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Per la sessione del 17 Pratile (5 giugno), “Il Libero Veneto” ci fornisce subito il tema dell’ODG: La formula del giuramento e l’influenza delle Donne sullo spirito pubblico

I LAVORI DELLE SESSIONI

2.2 I temi degli ordini del giorno

2.2.6 Per la sessione del 17 Pratile (5 giugno), “Il Libero Veneto” ci fornisce subito il tema dell’ODG: La formula del giuramento e l’influenza delle Donne sullo spirito pubblico

Il giornale riporta, ma solo parzialmente, la formula del giuramento, che nella sua interezza recita: “Giuro di difendere con tutte le mie forze la democrazia, di odiare qualunque sorta di tirannia, di propagare con tutte le mie forze l’unione di tutte le città d’Italia e di tutti i governi democratici, d’esser libero o di morire”26.

La quasi totalità della sessione è però dedicata al tema dell’influenza delle donne sullo spirito pubblico, tema che ritroveremo più avanti in alcuni interventi e di cui parleremo nella sezione dedicata.

25 Copia digitalizzata dell’opuscolo scaricata dal sito www.books.google.com (ultima consultazione: 15/06/14). Non è stato possibile individuare la biblioteca in cui l’originale dell’opuscolo è oggi conservato.

26 La forma completa del giuramento si trova in : ASV, Democrazia, b. 90.

2.2.7 “Il Libero Veneto”, nel n. 5 del 12 giugno, ci fornisce la cronaca della successiva sessione senza indicarne la data, ma possiamo certamente fissarla nel 18 Pratile (6 giugno), in quanto si trova tra quella del 5 e quella del 7.

Dalla cronaca de “Il Libero Veneto” si evince che la discussione si sarebbe dovuta concentrare su come comporre il Catechismo Democratico mentre, sin dal primo intervento, l’interesse si sposta su un problema molto più pratico e pressante: la mancanza di cibo per il popolo. E’ il cittadino Nani ad introdurre la questione esponendo il problema della carenza di “sussistenze”. Viene richiamato dal Presidente perché è fuori tema, ma il cittadino Andrea Giuliani, sospettando che il Nani voglia addossare all’attuale Governo la responsabilità della situazione alimentare, chiede che sia lasciato proseguire. Ed il Nani continua dicendo che “è inutile pensare all’istruzione del popolo se prima non si pensa a farlo sussistere”27. Il suo ragionamento gira sempre intorno a questo punto, concludendo poi con la richiesta della nomina di una “deputazione al governo onde prenda le misure convenienti”28. Interviene allora nuovamente il cittadino Andrea Giuliani che, in qualità di membro del Comitato di Salute Pubblica, è evidentemente preoccupato dell’effetto che simili discorsi possono avere sulla popolazione, affermando che sono i nemici della libertà che vanno “allarmando il popolo sull’articolo delle sussistenze; che la fame è stata organizzata dall’oligarchia, la quale ha lasciato un deficit di quarantadue milioni di ducati, che il Generale in capo ha somministrato i mezzi onde fornire abbondantemente alla sussistenza della Città”29. Spiega poi quali misure si stiano prendendo per risolvere il problema, anche con la creazione di Comitati di Beneficenza incaricati di ripartire i soccorsi. Interviene anche il Presidente, affermando come sia una tattica dei governi tirannici quella di nascondere o distruggere le derrate per affamare il popolo, ma che i Veneziani non sono così ingenui da farsi ingannare.

Il cittadino Nani allora si lamenta pensando che il Giuliani l’abbia offeso chiamandolo Frate, il Giuliani si scusa pubblicamente ed i due si abbracciano. Allora si fa una mozione affinché non ci siano attacchi personali ma che, in caso ci fossero, dovranno sempre concludersi con un abbraccio fraterno.

Un ultimo intervento denuncia il fatto che vengono sparse false voci dai nemici del popolo tendenti a far apparire la Società come intenzionata ad “arrogarsi il diritto della Sovranità”, facendo girare suoi uomini in città per controllare il comportamento dei venditori. Indignazione generale e richiesta di stampa di un manifesto di condanna della calunnia.

27 Si veda: “Il libero Veneto”, n. 5, p. 19.

28 Ibidem.

29 Ibidem.

Viene infine comunicato dal cronista (ma non è chiaro se ciò sia stato annunciato durante la sessione) che è stata nominata la Commissione che è stata incaricata di invitare il Governo a restituire i beni ai figli dello sfortunato Grattaroli, “vittima degli intrighi di una messalina e di un governo dispotico30.

Considerazioni

Si è trattato di una “sessione tumultuosa”, scrive il nostro cronista. È la prima, ma non sarà certamente l’ultima: la polemica è sempre in agguato, gli animi si scaldano facilmente a causa di reali problemi, ma anche a causa di sospetti, spesso infondati, sulle persone o sulle attività del governo. Dal discorso del Giuliani apprendiamo però che il problema della carenza di cibo per il popolo esiste veramente, da cui si spiega, probabilmente, la presenza di ben due Comitati di Sussistenza o Beneficenza, uno in seno alla Municipalità ed uno nella Società di pubblica istruzione. Lo sforzo è rivolto soprattutto ad addossare la colpa del problema alla passata amministrazione.

Anche il problema delle calunnie contro la Società sarà sollevato spesso durante le sessioni, il che darà vita a numerose polemiche di cui daremo conto nell’apposita sezione.

30 La vicenda di Pier Antonio Gratarol è nota. Nato nel 1738, cittadino originario di Venezia, fece carriera nella burocrazia ducale fino a diventare uno dei Segretari del Senato.

Desideroso di emergere nel bel mondo, accanto ai doveri professionali non disdegnò di frequentare teatri, casini da gioco, salotti alla moda, ricevendo a sua volta sontuosamente nel suo palazzo in stile rococò, con grande dispendio di denaro, attinto alla cospicua dote della moglie, Santina Olivieri.

Nel 1772 fondò la prima loggia massonica di Venezia, denominata L'Union, che ottenne dalla grande loggia inglese dei Moderns la patente n. 438; nel primo periodo ne fu il maestro venerabile. Posta nella parrocchia di S. Marcuola, in corte Ca' da Mosto, in un appartamento sopra il Canal Grande.

Al fine di ottenere supporto politico utile alla sua carriera divenne l’amante di Caterina Dolfin, donna di grande bellezza e pari ingegno, sposata col maturo Andrea Tron, potente Procuratore di San Marco (1772). Ebbe poi un’infuocata relazione con l’attrice Teodora Ricci, amante di Carlo Gozzi, che gli fece perdere l’appoggio della Dolfin e scatenare le ire di Andrea Tron. Su pressioni di quest’ultimo, perse l’impiego e nella notte tra il 10 e l'11 settembre 1777 decise di abbandonare la Dominante, per non farvi più ritorno. Processato per essere espatriato senza permesso, viene privato di ogni ufficio, beneficio e salario, fu bandito in perpetuo con alternativa della forca; tutti i suoi beni furono dichiarati confiscati e su di lui fu posta una taglia di 2000 ducati.

Vagò per anni in Europa, sostenuto dagli amici massoni; intraprese un lungo viaggio per le Americhe, cercando poi di raggiungere l’India. Ma sbarcato a Madagascar, fu colpito da febbri tropicali e spirò nei primi giorni di ottobre del 1785.

Solo la caduta del governo oligarchico della Serenissima rese possibile una riabilitazione del Gratarol, ma neppure dalla Municipalità provvisoria i suoi eredi, nonostante un vibrante appello di Vincenzo Dandolo, ottennero piena soddisfazione, poiché, attraverso il segretario Marconi, essa si dichiarò "dispensata" dall'ordinare la restituzione dei beni e usufrutti venduti all'incanto, secondo le norme di legge "che in quei tempi doveano essere osservate", del precedente regime politico.

Si vedano: Dal Borgo, Pierantonio Gratarol; Damerini, La vita avventurosa di Caterina Dolfin Tron, p. 182-214;Raccolta di carte pubbliche, istruzioni, legislazioni ec. ec. ec. del nuovo Veneto Governo Democratico, Vol. VII, p. 30; Ivi, Vol. VIII, p. 154; Gratarol, Memorie ultime; Gratarol, Narrazione apologetica; Alberti, Verbali delle sedute della Municipalità Provvisoria di Venezia 1797, p. 109.

2.2.8 Sempre dalla cronaca de “Il Libero Veneto” desumiamo che il tema dell’ODG della sessione