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INGIUSTE ACCUSE CONTRO LA PRUSSIA *

Movimento democratico e propaganda mazziniana in Sardegna all’indomani della «fusione».

INGIUSTE ACCUSE CONTRO LA PRUSSIA *

Ei pare che nella Nazione la quale nel suo turno di grandezza ha il pri- mato fra le altre, si voglia ad ogni costo sempre veder congiunta quell’altie- rezza, e spesso anche quel dispotico operare che suol derivare dalla convin- zione della propria potenza anche quando i fatti dimostrano che questa poten- za solo si fa servire o per farsi rispettare, o per assicurarsi la posizione acqui- stata, talvolta anche per voler far progredire la società con quei mezzi che senza sconvolgerla e lasciare il germe di nuove e future perturbazioni sono atti ad assicurare la libertà, ed a preparare le basi per l’intiera emancipazione della coscienza umana.

Ciò si attaglia perfettamente al predominio che oggi ha acquistato la Prus- sia: cessato lo stordimento prodotto dalle sue vittorie, alla sorpresa succede quel rancore, quell’invidia contro tutto che primeggia.

La Prussia oggi abuserebbe della sua potenza contro gli Alsaziani ed i Lo- renesi, esercitando quel potere opprimente che prima esercitava l’Austria sull’Italia, quel potere che va a colpire nel più profondo del cuore il senti- mento di popolazioni conquistate, e che soggiacciono per forza alla volontà ed al capriccio del vincitore il quale rese il diritto d’opzione quasi impossibile nel suo esercizio.

A danno poi dello Schleswig settentrionale danese scorderebbe la Prussia le clausole che formavano il famoso articolo 5 del trattato di Praga e che la- sciavano alle provincie di quei distretti libero il voto per nuovamente riunirsi alla Danimarca; infine si mostrerebbe la Prussia anche spietata rispetto al sentimento polacco in Posnania.

È sempre, a parer nostro, il bisogno di intravedere nel potente, anche quando, caso veramente straordinario, sappia moderare l’uso delle sue forze con regolato criterio, la mira di tutto far sentire la sua prevalenza.

Quale sentimento infatti va la Prussia a colpire nelle popolazioni del- l’Alsazia e della Lorena?

Possono queste due provincie paragonare l’attuale loro condizione a quella che avevano le provincie Lombarda e Veneta rispetto all’Austria?

Minacciata di continuo, provocata, la Prussia accetta il guanto che le gitta

la Francia e vince, ma vincendo e conquistando quelle provincie fa forse a brani la nazionalità francese? lacera i principii che la costituiscono e la ce- mentano? va contro la comunanza di lingue, di genii, di tendenze, di bisogni, d’inveterate tradizioni, e quel che più, va contro quella comunanza che deriva dalla naturale continuità di territori non interrotta da monti, da mare o da altre naturali frontiere? Nulla di tutto ciò. Essa sfidata riconquista paesi che col trattato di Vestfaglia furono venduti alla Francia per un mucchio d’oro; così assicura meglio l’incolumità dello Stato; e in ciò è nella sfera legittima dei suoi diritti, perocché se è pienamente giustificata, anzi imposta dal ben inteso regime di uno Stato la politica difensiva quando è aggredito, è altresì giustifi- cata la politica assicurativa, come la chiama il nostro Gian-Domenico, quan- do si è sempre sotto la continua minaccia dell’aggressione.

Coll’occupazione quindi delle due provincie la Prussia non vessa, non opprime, non conculca legittimi sentimenti nazionali, perché tali non possono chiamarsi le artificiali tendenze e simpatie che gli Alsaziani e Lorenesi hanno ora verso la Francia. La comunanza di governo per più di due secoli ed i rap- porti ed interessi che questa comunanza di necessità crea, può dar luogo col cessare, a momentanei spostamenti, a perturbazioni, squilibri, come a mo- mentanei malumori, che dopo vent’anni però saranno già dimenticati e che la nuova generazione risentirà punto; ciò che altrimenti succede quando la natu- ra ha inalzato fra paesi e paesi quelle barriere che, né il tempo, né altra forza umana può abbattere. Che diremo poi delle accuse contro la Prussia provo- cate da uno dei principali organi della stampa danese, il “Dagbladt”, il quale fa come una minaccia contro la Germania e dichiara a nome del popolo Da- nese che benedirà come amica qualunque potenza che sguaini la spada per distruggere l’unità della Germania? È sempre l’opera invisa a certi governi che si tenta di distruggere, l’opera delle nazionalità che si sono costituite ed in ciò il giornale danese si associa alle mire ed alle tendenze della Francia i di cui giornali perciò fanno eco alle parole del “Dagbladt”.

A riguardo poi della condotta che esercita la Prussia in Posnania, prima di lanciare l’accusa sarebbe necessaria un’inchiesta per accertare se il senti- mento polacco in Posnania in ciò che specialmente riguarda lo sviluppo mo- rale, la maggior coltura, il progresso industriale e commerciale non abbia meglio che scapitato, risentito vantaggio dalle idee che vi ha portato una na- zione così colta ed attiva come è la Tedesca.

Quel che resta accertato è il trionfo delle idee che va sempre assicurando a tutto il mondo la Germania; vediamo infatti che mentre in Francia si tende a ritornare ai tempi dell’infelice Carnesechi, autorizzando il Governo della Re- pubblica un processo contro il pastore protestante Steeg alle assise di Bor- deaux, per aver negato la presenza reale di Dio nel sacramento dell’Euca- ristia, in Prussia il governo permette che il Vice Prefetto di Colonia prenda

parte al congresso dei Vecchi cattolici ed ordina la soppressione della data- zione temporale del vescovo d’Ermeland, come ci annunzia anche il tele- gramma che oggi pubblichiamo.

Ecco il lavorio incessante che condurrà, come di sopra abbiamo detto, alla perfetta emancipazione della coscienza umana, alla separazione da Roma pa- pale per quanto questa voleva non solamente influire sullo stato Italiano, ma anche pesare sui destini delle altre nazioni, aggiogandole al dogma di un po- tere infallibile.

È là dunque che dobbiamo ammirare il gran focolare da dove parte la be- nefica luce, che se oggi illumina direttamente il culmine dell’edificio sociale, per riflessione, un barlume dei suoi raggi giunge anche alla base.

E questo lavorio produrrà tanto più buoni risultati, perché si opera lenta- mente, senza ricorrere ad atti crudeli e feroci che fecero tanto pregiudizio alla rivoluzione francese e dei quali rimarrà sempre il germe per future e nuove rappresaglie cui lasciano sempre l’addentellato gli eccessi da qualunque luo- go essi partano. Sono tradizioni che si tramandano fino ai più tardi nepoti i quali non riconosceranno più la bontà della causa, che comparisce sempre agli occhi del mondo intrisa di sangue innocente. Ed innocente non solo, ma chiamato era il padre del popolo, il più sincero patriota, l’apostolo della li- bertà e della filosofia il duca di La Rochefoucauld, il quale arrestato nello scorso secolo per ordine dei proconsoli dell’Hotel de Ville fu per istrada as- sassinato.

Orbene i dispacci arrivatici lo scorso sabato ci annunciano che un duca di La Rochefoucauld stigmatizzò, con altri del suo conio, gl’indirizzi di consi- glieri generali repubblicani a Thiers ed accusò lo stesso Thiers di violare il patto di Bordeaux.

È il lievito delle vendette che agirà sempre in Francia a danno della liber- tà, perché questa allorché scapestrò fece a migliaia e migliaia delle vittime.

A noi garbano punto queste vertigini alle quali per ciò stesso è condannata una nazione, e che la fanno perciò cadere in tutti gli eccessi; dovendosi questi a ragione lamentare sempre, sia che abbiano per risultato il petrolio, a tutte le ire di una scomposta plebe, sia che si manifestino con processi contro la li- bertà di coscienza o con spiegate e replicate manifestazioni di simpatia per puntellare un vecchio edificio a danno di un popolo che finalmente ha acqui- stato la sua nazionalità.

Dal canto nostro, qualunque sieno le parole melliflue all’indirizzo d’Italia, pronunciate dal signor Thiers, e che oggi ci comunica il telegramma di Parigi, noi saremo sempre per quella nazione la quale esercita il suo primato, assicu- rando a se stessa ed alle altre la propria incolumità ed attuando i mezzi che possono fortificare le basi di una vera, ben intesa libertà e della piena eman- cipazione della coscienza umana.

IX