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Il quinto discorso di Strossmayer: due giugno 1870

Il cambio di tono venne subito fatto notare e fu riportato dagli

storici: “iniziò con tranquillità sorprendente, sembrava che chiedesse scusa

della sua ultima orazione e del suo comportamento al Concilio”.

486

Le

primissime osservazioni di Strossmayer sullo schema riguardavano la sua

“illogicità”.

487

479 Ibidem.

480 VSVI, p. 386: “Il 28 aprile si discuteva di come convincere il papa di ritirare la

questione dell'infallibilità, ma Strossmayer non partecipò nemmeno alle discussioni del Comitato (…) per esprimersi solo alla fine in modo scettico nei confronti di quelle considerava discussioni sterili e proposte inutili”. Il corsivo nel testo è mio.

481 A. TAMBORRA, Imbro I. Tkteralac e l'Italia, p. 271. Vedere la lettera di Tkalac del 28

aprile.

482 Ibidem. 483 VSVI, p. 386.

484 Ibidem. “Lo lasciarono solo”.

485 In data 2 giugno, nello stesso giorno in cui si era radunata la minoranza, cfr. W. B.

TOMLJANOVICH, Biskup Josip Juraj Strossmayer..., p. 363; J. OBERŠKI, Govori Strossmayerova Biskupa Djakovačkog na vatikanskom saboru …, pp. 89-120;C. BUTLER, The Vatican Council, 1869-1870, p. 313.

486 LEONE DEHON, Diario del Concilio Vaticano I, p. 157.

487 L. PÀSZTOR, Il Concilio Vaticano I: Diario di Vincenzo Tizzani (1869-1870), pp. 415-

Lo schema che ci si è proposto è venuto a noi ex abrupto ed è uno schema illogico […] Ex abrupto […] dovevamo infatti noi trattare altre materie indicateci dalla bolla di convocazione del concilio e non questa presentataci all'improvviso. Dico lo schema anche

illogico perché è una materia isolata, mentre dovrebbe far parte di un

tutto. La costituzione infatti della Chiesa non risulta da un elemento solo ma da più elementi, uno de' quali, il principale, è l'episcopato che, unito al romano pontefice, costituisce la unità del magistero della Chiesa.488

Nel suo intervento, ancora una volta, ribadiva il suo pensiero in merito

all'infallibilità papale, ripetendo che essa potrebbe venire esercitata dal papa

soltanto in comunione con i vescovi. Inoltre, richiamando l'autorità del

Concilio Tridentino, faceva notare come l'espressione contenuta nello

schema “giurisdizione ordinaria ed immediata del papa su tutta la Chiesa

universale” fosse in contrasto con il principio della giurisdizione dei

vescovi:

489

[…] Nello schema propostoci, innalzandosi ad autorità ordinaria ed

immediata sopra le singole diocesi ed i singoli fedeli l'autorità

papale, si deroga con ciò all'autorità de' vescovi, perché essi vescovi

soli hanno quest'autorità ordinaria ed immediata sulle proprie diocesi e fedeli […] Saggiamente operò il Concilio Tridentino

quando non volle occuparsi di certe questioni dilicate, le quali cagionavano divisioni nel seno dell'episcopato. Oh quanto bene si farebbe alla Chiesa se questo Concilio Vaticano seguisse in tutto le vestiggia del Tridentino, ove i vescovi veramente erano liberi di

agire pel bene della Chiesa!490

488 L. PÀSZTOR, ibidem. Tizzani annota come alcuni padri erano usciti “indispettiti” dall'aula

appena Strossmayer era salito all'ambone, “per non voler udire questo prelato”.

489 VSVI, p. 395.

490 L. PÀSZTOR, Il Concilio Vaticano I: Diario di Vincenzo Tizzani (1869-1870), pp. 415-

A tal proposito, per rafforzare il suo argomento, citava le epistole e gli scritti

di alcuni padri della Chiesa e di alcuni papi: Ignazio di Antiochia, Cipriano,

Basilio, Giovanni Crisostomo, Celestino I e infine, specificamente, la lettera

di Gregorio Magno al patriarca di Costantinopoli, Giovanni, nella quale il

vescovo di Roma condannava la pretesa del patriarca al titolo di “episcopus

episcoporum”.

491

Per Strossmayer il punto centrale era la giurisdizione dei

vescovi, perno teologico ed ecclesiologico attorno a cui aveva costruito la

propria opposizione allo schema del “De Romano Pontefice”.

492

A partire da

questo punto egli aveva ribadito, puntualizzando, che i vescovi non soltanto

hanno la giurisdizione sulle proprie diocesi, ma godono di un “certo diritto

potenziale”

493

insito nella forza del carattere dell'ordine episcopale in tutta la

Chiesa.

494

A questa tesi, difesa da Strossmayer attraverso riferimenti puntuali

alla storia della Chiesa, è stato riconosciuto un grande valore da parte di

molti commentatori, poiché essa restituiva dignità, e propriamente dignità

teologica, all'istituto vescovile.

495

Contro l'infallibilità personale del papa Strossmayer usò invece alcuni

argomenti specifici di natura teologica, storica e biblica.

496

Il primo lo ricavò

dalla controversia tra Cipriano e il papa Stefano, del III secolo d.C.,

arrivando alla conclusione che in quell'epoca non vi era alcuna traccia di

una simile dottrina.

497

Per rinforzare la propria argomentazione, Strossmayer

491 Tra le opere citate si contano: Lettere di Ignazio di Antiochia, lettera di Gregorio Magno

a Giovanni Confessore, e Epistole a Maurizio Imperatore Eulogio e Anastasio, De

Unitate Ecclesiae e Adversus haereses di Cipriano, di Celestino I lettera Ad Patres Ephesinos, Epistola di Leone Magno ad Flavianum.

492 Gam 2010, pp. 195-212. 493 VSVI, p. 395.

494 JEAN PIERRE TORREL, « La thélogie de l'episcopat au premier Concile du Vatican », Unam Sanctam 37, Paris 1961, pp. 138-139. In lingua originale: “...insitum est vi

characteris et ordinis episcopalis virtuale quoddam in reliquam Ecclesiam ius”. Il corsivo nel testo è mio.

495 J. P. TORREL, « La thélogie de l'episcopat au premier Concile du Vatican », ibidem. 496 Sulla storia del Primato papale cfr. KLAUS SCHATZ, Der päpstliche Primat. Seine

Geschichte von der Ursprüngen bis zur Gegenwart, Würzburg 1990.

497 W. B. TOMLJANOVICH, Biskup Josip Juraj Strossmayer …, p. 346. Strossmayer si riferiva

alla opera di Cipriano De unitate ecclesiae, cfr. J. OBERŠKI, Strossmayerovi govori na Vatikanskom saboru, p. 94. Sulla cosiddetta “controversia dei lapsi” CLAUDIO

MORESCHINI-ENRICO NORELLI, Storia della letteratura cristiana antica grece e latina, I

citò inoltre Agostino, che, riguardo a quella diatriba, difese Cipriano,

mostrando così – questo era l'intento di Strossmayer – che la questione

dell'infallibilità papale in quell'epoca storica era totalmente sconosciuta; di

più: mai discussa in un Concilio.

498

Il secondo argomento poggiava invece sulla storia dei Concili Ecumenici.

Qui Strossmayer rivolse all'assemblea una domanda, non scevra di retorica,

sui motivi per cui questi concili venivano convocati se era in vigore già

un'autorità suprema ed infallibile.

499

Se il papa fosse dichiarato infallibile senza i vescovi, si renderebbero inutili i generali concili. A che servirebbe che i vescovi, sebbene con mezzi facili di comunicazione, si partissero dalle loro diocesi quando un uomo solo può far tutto da sé.500

Il terzo argomento contro la dottrina dell'infallibilità personale del papa

Strossmayer lo derivava dalla storia ecclesiastica, e nello specifico

dall'epistola di Leone Magno al Concilio di Calcedonia. Da questo

documento, riportato fedelmente in tutti i manuali di storia ecclesiastica,

deriva quello che, a detta di Strossmayer, emergeva chiaramente, cioè il

pieno riconoscimento del papa alla suprema autorità dei padri conciliari in

materia di fede. E' risaputo come solo in seguito alla solenne approvazione

del concilio calcedonese il contenuto della missiva di Leone era entrato a

tutti gli effetti nel Depositum Fidei quale regola della fede ortodossa.

E

infine, l'ultimo argomento usato da Strossmayer riguardava il principio

Cartagine si veda la recente monografia: Cyprian of Carthage. Studies in His Life,

Language, and Thought, a cura di HENK BAKKER, PAULVAN GEEST-HANSVAN LOON,

Peeters, Leuven, 2010.

498 Si veda l'opera di Agostino De baptismo contra donatistos.

499 VSVI, p. 395; J. OBERŠKI, Govori Strossmayerova Biskupa Djakovačkog na

vatikanskom saboru …, p. 101. Nello specifico Strossmayer aveva fato riferimento al

Concilio di Costanza che aveva stabilito la superiorità del Concilio sul potere del papa, cfr. C. BUTLER, The Vatican Council, 1869-1870, p. 28.

500 L. PÀSZTOR, Il Concilio Vaticano I: Diario di Vincenzo Tizzani (1869-1870), pp. 415-

dell'unanimità morale

501

nella definizione dei contenuti della fede,

riferendosi all'opera di Ireneo, di Tertulliano e, ancora, di Cipriano.

[…] Fu buon per la Chiesa che nulla si difinisse in Trento senza l'unanime consenso de' vescovi. Quivi per due soli vescovi, contrari in una questione, si sospese la difinizione finché non convennero tutti. Il consenso delle Chiese è la più potente autorità contro l'errore. Non si nega l'infallibilità della Chiesa, perché si ha per questa infallibilità il consenso universale. Di ciò giovasi S. Agostino contro i manichei, e noi potremmo giovarcene contro i manichei del nostro tempo. Il consenso infatti di tutte le Chiese è l'unico mezzo per proclamare con sicurezza dottrine e profligare gli errori […] Non è dunque il papa solo colui che costituisce la regola di fede, ma il papa unito ai vescovi, i quali non inventano dogmi e li constatano invece con la regola di Vincenzo Lirinese.502

Così Strossmayer concluse il suo discorso:

Mi sembra che (ciò) sia stato fatto perché la chiesa cattolica, in un periodo di 18 secoli ha preferito esercitare più che definire in quel modo la prerogativa divina della sua infallibilità

.

503

Sulla base dello studio di questo quinto e ultimo discorso di Strossmayer,

con molta chiarezza Šuljak afferma che che non ci sia dubbio alcuno sulle

difficoltà storico-teologiche che portarono il prelato ad essere contrario “non

soltanto alla definizione del Dogma, bensì alla stessa dottrina

sull'infallibilità del papa”.

504

E infine segnala di aver trovato nell'archivio

diocesano un'annotazione personale di Strossmayer, autografa, che a suo

avviso toglierebbe definitivamente ogni dubbio riguardo al suo effettivo

501 Supra

502 L. PÀSZTOR, Il Concilio Vaticano I: Diario di Vincenzo Tizzani (1869-1870), ibidem. 503 VSVI, p. 396. In lingua originale: “Ideo mihi videtur factum esse, quod Ecclesia

catholica octodecim saeculorum decursu divinam infallibilitatis suae praerogativam maluerit exercere potius quam ullo modo definire”.

orientamento teologico al Concilio. Si tratta di una nota formulata secondo

il modello domanda/risposta.

Ma qual è il mezzo principale per esercitare la prerogativa dell'infallibilità? – si domanda Strossmayer – E' il magisterio dell'apostolo Pietro, è il consenso di tutti (dei papi), come anche i concili, locali ed universali, è la viva comunione, è infine il senso vivo della fede in tutti i fedeli

.

505

La considerazioni finali di Šuljak sono nette: “crediamo che non ci sia

dubbio sulla sua posizione: era contrario alla dottrina dell'infallibilità del

solo papa”.

506