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3. Analisi delle interviste alle figlie curanti

3.4 Implicazioni pratiche, lavorative e sociali

¨ Contatto con altre persone e gestione del tempo libero:

Come ribadito più volte dalle signore intervistate, il tempo libero, quando ci si occupa di un genitore anziano, in particolare nei primi mesi, diminuisce sensibilmente. Nonostante ciò tutte le donne si ritengono consapevoli del fatto che è essenziale ritagliarsi dei momenti per sé, anche se pochi, per potersi sfogare e riposare:

“...qualcosa lo faccio, però non più come prima. Ecco non più come prima ma qualcosa lo faccio...ecco, ho bisogno di sfogo, se no...assolutamente divento...no no, ho proprio bisogno di uscire con le amiche, o andare a passeggiare o andare alla SPA...sai, devo staccare un paio d’ore ogni tanto...arriva il momento in cui devo dire ok, basta. Basta.” (Marina, 2016);

“Proprio per un mio equilibrio ritengo molto importante questo fatto che io esca e veda ancora il contatto col mondo, in pratica con le persone, con la gente, con il mio programma [...] faccio lo sforzo per uscire, poi quando torno dico oh che bello, mi sento ricaricata [...] perché ho avuto questo contatto con gli altri.” (Bruna, 2016).

37 Sempre Bruna non nasconde però che desidererebbe poter dedicare più tempo a sé stessa:

“...ecco, io spiritualmente sono felice, però dopo materialmente magari per me potrei fare qualcosa in più, in questo senso sì. Però d’altra parte la giornata ha 24 ore, se io spremo il mio fisico in un modo, poi non ho più l’energia per fare il resto.” (Bruna, 2016).

Sempre a proposito della necessità di dedicare del tempo a sé stessa, Giorgia racconta del suo percorso di ripresa dei propri spazi, nonostante l’impegno di cura con la madre. Pone l’accento sul fatto che non ci si può votare interamente alla cura dei propri genitori, poiché ognuno ha anche la propria vita da vivere:

“Ho dovuto riprendere un po’ il mio ritmo normale, perché se no ti ritrovi che...che della tua vita...e la tua vita privata, anche...ti scombussola, cioè. Alla fine cosa fai, lavoro, casa, mamma? Anche per me gli anni passano e non mi sembrava...ma neanche giusto...ma mi sembrava anche di buttare la mia, di vita.” (Giorgia, 2016).

¨ Dimensione economica e mondo del lavoro:

Oggigiorno, molte donne sono impegnate professionalmente (tutte le donne intervistate lavorano a percentuali più o meno elevate), sia per desiderio che per necessità. Ciò implica che se già si ricopre il ruolo di donna di casa, madre di famiglia, moglie, professionista ecc., il tempo che avanza è poco, e non sempre è facile “incastrarci” un genitore. Sembra quindi che la donna del giorno d’oggi, sempre più impegnata, per far collimare tutto debba cominciare a “correre”. C’è chi ha dovuto anche ridurre la percentuale lavorativa, come Bruna:

“...i primi anni siamo andati avanti così, poi sentivo che no, era troppo, lo stress era troppo, perché io finivo alla sera alle dieci e poi in pratica avevo ancora il lavoro di scuola da preparare…in pratica andavo a letto a mezzanotte e mi alzavo alle sei del mattino e poi…da quando mi alzavo alle sei del mattino a quando andavo a letto non avevo un attimo per potermi sedere, per me non c’era. E l’ho fatto per un po’ di anni...e dopo no era troppo, mi veniva di stomaco, mi venivano le palpitazioni...ho detto no qui è meglio approfittare che sia arrivata ai 60 anni della pensione e difatti…ma ci ho messo un po’, il primo anno è stato tutto di recupero.” (Bruna, 2016).

C’è addirittura qualcuno che per riuscire a stare dietro a tutto, ha dovuto sacrificare diversi giorni di vacanza:

“Io se andavo perché avevo bisogno per mia mamma mi toglievo giorni di vacanza. Però ecco, perché ho trovato una situazione in cui hanno capito.” (Simona, 2016).

Nonostante ciò, Simona riferisce che l’impatto sul lavoro non è stato indolore:

“Il mio lavoro ne ha risentito, ma per fortuna lavoro in un gruppo, in un team, dove ho una responsabile che ha capito la situazione. Perché poteva essere grave per me, veramente, che avevo di quelle giornate che ero completamente in pallone perché facevo telefonate e mi vergognavo anche.” (Simona, 2016).

Anche Lucia ha avuto ripercussioni a livello lavorativo, ma fortunatamente, essendo lei stessa la responsabile dei turni, ha potuto modificarli secondo le sue esigenze; ha inoltre avuto la possibilità di recuperare molte ore in seguito:

“...ho dovuto adeguare le mie ore di lavoro in base a lei, questo è sicuro. E ho avuto anche la fortuna di poterlo fare senza troppi danni, perché comunque quello che non lavoravo magari oggi lo lavoravo domani, lo recuperavo [...] ho guadagnato meno, però alla fine dicevo va beh, pazienza, guadagno meno e recupererò dopo. Ad esempio nel periodo di Natale ho lavorato al 120% in maniera che recuperassi tutto, ecco. Ma perché ho la possibilità di farlo. Non avessi avuto la possibilità sarebbe stato un problema.” (Lucia, 2016).

38 Sia Simona che Lucia si dicono fortunate per aver avuto la possibilità di usufruire di maggiore flessibilità sul posto di lavoro durante i periodi più impegnativi nella presa a carico delle rispettive madri.

Marina desidererebbe scendere di percentuale lavorativa, ma non ritiene di avere sufficienti risorse economiche per farlo; per questa ragione deve rinunciare a stare al passo con determinate mansioni, come ad esempio la gestione della casa:

[Domanda: hai mai pensato di ridurre la percentuale lavorativa?] “non posso finanziariamente. A oggi ancora non posso, non posso...” (Marina, 2016);

“...cercare di gestire il tutto...sì, sovraccarica tanto. Per quello che lavorare al cinquanta era l’ideale...eh, quello che lasci indietro è la casa. A questo punto, non c’è scelta. Fai delle priorità, alla casa ci penseremo poi. Fai il minimo indispensabile e basta.” (Marina, 2016).

Il tema economico è strettamente legato anche all’assistenza della persona; sia Marina che Simona riflettono sul fatto che avendo più soldi a disposizione, la gestione della persona possa diventare più semplice:

“secondo me, chi ha i soldi, riesce a gestire ancora di più, tra virgolette delegano, delegano tanto.” (Marina, 2016);

“...se hai la possibilità finanziariamente di prendere una badante e averla lì 24 ore al giorno è un conto, ma se non hai come me questa disponibilità...” (Simona, 2016).

Non avendo questa possibilità molte donne si sono rivolti agli aiuti domiciliari proprio per poter continuare l’attività lavorativa:

“Mi appoggio al [SACD] perché chiaramente non avrei potuto andare al lavoro se non c’era qualcuno che mi aiutava.” (Bruna, 2016);

“...ho cominciato a fare un po’ di ricerche e ho scoperto la [associazione]e il centro diurno. E così lì mi han salvato un po’, tra virgolette, la vita...” (Lucia, 2016).

Infine, Giorgia si domanda come facciano a coprire tutte le spese le persone che non hanno risparmi da parte:

“Adesso non so bene dirle chi paga che cosa, ma c’è comunque stata una piccola partecipazione, almeno qualcosa. Però il resto...te lo devi pagare, eh. E mi domando se una persona oggigiorno, magari non ha lì un paio di mille franchi che non è facile risparmiare...mi domando come fanno” (Giorgia, 2016).

Le esperienze sopra elencate sono dei piccoli spunti su come ambito professionale e economico, nonostante gli aiuti presenti sul territorio, possano essere messi a dura prova nel momento in cui ci si deve prendere a carico di un’altra persona.

¨ Domicilio e gestione degli spazi:

Un argomento chiave toccato da tutte le donne è stato quello riguardante gli spazi e la decisione o meno di convivere con la persona. Per Bruna e Giorgia la decisione è stata quasi automatica, poiché le rispettive madri già vivevano nella stessa casa; nonostante ciò si è reso necessario apportare alcune modifiche strutturali:

“...per una tranquillità nostra dormiamo sotto nella vecchia camera di mia mamma, che lei c’ha il campanello, come in ospedale...” (Bruna, 2016);

“Abbiamo dovuto adattare tante cose in casa, proprio perché lei si possa almeno spostare...perché io ho una casa vecchia, muri stretti, corridoio...abbiamo dovuto allargare il tutto...” (Giorgia, 2016).

39 Mentre Marina e Lucia, che vivevano separate dalle madri, hanno provato a portarsele in casa loro; il problema nel loro caso, oltre alle barriere architettoniche presenti, è stata la volontà del genitore di rimanere al proprio domicilio:

“Ho provato anche a portarla a casa da me, tenerla a casa con me. Ho provato anche quello, però lei prima di tutto non lo accettava anche perché ci sono le scale e per lei era un fastidio, e poi non era casa sua. Lei non voleva, perché non era casa sua.” (Lucia, 2016).

Nella maggior parte dei casi le figlie si erano dichiarate disposte ad accogliere la persona al proprio domicilio, ma come abbiamo visto prima, sia per il volere dell’anziano stesso, che per le sue condizioni di salute o ancora per le caratteristiche della casa, ciò non sempre è applicabile. Nonostante ciò, nel campione di donne intervistate, sono tre su sei le figlie che convivono con le madri e con la propria famiglia, il cui desiderio è che possano restare lì il più a lungo possibile:

“...io vorrei che stesse qui, ecco. Mi dispiacerebbe vederla in una casa per anziani.” (Giorgia, 2016).

¨ Pre-iscrizione in casa per anziani:

Cinque su sei donne hanno fatto in modo che il/i genitore/i venissero già pre-iscritti in casa anziani. Si tratta di una misura precauzionale nel caso che la situazione precipiti improvvisamente, com’è successo nel caso di Simona e Lucia. Nel caso di Simona, essa aveva provveduto pochi mesi prima a effettuare la pre-iscrizione della madre e della nonna presso la casa per anziani del paese a loro insaputa; nonostante ciò hanno dovuto aspettare ancora diversi mesi prima che si liberasse una camera. Secondo Simona spesso si ha la tendenza ad aspettare che una situazione si deteriori invece che anticipare il problema, per cui ci si ritrova a correre ai ripari quando la situazione è già precaria:

“...anche l’anziano che sta benissimo, è perfettamente in forma e all’improvviso sta male...ecco, pensare prima che può succedere questa cosa, ma noi siamo un po’ coi paraocchi, non vogliamo vedere che il genitore diventa anziano e che può succedergli qualcosa...però quando succede e devi correre, non hai i mezzi a disposizione per poterti muovere e quindi questo è un po’ successo a me, ma credo che in tanti abbiano una situazione simile...“all’improvviso succede...” ho capito, ma a una certa età puoi pensare che può succedere, quindi se c’è a disposizione qualcosa che ti dà un aiuto, anche preventivo, eh [...] Perché noi abbiamo un po’ tutti quanti l’idea di dire: “bene, quando succederà vai in casa anziani”...non è proprio così [ride], perché quando succede è un dramma, se non ti sei organizzata prima.” (Simona, 2016). Anche le altre donne i cui genitori per il momento sono ancora a casa riferiscono di aver fatto la pre-iscrizione con largo anticipo in previsione di un eventuale peggioramento. Talvolta sono stati proprio gli anziani assistiti, in momenti di difficoltà, a offrirsi di andare in casa per anziani per alleggerire la figlia:

“...lei magari dice: “no meglio che vado alla casa anziani...” (Carla, 2016).

3.5 Implicazione dei servizi di assistenza e cure a domicilio (SACD) nella