• Non ci sono risultati.

INDUSTRIA IN SENSO STRETTO

Nel documento Consuntivo 2011 (1.3mb) (pagine 125-141)

La struttura del settore. L’industria in senso stretto (estrattiva, manifatturiera, energetica,) dell’Emilia-Romagna si articolava a fine 2011 su quasi 50.000 imprese attive (11,7 per cento del totale del Registro delle imprese) e su un'occupazione valutata, secondo l’indagine sulle forze di lavoro, in circa 539.000 addetti, di cui circa 482.000 alle dipendenze, equivalenti al 27,4 per cento del totale degli occupati (20,4 per cento in Italia).

Figura 7.1 – Produzione industriale dell’Emilia-Romagna. Periodo primo trimestre 1989 – quarto trimestre 2011. Variazioni percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

‐20,0 

‐15,0 

‐10,0 

‐5,0  0,0  5,0  10,0  15,0 

I.89 III.89 I.90 III.90 I.91 III.91 I.92 III.92 I.93 III.93 I.94 III.94 I.95 III.95 I.96 III.96 I.97 III.97 I.98 III.98 I.99 III.99 I.2000 III.2000 I.2001 III.2001 I.2002 III.2002 I.2003 III.2003 I.2004 III.2004 I.2005 III.2005 I.2006 III.2006 I.2007 III.2007 I.2008 III.2008 I.2009 III.2009 I.2010 III.2010 I.2011 III.2011

Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna.

Secondo Prometeia, il valore aggiunto del 2011 è ammontato, a valori correnti, a 30 miliardi e 448 milioni di euro, con un contributo alla formazione del valore aggiunto ai prezzi di base totale, equivalente al 24,6 per cento (19,2 per cento in Italia). Nel 2011 l’export è ammontato a quasi 47 miliardi di euro, equivalenti al 12,9 per cento del totale nazionale.

Un altro connotato del settore è rappresentato dalla forte diffusione delle imprese artigiane. A fine 2011 quelle attive erano 32.476 sulle 347.089 del Paese, prevalentemente concentrate nella fabbricazione e lavorazione di prodotti in metallo (escluse le macchine), alimentari e di prodotti della moda. L’incidenza dell’artigianato sul totale delle imprese è stata del 65,0 per cento, più elevata del valore medio nazionale del 62,2 per cento.

L’evoluzione del reddito. Il valore aggiunto ai prezzi di base del 2011, comprendendo i comparti energetico ed estrattivo, secondo lo scenario di Unioncamere Emilia-Romagna-Prometeia divulgato a fine maggio, è aumentato in termini reali dell’1,6 per cento rispetto al 2010, consolidando l’aumento del 7,5 per cento rilevato nell’anno precedente, che seguiva la pesante flessione del 2009 (-17,3 per cento). Al di là della crescita, l’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna è rimasta abbondantemente al di sotto dei livelli del 2007 (-13,6 per cento), a dimostrazione di come la crisi avviata sul finire del 2008 ed esplosa nel 2009 abbia inciso profondamente sull’output.

Nei tre anni successivi si prevede un calo del valore aggiunto nel 2012 (-3,0 per cento) e una nuova risalita nei due anni successivi, ma nemmeno nel 2014 si riuscirà a tornare, quanto meno, al livello del 2007 (-11,7 per cento).

L’andamento congiunturale. Nel 2011 le indagini congiunturali condotte dal sistema camerale nelle imprese fino a 500 dipendenti hanno registrato un bilancio positivo, anche se non sono mancati segnali di rallentamento nell’ultimo scorcio dell’anno, che rischiano di preludere a una nuova fase negativa, che non dovrebbe tuttavia avere l’intensità del 2009. Secondo l’indagine della Banca d’Italia relativa alle imprese manifatturiere con almeno 20 addetti, il 64 per cento di esse ha chiuso il 2011 in utile (70 per cento nel 2010), a fronte di circa un quinto che ha invece riportato una perdita.

La produzione è apparsa in crescita fino all’estate, per poi scendere leggermente negli ultimi tre mesi. Le variazioni trimestrali sono state riassunte da un incremento medio annuo dell’1,9 per cento rispetto all’anno precedente (+1,4 per cento in Italia), in leggera accelerazione rispetto alla crescita riscontrata nel 2010 (+1,7 per cento). Gli aumenti produttivi del biennio 2010-2011 hanno tuttavia recuperato solo parte delle diminuzioni dell’1,5 e 14,1 per cento rilevate rispettivamente nel biennio 2008-2009.

La crescita della produzione è stata essenzialmente determinata dall’industria metalmeccanica. Il comparto dei metalli, che comprende larghi strati della subfornitura, ha registrato un aumento del 3,7 per cento, e praticamente della stessa entità è stato l’incremento delle industrie della meccanica, elettricità e mezzi di trasporto (+3,4 per cento). In una fase di crescita degli scambi internazionali, il settore metalmeccanico si è trovato più avvantaggiato in virtù della spiccata propensione al commercio estero. L’industria alimentare ha registrato un moderato aumento (+0,8 per cento), che ha confermato l’aciclicità del settore. Nel 2009 riuscì a limitare i danni, registrando un calo della produzione pari ad appena l’1,1 per cento. In questo ambito sono da sottolineare il calo dell’1,9 per cento della produzione di prosciutto di Parma e l’incremento del 6,4 per cento di quella del Parmigiano Reggiano relativamente alle province di Bologna, Modena, Parma e Reggio Emilia, arrivata al livello massimo degli ultimi vent’anni.

Nei rimanenti settori è emersa una situazione di segno negativo. L’eterogeneo gruppo delle “altre industrie” che comprende, fra gli altri, i comparti ceramico, chimico, carta-stampa-editoria e gomma-materie plastiche, ha registrato un calo della produzione dello 0,4 per cento rispetto al 2010, e sulla stessa linea si sono collocate le industrie della moda (-0,5 per cento), che hanno consolidato la fase negativa in atto dal 2007. Dall’andamento negativo delle “altre industrie” si è distinta la produzione di piastrelle, le cui unità produttive sono concentrate nelle province di Modena e Reggio Emilia. Secondo dati provvisori di Confindustria Ceramica, la produzione si è attestata intorno ai 400 milioni di metri quadrati, superando di circa il 3 per cento il quantitativo del 2010. Il contributo della domanda estera è apparso moderatamente positivo. L’export di “materiali da costruzione in terracotta”, che comprende le piastrelle per pavimenti e rivestimenti, nel 2011 è ammontato a circa 1 miliardo e 734 milioni di euro, con un aumento dell’1,7 per cento rispetto al 2010 e del 3,7 per cento nei confronti del 2009. Resta tuttavia solo un parziale recupero rispetto alla caduta rilevata nel 2009 a causa della crisi. Se si esegue il confronto con il 2008 emerge una flessione del 12,4 per cento. Le esportazioni di piastrelle rappresentano il 5,8 per cento di quelle totali regionali, ma oltre il 90 di quelle nazionali del comparto.

La diminuzione produttiva più accentuata è stata riscontrata nel settore del legno e mobili (-3,1 per cento) e a questa situazione non è stata estranea la crisi dell’edilizia, dato che nel campione sono numerose le imprese impegnate nella produzione di serramenti, infissi, ecc. per l’edilizia.

Sotto l’aspetto della dimensione, la crescita produttiva ha toccato tutte le classi, con una intensità che è apparsa direttamente proporzionale alla grandezza delle imprese.

La piccola dimensione, fino a nove dipendenti, ha chiuso il 2011 con un aumento assai moderato (+0,4 per cento), dopo tre anni caratterizzati da diminuzioni che hanno avuto il loro culmine nel 2009 (-14,7 per cento). La pronunciata flessione dell’output rilevata nel triennio 2008-2010 è stata recuperata in minima parte e questa situazione di basso profilo può essere in parte imputata alla

scarsa apertura al commercio estero, e quindi dalle minori opportunità offerte dalla crescita degli scambi internazionali. La media impresa, da dieci a quarantanove dipendenti, ha chiuso il 2011 con un bilancio produttivo positivo meglio intonato. L’aumento dell’1,8 per cento si è sommato alla crescita dell’1,1 per cento rilevata nel 2010, ma anche in questo caso occorre sottolineare che è stata recuperata solo parte della flessione del 16,6 per cento registrata nel 2009. Le grandi imprese da 50 a 500 dipendenti hanno colto maggiormente le opportunità venute dalla ripresa degli scambi internazionali, in virtù della elevata propensione al commercio estero. Il 2011 si è chiuso con una crescita della produzione pari al 2,5 per cento, che si è aggiunta all’incremento del 2,9 per cento del 2010. Rispetto alle altre classi dimensionali, le imprese più strutturate hanno mostrato un recupero più sostenuto nei riguardi della pesante flessione patita nel 2009 pari al 12,4 per cento.

Tavola 7.1 – Industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna. Variazioni percentuali rispetto all’anno precedente.

Mesi di produzione

Ordinativi Ordinativi assicurati

Produzione Fatturato totali esteri Esportazioni dal portaf.

Anni Var.% su Var.% Var.% su Var.% su Var.% ordini

anno preced. anno preced. anno preced. anno preced. anno preced. (mesi)

2003 -1,6 -1,9 -2,1 - -0,3 3,1

2004 -0,5 -0,4 -0,5 - 1,3 3,2

2005 -0,9 -0,5 -0,8 - 1,0 3,2

2006 2,3 2,7 2,5 - 3,4 3,3

2007 2,1 2,2 2,1 - 3,5 3,8

2008 -1,5 -1,0 -1,9 - 1,3 3,5

2009 -14,1 -14,3 -14,4 - -7,9 1,8

2010 1,7 1,8 2,0 - 2,9 2,4

2011 1,9 1,9 1,4 3,1 3,4 2,1

Fonte: Indagine congiunturale del sistema camerale. Imprese fino a 500 dipendenti.

Alla crescita produttiva si è associato un analogo andamento del fatturato, che è aumentato dell’1,9 per cento rispetto all’anno precedente (+2,6 per cento in Italia), replicando nella sostanza l’andamento del 2010 (+1,8 per cento). Anche in questo caso occorre sottolineare che gli aumenti del biennio 2010-2011 hanno recuperato solo parzialmente rispetto alla straordinaria flessione riscontrata nel 2009 (-14,3 per cento).

Come osservato per la produzione, le vendite sono apparse in crescita fino all’estate per poi avvitarsi negli ultimi tre mesi (-0,1 per cento). La diminuzione è di entità assai modesta, ma essendo espressa a prezzi correnti ha sottinteso un calo reale abbastanza pronunciato, se si considera che nell’ultimo trimestre del 2011 i prezzi industriali alla produzione rilevati dall’Istat sono aumentati mediamente del 4,2 per cento rispetto all’analogo periodo del 2010.

Sotto l’aspetto settoriale, vale esattamente quanto osservato per la produzione. Gli aumenti relativamente più ampi del fatturato hanno riguardato le imprese del composito settore metalmeccanico. Nelle industrie dei metalli, nelle quali è assai diffusa la subfornitura, è stato registrato l’incremento su base annua più sostenuto (+3,5 per cento), che si è sommato alla crescita del 3,3 per cento riscontrata nel 2010. Le industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto hanno evidenziato un aumento del 3,1 per cento, in leggera accelerazione rispetto alla crescita del 2,9 per cento rilevata nel 2010. Le industrie alimentari hanno confermato la propria aciclicità, evidenziando un incremento del fatturato sostanzialmente contenuto (+1,1 per cento), che è tuttavia apparso in recupero rispetto alla situazione di basso profilo del 2010 (-0,2 per cento). Nei rimanenti ambiti settoriali, spicca la diminuzione dell’1,7 per cento delle industrie del legno e mobili, dopo la sostanziale stazionarietà del 2010 (+0,3 per cento). Il sistema moda ha accusato una nuova, seppure contenuta, diminuzione (-0,2 per cento), confermando le difficoltà in atto dal 2007. Nelle ”altre

industrie” l’andamento del fatturato ha ricalcato quanto osservato per la produzione, con un decremento dello 0,2 per cento, che ha riprodotto nella sostanza la situazione di basso profilo emersa nel 2010 (+0,7 per cento).

Tavola 7.2 – Produzione dei settori dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna. Variazione percentuale sull’anno precedente. Periodo 2003 – 2011.

Tessili, Meccaniche, Totale

Alimentari abbiglia- elettriche Altre industria

Industrie dei e mento Legno e mezzi di industrie in senso

Anni metalli bevande cuoio, calzature e mobili trasporto manifattur. stretto

2003 -3,0 0,2 -6,9 -0,9 -0,8 -0,3 -1,6

2004 0,5 -0,7 -7,2 3,5 0,3 -0,1 -0,5

2005 -1,6 -0,4 -5,4 -0,6 0,8 -1,0 -0,9

2006 4,3 1,2 1,1 -0,4 2,5 1,5 2,3

2007 2,7 1,2 -0,6 0,6 3,6 0,9 2,1

2008 -2,5 0,8 -3,5 -2,6 -0,5 -2,6 -1,5

2009 -23,7 -1,1 -11,4 -13,9 -15,1 -11,6 -14,1

2010 2,7 -0,4 -2,2 0,4 3,1 0,8 1,7

2011 3,7 0,8 -0,5 -3,1 3,4 -0,4 1,9

Fonte: Indagine congiunturale del sistema camerale. Imprese fino a 500 dipendenti.

L’evoluzione del fatturato per dimensione d’impresa ha ricalcato l’andamento descritto precedentemente in merito alla produzione. L’intensità della crescita delle vendite è risultata direttamente proporzionale alla dimensione delle imprese. Quelle piccole fino a 9 dipendenti hanno registrato un aumento del fatturato piuttosto modesto (+0,7 per cento), ma che ha tuttavia interrotto la serie negativa emersa nel triennio 2008-2010, culminata nella pesante flessione del 14,1 per cento del 2009. Le medie imprese, da 10 a 49 dipendenti, hanno accresciuto il proprio fatturato in misura un po’ più sostenuta rispetto alle piccole imprese (+1,8 per cento), accelerando nei confronti del 2010 (+1,2 per cento). Anche in questo caso occorre tuttavia sottolineare che siamo di fronte a un parziale recupero della flessione del 15,5 per cento accusata nel 2009. Nelle imprese da 50 a 500 dipendenti è stata rilevata la crescita più sostenuta del fatturato, pari al 2,3 per cento, che ha consolidato l’aumento del 2,8 per cento registrato nel 2010. In questo caso le imprese più strutturate hanno evidenziato un recupero più sostenuto nei confronti della flessione accusata nel 2009 pari al 13,6 per cento.

Un ulteriore contributo all’analisi dell’evoluzione del fatturato viene dall’indagine congiunturale dell’Osservatorio sulle micro e piccole imprese “Trender”. Sotto questo aspetto il fatturato totale dell’industria manifatturiera è apparso in crescita del 6,9 per cento, consolidando l’aumento del 7,4 per cento riscontrato nel 2010, dopo la pesante flessione che aveva contraddistinto il 2009 (-22,0 per cento). E’ emersa in sostanza una tendenza decisamente meglio intonata rispetto a quanto indicato dall’indagine del sistema camerale. Le analogie hanno riguardato l’intensità della crescita, che è andata rallentando nel corso dei mesi, fino ad arrivare all’aumento prossimo allo zero dell’ultimo trimestre. Anche Trender ha evidenziato la vivacità dell’export, cresciuto del 20,5 per cento, a fronte dell’aumento del 6,5 per cento del mercato interno.

L’indagine svolta dalla Banca d’Italia su un campione di imprese manifatturiere con almeno 20 addetti ha registrato una tendenza espansiva, in linea con quanto emerso dall’indagine congiunturale del sistema camerale. Nel 2011 il fatturato è cresciuto dell’8,1 per cento in termini nominali, in misura più accentuata rispetto agli incrementi registrati nel Nord Est (+7,0 per cento) e in Italia (+7,6 per cento). L’incremento è stato più intenso per le imprese esportatrici e per quelle di maggiori dimensioni, mentre la quota di export sul fatturato si è attestata al 42 per cento circa, in crescita sia rispetto al 2010 (37 per cento) che al 2009 (32 per cento).

Alla crescita di produzione e vendite non è stata estranea la domanda. Il 2011 si è chiuso con un incremento degli ordini complessivi pari all’1,4 per cento (+1,2 per cento nel Paese), in rallentamento rispetto all’evoluzione del 2010 (+2,0 per cento). La frenata della domanda è da attribuire al basso profilo della seconda metà del 2011. Nel terzo trimestre la crescita si è arrestata, per divenire negativa negli ultimi tre (-0,7 per cento), comportando per la seconda metà dell’anno un calo dello 0,3 per cento rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, a fronte dell’incremento del 3,1 per cento rilevato nel primo semestre. Questa situazione è coincisa con le turbolenze finanziarie avviate dall’estate e ha avuto come effetto la stasi di produzione e vendite degli ultimi tre mesi, descritta precedentemente.

L’andamento settoriale ha riproposto nella sostanza quanto commentato in merito a produzione e fatturato. Anche in questo caso l’andamento meglio intonato è venuto dalle industrie legate al metalmeccanico, che sono quelle più orientate al commercio estero. La crescita annuale più sostenuta, pari al 3,3 per cento, è venuta dalle industrie dei metalli, che comprendono buona parte delle lavorazioni meccaniche in subfornitura, seguite a ruota da quelle meccaniche, elettriche e mezzi di trasporto (+2,4 per cento). Negli altri ambiti settoriali, le industrie alimentari hanno nuovamente confermato la loro “impermeabilità” ai cicli sia positivi che negativi, evidenziando una crescita contenuta (+0,4 per cento), che ha parzialmente recuperato sulla diminuzione dello 0,9 per cento riscontrata nel 2010. Le industrie della moda hanno accusato una diminuzione dell’1,0 per cento, che ha consolidato la fase negativa che perdura dal 2007. Il settore del legno e mobile in legno ha accusato il calo più sostenuto (-3,3 per cento), dopo la crescita zero registrata nel 2010.

Come descritto precedentemente, la crisi dell’industria delle costruzioni, in un settore dove sono presenti numerose imprese dedite alla produzione di serramenti, infissi, ecc. per l’edilizia, è alla base di questa situazione. L’eterogeneo gruppo delle “altre industrie” che comprendono, tra gli altri, i comparti ceramico, chimico, carta-stampa-editoria e gomma-materie plastiche, ha visto scendere gli ordinativi dello 0,3 per cento, in contro tendenza rispetto all’aumento dell’1,3 per cento del 2010.

In termini di classi dimensionali, ci si riallaccia a quanto osservato per produzione e fatturato, nel senso che l’intensità della crescita degli ordini è risultata direttamente proporzionale alla dimensione delle imprese. Le piccole imprese, da 1 a 9 dipendenti, hanno evidenziato un aumento prossimo allo zero (+0,2 per cento). In una fase di crescita della domanda internazionale, la scarsa propensione all’export tipica della piccola impresa diventa uno svantaggio, acuito dal basso profilo, come vedremo più avanti, del mercato interno. Nelle medie imprese da 10 a 49 dipendenti la situazione è apparsa relativamente meglio disposta (+1,1 per cento), ma in rallentamento rispetto alla crescita rilevata nel 2010 (+1,6 per cento), che seguiva la caduta degli ordini, prossima al 17 per cento, riscontrata nel 2009. Le grandi imprese, da 50 a 500 dipendenti, che sono quelle maggiormente orientate al commercio estero, hanno colto le opportunità offerte dalla crescita degli scambi internazionali, registrando l’incremento più sostenuto (+2,0 per cento), ma anche in questo caso c’è stata una frenata rispetto alla crescita del 3,1 per cento rilevata nel 2010.

In un contesto di crescita del commercio internazionale, gli ordini dall’estero (la variabile è stata introdotta nel 2011) sono cresciuti del 3,1 per cento, a fronte dell’aumento dell’1,4 per cento degli ordini totali. Ne discende che la domanda interna ha avuto un ruolo di basso profilo nella crescita della domanda, soprattutto nella seconda metà del 2011.

Tra i settori sono state le industrie metalmeccaniche a registrare gli aumenti più sostenuti: +4,8 per cento le industrie dei metalli; +3,8 per cento le industrie meccaniche, elettriche e mezzi di trasporto.

Anche il settore alimentare ha beneficiato di una domanda abbastanza sostenuta (+3,3 per cento), mentre nelle “altre industrie” c’è stata una crescita più contenuta (+0,5 per cento). Nelle industrie della moda non c’è stata alcuna variazione, mentre nel legno e mobili in legno è emerso un andamento di segno negativo (-2,9 per cento), a conferma di un 2011 piuttosto difficile anche sotto l’aspetto della domanda estera.

Tra le classi dimensionali, è stata registrata una situazione abbastanza equilibrata nel senso che non ci sono state grandi differenze nell’entità della crescita, che è stata compresa tra il +2,4 per cento delle piccole imprese fino a 9 dipendenti e il +3,2 per cento di quelle tra 50 e 500 dipendenti.

Alla buona disposizione degli ordini dall’estero si è associato un analogo andamento dell’export, che è risultato il maggiore sostegno dell’attività industriale della regione. Alla crescita del 2,9 per cento riscontrata nel 2010, è seguito un aumento del 3,4 per cento. L’andamento migliore è stato riscontrato nel secondo trimestre, caratterizzato da un aumento tendenziale prossimo al 6 per cento.

Dall’estate la corsa delle vendite all’estero è apparsa più lenta, fino ad arrivare alla crescita minima dell’1,9 per cento degli ultimi tre mesi. In Italia, secondo l’indagine del sistema camerale, l’incremento dell’export è risultato più sostenuto (+5,0 per cento), in accelerazione rispetto all’evoluzione del 2010 (+2,7 per cento).

In ambito settoriale, tutti i settori, chi più chi meno, hanno contribuito alla crescita generale delle esportazioni. Gli aumenti più sostenuti hanno nuovamente riguardato le industrie legate al sistema metalmeccanico, che sono quelle, e ci ripetiamo, più orientate al commercio estero. Quello più elevato ha riguardato le industrie dei metalli, che comprendono le lavorazioni meccaniche in subfornitura (+4,8 per cento), davanti alle industrie meccaniche, elettriche e mezzi di trasporto (+4,5 per cento). Negli altri ambiti settoriali è da sottolineare la buona intonazione del settore alimentare (+3,4 per cento), mentre il sistema moda, con un aumento dell’1,2 per cento, ha in pratica replicato l’andamento del 2010. Nelle industrie del legno e mobili e nell’eterogeneo gruppo delle “altre industrie” gli incrementi non sono andati oltre l’1 per cento.

Tutte le classi dimensionali hanno concorso all’aumento generale dell’export.

Quello più intenso, pari al 3,7 per cento, ha riguardato le imprese strutturalmente più orientate al commercio estero, da 50 a 500 dipendenti, che erano quelle che nel 2009 avevano maggiormente risentito della caduta del commercio internazionale. Nelle piccole imprese, da 1 a 9 dipendenti, è stata registrata la crescita più contenuta (+2,5 per cento), che è tuttavia apparsa in accelerazione rispetto all’andamento di basso profilo del 2010 (+0,8 per cento). Nelle medie imprese, da 10 a 49 dipendenti, il 2011 si è chiuso con una crescita del 3,2 per cento delle vendite all’estero e anche in questo caso c’è stato un miglioramento rispetto all’evoluzione del 2010 (+1,9 per cento). Giova sottolineare che le crescite rilevate nel biennio 2010-2011 hanno parzialmente recuperato sulla flessione del 2009, in misura tuttavia più ampia rispetto a quanto osservato per produzione, fatturato e ordini.

Le vendite all'estero dell’industria in senso stretto desunte dai dati Istat, pari a quasi 47 miliardi di euro – i dati si riferiscono all’universo delle imprese - sono apparse in crescita (+13,5 per cento), riuscendo a tornare anche al di sopra del 2008 (+1,0 per cento), prima che la crisi si manifestasse in tutta la sua evidenza. Nel solo ambito metalmeccanico, che ha rappresentato circa il 57 per cento del totale dell’export, la crescita è salita al 16,7 per cento. In questo ambito, l’unica nota stonata è venuta dalle esportazioni di computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (-1,9 per cento), mentre è da sottolineare la performance del comparto più importante, rappresentato dalle macchine e apparecchi meccanici, cioè beni ad elevato contenuto tecnologico, il cui export è aumentato del 20,9 per cento, arrivando a circa 14 miliardi e 726 milioni di euro. Nei prodotti alimentari-bevande e della moda gli aumenti si sono attestati rispettivamente all’11,9 e 15,2 per cento. Hanno invece segnato un po’ il passo gli “altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi”, nei quali è compreso il comparto ceramico (+0,5 per cento). Non è mancata qualche nota negativa come nel caso delle industrie del legno e prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili); articoli in paglia e materiali da intreccio (-5,8 per cento) e dei prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-1,6 per cento).

Il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini è risultato di circa due mesi, in leggero calo rispetto al 2010. Prima della crisi del 2009 si avevano livelli stabilmente al di sopra dei tre mesi. In Italia è stato registrato lo stesso valore dell’Emilia-Romagna e anche in questo caso si è rimasti al di sotto dei livelli precedenti la crisi.

L’occupazione.

L’indagine sulle forze di lavoro. La crescita produttiva che ha caratterizzato i primi nove mesi del 2011 ha avuto effetti positivi sull’occupazione.

L’indagine sulle forze di lavoro. La crescita produttiva che ha caratterizzato i primi nove mesi del 2011 ha avuto effetti positivi sull’occupazione.

Nel documento Consuntivo 2011 (1.3mb) (pagine 125-141)

Documenti correlati