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Il viaggio delle galere pontificie del 1615

III. LA MARINA PONTIFICIA TRA TIRRENO E ADRIATICO: ASIENTOS

3.3. Il viaggio delle galere pontificie del 1615

Il fatto che la squadra navale pontificia partecipasse all’incontro di Messina è cosa abbastanza nota nella letteratura, ma pochi sono i documenti che ne parlano in maniera approfondita. Presso l’ASR sono però conservate delle copie di lettere degli anni 1615-1616, indirizzate al cardinal Serra, in cui viene tracciata la rotta delle galere del papa.

Venerdì 15 maggio 1615.

Di Civitavecchia scrissi a V.S. et essendoci partiti lunedì sera con le due galere venimmo fin vicino Capo d’Anzio e tornammo indietro per dubbio del tempo, il quale si messe poi buono, e Mercoledì a 22 hore arriviamo a Terracina, dove siamo stati fino hier mattina che a 15 hore s’imbarcò il S.r Don Franc.o, e hier sera si sbarcò a Pusilipo, poi entrammo con le galere in porto63.

Le due galere in cui si parla sono la Padrona e la San Pietro64 che, partite dal porto di Civitavecchia, si diressero a sud prima verso Terracina dove probabilmente imbarcarono il Centurione, poi fino a Posillipo.

Se questo breve estratto ci dice poco, ne esistono altri che forniscono informazioni più interessanti sulle rotte non solo dei legni del papa, ma anche di quelli di altre potenze:

Giovedì 4 giugno 1615 di Civitavecchia.

In questo punto sono entrate in porto la Galera P.na di Francia con due altre, e per quanto intendo portano un fratello del Gr. Mro di Malta, e vanno là a levare il Fratello del Re di Francia. Il S.r Generale nro è montato sopra di esse et essendovi qualche nuova doverà parteciparne VS. Ill.ma65.

Nel 1615 approdarono a Civitavecchia la galera Padrona di Francia e altri due legni francesi, con l’obiettivo di raggiungere Malta e prelevare Cesare di Borbone-Vendôme, figlio illegittimo di Enrico IV e fratellastro di Luigi XIII.

È comunque interessante che una galera francese fosse giunta a Civitavecchia e il fatto che il suo nome fosse “Padrona” ci fa supporre che fosse di proprietà del re Cristianissimo. In effetti in quel periodo il re possedeva delle galere, che però venivano gestite da soggetti privati, solitamente appartenenti alla grande nobiltà, attraverso il sistema dell’appalto. Il sovrano affidava ad un privato cittadino la gestione dei suoi legni per un certo

62 Ivi, pp. 78-79.

63 ASR, Fondo Commissariato Soldatesche e Galere, Busta 647, Copia di Lettere di Galere 1615-1616, f. 3. 64 Ivi, f. 1.

173 periodo ma, contrariamente a ciò che succedeva per le gabelle dove era l’appaltatore a pagare una somma allo Stato, qui era l’amministrazione pubblica a versare una certa quantità di denaro per il mantenimento annuo della flotta. Il rischio della perdita dei mezzi e degli uomini ricadeva sul sovrano mentre la gestione economica dell’equipaggio toccava all’appaltatore e, l’eventuale spesa di mantenimento dei soldati in sovrannumero, spettava al re. Tale sistema non è molto diverso da quello utilizzato dalla stessa flotta pontificia e, in Francia, fu largamente utilizzato nel periodo precedente al regno di Luigi XIV66.

Nel 1611 gli ambasciatori straordinari veneziani a Parigi, A. Gussoni e A. Nani, redigendo la relazione di fine missione per il Senato, si soffermarono anche sulle condizioni della flotta francese. Alla morte di Enrico IV di Borbone (1610) le galere erano 14, distribuite tra i porti di Marsiglia e Tolone. Appartenevano tutte al sovrano che, durante gli otto mesi più caldi, le concedeva in gestione ai privati per 6500 scudi all’anno. D’inverno il mantenimento degli equipaggi ricadeva per intero sulle casse reali67. I due ambasciatori veneziani ebbero anche la possibilità di navigare sopra questi legni nel viaggio che li condusse da Genova a Marsiglia e li descrivono nella seguente maniera:

Sono queste galere maggiori un poco delle nostre ed appunto come le nostre da fanò: hanno 28 banchi, sono gravi al remo poiché anco li galeotti montano poco, ma migliori alla vela convenendo così a quei mari. Le due che ci hanno condotti da Genova avevano cinque uomini al banco da poppa a prova, ma li avevano scelti e levati dalle altre, né credo ne abbino più di quattro ordinariamente. Li marinari sono di assai mediocre esperienza per non navigare molto ma starsene in porto quasi sempre68.

Tornando al nostro documento le tre galere di Francia ripartirono dal porto di Civitavecchia la notte tra il 6 e il 7 giugno 161569.

Dei legni del re Cristianissimo non c’è più traccia fino a sabato 5 settembre, quando il nostro informatore anonimo inviò la seguente relazione da Messina:

Domenica passata arrivarono qui 4 galere di Francia, e le 5 di Malta con Mons. di Vandomo che fu ricevuto con honor grande, al smontare di galera vi trovò il Vice Re ad incontrarlo fino alla Marina e lo condusse in Palazzo, sono poi stati ogni giorno a spasso, per la Città, con tutto ciò mercoledì sera in un subito si partì con delle 4 galere di Francia malissimo soddisfatto del Vice Re perché ha voluto ritenere quelle di Malta che havevano ordine d’accompagnarlo se detto Vice Re non ne teneva bisogno, come ha mostrato tenerne dicendo volersene servire per mandarle in Levante con quelle del Gran Duca e di Sicilia, e dicono che in quel cambio ha offerto posto di quella di Napoli o le di N. Signore per accompagnare detto Vandomo, ma

66 L. LO BASSO, Una vita al remo. Galee e galeotti del Mediterraneo, secc. XVI-XVII, op. cit., p. 108. 67 Ivi, p. 109.

68 Relazioni di ambasciatori al Senato. Francia (1600-1656), vol. IV, a cura di L. Firpo, Torino, 1975, pp. 458-

459. La relazione è citata in: L. LO BASSO, Una vita al remo. Galee e galeotti del Mediterraneo, secc. XVI –

XVIII, op. cit. p. 109. Per le relazioni degli ambasciatori veneti al Senato rimando a: E. ALBÈRI, Le relazioni degli ambasciatori veneti al Senato raccolte, annotate ed edite da Eugenio Albèri, 15 voll., Firenze, Tipografia

e calcografia all’insegna di Clio, 1839-1863.

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non ha voluto lui accettarle per che desiderava quelle della sua Religione. Il Signor Generale nostro andò a Palazzo subito arrivato detto Vandomo, il quale la mattina seguente venne sopra la Capitana a rendere la visita et il S. Generale fece salutarlo con tutta l’artiglieria delle galere, come hanno di poi questi giorni fatto le altre squadre sendo stato a visitare tutti70.

I legni del papa giunsero dunque in Sicilia dopo diverse tappe.

Sabato 1 Agosto sopra le galere andando in Sicilia.

Una breve lettera di V. S. del 22 passato per risposta di qui mia, hebbi alli 27 in Napoli dove ci fermammo con le galere tutto il giorno seguente, et essendoci poi la mattina del 29 partiti venimmo l’altra sera alla Scalea nel qual luogo haveva il s. Generale mandato avanti la filuca per approntare certa quantità di remi comprativi, pensando imbarcarli e fare anco provisione di vino per le galere, ma essendo già tardi e non parendo sicuro fermarvisi la notte tornammo indietro all’isola del Dino, dove hieri si fece l’acquata e la legna, e verso il tardi ritornammo alla Scalea71.

Le galere pontificie lungo la loro rotta si fermarono presso le coste calabresi, per far rifornimento di vino e dei remi necessari alla navigazione. Sabato 8 agosto giunsero alla cala Bendinelli, presso Reggio Calabria da dove il nostro informatore comunicò altre interessanti nuove:

Mercoledì notte havemmo nuova da Cavall.ni che entravano in faro Galere, e credendo fussero quelle si aspettano da Palermo col Viceré, ci ritirammo sotto Reggio, ma inteso poi essere le 6 di Firenze che giovedì mattina entrorno a Messina con le pannine, tornammo noi alla detta cala, dove siamo stati tutti questi giorni, e cominciando a mancarci la provvisione del vino e altre cose, il S. Gen.le mandò hieri la galera S. Pietro in Messina a pigliare il bisogno e questa sera è ritornata dalle altre72.

Dunque oltre alle galere pontificie erano presenti anche quelle di Toscana. In quei lidi i legni del Granduca si dedicavano al commercio delle pannine a Messina, per poi far rotta verso Palermo a condurvi quell’Emir e altri turchi che sono stati un pezzo dal Gran Duca, e viene dicono chiamato da questo Viceré73.

L’incontro di Messina aveva lo scopo di scoraggiare l’eventuale arrivo di una flotta turca dal Mediterraneo orientale. Anche in quell’anno giunsero notizie di possibili minacce provenienti dalla Porta, così come riporta il nostro informatore in data 15 agosto 1615:

Mercoledì restando qui la Capitana e un’altra galera di Napoli ne partirono 10 per andare a Cotrone, dicesi a pigliare grano, orzo e fave per servizio del marchese S.ta Croce, Hieri sono qua ritornate dicendo essere arrivate pocho passata la Roccella, et hanno havuto nuova che più di 60 galere turchesche siano a Capobianco74.

70 ASR, Fondo Commissariato Soldatesche e Galere, Busta 647, Copia di Lettere di Galere 1615-1616, f. 32. 71 Ivi, f. 26.

72 Ivi, f. 27.

73 Ibidem. Si tratta del principe mussulmano Fakhr ad-Din II, noto alle cronache come Faccardino e ospite del

granduca Cosimo II. Sulla sua figura rimando a: K. EL BIBAS, L’Emiro e il Granduca. La vicenda dell’emiro

Fakhr ad-Din II del Libano nel contesto delle relazioni fra Toscana e l’Oriente, Firenze, Le Lettere, 2010.

175 Qualche giorno dopo, in data 22 agosto, arrivò però la smentita:

La nuova che le galere di Napoli portano qui dell’armata turchesca non si è punto verificata anzi si tien certo che non sia vera poiché da alcuni vasselli quadri che sono poi capitati non se ne ha rincontro alcuno anzi dicono che detta Armata trovandosi havere gran quantità di malati sia sbandata e ritiratasi75.

La relazione del 1615 termina con una lettera inviata a Roma al cardinal Serra da Messina il 21 ottobre. In questa epistola si legge, oltre all’imminente partenza della flotta pontificia per l’Urbe, il tentativo da parte delle galere spagnole, toscane e maltesi di catturare 27 legni turchi, compresa la Reale, tentativo che non andò a buon fine76.

3.4. Il sostegno dei legni pontifici alla Serenissima durante guerra di Candia: la