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1.5 Il finanziamento degli interventi

2.1.4 Il ruolo del prefetto urbano in età tardoantica

All’interno della storia amministrativa della città, il regno di Costantino costituisce senza dubbio un momento cruciale. Nel periodo compreso tra la riforma della prefettura urbana (331 d.C.) e la morte dell’imperatore (337 d.C.), Costantino trasformò completamente l’intera macchina amministrativa, prestando una particolare attenzione alla gestione dei lavori pubblici. Tra gli aspetti peculiari del nuovo assetto, ciò che emerge in maniera evidente è l’ampliamento dei poteri del praefectus Urbi342. Significativo che dal 331 d.C.

tutte le curatele urbane subiscano un forte ridimensionamento: esse non compaiono più nei cursus dei potenti prefetti urbani, ma diventano incarichi ricoperti da personaggi di second’ordine343. Anche in questo caso, ciò che importa è accertare se e in che misura il

prefetto urbano sia direttamente connesso con la viabilità urbana. Se è indubbio che il prefetto urbano – in quanto responsabile della corretta circolazione nel territorio cittadino – potesse emettere regolamenti ad hoc344, meno evidenti sono le tracce documentarie

relative alla manutenzione stradale. Il prefetto, in età tardoimperiale, era sicuramente

340

Sha, Marc., XI, 9: Dedit praeterea curatoribus regionum ac viarum potestatem, ut vel punirent vel ad praefectum urbi puniendos remitterent eos, qui ultra vectigalia quicquam ab aliquo exegissent. Trad. «Diede ai curatori delle regioni e delle strade la facoltà di punire direttamente o di deferire per la punizione al prefetto urbano quanti avessero estorto a qualche cittadino qualcosa in più della tassa dovuta».

341Cfr. supra, 2.1.2 a pagina 61.

342All’allargamento delle funzioni corrispose un progressivo restringimento del territorio di competenza

dall’Italia alla città di Roma e il suo territorio entro cento miglia. Cfr. Dig. 1.12.1.1: Omnia omnino crimina praefectura urbis sibi vindicavit, nec tantum ea, quae intra urbem admittuntur, verum ea quoque, quae extra urbem intra Italiam, epistula divi Severi ad Fabium Cilonem praefectum urbi missa declaratur; trad.:«Nell’epistola del divo Severo, inviata a Fabio Cilone prefetto dell’Urbe, si dichiara che la prefettura dell’Urbe rivendicò a sé del tutto la giurisdizione su tutti i crimini: non soltanto su quelli che vengano commessi entro l’Urbe, ma anche su quelli commessi fuori dell’Urbe ma entro l’Italia». Dig. 1.12.1.4. Initio eiusdem epistulae ita scriptum est: “cum urbem nostram fidei tuae commiserimus”: quidquid igitur intra urbem admittitur, ad praefectum urbi videtur pertinere. Sed et si quid intra centensimum miliarium admissum sit, ad praefectum urbi pertinet: si ultra ipsum lapidem, egressum est praefecti urbi notionem; trad.: «All’inizio della medesima epistola del divo Severo, è scritto così: «poiché abbiamo affidato a te l’Urbe nostra!». Pertanto, tutto ciò che si commette entro l’Urbe si considera essere di competenza del prefetto dell’Urbe; ma, anche se si sia commesso alcunché entro il centesimo miglio, ciò è di competenza del prefetto dell’Urbe; se invece lo si sia commesso oltre tale pietra miliare, è fuori dalla competenza a conoscere del prefetto dell’Urbe». Sul primo prefetto urbano in carica con i nuovi poteri, Sesto Anicio Paolino (331-333 d.C.), cfr. Chastagnol 1960, p. 53; PLRE, I, pp. 679-680.

343

Chastagnol 1960, p. 409.

344Si ricordino, a titolo esemplificativo, le misure adottate dal prefetto Ampelius (370-371 d.C.) e di cui

dà notizia Amm., XXVIII, 4: statuerat, ne taberna vinaria ante horam quartam aperiretur, neve aquam vulgarium calefaceret quisquam, vel usque ad praestitutum diei spatium lixae coctam proponerent carnem, vel honestus quidam mandens videretur in publico. Cfr. analisi in Chastagnol 1960, p. 266, nota 2.

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responsabile per tutti i lavori connessi con la costruzione o la riparazione dei ponti in area urbana345. Poiché i ponti erano in stretta connessione con la viabilità, è verosimile che in

questo periodo il prefetto avesse competenze anche su quest’ultima. Del resto, come noto, tutte le grandi curatele urbane – in un periodo compreso tra l’inizio dell’età costantiniana e la metà del IV sec. d.C. – erano passate alle dipendenze del prefetto urbano346. Inoltre,

si tenga in considerazione che intorno alla metà del III sec. d.C. erano spariti sia gli edili347 che i quattuorvi viarum curandarum348, ed è dunque realistico supporre che le loro

funzioni fossero state trasferite in blocco al prefetto urbano e, in quanto suoi subordinati, ai curatores regionum349. I dati documentari, pur nella loro estrema inconsistenza, sono

però sufficienti a confermare un ruolo attivo rivestito alla fine del IV sec. d.C. dal prefetto urbano.

La prima notizia è costituita da un rescritto inviato nel 386 d.C.350 dagli imperatori

Valentiniano II, Teodosio e Arcadio al prefetto urbano Sallustio in occasione di una serie di lavori da effettuare per l’ampliamento della basilica di San Paolo fuori le mura. È opportuno partire dal testo:

345 Numerosi sono gli interventi testimoniati a Roma nel IV-V sec. d.C.: pons Valentiniani del 365

(CIL VI, 31402-31; Amm., XXVII, 3); rifacimento del pons Cesti, rinominato pons Gratiani, inaugurato nel 370 (CIL VI, 31250-31251; Symm., Or., III, 9); rifacimento del pons Probi, rinominato pons Theodosii (Le Gall 2005,pp. **). Per l’approfondimento dei singoli monumenti citati rimando alle rispettive voci del LTUR, IV, pp. 105-113.

346

Palma 1980, p. 224.

347Le più tarde attestazioni epigrafiche della loro attività si collocano durante il regno di Gordiano III

(cfr. Chastagnol 1960, p. 49).

348Questi ultimi scompaiono intorno al 260 d.C. (Panciera 2006d, p. 487). 349

Ponte 2007, p. 233.

350

L’età imperiale Il Prefetto urbano

De constructione basilicae Sancti Apostoli. Pauli Valentinianus Theodosius et Arcadius Augusti Salustio praefecto urbis351

Desiderantibus nobis contemplatione venerationis antiquitus iam sacratae basilicam Pauli apostoli pro sanctimonio religionis ornare, pro quantitate con- ventus amplificare, pro studio devotionis attollere gratum fuit tuae sublimita- tis officium, quod ad inspicienda universa, ut res exigebat, detulisti et omnem situm locorumque faciem sermonis congrui diligentia nostrae serenitatis auri- bus intimasti. Instructiores enim nos iubere decuit, quae iubenda sunt. Quare participato examine cum venerabili sacerdote intimatisque omnibus et magni- ficentissimo ordini et Christiano populo, quae iubemus, sublimitas tua rem diligentiore tractatu et plena rerum inspectione discutiat. Ac si placuerit tam populo quam senatui iter vetus, quod basilicae praeterit dorsum quodque ripae Tiberini amnis adiacet, innouari, ita ut praesens uia spatiis futuri operis ap- plicetur, eatenus per architectos futurae basilicae diriget formam, quatenus se planities extructioni amica praetulerit, ne ulla inaequalitas splendorem fabri- cae amplificentioris oblimet; siquidem in omni moenium facie decor summus est, quem servari oportere prima statim fronte magnarum aedificationum de- monstrat intentio. Iam illud ipsa res exigit, ut et synopsis operis construendi fideli tendatur examine sumptuumque omnium iuxta pretia rerum, quae in sa- cratissima urbe, praetaxatio plenius ordinetur atque ad nostram clementiam

351 Coll. Avell., III (de constructione basilicae sancti apostoli Pauli), ed. Günther, pp. 46-47. Trad.

(Spera 2016-2017): «Sull’edificazione della basilica di San Paolo apostolo. Valentiniano, Teodosio e Arcadio al prefetto urbano Sallustio. A noi che, valutando quanto sia ormai consolidata da tempo la venerazione, desideriamo adornare per la santità della religione, ingrandire per l’ampio consesso dell’assemblea, erigere per l’ardore della devozione la basilica dell’apostolo Paolo, è stato gradito l’ufficio del tuo alto ruolo, poiché ti sei dato da fare per verificare tutti gli aspetti che bisognava esaminare come il progetto richiedeva, e hai reso chiari alle orecchie della Nostra Serenità, con la diligenza di un’adeguata descrizione orale, tutto il sito e la configurazione dei luoghi. Conviene quindi che noi ordiniamo con più dettagliate prescrizioni ciò che ha bisogno di un ordine formale. E infatti, dopo aver condiviso con il venerabile vescovo e dopo aver reso note al Magnificentissimo Ordine e al popolo cristiano tutte le cose che devono essere ordinate, la tua Altezza risolva la questione con il più attento trattamento e la piena coscienza delle cose. E se tanto il popolo quanto il Senato

avrà espresso la preferenza che il vecchio percorso che passa nella parte retrostante della basilica e corre in prossimità della sponda del fiume Tevere venga tenuto in funzione con un adeguamento, cosicché la via odierna risulti congiunta con il tratto di una nuova opera, a tal punto essa risulti conforme alla configurazione della nuova basilica, rientrando nel progetto architettonico complessivo, nella misura in cui una adeguata opera di spianamento abbia preceduto

l’edificazione, affinché nessuna disomogeneità turbi lo splendore della più grande costruzione. Se pure in ogni lato di un edificio il decoro è massimo, la principale attenzione indica che questo bisogna che venga salvaguardato più marcatamente nella facciata delle grandi costruzioni. E già il progetto esige che anche il quadro complessivo delle opere da realizzare sia sottoposto ad un esame accurato e che sia ordinata la valutazione preliminare di insieme dei costi di tutto accanto ai prezzi dei materiali che sono disponibili nella sacratissima città, e che al momento opportuno siano sottoposti alla nostra clemenza; affinché alla generale decisione di tutti si affianchi anche il consenso della nostra Serenità, con cui più facilmente ciò che una mente devota ha stabilito, sia realizzato per i meriti di una tanto grande venerazione»

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debita maturitate referatur; ut communi omnium consilio nostrae quoque se- renitatis nutus accedat, quo facilius id, quod devota mens statuit, pro tantae religionis meritis explicetur.

Figura 2.1.4 – Viabilità presso la basilica di San Paolo (da Docci 2006, p. 19, fig. 7)

Tralasciando l’identificazione dei tracciati (o del tracciato, a seconda dell’interpretazione che si dà del testo352) citati nel documento – ovvero l’iter vetus e la praesens via –, il

passo fornisce informazioni preziose circa la “filiera di comando”, le competenze del pre- fetto urbano e il lessico giuridico impiegato. Si noti, innanzitutto, come gli imperatori richiedano ufficialmente un beneplacito al Senato, affinché si possa procedere con gli in- terventi programmati (ac si placuerit tam populo quam Senatui). Tra le disposizioni che i tre imperatori dettano al prefetto urbano – percepito dunque come l’interlocutore più adatto per attività di questo tipo – figura la completa riconfigurazione dell’assetto viario, che dovrà tenere nella dovuta considerazione le importanti modifiche dimensionali della nuova basilica teodosiana. Accogliendo la traduzione del passo proposta da P. Liverani, l’esigenza era dunque quella di «ripristinare il vecchio percorso, che oltrepassa la parte posteriore della basilica e che è adiacente al Tevere, cosicché l’attuale via sia annessa

352Per un approfondimento dettagliato delle ricadute topografiche del rescritto e per una panoramica

L’età imperiale Il Prefetto urbano

agli spazi della futura costruzione353». Sintetizzando l’annoso dibattito topografico: per

consentire che una strada funzionale all’originaria basilica costantiniana (la praesens via) potesse essere cancellata – poiché posta nell’area di ingombro del futuro impianto teodo- siano – era necessario sostituirla recuperando la funzionalità di un tracciato secondario (l’iter vetus) prossimo al Tevere, dismesso verosimilmente a causa della concreta possibi- lità di continui allagamenti354. Un ulteriore elemento di discussione è dato dall’utilizzo

di termini differenti per indicare i tracciati. Trattandosi di un testo a valenza giuridi- ca, ciò non sorprende: l’iter era evidentemente un percorso secondario355 – come lascia

intendere la premura di indicarne in maniera puntuale la sua posizione –, mentre il ter- mine via doveva designare un’arteria di natura differente, nota al punto da non richiedere precisazioni ulteriori356. L’esempio del prefetto urbano Sallustio, benché isolato357, docu-

menta un’ulteriore rimodulazione delle competenze in materia di viabilità urbana in età tardoantica.

353

Liverani 1989, p. 82.

354

Liverani 1989, p. 84. Sull’intervento si cfr. ora le considerazioni in Spera 2016-2017, spec. pp. 248-252.

355TLL, VII, 2, pp. 538-545.

356Una parte rilevante della letteratura (cfr. supra) la identifica con la via Ostiense.

357È fuori luogo richiamare in causa l’iscrizione CIL VI, 1775, che ricorda l’attività del prefetto urbano

Rufio Valerio Messalla. Quest’ultimo si limitò a erigere una statua della dea Vittoria in vico Patricio (cfr. Machado 2009, pp. 352-353) e non a restaurare il vicus Patricius, come affermato in Chastagnol 1960, p. 368.

L’età imperiale Dig. 43.10.1: il Mονόβιβλος