• Non ci sono risultati.

Seguendo la traccia che ci ha lasciato “Il Libero Veneto”, presentiamo di seguito una breve cronaca delle sessioni svoltesi dal 29 maggio al 14 giugno, i cui verbali non sono presenti nella

I LAVORI DELLE SESSIONI

2.2 I temi degli ordini del giorno

2.2.1 Seguendo la traccia che ci ha lasciato “Il Libero Veneto”, presentiamo di seguito una breve cronaca delle sessioni svoltesi dal 29 maggio al 14 giugno, i cui verbali non sono presenti nella

raccolta esistente presso la Biblioteca del Museo Correr, mentre nella parte successiva , esporremo i contenuti delle sessioni sulla base degli argomenti previsti nell’ODG.

Nel numero del 2 giugno riferisce che la Società di pubblica Istruzione ha tenuto la sua prima sessione il 10 Pratile (29 maggio). Così inizia la cronaca della sessione:

La Società di pubblica Istruzione ha finalmente aperto le sue sessioni. Nel primo giorno non poteva che occuparsi della sua organizzazione. Un oratore salì adunque alla Tribuna, e dopo un energico discorso relativo alla rivoluzione, propose che si eleggesse una commissione incaricata di presentare le leggi organiche della Società nella sessione seguente; che intanto si nominasse per acclamazione un Presidente provvisorio, ed un segretario. […]. Il Cittadino Salimbeni8 noto per il suo carattere morale, e per i suoi lumi, e per le persecuzioni sofferte dall’antico Governo, è stato acclamato. Finalmente che tutti i buoni Repubblicani, i quali desiderano di esser membri della Società s’iscrivano sul registro destinato a quell’oggetto. Un numero grande di cittadini si presentò per dar subito il suo nome”.

La cronaca della sessione prosegue con un intervento che si presume essere del redattore: “Ma non tutti quelli che danno il loro nome sono buoni Repubblicani. Noi abbiamo veduto sovente che gl’inimici del popolo son quelli, che si mostrano suoi più zelanti partigiani; Essi predicano secondo le circostanze, l’anarchia e l’umanità, ma sempre per fare assassinare i veri patrioti. Diffidate di tutti quelli che vi portano agli eccessi. Essi vogliono discreditare il patriotismo per perderlo9.

La cronaca si conclude riportando integralmente il discorso di apertura, espresso in dialetto veneziano10, che, pur non essendo esplicitato, è senza dubbio da attribuire al Presidente Sebastiano Salimbeni.

8

Si tratta di Sebastiano Salimbeni, figlio del generale veneziano Giovanni, e fratello di Leonardo, fu architetto e antico giacobino già esiliato dalla Repubblica veneta. Deputato presso il Congresso di Milano (giugno 1797), sostenne con forza presso il Bonaparte le istanze delle municipalità della Terraferma che volevano entrare a far parte della neonata Repubblica Cisalpina. Il 23 dicembre 1797 fu nominato juniore nel Corpo Legislativo a Milano per le sue competenze in materie economico-finanziarie. Ai Comizi di Lione rappresentò la Consulta Legislativa e fu pure inserito nei Collegi Elettorali della Repubblica Italiana. Si veda www.fondazione-fioroni.it (ultima consultazione 20/06/14).

9 Si veda: “Il Libero Veneto”, n.2, 10 Pratile (29 maggio) 1797, p. 6.

10 In realtà si tratta di un veneziano abbastanza improbabile, sembra più un italiano dialettizzato, ma probabilmente ciò è da attribuirsi al redattore.

Figura 1 Frontespizio del discorso di Sebastiano Salimbeni11

Considerazioni

Ciò che colpisce immediatamente è innanzitutto la data della prima sessione, il 29 maggio, cioè il giorno immediatamente successivo a quello dell’istituzione. Come mai questa urgenza? Probabilmente possiamo rispondere con il fatto che la Municipalità si rende conto di non avere ancora alcun sostegno da parte delle classi inferiori, e che i fatti del 12 maggio sono lì a dimostrare la necessità di dover velocemente coinvolgere il maggior numero di persone ed ottenerne il sostegno.

Anche il discorso di Salimbeni merita un commento. Egli riassume il percorso della conquista della libertà e della democrazia partendo dagli Stati Uniti d’America e proseguendo con la rivoluzione francese, che ha resistito agli attacchi degli ex aristocratici ed ha poi trovato in Bonaparte colui che l’ha propagata. Spiega la precaria situazione della appena conquistata libertà che, nonostante il mostro dell’Aristocrazia sia stato ammazzato, “la sua corruzion ne pol impestar l’aria, ne pol stracinar a morte con lu, se no cerchemo coi nostri studj, cola nostra vigilanza, con l’opera nostra d’illuminar sto popolo, che l’Aristocrazia ha fatto tanto per abrutir. È l’oggetto pincipal della nostra

11 Come si può notare, il frontespizio a stampa riporta una postilla manoscritta di autore ignoto, posizionata sotto il nome del Salimbeni e lo definisce “Traditore della Patria e nero Bricon”. Questo tipo di postilla, contenente epiteti sarcastici ed anche offensivi, è piuttosto frequente sui frontespizi degli opuscoli conservati presso la biblioteca della Deputazione di Storia Patria per le Venezie. Il volume contenente il discorso del Salimbeni si trova nella collocazione Misc. 201.13.

Società, oggetto importantissimo, essendo che la nostra rivoluzion no xe fiola dell’opinion; ma d’una forza esterna che ha estesa su nu la so beneficenza”12.

Salimbeni, quindi, ha ben chiara la situazione della neonata democrazia: non raggiunta con le proprie idee e con le proprie forze, ma ottenuta con l’intervento determinante di una forza esterna. Sa che in città solo un piccolo gruppo di persone è consapevole di questo, ha preso il potere, ma è consapevole di non aver nessuna radice nella popolazione.

Prosegue poi esponendo il piano di ciò che la Società è chiamata a fare:

Tutti quanti semo, e quanti saremo per esser, dovemo usar de tutti i mezzi che è in nostro poder per illuminar i nostri fradelli sui loro interessi, metterli sulla strada della verità, e dela rason, propagar, spiegar i diritti dell’omo e del cittadin, predicar in che consista la libertà, l’eguaglianza, e sovranità del popolo, e soratutto farghe capir se i vizi e l’abbrutimento del popolo gera le basi sule quali posava l’Aristocrazia, che per la diabolica sua politica tanto gera intenta a alimentar i uni, e mantener l’altro, la base della Democrazia xe la Virtù: sì Cittadini, senza Virtù no ghe Democrazia; e chi no xe virtuoso no xe Democratico. […] L’uomo immoral quando el ve parla de libertà e d’eguaglianza el mentisce, nol la pol sentir nel suo cuor, perché intento per costume a violar sempre i dritti sociali, […] stè ben in guardia però de sti Ipocriti politici, abbiè per sicuro, che da un momento all’altro no se cambia sentimenti e opinion. Niente men necessario Cittadini xe che ve guardè dai Patrioti esagerati; el studio del cuore uman, l’istoria de tutte le rivoluzion, e specialmente de quella de Franza ne insegna che l’ambizioso batte sta strada per farse tiran: vigilanza, attività, energia, fermezza sia le nostre armi; e giacchè a piazzo al Ciel, che se fazza la nostra rivoluzion senza sangue; senza sangue cerchemo che se stabilissa la Democrazia. Guai, guai se el se scomenza a spander! Pensè a Cromwel, pensè a Robespierre; inorridì, e istruive13.

È davvero un discorso programmatico, che presenta quasi tutti i temi che dovrà svolgere la Società: istruire, propagandare, spiegare diritti e doveri, combattere gli ex aristocratici, ma è anche un proclama per mettere in guardia i cittadini dall’estremismo e dalla demagogia! Ed è anche un augurio che questi momenti di passaggio, gravi e difficili, si facciano senza spargimento di sangue.

2.2.2 Il resoconto de “Il Libero Veneto” relativo alla sessione successiva del 12 Pratile (31