime significative esperienze di anali- si del valore nel settore delle OO.PP. cominciano ad apparire nel 1982 con la legge Finanziaria di quell’anno che lo istituiva all’interno della Segrete- ria Generale della Programmazione come strumen- to per la valutazione dei progetti d’investimento pubblico. In particolare lo strumento verrà impie- gato dai Nuclei di Valutazione istituiti presso il Mi- nistero del tesoro nello stesso anno. Un uso più si- stematico avverrà nel 1988 con l’obbligo d’impiego nella valutazione degli interventi previsti nel Fondo Investimenti Occupazione e quasi contemporanea- mente con il Piano straordinario d’investimenti per l’edilizia sanitaria che nei suoi regolamenti di at- tuazione lo dichiarerà «momento indispensabile e separato dal momento progettuale» per accedere all’erogazione dei finanziamenti.

Nelle sue applicazioni l’analisi costi-benefici ha vi- sto lo sviluppo di modalità operative e tecniche di misurazione operanti su differenti funzioni espres- sione di valore. Tra le principali si tratteggiano le seguenti funzioni-valore:

compensazione. In questa funzione sono

contemplate soluzioni di trasferimento ovvero sia azioni di compensazione quan- do se ne ravvisa, ovviamente, la fattibilità. In altre parole, in questo caso si ammette l’eventualità di ridistribuire i profitti ge- nerati dal progetto in favore di soggetti che abbiano subito perdite o mancati guadagni a causa della realizzazione del progetto in maniera da offrire loro una

compensazione. In sede di analisi, tale fun-

zione può inoltre consentire di valutare e confrontare impieghi alternativi degli investimenti, come l’erogazione di sussidi

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