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Risale alla fine del primo ventennio dall’istituzione dei vicariati nel contado un’altra importante fonte, le “Descriptiones”, un memorandum in cui viene data rassegna dei territori soggetti al comune di Bologna, ponendo l’attenzione sulle condizioni economiche e demografiche delle aree sottoposte alla giurisdizione del cardinale Anglico Grimoard de Grisac, vicario generale delle terre e delle province della Chiesa in Italia, inviato come legato pontificio a Bologna tra 1368 e 1372189. Al di là delle riflessioni che possono essere compiute

e approfondite per la demografia del bolognese della seconda metà del Trecento, questa fonte ci sembra particolarmente significativa nel fornire un’istantanea del territorio bolognese, in cui il centro urbano risultava perfettamente inserito rappresentando il centro propulsore di un comitato ben organizzato e integrato. Così appare ben chiara e strutturata la ripartizione amministrativa e la disposizione degli apparati fortificati.

Di particolare interesse è l’apparato cartografico allegato all’edizione della fonte in cui sono strettamente correlati i dati desunti dagli estimi trecenteschi con i dati elencati nella descrizione del territorio bolognese190.

Il comitatus appare come nettamente contrapposto e complementare rispetto alla

civitas, anche se ad essa sostanzialmente dipendente. Il paesaggio rurale è descritto secondo 188 C

INTI 1990, pp. 117-139. Analogo trasferimento avvenne tra le comunità di Monzuno, prima sede del

vicariato omonimo, e Scaricalasino. A questo proposito è significativo il fatto che, prima dell’istituzione dei vicariati, allorchè il contado bolognese era suddiviso in 11 podesterie, la podesteria di Galliera aveva sede ad Argelato: FASOLI, SELLA 1937-39, libro II, rubrica 22, pp. 97-103.

189 DONDARINI 1990, in particolare il saggio introduttivo alle pp. 3-50, che approfondisce l’importanza di questa

fonte in rapporto agli estimi del contado del 1385-87. Oltre a queste, il cardinal Anglico lasciò al suo successore i Precepta, in cui erano raccolte informazioni e consigli sulla conduzione di governo e sui rapporti con le autorità locali. cfr. THEINER 1862, n. DXXVII, pp. 527-539.

una modulazione di terre, ville, castelli, borghi e torri; non è, però, caratterizzato dalla presenza di elementi geografici specifici: non compaiono nomi di fiumi o di monti, l’unica e importante distinzione messa in risalto è quella tra area di montagna e di pianura.

Indicazioni più precise si trovano, invece, nella sezione in cui sono elencate e parzialmente descritti i castra diffusi nella campagna bolognese. Tra i “castra et fortilicia comitatus Bononie que sunt in plano versus Padum et valles eundo Ferrariam et Argentam” sono citate tre torri e un castello: la torre dei Cavalli (presso Molinella), “ in aquis et vallibus situata”; la torre Molinella, “armata et cum bono palancato et foveis circumcirca plenis aqua…per aquas et per quem passum conducuntur multe mercancie, tam venientes ad civitatem Bononie quam portate de civitarte Bononie ad alia loca”; il castrum Oselini (corrispondente all’attuale torre dell’Uccellino), “prope valles, cum magna habundancia aquarum circumcirca, muratum circumcirca bonis et altis muris cum bona turri…dictum castrum”; la torre Verga (presso Poggio Renatico), “in aquis et vallibus situata super quodam passu, per quem multi vadunt ad civitatem Ferrarie et alia loca, que sunt ultra Padum cum multis mercanciis, tam portando quam conducendo. Dicta turris non est fortis, nisi propter situm loci; est tament fortis a parvo impetu”191.

Dalla rassegna degli abitati elencati nella descrizione si nota come specifica distinzione a livello insediativo unicamente quella tra castrum e villa, per cui sembra che l’unico elemento di discriminazione sia la presenza di un apparato difensivo o meno. In ogni caso si tratta sempre di insediamenti accentrati; non si trova, infatti, nessun riferimento all’insediamento sparso192.

Ulteriori informazioni sono desumibili dalle cronache che, benché compilate in un’epoca successiva, molto spesso tracciano o suggeriscono le condizioni che caratterizzavano anche il periodo precedente a quello in cui furono compilate; talvolta a livello evenemenziale forniscono informazioni riguardo a circostanze da cui si possono trarre ulteriori informazioni. Dalle cronache compilate tra Trecento e Quattrocento è possibile leggere, per esempio, episodi relativi a calamità naturali e antropiche a cui sono strettamente legate i tracolli più o meno frequenti della produzione agricola193.

In relazione ai conflitti sostenuti dai bolognesi si incontrano ulteriori notizie riguardo a interventi anche molto invasivi nelle campagne. Un episodio emblematico si verifica nel corso del conflitto tra Bolognesi ed Estensi, durante il quale il comune di Bologna giunse ad

191 DONDARINI 1990, pp. 75-76.

192 Solo nel caso di San Giovanni in Persiceto si fa riferimento al burgus ivi presente al di fuori delle mura del

castello; si riprendono le riflessioni di CINTI 1990, pp 131-139.

193 Un esempio in tal senso è la testimonianza di Matteo Grifoni che nella sua cronaca narra i danni economici

un mezzo estremo per contrastare il nemico; ordinò, infatti, agli uomini di Galliera di fare una tagliata nell’argine destro del fiume Reno per inondare il confine settentrionale. Il danno fu tale che nel 1299 lo stesso comune ordinò agli abitanti di Cento e Pieve e di Galliera di chiudere la tagliata affinché le acque del fiume riprendessero il loro corso194.

L’indebitamento cronico di famiglie e comunità contadine è la ragione su cui fa leva una supplica del 1339, proveniente da una decina di nuclei familiari che in precedenza abitavano a Poggio Massumatico, ma da tempo avevano abbandonato le loro terre e il contado bolognese a causa di imposte e tasse insopportabili: “… propter intollerabile extimum … et propter gravamina dicto comune inpoxita …”. Allorché espressero il loro desiderio di rientrare, chiesero uno sgravio fiscale completo motivato dalla condizione di estrema povertà in cui versavano195. A proposito delle difficoltà della vita comitatina, in un documento del

1312 la proprietà del vescovo di Bologna è definita improduttiva per la maggior parte196.