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CAPITOLO VI L’INCONTRO

3.3 L’incontro in Requiem

«La Lisbona di Tabucchi diventa il regno di donne sgraziate e umili […] Risalta la bizzarria fisica di alcuni abitanti: in giro si incontra una gran quantità di stampelle

uomini storpi e acciaccati»105. Nell’introduzione al romanzo appare una lista con i nomi delle persone incontrate dal protagonista in ordine di apparizione. Molti

personaggi non hanno nomi ma vengono considerati in base al lavoro che svolgono

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(il Tassista, il Copista, il Controllore del Treno...). Questo modo di presentare gli

incontri fin dall’introduzione fa pensare ad una pièce teatrale. Il racconto procede

attraverso una varietà discorsiva che mette in risalto un contrasto tra i personaggi

attraverso l’incompatibilità nel linguaggio.

Il primo incontro nel romanzo è con un ragazzo drogato che avvicina l’uomo per

chiedergli i soldi per una dose. La risposta del protagonista stride con il contesto e

nei modi in cui si pone il ragazzo.

Scusi sono un intellettuale borghese pieno di preconcetti, non posso accettare che lei faccia uso di droghe in questo giardino pubblico offrendo un’immagine desolante del suo corpo, scusi ma è contro i miei principi, potrei anche arrivare ad ammettere che si drogasse in casa sua come si faceva una volta, in compagnia di amici colti e intelligenti, ascoltando Mozart o Erik Satie. A proposito, aggiunsi, le piace Erik Satie? Il Ragazzo Drogato mi guardò con aria meravigliata. È un suo amico? [RE 14, 15]

Nel dialogo emerge l’incompatibilità e l’anacronismo dei linguaggi tra il borghese pieno di preconcetti e il drogato. «I due discorsi denotano due realtà incompatibili,

giacché derivano da due visioni del mondo divergenti; l’ironia nasce appunto dall’abisso che li divide, ma essa è però fruibile solo dal lettore»106.

Gli incontri a volte sono ironici e non sense, volti a sottolineare l’assurdità: il

tassista che non conosce i nomi delle vie di Lisbona o il portiere della pensione

Isadora che accetta solo persone accompagnate. Altre volte i discorsi sono costituiti

da luoghi comuni e sottolineano la vacuità degli stessi: Tadeus che a tavola si

dichiara un materialista, ma non dialettico: «mi è sempre piaciuto ravvivare

l’immaginario col materiale, immaginario sì ma con giudizio, anche l’immaginario collettivo, bisogna cantarglielo chiaro al signor Jung, prima dell’immaginario viene

la pappa» [RE 45]. Il Maître della Casa do Alentejo, dopo anni passati a lavorare

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per i ricchi, esibisce «un’evidente coscienza di classe, magari un po’ tarda» [RE 104], e decide di non votare più per il loro partito. Il Controllore del Treno che parla

attraverso frasi fatte e discorsi di circostanza mentre critica tutto ciò che lo circonda:

la spiaggia, il sole che fa venire il cancro alla pelle, le minigonne e l’architettura moderna che lo disgusta.

Parole come immaginario, materialismo, inconscio, anima, presa di coscienza […] proprio per lo status di parole-simbolo inserite in un discorso che non gli appartiene, non essendo “alto”, subiscono un processo di trivializzazione […] e come tali disperdono il flusso del discorso che si mantiene colloquiale e quindi e quindi passa velocemente da un argomento all’altro.107

L’incontro con lo Zoppo della Lotteria, segna il primo contatto del protagonista con la finzione letteraria.

Stavo disteso su una sdraio di tela a leggere un libro che amo molto e ad un certo punto mi sono trovato qui, ah, adesso mi ricordo, era Il libro dell’Inquietudine, lei è lo Zoppo della Lotteria che rompeva inutilmente le scatole a Bernardo Soares, ecco dove l’ho incontrata, in quel libro che stavo leggendo sotto un gelso in una casa di campagna di Azeitão. [RE 17]

La discussione con lo Zoppo della Lotteria verte sull’importanza dell’anima e di come per molti anni non se ne fosse più parlato. «Per tanto tempo nessuno ha più

parlato dell’anima, perlomeno nel decennio dei Quaranta, ora pare che sia tornata di moda un’altra volta la stanno riscoprendo, io non sono cattolico ma credo nell’anima in un senso vitale e collettivo» [RE 18]. Il discorso sull’anima è una argomento che Pessoa nelle sue opere fa trattare spesso al suo eteronimo Bernardo

Soares: «era un impiegato di concetto. Dimesso, umile, privo di anagrafe (a

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differenza degli altri eteronimi che godettero di una biografia), Soares ha una vita

che può sembrare un pallido riflesso della vita del suo creatore» [BP 69].

L’anima di cui Soares parla quasi ossessivamente per tutto il suo libro è dunque uno spazio difficilmente definibile: è ciò che sta fuori dell’Io e che l’Io fa suo, è il mondo esterno che diventa Io. L’anima di cui Soares parla quasi ossessivamente per tutto il suo libro è dunque uno spazio difficilmente definibile: è la Coscienza e l’Inconscio, l’Io, l’Essere e l’Esserci. [BP 70]

Lo Zoppo propone uno scambio di riviste: dall’Esprit passa alla A Bola. «Ma non era interessato all’anima? obiettai. Lo ero, disse lui con rassegnazione, questo è l’ultimo numero dell’abbonamento, ma adesso sto per rientrare nel mio ruolo, sto per trasformarmi in uno Zoppo della Lotteria, mi interessa di più il gol del Benfica»

[RE 18, 19]. Il personaggio-citazione con il quale il protagonista ha conversato in

realtà era Bernardo Soares. Lo Zoppo, finito il discorso sull’anima, riprende il suo

ruolo di venditore di cartelle della lotteria.

L’incontro con lo Zoppo della Lotteria porta il protagonista nella dimensione in cui si svolge il viaggio: un mondo parallelo in cui l’uomo può incontrare il suo passato ma anche i personaggi letterari.

Con lo Zoppo vengono inseriti livelli diversi di riflessione: personaggio letterario doppio richiama al presente testuale il desassosego e le finestre pessoane «che si possono aprire nei due sensi, sul fuori e sul dentro» [BS 7] accentuando lo stato d’inquietudine finora rimasto latente e rendendo manifesta la mescolanza fra sogno e allucinazione.108

L’incontro che spiega la condizione di soglia del protagonista e si dimostra come rivelatore all’interno di un percorso iniziatico, è quello che avviene con la zingara.

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Gli incontri più significativi per il protagonista avvengono tra quelle persone

considerate ai margini della società ma che sono capaci di sentire e vedere oltre. La

zingara e l’indovino indiano infatti sono gli unici in grado di vedere oltre e capire l’interiorità del protagonista. In Notturno indiano, l’incontro con l’indovino rivela al protagonista la sua duplicità e in Requiem la zingara spiega all’uomo dimensione

onirica della sua ricerca.

Questo giorno ti aspetta e tu non puoi sfuggirgli, non puoi sfuggire al tuo destino, sarà un giorno di tribolazione ma anche di purificazione, forse poi sarai in pace con te stesso […]. Vedo che devi far visita ad una persona, disse, ma la casa che vai cercando esiste solo nella tua memoria o nel tuo sogno. [RE 29,30]

La premonizione della donna diventa una rivelazione per il protagonista. Queste

persone, che stanno sulla soglia di un mondo irreale e magico, sono un tramite per

il protagonista.

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