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Il Vicariato di Galliera: acta civilia e acta criminalia

Nel corso del Trecento i mutamenti relativi all’assetto del contado si esplicano anche dal punto di vista istituzionale. Infatti, come si è precedentemente sintetizzato, alla metà del XIV secolo, con il governo visconteo il contado venne suddiviso in sette vicariati. Benché tale suddivisione riprenda quella precedente in podesterie, tuttavia è solo da questo momento che è possibile seguire in modo assiduo l’operato di tali magistrati, grazie ai registri che in maniera più o meno completa sono giunti fino a noi.

I compiti a cui furono assegnati i vicari erano i medesimi di cui erano investiti i precedenti podestà o capitani del contado, tuttavia dell’attività istituzionale di questi ultimi si possiedono notizie archivistiche piuttosto limitate, ristrette all’elenco dei funzionari, nel fondo

Comune e Governo, Consigli ed ufficiali del comune, Massari, saltari ed ufficiali delle comunità del contado (1281-1363). La sottoserie comprende "documenti contenenti

l'indicazione dei suddetti rappresentanti, eletti nelle comunità del contado, consegnati ai notai della Camera degli Atti" ed "elenchi dei rappresentanti sopra indicati, compilati dai notai della Camera degli Atti, traendo dai documenti loro presentati dai massari delle comunità del contado”280.

Il ruolo svolto dai podestà e dai capitani nel contado appare piuttosto esigua, se confrontata con i singoli funzionari locali, quali massari e saltari, che erano i reali referenti dell’amministrazione delle comunità rurali. Con ogni probabilità, tuttavia, le modalità di gestione e controllo delle podesterie del contado doveva avvenire nei termini e secondo le modalità utilizzate poi dai vicari. Specialmente all’inizio del XIV secolo il comune avvertì l’esigenza di stabilire delle forme di raccordo istituzionale che creassero un legame più stretto e diretto tra centro urbano e contado.

Nel 1352 i Visconti suddivisero, quindi, il contado in sette vicariati: Castelfranco, S. Giovanni in Persiceto, Budrio, Castel San Pietro, Monzuno, Savigno e San Pietro in Casale.

279 GAULIN 1987, pp. 51-59. Ancor più chiaramente nel testamento del 1301 di Bonincontro, si legge una

descrizione di un podere con “domus una cum tomba curia area et orto et cum una columbaria”.

La sede di quest’ultimo, che comprendeva parte dei territori delle precedenti podesterie di Altedo e Galliera, fu poi trasferito a Galliera stessa prima del 1358.

Nel primo registro di atti civili del 1352 sono elencate le località comprese in questo vicariato: S. Pietro in Casale, Argile, Massumatico, S. Benedetto, Ragnatici, Peolle, S. Vincenzo, Surixani, Gavaseti, Urbizani, Folegarolli, Greganzani, Asie, Altedi, Salecti, Galerie, Volte, Arzellate, Podii Massimatici, Dalmanssimatici (sic!), Podii Regnatici, Caprarie et Osellini, Siveratici et S. Prosperi, Macharitici, Villanove, Cenachi, Olmi, S. Georgi, S. Benedetto, S. Maria in Duno, Lovoleti, S. Alberto.

Nel 1371 si ritrovano le medesime località, con alcune significative assenze, all’interno della “Descrizione del Card. Anglico” in cui sono elencate le comunità comprese nel vicariato di Galliera (già qui trasferito): Asigle, Gresenzano, Caprarie, Renatico, Poggio Renatico, Cenati e Villanova, Fregarolo, Dalmanzatico, Siveratico, Sant’Alberto, S. Maria in Duno, Lovoleto, Cinquanta, Gavaseto, Volte, S. Vincenzo, Surisano, Maccaretico, San Pietro in Casale, Altedo, S. Benedetto, Galliera, Urbizzano, Pegola, S. Giorgio, Argile, Argelato.

Come si può notare fu aggiunta la località di Cinquanta, ma manca l’indicazione di Massumatico e di Poggio Massumatico; tuttavia l’analisi dei registri del vicario ha dato la possibilità di confermare che queste comunità risultavano ancora sotto il vicariato di Galliera nel corso del 1377.

La decisiva riorganizzazione del contado, consequenziali a queste prime direttive della metà del XIV secolo, si verificò nel 1376, anno in cui furono redatti i nuovi statuti, in seguito alla cacciata del vicario pontificio e il ripristino dell’instaurazione della “signoria del popolo e delle Arti”; la nuova normativa stabilì che il contado fosse organizzato in 21 vicariati, stabilendo quindi una maggiore capillarità nella presenza di questa magistratura intercittadina. A questa data il vicariato di Galliera comprendeva le comunità di Galliera, Argelato, S. Giorgio di Piano, Argile, Volta, S. Alberto, San Pietro in Casale, Massumatico, S. Venanzio, Asigle e S. Andrea in Bosco, Dalmanzatico e Poggio Renatico. Il territorio era stato, quindi, ulteriormente ristretto con la successiva formazione dei vicariati di Argile, San Giorgio di Piano e Altedo.

Il mutamento di sede del vicario, nei primi anni a S. Pietro in Casale, poi trasferito stabilmente a Galliera, ha un riflesso anche nella conservazione dei registri, presso l’Archivio di Stato di Bologna.

Infatti, si sono conservate sotto il nome di Vicariato di S. Pietro in Casale solo cinque buste, di cui la prima raccoglie un unico registro del 1352, mentre le altre quattro comprendono i registri datati tra il 1538 e il 1671; nella serie del Vicariato di Galliera, invece,

sono raccolte ben trentanove buste con i registri compresi tra il 1352 e il 1751, anno della soppressione napoleonica dei vicariati.

I registri contengono scritture di tenuta corrente, contenute entro quaderni pergamenacei di forma per lo più dimessa, di formato medio (mm 310 x 220) e generalmente in buono stato di conservazione. Spesso è presente una copertina membranacea con l’intestazione del registro, l’indicazione del contenuto, l’anno e il semestre in corso, talvolta il nome del vicario, apposti dal notaio sul piatto superiore.

I registri presi in considerazione sono i seguenti:

A.S.Bo., Ufficio dei Vicariati, San Pietro in Casale, 1 (1352)

1352 23 mar. – lug. acta civilia

A.S.Bo., Ufficio dei Vicariati, Galliera, 1 (1352-1379), comprendente:

1354 4 dic. – 22 dic. acta civilia 1358 2 feb. – 6 lug. acta civilia 1358 5 feb. – 4 apr. acta criminalia 1358 6 apr. – 25 lug. acta criminalia 1377 15 feb. – 29 giu. acta criminalia 1377 5 lug. – 31 dic. acta civilia 1377 11 lug. – 20 dic. acta criminalia

A.S.Bo., Ufficio dei Vicariati, Galliera, 4 (1390-1394), comprendente:

1390 6 gen. – 15 apr. acta criminalia 1390 5 gen. – 13 feb. acta civilia 1391 11 gen. – 18 giu. acta civilia 1392 4 gen. – 26 giu. acta civilia 1392 6 feb. – 20 giu. acta criminalia 1392 9 lug. – 27 dic. acta civilia

12 lug. – 14 nov. acta criminalia 1393 2 gen. – 28 giu. acta civilia 1393 1 lug. – 12 ott. acta civilia 17 dic. – 19 dic. acta criminalia 1394 18 lug. – 29 set. acta civilia

Si tratta di una campionatura rispetto al numero complessivo dei registri presenti, con l’intento di trarre dati in relazione alla seconda metà del XIV secolo e con una preferenza accordata ai primi registri compilati dal vicario appena istituito tra 1352-1358 e a quelli dell’ultimo decennio del Trecento.

Il vicario, per quanto concerneva l’ambito di giurisdizione penale, giudicava le cause concernenti i “danni dati” nelle terre di sua competenza, ad eccezione di quelli commessi da cittadini bolognesi che erano, invece, sottoposti al giudizio degli officiales dischi

malleficiorum parvorum di Bologna281. La normativa riguardante i “danni dati” era molto

diffusa negli statuti cittadini, per questo tra i funzionari che ebbero maggiore continuità e ruolo nel contado furono sempre presenti i saltari, vere e proprie guardie campestri, attestati fin dall’età precomunale282.

L’importanza della funzione di questi ufficiali, diffusi in molte aree rurali della penisola, testimonia la permanente condizione di precarietà per i beni fondiari, prati, orti, vigne, seminativi, sempre minacciati dalla presenza degli animali283.

L’attenzione in questa fase della ricerca è stata rivolta proprio agli acta criminalia, a cui è seguita una disamina più corsiva dei registri di acta civilia. Poiché la giurisdizione penale riguardava sostanzialmente i danneggiamenti che persone o animali potevano procurare su terreni altrui, è da questi che si possono desumere le maggiori indicazioni riguardo al paesaggio rurale.

I registri relativi agli atti civili, che contemplano per lo più casi relativi a debiti o mutui non pagati rappresentano, invece, un corollario rispetto ai dati più direttamente riferibili al paesaggio e all’organizzazione del contado.

Secondo la procedura abituale, il denunciante, solitamente il danneggiato o il saltaro, precisa il nome dell’accusato, i confini della proprietà danneggiata, le colture in essa presenti, con quali modalità e il periodo in cui è accaduto. Per localizzare la proprietà danneggiata è indicato solitamente anche il microtoponimo di riferimento.

In seguito alla citazione dell’accusato da parte del nunzio, il vicario ascolta la deposizione del convenuto e di eventuali testimoni per poi emettere la sentenza, che corrisponde ad una pena pecuniaria sempre inferiore ai venti soldi, che costituisce il limite massimo di sua competenza.

281 BRAIDI, CASAGRANDE 2001, pp. 116-119.

282 PALMIERI 1904, pp. 381-410. SORBELLI 1974, pp. 53-54. Anche se in entrambi i casi l’ambito rurale considerato

è quello dell’Appennino. Di più vicino interesse è il caso del Centopievese considerato in modo specifico in ZANARINI 1989.

283 ANSELMI 1981, pp. 16-23 e PACI 1981, pp. 25-27 trattano nello specifico il “danno dato” in area marchigiana.

La sentenza definitiva era emessa, però, dopo un mese dal momento della denuncia, dando il tempo all’accusatore di ritirare la sua denuncia, cosa che si verifica nella totalità dei casi analizzati, secondo una modalità già attestata nell’ambito di altri vicariati284.

Probabilmente le parti coinvolte risolvevano la questione in ambito extragiudiziario.

Il registro del 1358, uno dei più consistenti e meglio conservati, comprende il primo semestre del vicariato di Iohannollus Millius de Mediolani, con denunce eseguite tra il 5 febbraio e il 25 luglio e trascritte in due registri distinti, ma direttamente consequenziali. Il primo è composto da tredici carte numerate, in cui l’ultima data riportata è il 4 aprile; il secondo riprende in data 6 aprile (cc. 15-63).

E’ chiaro che il comprensorio geografico è molto più ampio rispetto a quello compreso negli estimi analizzati per il secolo precedente. La casistica è, quindi, molto varia e meno sistematicamente distribuita tra le diverse comunità.

Tuttavia, la comunità più rappresentata è sicuramente quella di Galliera (35 casi), seguita da S. Venanzio (19 casi), S. Alberto (10 casi), la Pegola e S. Maria in Duno (entrambi con 9 casi). Probabilmente questo avveniva non tanto in relazione all’ampiezza delle comunità interessate e quindi delle terre in esse comprese, quanto dal fatto che la denuncia doveva essere compiuta davanti al vicario e, quindi, ragioni strettamente pratiche determinavano una forte limitazione per gli abitanti delle comunità più lontane da Galliera di denunciare con sistematicità i danni riscontrati, se non per volontà dei saltari che erano distribuiti equamente nelle diverse comunità. Esemplare, in questo senso, è il caso di S. Maria in Duno, che è tra le località del vicariato più lontane dalla sede di Galliera; tuttavia, sui nove casi contemplati, in 5 casi i denuncianti sono i saltari della località stessa. Questa differenziazione si riscontra in tutti i registri di atti criminali analizzati, mentre una maggiore varietà si rileva nei registri di atti civili, anche se in quest’ultimo caso, non essendo necessario localizzare le terre come nelle denunce dei danni dati, solitamente è indicato accanto al nome del denunciante e dell’accusato il luogo in cui abitano.

Nei casi di giurisdizione civile è, inoltre, molto più frequente il ricorso alla denuncia per procura, anche perché si verificavano molti casi in cui i creditori che citavano i debitori per il mancato pagamento provenissero da località al di fuori del vicariato stesso.

Un dato che emerge in modo lampante dai casi di denuncia di “danni dati” riguarda i denuncianti, che in una percentuale molto alta appartengono a quelle famiglie cittadine che tra XIII e XIV secolo avevano allargato in questo comprensorio i propri patrimoni fondiari. Perciò si incontrano, tra i più citati, membri delle famiglie Guastavillani e Caccianemici,

284 BRAIDI, CASAGRANDE 1997, p. 492 relativamente a quello di Serravalle e BRAIDI, CASAGRANDE 2001, pp. 121-125

seguiti dai Piatesi e dai de “Preyti”, con rari casi, invece, in cui compare ad emettere denuncia un membro della famiglia Lambertini. Dato che i danni denunciati erano commessi sulle loro proprietà, è conseguenza logica trovare anche nelle indicazioni relative ai confini una preminenza delle prorietà fondiarie di queste famiglie.

Risulta in modo ancor più palese a conferma ulteriore delle fonti analizzate per il secolo precedente l’assetto delle campagne con l’estensione di proprietà controllate dalle medesime famiglie cittadine. Tale predominio accentua ancor di più il carattere di protagonismo nella gestione del contado e di vessazione nei confronti dei contadini da parte di questi ricchi proprietari terrieri.

Tra i denunciati solitamente singoli abitanti del contado, non è raro trovare , invece, gli stessi saltari che dovevano sovrintendere a questo tipo di reati.

La casistica di danni registrata è riassumibile in una percentuale maggioritaria di danneggiamenti causati dal pascolo di bovini, equini, ovini o porci su terreni privati, a cui segue con una consistenza significativa, il danno determinato dal taglio e dal furto di legna o ramoscelli, che avvennero in più del 90% dei casi nel territorio di Galliera, che evidentemente era rimasta l’area maggiormente ricoperta da boschi. Seguono poi i furti di fieno sulle terre prative e altri casi più eccezionali di deterioramenti a singole cose o a edifici. Emblematico è il caso presente nel registro del 1358 alla c. 7v, in cui Bastardus saltarius Andriolli de

Guastavilanis denuncia massarius, commune et homines terre Galerie per furto di legna su

una terra boschiva in loco la palu de sandalaro nel territorio di Galliera, indice dello scontro tutto interno tra la comunità rurale e i proprietari, componenti della famiglia Guastavillani, che assoldavano una propria guardia campestre285.

Le indicazioni che si traggono da questi registri sono di sostanziale conferma per quanto concerne l’estensione delle terre controllate dalle famiglie cittadine e la distribuzione delle diverse colture presenti nel territorio, anche se si evidenzia una maggiore percentuale di terre laborate. La persistenza di microtoponimi significativi come Ronchi, Palu, Ronchori,

Guardata, Castellaro, Lama, Le Tombe tuttavia ha una varietà talmente ampia, che i toponimi

ricorrono in modo meno frequente e quindi non forniscono indicazioni più specifiche sulla loro localizzazione286. Tuttavia questa moltiplicazione di microtoponimi è indice di una

maggiore specifica caratterizzazione del territorio.

Emerge, poi, la presenza di congregazioni monastiche sparse sul territorio che dovevano aver conosciuto nel corso del Trecento un forte impulso, soprattutto con la

285 COSER, GIANSANTE 2003, pp. 58-60 e nella trascrizione del libro dei conti si legge alla p. 125, il contratto

stipulato con il saltarius privato.

diffusione degli ordini mendicanti. Infatti, sono spesso ricordati le suore o i frati di S. Francesco, di S. Domenico, di S. Agnese sia come accusatori, sia soprattutto nell’indicazione delle confinazioni.

Per quanto riguarda in modo più stringente l’aspetto insediativo, si ritrova la tendenza a una maggiore fitta trama viaria che circonda le singole proprietà, legata anche all’opera di bonifica e di munitio dei beni agrari287. E’ indicata la presenza di diverse torri: esplicitamente

ricordate sono quella di Galliera, di Cocenno e Verga; ma sono citati anche il castrum di Galliera, di Poggio Renatico, di Massumatico, con riferimenti per quest’ultimo ancora una volta al dominus episcopus come confine di proprietà.

Nel registro degli acta civilia del 1391 è presente la trascrizione di una lettera degli Anziani di Bologna rivolta ai massari delle diverse comunità per una chiamata alle armi, con data 19 febbraio. Sono perciò richiesti al massaro di Galliera 13 uomini armati (bonis armis et

balistris) infra 2 dies coram Lipo de Ghisilcis ad Castrum Franchum; al massario di S.

Venanzo: 4 uomini armatos ut sopra; massario Podii Rognatici: 9 uomini; massaro S. Pietro in Casale: 8 uomini; massaro Dalmanzadigho: 2 uomini; massaro Asigle: 3 uomini: massaro S. Alberto: 3 uomini; massaro S. Benedicti: 8 uomini.

Località n° denunce Guastavillani Caccianemici Saltari Saltario Guastavillani GALLIERA 35 4 1 1 7 S. VENANZIO 19 2 1 3 2 PEGOLA 9 3 URBIZZANO 4 1 S. MARIA IN DUNO 9 4 S. ALBERTO 10 1 S. GIORGIO 2 SIVIRATICO 3 1 1 CINQUANTA 2 OLMO 1 DOSSO 1 1 MACCARETOLO 2 2 GAVASETO 3 1 CAPRARIA 1 ARGILE 6 SORESANO 2 1 ALTEDO 1 VOLTA 1 S.PIETRO IN CASALE 1 S.VINCENZO 1

Tabella – Località del Vicariato di Galliera con il numero complessivo di denunce di “danni dati” registrate

nel 1358 (aprile – luglio) e il numero di casi in cui a denunciare sono membri delle famiglie Guastavillani, Caccianemici o il saltario stipendiato dai Guastavillani o i saltari inviati dal comune e preposti a tale compito