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Iniziative a livello nazionale e regionale

La società dei dati e degli algoritmi Open data e big data

3.4. Strategie e iniziative di openness

3.4.2. Iniziative a livello nazionale e regionale

L’Italia è particolarmente attiva in materia di open data, grazie all’impulso normativo e alle strategie governative, ma anche alla dinamicità delle amministrazioni nazionali e territoriali e all’attivismo civile.

Nel 2011 il Governo italiano ha lanciato il portale nazionale di open data (www.dati.gov.it), che ospita il catalogo dei dati aperti pubblicati dalle amministrazioni italiane ed è stato aggiornato nel tempo per favorire qualità e uniformità. Nel corso degli anni sono stati realizzati portali tematici di open data; tra questi SoldiPubblici (soldipubblici.gov.it), OpenExpo (dati.openexpo2015.it), OpenDemanio (dati.agenziademanio.it), OpenCantieri (opencantieri.mit.gov.it), ItaliaSicura (mappa.italiasicura.gov.it), OpenCup (opencup.gov.it).

Il ruolo rivestito dall’Agenzia per l’Italia Digitale fa sì che ci sia una regia

501 Cfr. index.okfn.org. In particolare risultano per l’Italia problematici gli aspetti relativi alla qualità dell’acqua, alla spesa pubblica, alle coordinate spaziali e ai relativi codici postali e mappe catastali.

156 nazionale nell’evoluzione e nell’implementazione omogenea delle strategie relative agli

open data nel Paese.

In materia di dati aperti, le Regioni italiane sono state particolarmente attive nel promuovere strategie di apertura del patrimonio informativo pubblico e, in molti casi, hanno dedicato norme specifiche agli open data. Anzi, al riguardo, mentre cresceva la consapevolezza a livello nazionale ed evolveva la relativa normativa, le esperienze regionali si sono poste come “pioniere” del fenomeno e all’avanguardia anche a livello legislativo, basandosi su metodi di partecipazione e collaborazione e riuscendo a ispirare anche l’azione di molte altre amministrazioni locali502.

La Regione Piemonte è stata la prima nel 2010 a rilasciare le sue informazioni pubbliche in open data, a creare un portale dedicato (www.dati.piemonte.it) e ad emanare la legge regionale 23 dicembre 2011, n. 24: la Regione ha dettato disposizioni anticipando lo Stato, che ha cominciato a legiferare in materia nel 2012. L’Emilia Romagna segue l’esempio del Piemonte nel 2011 con un proprio portale (dati.emilia-

romagna.it). Nel corso degli anni successivi, molte altre Regioni hanno seguito

l’esempio piemontese, dedicando portali ai dati aperti e approvando norme dedicate, come il Lazio503, la Provincia autonoma di Trento504, il Friuli Venezia Giulia505 e la Toscana506; hanno dedicato specifiche strategie agli open data anche altre Regioni, come Lombardia507, Puglia508, Campania509, Umbria510, Marche511, Veneto512, Liguria513, Basilicata514 e Sardegna515. Anche Comuni ed enti locali hanno realizzato

502 Cfr. G. MANCOSU, op. cit., p. 19 ss.

503 Portale dati.lazio.it e legge regionale 18 giugno 2012, n. 7. 504 Portale dati.trentino.it e legge provinciale 27 luglio 2012, n. 16.

505 Portale www.dati.friuliveneziagiulia.it e legge regionale 17 aprile 2014, n. 7. 506 Portale open.toscana.it (sezione dati) e legge regionale 18 febbraio 2015, n. 19. 507 Portale www.dati.lombardia.it e legge regionale 18 aprile 2012, n. 7.

508 Portale www.dati.puglia.it e legge regionale 24 luglio 2012, 20.

509 Portale dati.regione.campania.it e legge regionale 13 settembre 2013, n. 14. 510 Portale dati.umbria.it e legge regionale 29 aprile 2014, n. 9.

511 Portale goodpa.regione.marche.it e legge regionale 16 febbraio 2015, n. 3. 512 Portale dati.veneto.it e legge regionale 24 febbraio 2015, n. 2.

513 Portale www.regione.liguria.it/opendata.html. 514 Portale dati.regione.basilicata.it

157 significative strategie in materia di open data, come a titolo di esempio il Comune di Firenze (opendata.comune.fi.it) e il Comune di Lecce (dati.comune.lecce.it).

L’ecosistema open data si nutre dell’apertura ai diversi livelli di governo: il portale nazionale e i portali territoriali, regionali e locali, collaborano per lo scambio di dati per mezzo di API che ne garantiscono l’aggiornamento permanente516.

A livello regionale le strategie si sono tradotte, come evidenziato, oltre che in portali dedicati, anche in vere e proprie leggi. La Costituzione, infatti, in materia di e-

government permette un ruolo legislativo delle Regioni, che, salvo il coordinamento

informatico dei dati di competenza esclusiva statale, hanno un ampio margine entro cui legiferare517.

In particolare, in materia di open data, viene declinato quel ruolo di guida attribuito dal legislatore nel d.lgs. 82/2005 alle Regioni, che si prevede promuovano sul territorio azioni tese a realizzare un processo di digitalizzazione dell’azione amministrativa coordinato e condiviso tra le autonomie locali518. Per questo motivo le leggi e le strategie territoriali, accanto alle caratteristiche degli open data sotto il profilo giuridico, tecnico ed economico, si soffermano sugli interventi di carattere organizzativo e attuativo rivolti all’interno e all’esterno delle amministrazioni. Questo dimostra la consapevolezza e la maturità nell’affrontare gli open data da parte dei

515 Portale opendata.regione.sardegna.it. Secondo G. MANCOSU, op. cit., p. 20 l’aspetto più debole delle normative regionali sta nel meccanismo di reclamo, cui viene affidata l’effettività del diritto al riutilizzo. Per l’analisi puntuale delle strategie nazionali e regionali in materia di open data sia consentito il rinvio a F.FAINI, Italian Open Government Strategy in National and Regional Regulation in A.KÖ -E. FRANCESCONI (a cura di), Electronic Government and the Information Systems Perspective - EGOVIS

2015, LNCS 9265, Springer, Cham, 2015, pp. 271-286.

516 Come già chiarito, le API (application programming interface) consistono in istruzioni standard che permettono a programmi e servizi di poter interagire ed essere alimentati dai flussi informativi di altre piattaforme. Cfr. Vademecum “Open data. Come rendere aperti i dati delle pubbliche amministrazioni” (2011), curato da Formez PA.

517 Al riguardo il riferimento normativo è costituito dell’art. 117, comma 2, lett. r), della Costituzione italiana, che conferisce alla competenza legislativa esclusiva dello Stato il «coordinamento informativo

statistico e informatico dei dati dell’amministrazione statale, regionale e locale»; su quanto non rientra in

tale coordinamento la potestà legislativa è esclusiva (residuale) delle Regioni, ai sensi dell’art. 117, comma 4, Cost. In tal senso, altresì, art. 14, comma 1, d.lgs. 82/2005.

158 territori, dal momento che le strategie di apertura per essere efficacemente realizzate hanno bisogno di un forte investimento organizzativo, sia per conformare i processi interni e responsabilizzare le strutture e gli uffici, sia per creare una cultura digitale negli utenti e spingerli a svolgere un ruolo propulsivo e a creare un rapporto costante di dialogo con le amministrazioni pubbliche. Ciò è quanto mai importante in considerazione del fatto che cittadini e imprese sono i riutilizzatori dei dati: è determinante comprendere quali dati vorrebbero aperti, esaminare le loro segnalazioni e sollecitazioni e avere conoscenza di ciò che riescono a creare in termini di prodotti e servizi per mezzo dei dati aperti.

Sotto il profilo degli enti locali e degli altri soggetti pubblici del territorio il ruolo delle Regioni risulta fondamentale per stimolare, dare indicazioni e offrire strumenti per avviare strategie di apertura: costituiscono l’ente territoriale intermedio che può efficacemente svolgere questa funzione.

In materia di open data e di open government le norme nazionali e regionali generano un virtuoso equilibrio, senza confliggere, ma integrandosi e permettendo allo Stato di delineare le regole univoche ed omogenee necessarie a realizzare il coordinamento informatico dei dati previsto dalla Costituzione e alle Regioni di svolgere un ruolo di guida necessario ad una digitalizzazione dell’azione amministrativa coordinata e condivisa tra gli enti locali dei diversi territori.

Anche gli utenti italiani (cittadini, associazioni, startup e imprese) si sono dimostrati particolarmente sensibili al tema e hanno realizzato progetti di grande utilità, generando proficue sinergie con le istituzioni, quali, a mero titolo di esempio, “Monithon”, piattaforma di monitoraggio civico bottom-up dei progetti finanziati dalle politiche di coesione, che si basa sui dati del portale “Open Coesione”519, “OpenParlamento”, iniziativa che, attraverso l’elaborazione dei dati di Camera e Senato, permette di monitorare l’attività politica, le proposte parlamentari e l’iter della produzione normativa520 e la piattaforma “ConfiscatiBene”, progetto partecipativo per la raccolta, l’analisi dei dati e il monitoraggio dei beni confiscati alla criminalità organizzata521.

519 Cfr. www.monithon.it e www.opencoesione.gov.it. 520 Cfr. parlamento17.openpolis.it.

159 In un quadro di vivace attenzione verso gli open data, analizzando le iniziative italiane emergono, però, le criticità costituite dalla differente qualità e dalla mancanza di uniformità, standardizzazione e omogeneità nell’apertura del patrimonio informativo pubblico: non tutti i dati potenzialmente utili sono rilasciati in modo aperto o non lo sono in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, a causa di differenze di formato, licenza e metadati, traducendosi in un potenziale danno per chi vi faccia affidamento e riutilizzi i dati anche per finalità commerciali522. Questi aspetti critici sono aggravati da una corrispondente scarsa consapevolezza della disponibilità di questi dati e del loro possibile riutilizzo523.

A tali criticità si accompagna un elemento più generale che consiste nell’erronea equivalenza tra il modello open government e lo strumento open data, che rischia di appiattire i due concetti senza permettere loro di realizzarsi compiutamente: i due elementi hanno bisogno l’uno dell’altro per dar vita ai pilastri di trasparenza, partecipazione e collaborazione; le strategie relative all’apertura dei dati devono quindi essere integrate dalla partecipazione e dalla collaborazione all’interno del sistema pubblico, ma anche all’esterno da ulteriori meccanismi idonei a coinvolgere la collettività nell’azione amministrativa e nelle scelte decisionali delle istituzioni, creando nuove interazioni tra mondo pubblico e privato524.

522 G. MANCOSU, op. cit., p. 26 ss., in considerazione di tali aspetti auspica la previsione di un’autorità nazionale indipendente, deputata a farsi promotrice e garante dell’effettività della disciplina, affiancata dall’AgID per le questioni di carattere tecnico-informatico. Cfr. E.CARLONI, I principi del codice della

trasparenza (artt. 1, commi 1 e 2, 2, 6), cit., p. 53 ss., che intende la qualità anche come standardizzazione

e omogeneità, dal momento che permette la confrontabilità e l’integrazione delle basi di dati.

523 Cfr. B.CAROTTI, La riforma della pubblica amministrazione - L’amministrazione digitale e la

trasparenza amministrativa, cit., secondo cui «il tema dell’open data è ancora un tasto dolente: molto

rimane da fare, soprattutto in termini di intellegibilità delle informazioni, nonché di consapevolezza della loro disponibilità»; in tal senso anche D.SOLDA KUTZMANN, op. cit.

524 Sulla criticità consistente nella scorciatoia di scambiare gli open data con l’open government cfr. L.SARTORI, op. cit., p. 774 ss. Secondo B.CAROTTI, L’amministrazione digitale. Le sfide culturali e

politiche del nuovo Codice, cit., p. 12 ss. i dati messi a disposizione non mancano, ma manca il proficuo

uso e il correlato sfruttamento del loro valore aggiunto; a tale aspetto si collega la dispersione delle banche dati, che crea inefficienze, incertezze e duplicazioni. G.RIZZO -F.MORANDO -J.C.DE MARTIN,

op. cit., p. 509 ss. segnalano quali questioni aperte il ruolo degli enti certificatori dei dati e l’uso di

160 Seppur i limiti e le problematiche non siano assenti, gli open data costituiscono un tassello fondamentale nella costruzione di amministrazioni aperte e capaci di creare inedite sinergie con il mondo privato. Sono efficaci a questo proposito le parole di Tim Berners-Lee «data drives a huge amount of what happens in our lives and it happens

because somebody takes that data and does something with it».

Proprio da tale punto di vista, è degno di particolare attenzione un fenomeno che riguarda la conoscenza e si basa sull’utilizzo dei dati: i big data.