LA SOCIETÀ DI PUBBLICA ISTRUZIONE ED IL CLERO VENEZIANO
3.1 La Società di Pubblica Istruzione, il Patriarca, i Parroci e la costruzione del consenso
3.1.3 Gli interventi durante le sessioni
La presenza dei parroci alle sessioni appare essere, almeno nel primo mese assai sporadica: solo Antonio Zalivani appare assiduo.
È nella sessione del 18 Messidoro (6 luglio), quindi oltre un mese dopo l’apertura della Società che i parroci vengono chiamati direttamente in causa: lo fa il cittadino Giovan Battista Boncio rammaricandosi del fatto che
“nemmeno un terzo dei soci d’essa [Società di pubblica Istruzione] frequenti la sala e che si raffreddi l’entusiasmo in quei tanti cittadini che mostravano dapprima il più caldo fervore per la causa comune. Conobbe da questo raffreddamento il vigore che va sempre più prendendo il partito dei tristi e dei deboli sedotti e raccontò d’aver avuto occasione di mortificarsi e di inorridire all’andar per le case d’alcune contrade a raccogliere i nomi per la necessaria salutare nostra unione ai popoli liberi d’Italia63. Trovò egli sino di quelli che col veleno su’ labbri gli dissero che tra pochi giorni quelle parrucche le quali si vendettero per poche lire ricomprate si sarebbero per de zecchini”64.
Il cittadino Boncio fa ricadere la colpa di questa situazione sui parroci “che non inculcano ai cittadini i doveri del proprio stato, anzi guardano di mal occhio il benemerito Zalivani, Parroco di San Nicolò, perché non seguita le orme loro”65.
Gli risponde direttamente il parroco Antonio Zalivani, presente in sala, il quale dice che “gli altri parrochi sono disanimati dalla libertà della stampa, che sono presi di mira dai fogli pubblici e in essi accusati di tradire l’uffizio dei confessionali”66. Continua poi “riconfermando i suoi ben noti sentimenti per l’amore della libertà e leggendo un elogio al benemerito parroco di San Silvestro67, il cui nome suonò già anche prima da quella tribuna con universali applausi”68.
62 Ibidem.
63 Il riferimento è naturalmente alla raccolta di sottoscrizioni promossa dalla Municipalità per promuovere l’unione delle città libere d’Italia.
64 Si veda: Prospetto delle Sessioni della Società di pubblica Istruzione, Venezia, op. cit. p. 81-85.
65 Ibidem.
66 Si veda: Gazzetta Veneta Urbana, n. 54, 8 luglio 1797, p. 432-433.
67 Si tratta quindi di Francesco Maria Milesi, che troviamo tra gli ostaggi a Ballard, ma che fu tra quelli che furono subito rilasciati. Potrebbe quindi essersi trattato di un errore. Per l’elenco completo degli ostaggi, con la nota di quelli
Il suo intervento viene molto applaudito ed il cittadino Paolo Pisani propone che il parroco di San Silvestro sia eletto socio per acclamazione.
Emerge quindi fin da subito la questione dell’adesione dei parroci agli inviti della Municipalità a propagandare le idee democratiche, e le polemiche continueranno fino alla fine dell’avventura democratica.
Nella sessione del 20 Messidoro (8 luglio) interviene ancora il parroco Zalivani il quale, evidentemente riprendendo il dibattito della sessione del 6 luglio, legge un discorso nel quale, sostanzialmente afferma che “l’indigenza di alcune Contrade era il maggior ostacolo ai progressi della Democrazia”69. Gli risponde il cittadino Zorzi Ricchi, riferendo che la Società “ha stabilito d’invitare ogni sera dieci Poveri Padri di Famiglia, alternativamente d’ogni Contrada ad assistere alle Sessioni, incaricando il parroco Zalivani di informarli in dialetto”70. Aggiunge poi che la Società aveva già stabilito delle provvidenze “ma che le era più caro che tornassero alle loro case colle istruzioni necessarie a rendere virtuosi e dabbene i loro Figli”71. Un altro cittadino, Giuseppe Cosma, interviene sull’argomento leggendo una lettera d’un cittadino di Vicenza ad un parroco di Venezia, “in cui esorta i parroci a fare i loro doveri verso i fedeli ed istruirli sui vantaggi della Democrazia, e sopra la stessa connessione che le massime democratiche hanno coi principj del Vangelo”72.
In questa sessione viene anche reso omaggio ad un altro Abate, Francesco Boaretti73, che non fa parte del clero veneziano, ma è noto per le sue attività di insegnante, traduttore di classici greci in lingua veneta. Il cittadino Pietro Biaggi lo presenta dicendo che, “nonostante un’apoplessia, non
subito rilasciati, si veda: Raccolta di carte pubbliche, istruzioni, legislazioni ec. ec. ec. del nuovo Veneto Governo Democratico op. cit. vol. X, p. 138-139.
68 Ibidem.
69 Si veda: Prospetto delle Sessioni della Società di pubblica Istruzione, Venezia, op. cit. p. 89-92.
70 Ivi, p. 89-92.
71 Ibidem.
72 Ibidem.
73Francesco Boaretti nacque a Masi (Padova) il 16 Agosto 1748; per proseguire negli studi ecclesiastici si trasferì a Padova, dove, dopo il conseguimento della laurea in filosofia, fu ordinato sacerdote. Insegnò filosofia ed eloquenza sacra nelle scuole pubbliche per chierici. Fu un ottimo conoscitore della lingua greca e notevole fu il suo lavoro di traduzione. Tradusse molti scritti, soprattutto classici antichi, in lingua veneta. Oltre a sei tragedie greche è doveroso citare l’ Omero in Lombardia che, a dispetto del titolo, è un'originalissima e pregevole traduzione in lingua veneta, in ottava rima, dell' Iliade. Nel 1795, fu colpito da ictus e gli diventò impossibile svolgere una qualsiasi attività fisica, così si ritirò a vita privata nella sua casetta a San Vidal . Da qui continuò comunque la sua opera di intellettuale. Dopo la caduta della Repubblica di Venezia per ringraziare o, chissà, forse per ingraziarsi la Municipalità provvisoria scrisse Libertà, eguaglianza, democrazia e virtù. Morì a Venezia il 15 Maggio 1799. Si veda il sito: www.altervista.org , ad vocem, (ultima consultazione: 04/07/14).
appena rimessosi prese a comporre per la Democrazia”74. Conclude chiedendo il permesso che l’edizione dei suoi Canti si possa vendere all’interno della Società.
Riemerge nella sessione del 29 Messidoro (17 luglio), il problema dell’atteggiamento e della considerazione del Patriarca per la Società di pubblica Istruzione: è infatti cittadino Zorzi Ricchi a parlare del problema delle
sinistre impressioni, che i Preti hanno fatto concepire al Cittadino Patriarca contro la Società. Riflette quanto sia rispettabile il di lui voto, e la di lui sanzione, meritata giustamente dalla Società colle sue opere di beneficenza e colle applicazioni sue alle istruzioni del popolo. Opina che si mandi a lui una Deputazione composta di Parrochi Socj, e di altri Abati, onde assoggettargli i processi verbali, e disingannarlo di ciò, ch’ei potesse credere in disfavore della Società. L’intervento è accolto con applausi75.
Evidentemente il dissenso di una parte del clero nei confronti della Municipalità e della Società, sua emanazione, è più diffuso di quanto i documenti sin qui esaminati potesse far credere.
Nella sessione del 2 Termidoro ( 20 luglio) il parroco Zalivani interviene come primo oratore per riferire d’essere stato chiamato a colloquio dal Cittadino Patriarca, “al quale si recò non senza qualche inquietudine atteso le dicerie e le calunnie sparse”.
Egli afferma essersi, invece, verificato tutto il contrario: il Patriarca è contento di quanto viene detto e fatto dalla Società e gli “ingiunse inoltre…. di frequentare le Sessioni, e di predicarvi la Moral del Vangelo, e la Democrazia”76.
Il timore con il quale il parroco Zalivani si reca a colloquio dal Patriarca ci aiuta a comprendere ulteriormente il clima di sospetto che si era venuto a creare attorno alle sessioni della Società, attraverso voci e dicerie, probabilmente propagate ad arte, al fine di screditare questa istituzione. Si tratta probabilmente delle voci e delle calunnie che anche i religiosi non allineati utilizzavano per esprimere il loro sotterraneo dissenso.
Una risposta al problema delle dicerie e delle falsità nei confronti della Società può essere considerata la pubblicazione, sotto forma di manifesto, del verbale della sessione del 12 Termidoro ( 30 luglio), che di seguito riproduciamo.
74 Si veda: Prospetto delle Sessioni della Società di pubblica Istruzione, Venezia, p. 89-92.
75 Ivi, p. 121-126.
76 Ivi, p. 135-138.
Figura 2 Verbale della sessione del 12 Termidoro in forma di Manifesto77
La motivazione alla pubblicazione può essere facilmente rinvenuta nel fatto che a questa sessione partecipa un numero inusuale di parroci, i cui discorsi possono essere utilizzati per comunicare al tutto il popolo come, nella realtà, durante le sessioni non sia facciano discorsi contrari alla religione. Il primo a salire alla tribuna è il parroco della parrocchia di San Salvatore78, il quale, dopo aver ringraziato la Società dell’invito, da lui molto desiderato, dichiara “essere beata quella Repubblica,
77 Una copia originale del manifesto è inserita come allegato nel volume Prospetto delle Sessioni della Società di pubblica Istruzione, Venezia, che si conserva presso la Biblioteca del Museo Correr a Venezia.
78Don Giovanni Alberto Zane, Cappellano Curato. Eletto dal Capitolo de’ Rev.mi Canonici di S. Salvador. Esaminador Sinodale. (non sono disponibili notizie biografiche). Gerarchia del Clero Veneto, 1797, p. 32.
ove i Cittadini osservano le divine, e le umane leggi, ed ove le anime loro si accendono del più caldo patriotismo. Le Sociali virtù non esser punto diverse dalle virtù Cristiane consistendo entrambe nell’amore fratellevole, e nello zelo per il pubblico bene”79. Il discorso viene applaudito e ne viene richiesta la stampa. Il cittadino Marin Zorzi dichiara che la Società non può che avere lustro dalla partecipazione “di quasi tutti Parochi, i quali dimostrano evidentemente al popolo l’intimo legame, che v’è fra la Religione e la Democrazia”80 e propone l’elezione del parroco a socio per acclamazione.
Si presenta poi il parroco della parrocchia dei SS. Apostoli81, che improvvisa un discorso sulla Libertà ed Eguaglianza ed invita il popolo all’ubbidienza verso il Governo Democratico, di cui tesse le lodi. Il cittadino Paolo Pisani lo propone per l’elezione a socio per acclamazione.
Il parroco Antonio Zalivani interviene a sua volta ed
espone la guerra terribile che gli hanno mosso i nemici della Libertà veggendolo frequentare la Sala di Pubblica Istruzione. Loro accusa, loro minacce, loro motteggi, e loro calunnie. Dice che la sua costanza fu molte volte per vacillare, ma ch’egli gode seco stesso di aver potuto reggere contro i loro colpi avendo in questo momento la consolazione di veder seguito il suo esempio dai più venerandi, e riputati Parrochi della Città e di veder umiliati, e sconfitti i malvagi e i calunniatori82.
Dopo le lodi espresse dal Presidente Padoani allo Zalivani, il cittadino Sanzonio espone un rapporto del Comitato di Censura che aveva ricevuto una denuncia nei confronti del cittadino Parroco di S. Sofia83 accusato “di non essersi mostrato nelle sue Prediche al Popolo zelante per la Democrazia”84. Il parroco viene scagionato da ogni accusa adducendo come prova il suo “Discorso pronunciato la mattina all’Altare della sua Chiesa”85, di cui il verbale riporta un riassunto, e che appare essere totalmente in linea con i principi della Democrazia coniugata con la Religione.
La sessione del 15 Termidoro (2 agosto), vede la compresenza di alcuni religiosi, che ne diventano i protagonisti.
79 Si veda: Prospetto delle Sessioni della Società di pubblica Istruzione, Venezia, p. 179-182.
80 Ibidem.
81 Don Filippo Spinosa, nato in Contrada il 26 maggio 1746. Eletto parroco il 7 dicembre 1796. Congregazione di S. Angelo. Si veda: Gerarchia del Clero Veneto, 1797, p. 20.
82 Si veda: Prospetto delle Sessioni della Società di pubblica Istruzione, Venezia, p. 179-182.
83 Don Giovanni Capretta, nato in S. Marziale il 13 marzo 1737. Alunno di S. Giovanni di Rialto poi di S. Sofia. Eletto parroco il 9 luglio 1794. Canonico Castellano. Congregazione di S. Angelo. Si veda: Gerarchia del Clero Veneto, 1797, p. 26.
84 Si veda: Prospetto delle Sessioni della Società di pubblica Istruzione, Venezia, p. 179-182.
85 Ibidem.
Interviene subito il cittadino Segretario, il quale legge la notizia apparsa su alcuni fogli pubblici in data 10 Termidoro (28 luglio), in cui si parla dell’intervento di “molti parrochi alla Società di Pubblica Istruzione, e la speranza de’ Patrioti di vedervi lo stesso Patriarca”86. A questa notizia seguono grandi acclamazioni del pubblico intervenuto. Poi il cittadino Presidente comunica la presenza in sala del Vicario generale di San Bartolomeo e del Parroco di San Luca87 ed anche questa notizia viene accolta con evviva e acclamazioni.
Prende la parola il Parroco di San Luca, che ringrazia per l’onore che i religiosi ricevono dalla Società, ne loda le attività e si dispiace di non poter essere maggiormente presente alle sessioni a causa dei suoi doveri importantissimi. È felice però di poter spiegare ai suoi Parrocchiani “su commissione del Cittadino Patriarca” il libro degli Atti degli Apostoli, ch’egli giudica “l’estratto, la quintessenza della vera Democrazia”. Afferma poi come la Democrazia sia consona allo spirito di Gesù Cristo, “che chiamò tutti fratelli”. Invita quindi i Soci ad essere instancabili ed i poveri a partecipare alle sessioni “per poi riportare alle loro Famiglie un tesoro prezioso di massime e di cognizioni”. Il principio di divulgare, trasferire in famiglia gli insegnamenti ricevuti durante le sessioni viene rinforzato anche da un intervento del parroco Zalivani.
Il cittadino Flaminio Massa interviene quindi per congratularsi con i Parroci e si rivolge al Vicario di San Bartolomeo “perché abbia ad attestare al cittadino Patriarca il rispetto de’ Socj verso la Religione”. Esprime poi il desiderio di poter avere il patriarca in mezzo ai soci durante una sessione. Conclude facendo appello allo spirito del Vangelo, citando la fratellanza tra gli Apostoli, accomunati dall’essere stati scelti tra gli appartenenti alle classi inferiori.
La sessione del 16 Termidoro (3 agosto) ha come ODG Dell’onere da impartirsi alle giuste accuse
in un Governo Libero, e delle pene da infliggersi alla provata calunnia, ma la maggior parte del
tempo viene dedicato al ruolo dei parroci nella trasmissione delle idee della democrazia.
La sessione si apre la lettura, da parte del segretario, di una lettera del Comitato di Salute Pubblica con la quale si assegna alla Società la “così detta Scuola di San Teodoro e di San Salvatore come più ampia, e più capace di contenere una maggiore moltitudine di ascoltanti”88.
86 Si veda: Prospetto delle Sessioni della Società di pubblica Istruzione, Venezia, p. 191-194.
87Don Giuseppe Bassi, nato in S. Samuele il 10 maggio 1743. Eletto parroco il 24 maggio 1796. Congregazione di S. Luca. Si veda: Gerarchia del Clero Veneto, 1797, p. 24.
88 Si veda: Prospetto delle Sessioni della Società di pubblica Istruzione, Venezia, p. 195-200.
Il Presidente subito dopo annuncia la presenza del Parroco di San Giuliano89, che viene accolto con grandi applausi.
Questi prende la parola e dice che “la natura umana esige per istinto Governo democratico90”. Cita a sostegno l’opera di Gesù Cristo, che fu sempre democratica, e rivolta all’unione degli uomini. Ricorda anche il “giorno, in cui tutti i Parochi uniti al Cittadino Patriarca prestarono alla Municipalità Provvisoria il giuramento, e ne ricevettero in cambio la promessa di conservare intatta ed illesa la pura Religione Cattolica”91. E non poteva essere diversamente dato che la Democrazia è il sostegno della morale. “Promette di predicare ogni Festa unitamente al Vangelo gli analoghi diritti, e doveri dell’uomo, e del Cittadino, cercando che in tutte le Famiglie si propaghino i lumi e le virtù Repubblicane”92. Il parroco di San Giuliano viene eletto socio per acclamazione.
Il cittadino Morari, religioso somasco, prende la parola e dice che la presenza dei parroci ed anche del Vicario del Cittadino Patriarca sono utili “per confermare il popolo nella Democrazia facendola vedere approvata dagli uniformi discorsi e sentimenti de’ Parochi medesimi”93. Sostiene poi gli argomenti del Parroco di San Giuliano, confermando quanto da lui detto ed accennando all’antico Governo dei Veneziani (democratico) e spera che sia ristabilito. Anche il cittadino Presidente “riflette al felice accordo della Religione colla Democrazia, e colla ragione, ed esulta che ciò si faccia nella sala di Pubblica Istruzione”94.
La sessione del 17 Termidoro (4 agosto) ha un ODG libero, e quindi assistiamo all’esposizione di argomenti vari, tra i quali ha, come sempre, un certo rilievo il tema della Democrazia e della Religione.
Interviene subito il cittadino Parroco Antonio Zalivani che, innanzitutto, si rallegra per la nuova Sala più grande che consente una maggiore partecipazione95.
Parla poi dell’utilità dell’Istruzione politica, rimarca la presenza di quattro Parroci “e segnatamente dell’Arciprete del Castello speditovi dal Cittadino Patriarca”96.
89 Don Giovanni Francesco Simonini, nato in S. Maria Nova il 14 novembre 1724. Eletto parroco il 14 marzo 1796. Congregazione di S. Maria Mater Domini. Si veda: Gerarchia del Clero Veneto, 1797, p. 23.
90 Si veda: Prospetto delle Sessioni della Società di pubblica Istruzione, Venezia, p. 195-200.
91 Ibidem.
92 Ibidem.
93 Ibidem.
94 Ibidem.
95Ricordiamo che in questa data si tiene la prima sessione nella nuova sede, alla Scuola di San Teodoro.
96 Si veda: Prospetto delle Sessioni della Società di pubblica Istruzione, Venezia p. 201-206.
Dopo un paio di brevi interventi dei Cittadini Molinari e Crivellari, considerati dal Presidente non pertinenti, prende la parola il cittadino Spiridione Calucci97, per lodare lo zelo del Parroco di Sant’Antonino, Vincenzo Maria Bembo98, presente in sala, e leggere un discorso di questi ai suoi Parrocchiani sempre sui soliti temi del Governo Democratico conforme alle Leggi della Natura e della Morale. Propone che il Parroco si fatto socio per acclamazione. A conclusione del dibattito su questo tema, il cittadino Presidente ribadisce ancora una volta l’uniformità delle massime del Vangelo con quelle della Democrazia.
Protagonista della sessione del 18 Termidoro (5 agosto) è il parroco di San Moisé. Infatti il cittadino Presidente apre la seduta annunciandone la presenza. Il parroco pronuncia un discorso sul senso della Libertà e dell’Eguaglianza per poi continuare sulla forma popolare dell’Antico Governo Veneziano e delle imprese compiute sotto quella Democrazia. Parla della decadenza nel cambiamento di Governo effettuato dal “malvagio Gradenigo”99 . Tentativi inutili del Bocconio100 di ristabilire l’antico sistema e quindi vittima del suo patriottismo. Parla poi della decadenza del commercio e delle manifatture: “solo mezzo di recuperare l’antico splendore esser quello di animare l’industria ed abbracciare la virtù, unica salvaguardia di tutte le Repubbliche, e potenti”. Sempre lo stesso cittadino parroco chiede che, per maggiormente diffondere l’Istruzione nelle classi povere vengano invitati alle sessioni i Capi di Traghetto.
Il cittadino Flaminio Massa accenna al discorso del Parroco di San Moisè, per lodarlo e per dargli encomio per lo “zelo illuminato, con cui egli ha combattuto alcuni politici pregiudicj e quella pittoresca, e rapida maniera, colla quale ha esposto le antiche memorie di Venezia. Lo paragona a un quadro di Tiziano, e si congratula col suo Autore”101.
97 Ricordiamo che Spiridione Calucci è stato segretario della società dall’11 luglio al 2 agosto.
98Don Vincenzo Maria Bembo fu del N.U. Niccolò, nato in San Pietro di Castello il 4 gennaio 1738. Eletto parroco il 10 aprile 1776. Congregazione Santa Maria Formosa. Si veda: Gerarchia del Clero Veneto, 1797, p. 21.
99 Il riferimento è naturalmente alla ben nota serrata del Maggior Consiglio, avvenuta nel 1297, sotto il dogado di Piero Gradenigo ( il corsivo è nel testo).
100 Il riferimento è alla congiura, meno nota di quella di Bajamonte Tiepolo e Marco Querini, avvenuta nel 1310. Marino Bocconio nobile veneziano, nel 1299 capeggiò una misteriosa congiura diretta a mutare le basi degli ordini politici interni. Le notizie sono assai scarse per presumere di chiarire il mistero, volutamente mantenuto dal governo. Si disse che il B. non era che un mandatario della fazione dei Tiepolo contro quella imperante dei Gradenigo; si disse pure che egli impersonò la reazione dell'elemento democratico contro le riforme più decisamente aristocratiche di Pier Gradenigo. Non si può escludere forse che il movimento sedizioso, stroncato subito dal governo veneziano con la condanna capitale del B. e di due suoi complici, sia stato il frutto della gravissima crisi interna, maturata nei lunghi anni di guerra veneto-genovese ed esplosa pochi mesi dopo il ritorno alla normalità. Si veda: Cessi R., Bocconio, Marino, in Enciclopedia italiana Treccani, Roma, 1930, ad vocem. Dal sito www.treccani.it (ultima consultazione: 07/7/2014). Un breve accenno a questa congiura si può trovare anche in: Romanin S., Storia documentata di Venezia, III, Venezia 1855, p. 6.
101 Si veda: Prospetto delle Sessioni della Società di pubblica Istruzione, Venezia, p. 207-210.
Anche nella sessione del 20 Termidoro (7 agosto) rileviamo l’intervento di un parroco. Il cittadino Presidente, infatti, introduce il Parroco di San Paolo che parla della Società di Pubblica Istruzione, della sua utilità, e di come anche i Parroci vi partecipino volentieri. Questi invita i presenti ad approfittare dei discorsi dei Socj e “de’ Ministri dell’Altare , che salgono contemporaneamente alla Tribuna per assicuragli il possesso de’ suoi recuperati diritti usurpatigli dall’antico ex- Governo”102.
Il Cittadino Presidente riassume e rinforza quanto detto dal parroco e “invita tutti all’amore, alla fratellanza, all’unione, sentimenti tutti che si racchiudono nel precetto della carità Cristiana”.