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Capitolo 2 – Postcoloniale italiano tra storia e narrazione

2.3 Letteratura postcoloniale italiana

2.3.2 In contatto con l’alterità

Ritornando al suddetto legame trasversale tra la letteratura e le politiche espansionistiche, fin dall’epoca fascista, essa, in quanto espressione artistica, svolse un ruolo di propaganda e di sostegno alle politiche di conquista, sottolineando, soprattutto, la tipicità del colonialismo italiano rispetto

205 M. Ball, J.V. Crewe, L. Spitzer (eds.), Acts of Memory. Cultural Recall in the Present, University Press of New

England, Hanover/New Hampshire, 1999, p. VII.

206

M. Hirsch, V. Smith, “Feminism and Cultural Memory. An Introduction”, Signs, XXVIII, 1, 2002, pp.1-19, p. 5.

207 Idem, p. 6.

208 N. Y. Davis, Gender and Nation. SAGE Publications, London, 1997, pp. 26-27.

209 E. Boehmer, Colonial and Postcolonial Literature, Oxford University Press, Oxford, 2005, pp.214-220. 210

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alle altre simili realtà europee.211 Tuttavia, si trattava pur sempre di una letteratura che favoriva la diffusione di stereotipi che fomentavano la già preclusa opinione popolare sulla realtà africana. Interpretando tali pratiche nell’ottica del pensiero critico di Said, proposto nel precedente capitolo, anche per il contesto italiano si può parlare di “orientalismo”,212 così come di “discorso coloniale” secondo le riflessioni di Bhabha. Esso si configura, appunto, come una struttura discorsiva che produces the colonized as a fixed reality which is at once an ‘other’ and yet entirely knowable and visible. It resembles a form of narrative whereby the productivity and circulation of subjects and signs are bound in a reformed and recognizable totality. It employs a system of representation, a regime of truth, that is structurally similar to realism.213

Nel precedente capitolo si è parlato del modello rizomatico introdotto da Deleuze e Guattari. Essi descrivono il sistema di sviluppo delle radici del rizoma (un fusto sotterraneo ricco di sostanze di riserva) che procede seguendo un percorso disomogeneo e imprevedibile a partire da un nucleo centrale creando, così, delle interconnessioni multidirezionali, e non lineari.214 Essi affermano, infatti, che “Un rizoma non comincia e non finisce, è sempre nel mezzo, tra le cose, inter-essere, intermezzo”.215 Questa definizione e esemplificazione può essere presa in considerazione non solo per proporre una metafora della fitta rete di voci che caratterizza le narrazioni postcoloniali utili a ricostruire il passato diasporico dei soggetti coinvolti, ma può essere considerata anche riguardo agli stessi movimenti diasporici nei quali rientra, sicuramente, la diaspora italiana, che non si è affatto evoluta linearmente tra metropoli e ex-colonie ma, come chiarito in apertura, ha incluso anche quegli italiani che, nell’oltrepassare i confini nazionali, hanno raggiunto luoghi altri (non necessariamente ex-possedimenti imperiali) in cui trovare una ricollocazione per ragioni molto diverse.216 Tale caratteristica, associata alla rimozione degli stessi movimenti esterni e interni ai confini nazionali, ha causato un diffuso disinteresse verso le rappresentazioni dell’altro intese qui, in accordo con Sandra Ponzanesi, anche da una prospettiva differente, ovvero come l’altro rappresenta se stesso e il “noi” dei colonizzatori, portando a una revisione dei rapporti gerarchici tra gli italiani e i soggetti coloniali.217 I meticci, nati in epoca coloniale dalla “mescolanza” tra

211 G. Tomasello, L’Africa tra mito e realtà. Storia della letteratura coloniale italiana, Sellerio, Palermo, 2004, p. 15. 212 E. W. Said, Orientalism, Pantheon Books, New York, 1978.

213

H. K. Bhabha, “The Other Question. Stereotype, Discrimination and the Discourse of Colonialism”, in H.K Bhabha,

The Location of Culture, cit., p. 101.

214 G. Deleuze, F. Guattari, Mille Plateaux, Les Éditions de Minuit, Paris, 1980, trad. it., Mille piani. Capitalismo e Schizofrenia, Castelvecchi, Roma, 2006.

215

Idem, 2006, p. 62.

216 R. Ben Ghiat, “Italy and its Colonies: Introduction”, in P. Poddar, R. S. Patke, L. Jensen, (eds.), A Historical Companion to Postcolonial Literatures – Continental Europe and Its Empires, Edinburgh University Press, Edinburgh,

2008, pp. 264-265.

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dominanti e subalterni, possono essere e purtroppo spesso vengono identificati come l’altro, la cui origine mista determinò uno scompenso nei suddetti rapporti di dominazione. Allo stesso modo, le seconde generazioni di oggi, nate e cresciute su suolo italiano, rimettono in discussione i limiti dell’identità nazionale prospettando, dunque, una ormai inoppugnabile realtà postcoloniale.218

Esse, infatti, sperimentano un’identità particolarmente composita che, per renderla palese anche da un punto di vista linguistico, viene marcata dal trattino, tanto che studiosi come S. Renshon hanno infatti introdotto il concetto di hyphenated identities.219 Si tratta, dunque, di un globale contesto di incertezza in cui la tradizionale antropologia occidentale diventa l’antropologia dell’occidente, che non include più oggetti ma soltanto soggetti storici diversi da definire. Condividendo ancora una volta le riflessioni di Chambers, non si tratta solo di riconoscere le differenze di cui si caratterizza l’epoca postcoloniale e multiculturale con il semplice scopo di mantenere, rispetto a esse, una posizione centrale, quanto piuttosto di penetrare il “terzo spazio” di cui parla Bhabha per imparare a “vivere con, e nelle, differenze”.220

Pertanto, i soggetti contemporanei, oscillando fisicamente e metaforicamente tra passato e presente, memorie e ricordi, rimettono in discussione la loro collocazione identitaria, proprio come Ragusa nel suo memoriale, così da effettuare un movimento “fuori centro”, per usare le parole di Derobertis, che permette a storie, eventi e identità situate ai margini di interrogare il centro. Applicando un tale rovesciamento di prospettiva al contesto italiano, si può affermare che il colonialismo, a lungo collocato marginalmente rispetto alla storia ufficiale e “centrale”, non può più occupare tale posizione quanto, piuttosto, configurarsi come elemento fuori campo capace di fare acquisire la consapevolezza “che la centralità della modernità italiana sta proprio ai suoi margini”.221

È chiaro, quindi, che si tratta di un movimento di confine e sconfinamento capace di mettere in crisi il carattere nazionale che, anche per l’Italia, è chiamato a fare i conti con quanto è avvenuto

218 J. Andall, D. Duncan (eds), op. cit.,, 2005, p. 195.

219 S. Renshon, The Value of a Hyphenated Identity, Centre for Immigration Studies, 2011. É il caso, infatti, della autrici

considerate in questa sede: italo-somala la Scego, italo-afro-americana Kym Ragusa. Inoltre, sulla base delle riflessioni proposte da F. Wah che, nel suo lavoro Diamond Grill, esplora il significato di vivere quotidianamente in una condizione di “mixed-race”, Sneja Gunew definisce così il concetto: “[the] hyphen […] becomes a signifier for the state of in-betweenness. […] sets up the binaries of the East and West which the narrator feels he is forced constantly to negotiate, not only during his own lifetime but through all the generations of his increasingly extended and ‘muddled’ family”, S. Gunew, Haunted Nations. The Colonial Dimension of Multiculturalism, Routledge, London and New York, 2004, p. 102; F. Wah, Diamond Grill, NeWest Press, Edmonton, 1996.

http://cis.org/renshon/value-of-a-hyphenated-identity.

220 I. Chambers, op. cit., p. 146. 221

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entro i confini nazionali successivamente al colonialismo,222 dal momento che – citando ancora Said – “l’intero concetto di identità nazionale deve essere rivisto”223

in considerazione proprio della nuova comunità multiculturale che sta irrompendo dai margini per scardinare l’incontestabilità della cultura dominante. Il nuovo “vento epistemico”, così come lo ha definito Rey Chow,224

ha messo in relazione l’Italia, dagli inizi degli anni ’90, con le prime scritture migranti in italiano, rappresentate da Immigrato di S. Methnani e Io, venditore di elefanti di P. Khouma. Si è detto in precedenza che i primi approcci agli studi postcoloniali sono avvenuti, in Italia, da accademici operanti in ambito anglosassone, ma anche la stessa analisi della produzione letteraria italiana è avvenuta da settori scientifico-disciplinari molto vari (antropologia, sociologia, pedagogia o filosofia) in diverse università italiane che hanno favorito la pubblicazione e diffusione di dibattiti legati non solo al postcoloniale, ma anche agli studi culturali e sulla subalternità. In particolare, l’Università di Bologna ha avuto il merito di riunire diversi studiosi attorno alla rivista Studi Culturali i cui primi e fondamentali prodotti sono stati i volumi di Giuliana Benvenuti225 e Riccardo Bonavita,226 i quali, insieme a Ugo Fracassa,227 hanno proposto proprio una necessità di revisione e rilettura della critica letteraria italiana al fine di inserirla degnamente nel contesto postcoloniale. Essi, infatti, sono intervenuti su un doppio livello: metodologico, operando su quei testi che avevano favorito la diffusione di stereotipi e pratiche colonialiste, così da rileggerli il relazione al contesto istituzionale, culturale e sociale in cui erano nati, ed epistemologico, mettendo al vaglio il ruolo e la posizione del critico nei confronti delle istituzioni e del canone prestabilito.228

222 S. Mezzadra, La condizione postcoloniale. Storia e politica nel presente globale, Ombre Corte, Verona, 2008, pp.

59-60.

223

E. W. Said, Humanism and Democratic Criticism, Columbia University Press, New York, 2004, trad. it. Umanesimo

e critica democratica. Cinque lezioni, Il Saggiatore, Milano, 2007, p. 53.

224 R. Chow, Il sogno di Butterfly. Costellazioni postcoloniali, Meltemi, Roma, 2004, p. 46.

225 G. Benvenuti, Il viaggiatore come autore. L’India nella letteratura italiana del Novecento, Il Mulino, Bologna,

2008.

226 R. Bonavita, Spettri dell’altro. Letteratura e razzismo nell’Italia contemporanea, Il Mulino, Bologna, 2010.

227 U. Fracassa, Patria e lettere. Per una critica della letteratura postcoloniale e migrante in Italia, Giulio Perrone,

Roma, 2012.

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2.4 Letteratura postcoloniale italiana: elementi linguistici nella distinzione