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4.2 Genesi e utilizzo degli odonimi

6.1.2 Campo Marzio

6.1.2.3 Il settore settentrionale

Una delle principali arterie del Campo Marzio è la cd. via Recta, odonimo non attestato nella documentazione antica, ma con cui si definisce convenzionalmente la lunga arteria E-O, posta a collegamento tra la via Flaminia e la zona del Tarento e del Ponte Neronia- no. La strada antica, replicata dalle odierne vie del Collegio Capranica-delle Coppelle-di Sant’Agostino-dei Coronari, è stata vista in più punti. La maggior parte dei basolati individuati e riconducibili alla via Recta sono però da riferire a una fase tarda del suo tracciato (iidd 3, 8, 62, 89, 90, 98), come sembra potersi evincere dalle quote di rinve- nimento921. Fa eccezione il basolato id 99, venuto in luce presso la “casa dei Piceni” in

via delle Coppelle, che giaceva a una profondità di m 3,80, ben al di sotto del successivo “portichetto” con colonne di granito contestualmente rinvenuto (fig. 6.1.40).

Figura 6.1.40 – Via dei Coronari, “casa dei Piceni” (id 99).

Non è invece possibile accertare se alla stessa arteria sia da riferire il basolato venuto in luce tra i palazzi Ferraioli e Pericoli, posto a una profondità di circa m 6 (id 93).

921Nei casi indicati, i basolati erano collocati a una profondità compresa tra m 1 e 2 rispetto al piano

Le fonti documentarie I dati archeologici

Figura 6.1.41 – Basolato id 45 rinvenuto in via di Tor di Nona (da CAR, I, Agg., fig. 451.1).

I dati disponibili non consentono di fissare una cronologia per la formazione di questa percorrenza. F. Castagnoli si limitava a nota- re come l’orientamento della stra- da si conformasse a quello anti- chissimo del Campo Marzio cen- trale, dettato dai Saepta922, men-

tre secondo M. Taliaferro Boatw- right si tratterebbe di una «Nero- nian creation923»: la studiosa ba-

sava la sua proposta sulla relazio- ne esistente tra la strada e due importanti monumenti neroniani, ovvero le cd. terme Neroniane (il cui accesso avveniva da nord) e il

pons Neronianus924 (punto in cui

essa doveva terminare). Era vero- similmente questa la strada per- corsa dai falancarii ricordati dal- l’iscrizione CIL VI, 1785 (datata al IV sec. d.C.), che trasportava- no il vino dalla statio del lungo- tevere di Tor di Nona ai portici del tempio del Sole925. Il traspor-

to avveniva tramite cupae (botti), di cui il moderno toponino Coppelle conserva il ricordo. Se è difficile fissare con precisione il momento di formazione della via Recta, è indubbio che essa rivestì un ruolo anche nei secoli successivi: come si vedrà in seguito, essa era ancora in uso in età medievale, come dimostra il fatto che andò a costituire una delle principali percorrenze ricordate nell’Itinerario di Einsiedeln926.

Via di Tor di Nona ribatte una strada di età romana, il cui tracciato è ben documentato

922

Castagnoli 1947, p. 150.

923

Taliaferro Boatwright 1987, p. 35. Per le perplessità su tale cronologia cfr. infra, 6.2.1 a pagina 199.

924 Sulla datazione del ponte in età neroniana un certo scetticismo ha manifestato Liverani 1999, p.

36, secondo cui non si può escludere che esso risalga già all’attività di Caligola, che lo avrebbe realizzato come elemento connettivo con gli horti Agrippinarum dell’ager Vaticanus. Sul tema cfr. anche Bianchi 1999, pp. 10-23.

925

Chioffi 2014, p. 57.

926Cfr. infra, 6.4 a pagina 236.

Le fonti documentarie I dati archeologici

dai basolati rinvenuti a più riprese tra i ponti Sant’Angelo e Umberto I. Un cospicuo segmento, lungo circa m 20, fu visto nel 1913 all’incrocio con via dell’Arco di Parma (id

45). Poiché il pavimento stradale era molto superficiale (m 2 di profondità), fu considerato

di età medievale, come annotato nello schizzo redatto per l’occasione (fig. 6.1.41). Esigue tracce della strada era già state individuate in via nel 1906 in via di Monte Brianzo (id

39) e ricomparvero nel 1937 in piazza di Ponte Sant’Angelo (id 94).

La dislocazione dei ritrovamenti consente quindi di ricostruire – tra il pons Aelius e piazza Nicosia – un asse viario che si conformava al margine tiberino. Nel comparto più settentrionale della regione, tale configurazione viaria è forse testimoniata dalla strada «con battuto a minute scaglie di travertino927» e con crepidini laterali (id 52), parallela al

Tevere, rinvenuta tra le vie della Penna e Ferdinando di Savoia, alla profondità notevole di m 7 (ca m 9 slm). In seguito alla costruzione delle Mura Aureliane, questa arteria parafluviale avrebbe funto da “camminamento” interno alle fortificazioni, collegando le varie posterulae della cinta difensiva928: per questa ragione, in età medievale, la via fu

detta de posterulis929.

Figura 6.1.42 – Tor di Nona: ricostruzione della rete stradale secondo L. Quilici (da Quilici 1978-1979, p. 146, fig. 2).

927CAR, I, Agg., p. 40. 928Cfr. infra.

929

Le fonti documentarie I dati archeologici

Basandosi sulla restituzione dell’assetto topografico codificata da R. Lanciani930, e nei

fatti non più aggiornata, L. Quilici postulava l’esistenza di una serie di traverse orientate N-S, che avrebbero collegato l’approdo fluviale di Tor di Nona con il Campo Marzio931

(fig. 6.1.42). Nella sua ricostruzione, fossili della viabilità antica sarebbero da leggere nell’allineamento via dell’Arco di Parma-Lancellotti (per la presenza, lungo tale asse, del cd. Arco di Parma932) e nel vicolo cieco posto al centro dell’isolato compreso tra via

della Rondinella e vicolo dei Marchegiani, oggi non più rilevabile ma ben leggibile nel cartografia storica933. A ciò si aggiunga che secondo R. Lanciani era antico anche vicolo

dei Vecchiarelli, oggi scomparso, in cui identificava dubitativamente un vicus Domitii934.

Il sistema stradale summenzionato è stato però ricostruito indirettamente, sulla base del posizionamento delle posterulae proposto da C. Corvisieri, ritenuto valido. In realtà, mancano dati a conferma di tale assetto: nonostante i cospicui lavori che interessarono l’area a fine Ottocento935, nessun basolato è stato mai rinvenuto lungo gli assi richiamati.

Inoltre, un riesame critico della documentazione medievale condotto da L. Bianchi ha rimesso totalmente in discussione la dislocazione delle posterule tiberine. In estrema sinte- si, l’unica per cui sembra possibile fissare l’ubicazione con un buon margine di precisione è quella che nelle fonti medievali ricorre alternativamente coi nomi di posterula Sancte

Agathe, antiqua, Sancti Martini o de Guilielmo. Una chiesa di San Martino de posterula

e iuxta flumen, attestata tra i secc. XII e XIV, sorgeva in luogo dell’attuale chiesa di San Rocco. La collocazione della posterula in questo punto è rafforzata dalla presenza di una strada, proveniente dalla via Flaminia (id 78) e a essa diretta. Ne sono state individuate le tracce sotto la chiesa di San Carlo al Corso (id 79) e presso il lato meridionale della chiesa di San Rocco (id 77). In entrambe i casi, l’orientamento E-O era garantito dal sottostante sistema fognario. Un fossile della strada antica credo sia riconoscibile nella

Strada di Schiavonia della pianta del Nolli (n. 463), oggi non più esistente.

In assenza di dati archeologici di supporto, la posizione delle altre posterule può es- sere solo ipotizzata. Corvisieri poneva presso via del Cancello quella Sanctae Luciae936

(o Sanctae Mariae o Quatuor Portarum), che L. Bianchi trasla verso ovest, nel punto terminale di via dei Soldati937. Benché l’asse viario sia sicuramente antico, come dimostra

il basolato 38, la localizzazione della posterula in questo punto non può considerarsi auto-

930FUR, tav. 14. 931

Quilici 1978-1979, pp. 144-151.

932Cfr. infra.

933Esso è perfettamente visibile nel Catasto Gregoriano. 934Cfr. infra.

935 Sulla costruzione dei muraglioni del Tevere e sulle profonde modifiche apportate alle sponde nella

zona di Tor di Nona cfr. Ferri 2014, con raccolta nei documenti dell’Archivio Storico Capitolino e dell’Archivio di Stato di Roma.

936

Corvisieri 1878, pp. 105-110.

937

Bianchi 1997, p. 385.

Le fonti documentarie I dati archeologici

matica. Presso piazza Nicosia, infine, è generalmente accettata la presenza della posterula

de Pila o de Pigna938.

Proseguendo in direzione ovest, è problematica la valutazione del cd. Arco di Parma. Il monumento, visibile nella pianta del Nolli (n. 523) e distrutto in occasione della co- struzione del lungotevere, dava accesso alla ripa fluviale. L’esistenza, lungo via dell’Arco di Parma, della chiesa di San Simeone de Ponte o de Posterula939, sembra suggerire il

riconoscimento dell’arco con una posterula940. La presenza accertata di un varco di pas-

saggio, a prescidere dai tentativi di identificazione proposti, rende più solida l’idea di R. Lanciani, che considerava antico – pur in assenza di dati archeologici di supporto – l’asse via dell’Arco di Parma-Lancellotti941.

Complessa è, infine, la questione della cd. posterula Domitia. Nella Forma Urbis essa è collocata tra il pons Aelius e il molo di Tor di Nona ed è raggiunta da una strada antica (vicus Domitii942). R. Lanciani fondava la sua ipotesi ricostruttiva sullo studio di C. Cor-

visieri943, che però non è esente da inesattezze. Innanzitutto, si deve rilevare l’assenza di

dati archeologici a conferma dell’esistenza della posterula. Inoltre, le ipotesi del Corvisieri sulla deformazione del toponimo Domitius> Domicius> Micius> vicolo del Micio sono prive di fondamento944. Infine, la verifica autoptica sul manoscritto cinquecentesco in cui

sarebbe attestato il toponimo Torre Mozca ha rivelato un errore evidente di C. Corvisieri, che lesse erroneamente Torre Mozca in luogo di Torre Nona. L’esistenza stessa della tor- re, divenuta fulcro inamovibile di tutte le ricostruzioni della zona, deve pertanto ritenersi infondata, così come quella del vicus, che da essa dipendeva.

Volgiamo nuovamente l’attenzione sull’area del mausoleo di Augusto. Si è già detto della strada individuata a sud del monumento, che fungeva da collegamento tra la via

Flaminia e la posterula di Sant’Agata945. Circa m 70 a sud di questa arteria, è possibile

riconoscere un percorrenza antica nell’attuale via Tomacelli. L’antichità della strada è confermata da un lungo basolato con medesimo orientamento della via moderna, che venne in luce nel 1887 durante i lavori per la predisposizione della rete fognaria (id 30). Su questa via antica era allineato un sepolcro tardorepubblicano, recentemente individuato all’interno dello stabile ***946. La quota di spiccato del monumento (m 8,40-8,60 slm947)

938

Corvisieri 1878, pp. 100-105; FUR, tav. 8; Richmond 1930, p. 237, fig. 45; Bianchi 1997, pp. 385-386.

939

Armellini 1891, p. 350.

940

Bianchi 1997, p. 386.

941FUR, tav. 8; Quilici 1978-1979, p. 146, fig. 2; Coarelli 1997, p. 80. 942Cfr. supra.

943

Corvisieri 1878, pp. 111-121.

944L’attuale vicolo Domizio compare con il nome di vicolo del Micio nel Catasto Gregoriano; nella fase

precedente esso era detto “della Gatta”: cfr. Bianchi 1997, pp. 387-388.

945Cfr. supra, 6.1.2.3 nella pagina precedente. 946

Porcari 2015.

947

Le fonti documentarie I dati archeologici

è molto inferiore a quella del basolato (m 11,34 slm948) e pertanto si deve presumere che

questo rappresenti una soprelevazione di un tracciato più antico.

Figura 6.1.43 – Basolato rinvenuto in via del Babbuino (da Giornali di Scavo 1874, f. 25).

Per completare il quadro dei dati archeologici relativi al sistema stradale del Cam- po Marzio settentrionale è necessario passare in rassegna i ritrovamenti avvenuti a più riprese lungo via di Ripetta (iidd 68; 69; 70; 71; 72; 74). Le prime notizie sull’anti- chità di tale asse si devono a Flaminio Vacca, che nelle sue Memorie affermava «di aver visto, quando si faceva il condotto maestrale delle acque, una strada selciata la quale viene dalla porta del Popolo e va diritta alla piazza di S. Luigi»949. Il segmento più

cospicuo della strada antica, in aggiunta a quelli ricordati, venne alla luce nel 1877 in occasione degli scavi avvenuti nell’area della chiesa di S. Maria dei Miracoli (id 67). Credo sia da valutare con cautela, in questo caso, l’indicazione della profondità del ri- trovamento, che appare eccessiva (m 12950), messa in dubbio dallo stesso R. Lanciani951.

L’origine antica delle vie di Ripetta e del Corso induce a valutare la possibilità che il

948FUR, tav. 8. 949

Vacca 1594, n. 29, p. 16.

950BCom 1877, p. 190.

951 FUR, tav. I, riporta unicamente la quota moderna, rinunciando a segnalare quella del basolato

antico indicata dal Vespignani.

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Tridente Mediceo, nella sua forma attuale frutto degli interventi promossi dai papi Leone X e Clemente VII, possa replicare una configurazione esistente già in antico. Dirimenti sono, in tal senso, i dati a conferma dell’antichità di via del Pellegrino, lungo il cui as- se (tra i civici 103 e 107) è documentata da un resoconto di scavo inedito (9.VIII.1874: fig: 6.1.43) la presenza di un basolato orientato come la via moderna952. Altri basoli,

probabilmente fuori contesto, furono visti a fine Ottocento nel punto in cui via Laurina si immette su via del Babbuino953. La mancanza di indicazioni altimetriche precise non

consente tuttavia di valutare correttamente tali ritrovamenti in relazione alle numerose strutture archeologiche che si frappongono al suo tracciato954.

Si ricordino, infine, una serie di dati isolati e di difficile inquadramento. Nel triangolo compreso tra il mausoleo di Augusto e porta del Popolo non sono testimoniate traverse di collegamento tra la via Flaminia e l’antica via di Ripetta. Le dimensioni dell’unico basolato individuato (id 73), circa m 15x15, hanno fatto ritenere che si trattasse di una piazza e non di una strada. Per quanto attiene invece ai basolati iidd 44 e 167955, le

loro dimensioni esigue non consentono valutazioni ulteriori.

952CAR II D, 80; Ms 39 (9,18.VIII.1874); ArchRoma I (9.VIII.1874). 953RT VI, p. 143 (15.5.1884); CAR II D, 25.

954CAR II D, 4, 14, 17, 18, 23, 26, 39, 46, 47, 51, 55, 56, 60, 64, 86.

955La scheda CAR II D, 21 registra la presenza di «un basolato piccolo, irregolare, riutilizzato», il cui

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