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IL TRIANGOLO DELLA FRODE E I FRAUD RISK FACTORS IN PARMALAT

3° CAPITOLO: IL CASO PARMALAT

3.6 IL TRIANGOLO DELLA FRODE E I FRAUD RISK FACTORS IN PARMALAT

Il crack Parmalat è sicuramente uno dei più grossi crack finanziari nella storia Italiana, i manager e gli imprenditori coinvolti hanno architettato una truffa colossale fondata sulla falsificazione dei bilanci e su spericolate operazioni finanziarie internazionali che, mentre raccoglievano ingenti somme di denaro con l’emissione di obbligazioni, trasferivano nei cosiddetti paradisi fiscali, in una inestricabile ragnatela di società finanziarie, il frutto di tanto impegno. Parmalat è stata fin dalla sua costituzione un’azienda finanziariamente fragile, vittima di una contraddizione insanabile in capo al suo azionista di controllo Calisto Tanzi, il quale mirava a realizzare ambiziosi piani di crescita, ma nello stesso tempo si mostrava totalmente contrario all’idea di immettere capitali propri nell’azienda, ricorrendo invece in modo frenetico e fraudolento al credito bancario e producendo, di fatto, debiti a mezzo di debiti220.

All’interno della società sono stati ideati, proprio da Calisto Tanzi e da alcuni suoi stretti collaboratori, come il direttore finanziario Fausto Tonna, in seguito Del Soldato e l’avv. Gianpaolo Zini, dei veri e propri meccanismi psicologici di razionalizzazione; tali soggetti hanno dimostrato una forte abilità nel riuscire a giustificarsi inizialmente al mercato, e successivamente anche ai maggiori organi di controllo( dai revisori dei conti alle autorità di vigilanza sui mercati finanziari). Tutto ciò è stato possibile grazie all’appoggio di alcuni revisori contabili e del collegio sindacale che invece di controllare e denunciare chiudevano colpevolmente entrambi gli occhi, ma anche grazie al livello di corruzione dell’ambiente economico-politico; basti pensare alle numerose conoscenze che Calisto Tanzi aveva con i più noti esponenti politici221.

Ma la causa della crisi non è soltanto il comportamento criminoso del

220 Tratti da, con propria elaborazione: “Il crac Parmalat storia della caduta dell’impero del latte” - Ed.

Riuniti (2004) – Gabriele Franzini.

221 Tratto da, con propria elaborazione: “Parmalat la grande truffa” – Ed. Milano Finanza (2004) -

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management Parmalat, quanto il disfacimento delle prerogative positive del soggetto economico nella sua accezione più ampia.

L’essenza del successo, come quella dell’insuccesso, è infatti insita profondamente nel ruolo del soggetto economico e nell’organizzazione aziendale per quanto concerne l’adeguatezza della struttura organizzativa, pertanto la crisi è sempre imputabile ad una squilibrata combinazioni di elementi del governo aziendale insieme ad una grande carenza di managerialità e ad una probabile inefficacia, o inefficienza, degli organi di controllo interni ed esterni222.

Le cause della crisi Parmalat devono essere quindi analizzate sotto una duplice luce, tesa a mettere in evidenza le responsabilità di manager e proprietari nella definizione di percorsi strategici inadeguati e, all’interno di questa, il ruolo, spesso purtroppo collusivo, dei soggetti istituzionalmente demandati del controllo, che hanno contribuito in maniera imponente al perseguimento dell’attività criminosa.

Occorre comunque osservare come in Parmalat sia emersa nell’opinione pubblica la consapevolezza dei pericoli di strutture di governo non improntate alla trasparenza e non volte al perseguimento di una cultura effettiva di Corporate Social Responsability (cioè di una cultura basata sulla responsabilità etica e sociale e dell’integrità morale). Un’altra causa della crisi è senza dubbio la politica di sviluppo “a tutti i costi” implementata da Tanzi nella propria azienda, che nel corso degli anni ha visto modificare la propria ragione di fondo223.

Per non parlare del meccanismo delle doppie fatturazioni, che ha permesso all’azienda di creare letteralmente dal nulla un attivo altrimenti non adeguato alle dimensioni del debito. E’ per queste ragioni e tramite queste vie illegali che lentamente il core business dell’azienda si tramuta dalla produzione di latte e altri prodotti industriali, ad un’attività che per la maggior parte delle operazioni ha natura prettamente finanziaria e avviene tramite i cosiddetti “paradisi fiscali”.

L’opinione degli analisti riguardo al mancato turnover del management di

222 Tratto da, con propria elaborazione: “Il crac Parmalat storia della caduta dell’impero del latte” - Ed.

Riuniti (2004) – Gabriele Franzini.

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Parmalat è stato visto come una cosa positiva, anzi un motivo di merito, più che di preoccupazione; poiché l’azienda si è dotata di strumenti tra cui codici etici o bilanci sociali perfettamente predisposti sul piano formale.

Per esempio, non è mai stata sollevata alcuna obiezione dagli analisti o dai media specializzati sulla mancata separazione dei soggetti reali tra presidente e amministratore delegato, ambedue cariche detenute dal Cavalier Tanzi. Pertanto in questo quadro di rapporti corretti solo sul piano formale e di rapporti molto stretti, con un leader indiscusso e sicuramente carismatico come Tanzi, non sorprende quindi come negli anni molti degli atti della società del gruppo siano stati spesso firmati a scatola chiusa e senza controlli dai vari amministratori interessati, spesso e volentieri inconsapevoli familiari dello stesso fondatore224.

Il “Financial Times” più volte ha sostenuto che il caso Parmalat sia stato architettato da banche internazionali affamate di commissioni, tutti sappiamo che alla base degli scandali finanziari in particolare quelli americani, c’è stata la teoria cosiddetta della creazione di valore degli azionisti; che ha portato le aziende, a ragionare sempre più su risultati di medio-breve termine, con l’obiettivo di raggiungere eccellenti prestazioni alla fine di ogni trimestre; ovviamente perdendo di vista gli obiettivi futuri, tutto questo però a beneficio di manager e azionisti che avevano stipendi ultramilionari. Anche se il tracollo Tanzi & C. è una cosa molto vergognosa, per l’opinione pubblica internazionale, essa si incastra nell’odissea di disastri finanziari. Il fallimento non è solo italiano, il problema si estende anche a livello internazionale225.

Senza ombra di dubbio in Parmalat sono mancati i controlli di tipo esterno sia pubblici, che privati e quelli interni sono stati inefficaci; tutto ciò non poteva che decretare il fallimento della società.

224 Banca dati Ebsco: “Parmalat Default”. 225 www.Financial Times.com

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