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Il riciclaggio degli elettrodomestici

Capitolo 3 Oltre il programma Eco-Town

1. I rifiuti elettronici

1.3 Il riciclaggio degli elettrodomestici

La SHAR estende la responsabilità dei produttori dalla fase di produzione a tutto il ciclo di vita dell’elettrodomestico, includendo anche la fase di post-uso e di

disposizione. Nello specifico, la SHAR indica quali sono le modalità con cui i rivenditori devono riprendersi gli elettrodomestici e il ruolo dei vari attori in questo flusso a ritroso. Nel momento in cui producono un rifiuto da elettrodomestici, i consumatori sono responsabili del pagamento delle tariffe di trasporto e riciclo, che spaziano da 2.400 a 4.600 yen. I rivenditori devono trasportare gli elettrodomestici dal domicilio dei consumatori ai siti di disposizione e riscuotono i costi di trasporto. I produttori devono creare il loro sito di disposizione degli elettrodomestici usati o, in alternativa, un’azienda che si occupi del riciclaggio di essi. In più, sono obbligati a riciclare il 55% degli apparecchi televisivi, il 50% di frigoriferi e lavatrici e il 60% dei condizionatori d’aria. Anche se la SHAR non obbliga più le municipalità a raccogliere gli elettrodomestici usati, esse continuano a svolgere attività di raccolta di rifiuti elettronici nella loro giurisdizione, anche quando si tratta di rifiuti scaricati illegalmente. Nonostante la SHAR assegni precise responsabilità ai vari attori nel flusso di riciclo, essa regola solo una parte di esso. La SHAR, infatti, non considera le parti al di fuori del riquadro in figura 2 (il cosiddetto “flusso nascosto”, al di fuori del rettangolo in figura 2), che necessitano una chiarificazione dal punto di vista del controllo dei materiali (vedi figura 2)9.

Figura 2: flusso del riciclo degli elettrodomestici. Fonte: vedi figura 1

8Cfr. nota 6, pp. 128-129 9Ibidem, pp. 129-130

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1.3.1 Le sfide legate al riciclaggio degli elettrodomestici

Se la SHAR obbliga i produttori a creare un loro impianto di riciclaggio, è anche vero che essa non regolamenta i metodi attraverso cui realizzare questo tipo di struttura. A causa della competizione tra produttori e della necessità di evitare la violazione delle leggi antitrust, in Giappone si sono venuti a creare due tipi di impianti di riciclaggio: il gruppo A e il gruppo B. Il gruppo A mira a mantenere bassi i costi di riciclaggio tramite la massimizzazione nell’uso delle risorse, le quali possono essere suddivise in tre categorie: aziende che riciclano rifiuti industriali, aziende di rottamazione che appartengono a una rete marisoru10. Gli

impianti del gruppo B, invece, mirano a minimizzare i costi adottando sistemi di logistica efficienti. Generalmente, questi impianti usano i magazzini delle compagnie di trasporto come siti di raccolta. Poiché impianti A ed impianti B sono gestiti separatamente, i rivenditori, al momento del trasporto dei rifiuti potrebbero scegliere non il sito più vicino, ma quello più economico. Questa situazione potrebbe creare un appesantimento dal punto di vista finanziario, in quanto i rivenditori potrebbero non chiedere ai consumatori di pagare i costi di trasporto. Per competere con i loro concorrenti, i rivenditori abbassano i prezzi, escludendo così i costi di trasporto. Altre sfide correlate al riciclaggio degli elettrodomestici sono il flusso nascosto, lo scarico illegale e le esportazioni di rifiuti elettronici fatti passare per beni di seconda mano. Per risolvere tali problemi, il MoE e il METI hanno rivisitato questioni che richiedono misure vaste. Tra esse, le più significative sono rafforzare le misure contro lo scarico illegale, promuovere il Design for Environment (DfE) e attività correlate alle 3R, impostare tariffe e tassi di riciclaggio appropriati, comprendere più oggetti, tagliare i costi di raccolta per le comunità isolane, aumentare la consapevolezza dei cittadini e approcciare le aziende di riciclo11.

1.3.2 Le statistiche sul riciclo degli elettrodomestici

Secondo i dati raccolti da METI e MoE, ogni anno il Giappone produce tra i 22 e i 23 milioni di tonnellate di rifiuti da elettrodomestici. I dati raccolti dal National Institute for Environmental Studies (NIES), presentano leggere differenze. Quello che va notato è che circa il 49% dei rifiuti da elettrodomestici non viene trattato dai produttori. Molto probabilmente, il potere legislativo giapponese non si aspettava tale percentuale quando le leggi riguardanti il riciclaggio dei rifiuti elettronici furono messe in atto (vedi tabella 1)12.

10Reti internazionali di riciclaggio dei rifiuti elettronici 11Cfr. nota 6, pp. 130-131

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Tabella 1: statistiche sul flusso di elettrodomestici riciclati. Fonte: vedi figura 1

1.3.3 Il riciclaggio degli elettrodomestici nelle Eco-Town

Tra le aree che hanno aderito al programma Eco-Town, la prefettura di Akita e la città di Kitakyūshū rappresentano due esempi di efficienza nel riciclaggio degli elettrodomestici. Dal 26 maggio 2000, la Eco-Recycle Co., Ltd, situata nel Nord della prefettura di Akita ricicla 6000 tonnellate all’anno di elettrodomestici, personal computer e attrezzature da ufficio in un’area di 5056 metri quadrati che impiega 52 persone. Questi impianti smantellano manualmente i rifiuti ricevuti, per poi separare i rottami e dare il via al processo di riciclo. Da esso si ricavano fili di rame, materiali in ferro ed alluminio, vetro, motori e plastica. La Eco- Recycle Co., Ltd faceva parte della Dowa Holdings Co., Ltd, un’azienda

estrattiva che operava nel distretto di Hanaoka. Quando le miniere chiusero, nel 1994, fu necessario convertire le loro attività per creare un nuovo mercato e ridare un lavoro ai minatori divenuti disoccupati. L’investimento iniziale dell’azienda ammontava a 500 milioni di yen, 300 dei quali presi in prestito dal governo giapponese e dalla prefettura di Akita. La Eco-Recycle Co., Ltd ha deciso di minimizzare gli investimenti in quanto non esistevano certezze circa i profitti a essi collegati e alla quantità di rifiuti raccolti. Oltre alla minimizzazione degli investimenti, ci sono altri fattori di successo di questo nuovo mercato. Per esempio, le tecnologie usate dagli impianti di riciclaggio si basano sulle

tecnologie di estrazione mineraria, e l’azienda ha sviluppato un sistema per il recupero dei clorofluorocarburi (CFC). In più, la Eco-Company Co., Ltd

mantiene buoni rapporti con i cittadini, le imprese locali e le aziende del gruppo Dowa. Tra le sfide che l’azienda si trova a dover affrontare risultano le variazioni della quantità di rifiuti raccolti a seconda del periodo dell’anno, lo sviluppo delle abilità dei lavoratori, la comunicazione con i cittadini e lo sviluppo di tecnologie. Per espandere il proprio mercato, l’azienda dovrà sviluppare tecnologie

finalizzate ad allargare gli oggetti riciclabili e a recuperare metalli preziosi13. Dall’aprile 2000, la Nishinihon Kaden Recycling Corporation di Kitakyūshū ricicla 180 tonnellate al giorno di elettrodomestici in un’area di 26.344 metri quadri che impiega 43 persone. I rottami degli elettrodomestici vengono separati a seconda che contengano alluminio, ferro o rame. I CFC contenuti negli

impianti di refrigerazione di frigoriferi e congelatori vengono separati tramite il riscaldamento e la diminuzione del volume. Uno dei maggiori fattori di successo

13Global Environmental Centre, Waste recycling technologies adopted in Eco-Towns in Japan, Ōsaka, 2012, al link

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di questo programma sono gli investimenti da parte dei produttori di elettrodomestici, la cui conoscenza è usata per programmare le modalità di riciclo. L’azienda ha anche condotto un sondaggio per stimare la quantità di elettrodomestici raccolti. Dopo l’inizio delle operazioni, la Nishinihon ha potuto raccogliere una quantità maggiore rispetto a quella stimata grazie alla maggiore consapevolezza circa i processi di riciclaggio. In più, la Nishinihon investe continuamente in ricerca e sviluppo e collabora con università, impianti di riciclo e lavoratori per perfezionare sempre di più le proprie tecnologie. I problemi che l’azienda deve impregnarsi per risolvere sono il volume di rifiuti raccolti, eccessivo rispetto alla capacità di riciclo, e l’introduzione di un sistema per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. Dato che un maggior tasso di riciclo migliora i profitti e la stabilità dell’azienda, è bene che in futuro la Nishinihon sviluppi tecnologie per un’ulteriore separazione e riciclaggio della plastica e di recupero dei metalli rari e preziosi14.