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Inizia con la sessione del 30 Messidoro (18 luglio) la serie di sei sedute, che ha come ODG Se le Arti debbano essere libere o no che si concluderà con la sessione del 5 Termidoro ( 23 luglio)

I LAVORI DELLE SESSIONI

2.2 I temi degli ordini del giorno

2.2.27 Inizia con la sessione del 30 Messidoro (18 luglio) la serie di sei sedute, che ha come ODG Se le Arti debbano essere libere o no che si concluderà con la sessione del 5 Termidoro ( 23 luglio)

La prima domanda che ci si pone è: come mai si dedicano ben sei sessioni ad un argomento che, apparentemente, non sembra coerente con gli scopi della Società? La cosa sembra ancora più strana in quanto il tema delle Arti sembra essere portato in sessione della Municipalità soltanto il 23 luglio, cioè lo stesso giorno in cui si conclude il dibattito in Società.

Nella sessione del 18 il cittadino Dal Fabbro inizia a parlare sulle Arti ed espone “i disordini cagionati dalla negligenza del passato governo nell’Arte de’ Libraj, la quale era diretta dal dispotismo d’alcuni pochi coll’esclusione di tutti gli altri”93.

Il cittadino De Matia parla di come sia “pernicioso lo svincolar le Arti da ogni legame, specialmente nelle circostanze presenti”94. Per molti cittadini essere privati dell’esclusiva dell’Arte era spogliarli di ogni proprietà. Questa libertà la vede particolarmente svantaggiosa per l’Arte degli Specchieri, Perleri, e Margheriteri che hanno carenza di lavoro e che erano costretti a mendicare nelle strade “e

90 Ottolenghi , Il Governo Democratico di Venezia e l’abolizione del Ghetto, p. 14.

91 Si veda: Prospetto delle sessioni della Società d’Istruzione Pubblica di Venezia, p.93-96.

92 Ibidem.

93 Si veda: Prospetto delle sessioni della Società d’Istruzione Pubblica di Venezia, p. 127-130.

94 Ibidem

lo farebbero ancora, se le caritatevoli cure della Provvisoria Municipalità non ne avessero collocata una gran parte all’Arsenale”95. Approfondisce poi l’argomento invitando a studiare misure atte a far risorgere le Arti ed il Commercio, evitando di far entrare persone inesperte, regolamentando l’apprendistato ed altre misure tecniche.

La sessione si chiude senza dibattito, anche perché, come abbiamo visto accadere spesso, l’ordine del giorno è posposto ad altro più contingente.

La sessione del 19 luglio, poi, è dedicata a tutt’altro e si riprende l’argomento, con le usuali modalità in quella del 20 luglio. A questa interviene per primo il cittadino il Cittadino Bonis, Artiere, richiamando la sua memoria in proposito al Comitato Istruzione durante la sessione del 13 Luglio96, nella quale l’ODG era libero. Nella stessa sessione aveva preso la parola anche il cittadino Paolo Pisani97. Il cittadino Bonis risponde alle obiezioni che si fanno alla proposte di togliere gli “inviamenti” dicendo che “l’interesse generale della Società deve sempre preferirsi agli interessi particolari. Libertà delle Arti, unico sollievo de’ bisognosi, ed unico eccitamento all’industria”98

Il cittadino Molinari espone una lunga dissertazione sul problema della liberalizzazione delle Arti. Inizia con il dividerle in tre classi: “Arti di vittuarie, Arti d’industria necessarie agli interni usi, e costumi, Arti che comprendono viste di commercio”99.

Dice che le prime devono essere libere perché dalla concorrenza si possono trarre molti vantaggi, però comunque con alcune regole, per evitare gli abusi. Tra queste la regola della distanza e l’esame “de’ Capi e de’ Periti dell’Arte”.

Obiezione del Cittadino Pietro Manin, presentata anche alla Municipalità, perché gli inviamenti sono calcolati in un milione e settantamila ducati e senza questi molti cadrebbero in miseria.

Risponde polemicamente il Molinari dicendo “ch’essendo assunta la Nazione la responsabilità d’un

deficit di 44 milioni prodotto dagli indegni abusi del passato Governo, vorrà assumersi pur questo

95Ibidem

96 In quell’ intervento il Bonis aveva sollecitato delle riflessioni sui danni provocati dai regolamenti in vigore come, ad esempio quello che impedisce di aprire una nuova bottega se non ad una certa distanza da una esistente. Propose anche che le varie Arti acquistassero gli ‘inviamenti’ delle Botteghe e dei Negozi che poi venissero divisi equamente tra coloro che vogliono aprire nuovi esercizi. Aveva anche suggerito che “s’eccitassero i Gastaldi ed i principali artisti ad esporre i disordini, che regnano nell’esercizio dell’arte loro”.

97Il Pisani ” fece vedere che le ristrezioni, le corporazioni, le discipline sono fatalissime alle Arti traendone le prove da vari principj delle diversità degli ingegni, e della inclinazione degli uomini i quali devono essere sempre liberi d’applicarlo a ciò che loro aggrada. Disse questi essere barbari metodi della tirannica Aristocrazia, e suggerì che si dovesse eleggere una commissione perché versasse su questo punto importante, e presentasse i suoi lumi al Governo”.

98 Si veda: Prospetto delle sessioni della Società d’Istruzione Pubblica di Venezia, p. 135-138.

99 Ibidem.

peso per sollievo della Popolazione, il quale (peso) forse potea risultare minore da un calcolo più esatto”100.

Per le Arti della seconda classe il Molinari pensa che tutto debba restare come è adesso. Parla del pericolo di “abolire ad un tratto tutte le antiche istituzioni, essendo gli uomini attaccati assai agli antichi usi, e alle antiche abitudini”101. Dice che anche la Libertà si deve saper adattare alle circostanze, ma che però si devono “incoraggiare i talenti, e premiarsi quando han fatto nuove scoperte, o hanno perfezionato un lavoro, aggregandoli subito a quell’Arte, che è stata l’oggetto delle loro contemplazioni”102.

Giustifica anche la divisione in classi delle Arti per un “più pronto conoscimento de’ loro abusi, de’ loro andamenti, de’ loro progressi”103.

Per le Arti del commercio richiama il loro antico splendore prima dell’avvento dell’Oligarchia. Lo stesso per le Manifatture, in passato “ricercate da tutte le Nazioni dell’Asia, e dell’Europa ora decadute per l’ignoranza, la soperchieria e la venalità del passato Governo”104. Fa poi alcuni ragionamenti sui pericoli ed i vantaggi delle aperture e conclude proponendo che le arti Vittuarie siano tenute ferme, mentre si debbano animare le industrie, “emulando le celebri manifatture di Boemia”105.

Il Cittadino Zorzi Ricchi, a nome del Comitato Istruzione, approva incondizionatamente il discorso del Molinari e chiede che sia fatto Socio per acclamazione e riceva l’abbraccio del Presidente. Viene passato il testo del suo discorso al Comitato Istruzione perché ne faccia sollecitamente rapporto (al Governo).

Nella sessione del 21 interviene poi il Cittadino De Matia, che, dopo aver elogiato il Molinari, dichiara “che si rendano libere tutte le Arti de’ commestibili, onde i generi si abbiano a minor prezzo”106. Vorrebbe anche vengano svincolati i venditori di panni e di altre merci, “per riparare agli abusi, e alle frodi che sono commesse da questi piccioli Negozianti a danno del popolo”107. All’obiezione che alcuni possiedono “gli inviamenti in buona fede” risponde con la proposta che il Governa dia loro un equo compenso.

100 Ibidem. 101 Ibidem. 102 Ibidem. 103 Ibidem. 104 Ibidem. 105 Ibidem.

106 Si veda: Prospetto delle sessioni della Società d’Istruzione Pubblica di Venezia, p. 139-142.

107 Ibidem.

Lo stesso De Matia propone che invece “non si rendano libere le Botteghe da Caffè per non moltiplicarle, essendo uno stimolo ai vizj, all’inerzia e alla degradazione dei costumi”108.

Passa poi richiedere una migliore disciplina per le Arti che si ritiene opportuno debbano restare chiuse, invita i Veneziani a non servirsi di manodopera estera, ribadisce le riflessioni già fatte nei giorni precedenti sull’Arte degli Specchieri che “per aver ammesso un gran numero di lavoranti inesperti ne risentì discapito sommo”109. Raccomanda poi che per le Arti dei Margariteri, Perleri, ecc, si ascoltino e si seguano i consigli del Cittadino Molinari, “il quale alla più profonda cognizione di queste Arti accoppia la più sicura esperienza”110.

Prende poi la parola il Cittadino Giovan Battista Formentin, che espone il problema del gran numero di indigenti presenti a Venezia, rendendo quindi necessario “di animare fortemente l’industria, madre della prosperità, di bandire i privilegi esclusivi […] Soggiunge che le Arti meccaniche aperte a tutti eccetto che le Vetrarie somministrerebbero di che vivere a tanti Cittadini”111. Egli fa presente poi tutti i vantaggi di un simile progetto “il quale renderebbe agiato, comodo e industrioso il Veneziano e non darebbe più diritto all’Inglese, allo Svizzero, all’Olandese, al Francese di rinfacciargli la sua codardia, il suo avvilimento e la sua inazione”112.

Prende poi la parola il Cittadino Flaminio Massa che, scusatosi per essere intervenuto poco in quanto Presidente, dice che l’argomento dell’ODG può essere adeguatamente trattato solo dai Veneziani e lui può solo contribuire “coi lumi della filosofia, la quale veramente condannava qualunque privilegio esclusivo, qualunque vincolo, qualunque restrizione”113.

Con la sessione del 5 Termidoro (23 luglio) si conclude il dibattito sull’opportunità o meno di liberalizzare le arti.

Prende la parola per primo il Cittadino Molinari per difendersi dall’accusa di “aver voluto chiuse alcune Arti”114. Dice di aver parlato in questo modo per difendere i poveri e che una totale libertà avrebbe consentito ai ricchi di escludere i poveri dagli affari. Precisa anche su come disciplinare meglio le Arti, lasciando alle stesse il compito di suggerire le modifiche necessarie sulla base dell’esperienza, e poi discusse ed approvate dal Legislatore. Propone un Comitato provvisorio, che discuta di questo argomento.

108 Ibidem. 109 Ibidem. 110 Ibidem. 111 Ibidem. 112 Ibidem. 113 Ibidem.

114 Si veda: Prospetto delle sessioni della Società d’Istruzione Pubblica di Venezia, p. 147-150.

Passa poi a spiegare come si potrebbero impiegare “le mani inutili e rimaste senza lavoro”115. Riferisce come in passato i Grigioni venissero esclusi da Venezia in quanto esercitavano le arti che dovevano essere dei Veneziani e propone di fare lo stesso. Il Presidente però lo richiama all’ordine ricordandogli che gli Italiani non devono essere considerati estranei essendo desiderio di formare una unica grande famiglia. Allora Molinari suggerisce di escludere quelli che non sono originari di Venezia, ma il Presidente lo richiama nuovamente e propone invece un passato progetto di obbligare i ricchi a “continuare le loro fabbriche, le loro imprese incominciate per non togliere i mezzi di sussistenza ai miseri artigiani”116.

Interviene poi il Cittadino Paolo Pisani che riassume le idee del Cittadino Molinari esposte nella precedente sessione. Si sofferma sul problema delle Arti Vittuarie e chiede al Cittadino Molinari di suggerire “qualche misura per garantire l’abbondanza dei generi, della quale sono ora responsabili i venditori”117. Pensa che debbano rimanere chiuse alcune Arti, in particolare quella del vetro “e fa mozione che il Comitato d’Istruzione della Società sia obbligato a fare dentro quattro giorni il rapporto su tutte le viste presentate dalla Tribuna su quest’argomento, onde siano rassegnate alla Municipalità, la quale ha decretato di aprire fra dieci giorni la discussione sulla libertà delle Arti”118.

Il Cittadino Molinari raccoglie l’invito e promette di presentare un piano “dal quale risulterà non solo il copioso provvedimento di Venezia, ma de’ vantaggi ancora al Pubblico Erario.119

Viene messa ai voti la mozione Pisani ed è presa,

Il Cittadino Grego interviene per proporre una distinzione tra Arti e Corporazioni. Dice che “i Venditori di commestibili non meritano il nome di Artisti, perché non esercitano nessuna industria”120 e che, secondo i principi sacri della Libertà e dell’Uguaglianza devono essere “annichilite queste Corporazioni”, che al solo Governo spetta il compito di calcolare la convenienza o meno dell’apertura e che comunque questo esame “non era proprio della Società di Istruzione, la quale dovea solo analizzare le libertà delle Arti d’Industria, e di Commercio offrendo il risultato de’ suoi Lumi alla Municipalità”121.

115 Ibidem. 116 Ibidem. 117 Ibidem. 118 Ibidem. 119 Ibidem. 120 Ibidem. 121 Ibidem.

Il discorso sulle Arti trova ancora spazio nella sessione del giorno successivo, 6 Termidoro (24 luglio) – che ha un ODG libero - con un breve intervento del cittadino Molinari che ringrazia la Società per l’approvazione della sue proposte relative alle Arti che gli hanno consentito di avere l’attenzione della Municipalità. Teme però che, avendo 58 anni e non essendo iscritto alla Guardia Civica, non possa essere accettato in alcun Comitato. Il Presidente lo rassicura informandolo che tutti i Cittadini con più di 50 anni sono esentati.

Il cittadino Bonis esprime l’opinione che le Arti si debbano lasciare come sono, correggendo “li disordini e li abusi”122. Si sofferma in particolare sull’Arte dei Vetrai, che richiedono il segreto della lavorazione e propone di aumentare il numero dei Venditori, ma non quello dei Lavoratori. Chiede anche che la Società gli affianchi una persona che lo possa assistere nella stesura per iscritto delle sue riflessioni. Il caso viene demandato al Comitato d’Istruzione.

2.2.28 Le due sessioni del 7 e 10 Termidoro (25 e 28 luglio) hanno come ODG Della necessità