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Il rapporto sugli squilibri macroeconomici

Nel documento 2016 D OCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA (pagine 157-161)

6) Semplificazione e concorrenza - richiede di attuare l'«Agenda per la semplificazione 2015-2017» al fine di snellire gli oneri amministrativi e

2.3 Il rapporto sugli squilibri macroeconomici

Nel novembre 2015 è stata pubblicata anche la Relazione 2016 sul

meccanismo di allerta (COM (2015) 691) che avvia il quinto ciclo annuale

della procedura per gli squilibri macroeconomici (introdotta dal regolamento (UE) n. 1176/2011) e ha lo scopo di individuare gli Stati membri che dovrebbero essere sottoposti ad ulteriori esami approfonditi al fine di stabilire se presentino squilibri tali da richiedere un intervento politico. Rispetto al quadro di valutazione consolidato negli anni precedenti, la relazione 2016 introduce tre nuovi indicatori in materia di occupazione: il tasso di attività, la disoccupazione giovanile e quella di lunga durata. Si tratta di variabili che la Commissione considera particolarmente rilevanti per le conseguenze sociali della crisi attraversata dall'UE e perché sviluppi negativi e prolungati dell'occupazione e della situazione sociale possono ripercuotersi sfavorevolmente sulla crescita potenziale del PIL in vari modi, rischiando di aggravare gli squilibri macroeconomici.

In tale quadro generale, pur constatando i progressi compiuti dagli Stati membri nella correzione degli squilibri, la Commissione osserva come le vulnerabilità associate a livelli elevati di indebitamento rimangano una fonte di giustificata preoccupazione, come anche il permanere di avanzi delle partite correnti elevati in alcuni Stati membri anche per il periodo 2015-2017, la cui ragione principale va riscontrata in un eccesso di risparmio interno rispetto agli investimenti a livello di zona euro. Positiva è la valutazione sul livello di convergenza delle condizioni del mercato del lavoro (dopo anni di modelli fortemente differenziati), che tuttavia è accompagnato dal permanere di un disagio sociale accentuato, specie in alcuni paesi.

La Commissione quindi, dopo aver proceduto a un esame più particolareggiato dell'accumulo e della correzione degli squilibri nei singoli Stati membri, e dei rischi connessi, ritiene giustificato un esame approfondito:

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per tutti gli Stati membri per i quali erano già stati riscontrati squilibri nel precedente ciclo di esami approfonditi, vale a dire: Belgio, Bulgaria,

Germania, Francia, Croazia, Italia, Ungheria, Irlanda, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Spagna, Slovenia, Finlandia, Svezia e Regno Unito;

per due Stati membri che non erano ancora stati oggetto di procedura,

vale a dire Estonia e Austria.

Per gli Stati membri che beneficiano di assistenza finanziaria (Grecia e

Cipro), la sorveglianza degli squilibri e il monitoraggio delle misure

correttive saranno condotti nel contesto dei rispettivi programmi di assistenza.

Nel febbraio 2016 è stato pubblicato l'esame approfondito sulla

prevenzione e correzione degli squilibri macroeconomici relativo all'Italia, riportato nel documento di lavoro dei servizi della Commissione,

"Relazione per paese relativa all'Italia 2016".

Per quanto riguarda la valutazione dei progressi dell'Italia nel dar seguito

alle raccomandazioni specifiche per paese del 2015 viene rilevato che, nel

corso dell'ultimo anno, importanti riforme hanno riguardato: il mercato del lavoro; la governance nel settore bancario e il problema dei crediti deteriorati; l'istruzione; la riduzione degli oneri amministrativi; infine, per riformare la PA è stata approvata una legge delega. Viene rilevato poi che il pieno effetto di queste riforme potrà concretarsi solo nel tempo, ma i primi segnali sono positivi. Dall'altro canto viene notato che gli obiettivi della spending review sono stati ridimensionati; l'abolizione dell'imposta sulla prima casa non è in linea con le raccomandazioni del Consiglio di spostare la pressione fiscale dai fattori produttivi ai consumi e agli immobili; inoltre, non è stato dato seguito alla revisione dei valori catastali e delle agevolazioni fiscali. Le parti sociali non hanno trovato un accordo sulla riforma della contrattazione collettiva. In relazione ai termini di prescrizione non è completato l'iter sulla revisione sistematica.

Quanto all'avvicinamento agli obiettivi nazionali della strategia

Europa 2020, l'Italia li ha raggiunti o ha compiuto progressi verso il loro

conseguimento relativamente alla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, all'aumento della quota delle energie rinnovabili, al miglioramento dell'efficienza energetica, alla riduzione dell'abbandono scolastico e all'incremento del tasso di istruzione terziaria. Sono invece necessari ulteriori sforzi per quanto riguarda l'aumento del tasso di occupazione, gli investimenti in ricerca e sviluppo e la lotta contro la povertà e l'esclusione sociale.

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Tabella 47 - Livelli dei target Europa 2020

Target Indicatore Livello corrente Obiettivo Italia al 2020 Italia -Medio termine Tasso di occupazione 20-64 Tasso di occupazione totale 59,9% (2014) 60,5% (2015) 67-69% 63% Spesa in ricerca e sviluppo

Spesa in R&S ri-spetto al PIL 1,27% (2012) 1,31% (2013) 1,29% (2014)[1] 1,53% 1,40% Abbandoni scolastici

Abbandoni scolastici 14,7% (Italia) 19,4% (Area convergenza) 16% 17,3% (2015) Istruzione universitaria Istruzione terziaria 23,9% (2014) 25,3% (2015) 26-27% 23,6% (2015) Contrasto alla povertà Numero di poveri, deprivati material-mente o appartenenti a famiglie a bassa intensità di lavoro 18.194.000 (2012) 17.326.000 (2013) 17.146.000 (2014) Diminuzione di 2.200.000 poveri, deprivati materialmente o appartenenti a famiglie a bassa intensità di lavoro

Emissioni di gas ad effetto serra

Emissioni di gas a effetto serra per i settori non ETS

344,8 (2005)[2] 272,5 (2013) 264,1 (2014)

Riduzione al 2020 del 13% ri-spetto al livello del 2005, con traiettoria lineare a partire dal 2013 (308,2 MtCO2eq nel 2013 e 294,4 MtCO2eq nel 2020) Fonti rinnovabili Quota di energia da fonti rinnovabili 12,88% (2011) 15,44% (2012) 16,74% (2013) 17,07% (2014) 17,30% (2015 - stima preliminare) 17%

Target Indicatore Livello corrente[3] Obiettivo Italia al 2016[4] Ob. Italia al 2020[5] Efficienza energetica Efficienza energetica (risparmio annuale sugli usi finali)

7,57 Mtep/anno (2013)

10,88 Mtep/anno 15,5

Mtep/anno

[1]

Stima ISTAT su dati di previsione forniti da imprese, istituzioni pubbliche e istituzioni private non profit.

[2]

Nel 2005 le emissioni effettive non -ETS sono state pari a 352,9 poiché secondo la direttiva ETS 2003/87/UE i settori rientranti nel campo di applicazione della direttiva erano inferiori a quelli disciplinati dalla direttiva ETS 2009/29/UE.

[3]

Risparmi cumulati sugli usi finali conseguiti nel periodo 2005-2013.

[4]

Obiettivo di efficienza energetica previsto dalla Direttiva 32/2006/CE.

[5]

Target di efficienza fissato dalla Strategia energetica nazionale e confermato dal D.Lgs. 102/2014 di recepimento della Direttiva 27/2012/UE.

Fonte: DEF 2016, sezione III.

Nella Comunicazione della Commissione: Semestre europeo 2016:

valutazione dei progressi in materia di riforme strutturali, prevenzione e correzione degli squilibri macroeconomici e risultati degli esami

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approfonditi, pubblicata in marzo, per quanto riguarda il nostro Paese si afferma che: «l’Italia presenta squilibri macroeconomici eccessivi. L’elevato debito pubblico e la prolungata debolezza della dinamica della produttività comportano, per il futuro, rischi di rilevanza transfrontaliera. Nonostante la crescita moderata dei salari, la competitività rimane debole, poiché la dinamica della produttività ha subito un deterioramento, il che limita l’adeguamento del costo unitario del lavoro. La lentezza della risoluzione dei crediti deteriorati grava sui bilanci delle banche. L’elevata disoccupazione di lunga durata incide negativamente sulle prospettive di crescita. La riduzione del debito pubblico richiederebbe avanzi primari più elevati e una crescita nominale sostenuta per il futuro. Sono state adottate politiche volte a riformare le istituzioni del mercato del lavoro e ad affrontare i problemi dei crediti deteriorati, della pubblica amministrazione, della giustizia e dell’istruzione. Permangono delle carenze a livello di politiche, soprattutto per quanto riguarda le privatizzazioni, il quadro della contrattazione collettiva, la revisione della spesa pubblica, le misure di apertura del mercato, l’imposizione fiscale e la lotta contro la corruzione.»

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3.LE POLITICHE PUBBLICHE NEL PROGRAMMA NAZIONALE DI RIFORMA

Nel documento 2016 D OCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA (pagine 157-161)