• Non ci sono risultati.

PARTE II IL CASO DI STUDIO “DRIPPING TASTE, L’ARTE NEL PIATTO”

3.7 Le iniziative collaterali

Al nome “Dripping Taste” sono legate anche tutta una serie di iniziative che si presentano come una sorta di spin-off dell’evento in sé e vanno ad ampliare il già ricco filone di progetti del Gruppo Ristoratori della Marca Trevigiana. Minimo comune denominatore è pur sempre il binomio cibo & cultura, che nel format “Cicchetti al Museo” e nelle collaborazioni con l’Università Ca’ Foscari di Venezia rivela altre profonde sfaccettature legate nel primo caso all’arte e nel secondo alla ricerca.

3.7.1 Dripping Taste e Cicchetti al Museo: Cucina & Arte

Forza del progetto “Dripping Taste” è l’idea intuitiva di legare la vocazione enogastronomica della città con il mondo artistico. Tale volontà è ben visibile nel format “Cicchetti al Museo” dove, sempre seguendo precisi tematismi, la cucina si avvicina all’arte ponendosi come mezzo di comunicazione culturale in percorsi multisensoriali all’interno di Musei e Ville. L’attenzione è rivolta anche al pubblico scolare al quale sono dedicati interessanti percorsi didattici all’interno di questi luoghi culturali.

Nel corso delle varie edizioni l’iniziativa ha coinvolto il Museo archeologico “EnoBellis” e la Pinacoteca “A. Martini” di Oderzo, il Museo Casa Giorgione di Castelfranco Veneto, la Gipsoteca “A. Canova” di Possagno e Palazzo Giacomelli e il Museo di Santa Caterina di Treviso. La scelta di abbinare la visione di oggetti ed opere artistiche esposte alla contemporanea esperienza di degustazione guidata si presenta come un esperimento di comunicazione, il quale sta dando ottimi risultati di critica e pubblico. Il mondo dell’arte è un mondo a cui non è semplice rapportarsi ed è per questo che un potenziale visitatore non dotato di particolare conoscenza può non sentirsi a suo agio in un contesto espositivo. L’entrata in scena dell’elemento degustativo va a rompere la barriera che si crea tra visitatore e l’opera esposta dando vita ad un momento di condivisione. Il visitatore, di fronte ad un bicchiere di vino e ad un cicchetto si sente più libero di esprimersi e di esser coinvolto dal contesto artistico. Inoltre, gastronomia e cultura sono strettamente legati e l’uno può attrarre l’altro. Il turista che visita ad esempio un museo dove gli viene offerta una piccola degustazione, torna poi a casa con un ricordo piacevole, difficilmente dimenticabile. Nel futuro abbinerà il luogo culturale al ricordo dell’esperienza vissuta. In questo modo l’iniziativa si pone anche come mezzo di promozione sia dell’elemento artistico che di quello gastronomico, e quindi del territorio in sé.

Esempio ben riuscito è stato l’evento organizzato al Museo Casa Giorgione di Castelfranco Veneto nel 2012. Qui è stata proposta una duplice alternativa: da una parte chef dilettanti che, seguendo un tema dato ed avendo a disposizione determinati prodotti, si sono messi alla prova creando proprie ricette; dall’altro la visita delle varie sale del museo veniva accompagnata da una degustazione che aveva ovviamente per tema il Giorgione, quindi il rinascimento e i colori delle sue tele. Il risultato, più che soddisfacente, ha dato alla luce ricette storiche riadattate ai gusti odierni in cui profumi e colori rievocavano il periodo rinascimentale del grande pittore di Castelfranco. Sono stati ad esempio utilizzati la rapa per il rosso, l’ortica per il verde ed alcuni cuochi hanno deciso

di usare della frutta secca per rappresentare la ricchezza di quel periodo storico. Dal punto di vista degli stakeholder Cicchetti al Museo si è rivelato un progetto molto interessante riuscendo a

metter in gioco diversi fattori e creando un connubio divertente e di qualità tra cultura materiale e cultura propriamente detta. Da parte del pubblico l’iniziativa ha riscosso poi un grande successo, portando al Museo Casa Giorgione di Castelfranco Veneto 800 persone in un solo giorno.

Quest’anno il tema della Grande Guerra è stato molto sentito nel Cicchetti al Museo organizzato alla Gipsoteca Antonio Canova di Possagno34. Nel 1917 il Museo era stato colpito da una granata distruggendo alcune delle figure canoviane, fu poi riaperto nel suo splendore nel 1922 grazie alla grandiosa opera di restauro di Stefano e Siro Serafin. Parole chiave dell’evento di food design “A Tavola con… Antonio Canova” ospitato al Museo sono state: bellezza, distruzione ed emozione. I cuochi trevigiani hanno ideato le loro personali ricette in modo tale da riproporre, tramite la scelta studiata degli ingredienti, dei colori e della presentazione scenica, il dramma della Guerra, in un viaggio che va dalla Bellezza all’Emozione. I piatti sono stati offerti al pubblico

34 L’appuntamento “Cicchetti al Museo” alla Gipsoteca A. Canova di Possagno viene organizzato

annualmente dal 2012. Qui si fa riferimento al 2014, dunque alla sua terza edizione.

Figura 3.8 "Cicchetti al museo" al Museo Casa Giorgione di Castelfranco Veneto (TV) - 2012

Figura 3.9 "Cicchetti al museo" alla Gipsoteca Antonio Canova di Possagno (TV) - 2014

accorso all’evento (circa 250 persone) nel giardino interno della struttura in piccole “Isole del Gusto” che andavano a formare un percorso canoviano del gusto. La degustazione è poi stata accompagnata dalla voce degli chef, i quali hanno potuto spiegare le loro creazioni, coinvolgendo sapientemente il pubblico. I cuochi del GRMT che si sono messi in competizione per l’edizione 2014 sono gli chef dei sei ristoranti “Villa Castagna” di Crocetta del Montello, “Villa Razzolini Loredan” di Asolo, “Da Domenico alle Grave” di Spresiano, “Da Dussin” di Piavon di Oderzo, “Al Migò” di Treviso e “Al Sile” di Casier. Una giuria di esperti del settore e di giornalisti ha poi votato la miglior creazione gastronomica fra quelle proposte dagli chef. Vincitrice è stata l’idea di Diana Bertuola, chef di Villa Castagna, che per la parola chiave bellezza e ispirandosi al bianco canoviano ha creato una spuma di mozzarella accompagnata da una cialda di pane croccante su formaggio morlacco mentre la parola chiave distruzione è stata accompagnata dal colore rosso con una gelée e un dripping di pomodoro; il tutto si chiudeva sulla parola emozione con un aspic dove spiccava un germoglio di menta, simbolo di rinascita. Singolare il grande lavoro di ricerca e professionalità di tutti i cuochi partecipanti all’iniziativa che hanno così regalato un’esperienza indimenticabile ai visitatori, in una cornice altrettanto suggestiva.

3.7.2 Dripping Taste e Ca’ Foscari: Cucina & Ricerca

Negli ultimi anni il Gruppo Ristoratori della Marca Trevigiana ha stretto interessanti collaborazioni anche con l’ateneo Ca’ Foscari di Venezia, il quale è stato palcoscenico per un’originale ed esclusiva anteprima di “Treviso Dripping Taste: l’Arte nel Piatto”. Per il secondo anno consecutivo, il GRMT ha partecipato attivamente all’inaugurazione dell’anno dottorale di Ca’ Foscari proponendo un inusuale evento enogastronomico multimediale che giocasse

con il tema della giornata d’apertura e rendesse visibile il filo conduttore che lega la ricerca all’arte del piatto.

Quest’anno l’inaugurazione, con tema “Sfide del passato, del presente e del futuro”, si è svolta il 14 Novembre 2014. In quest’occasione, nella cornice degli spazi espositivi della storica sede centrale d’ateneo, è stato realizzato l’evento enogastronomico dal titolo “Le forme del cibo: Passato, Presente e Futuro”, curato dal Gruppo Ristoratori della Marca Trevigiana, in collaborazione con il gruppo europeo di food designer “Arabeschi di Latte”, da un'idea del professor Stefano Campostrini e di Mauro Zardetto. Si è creato un momento unico nel suo genere, dove i prodotti del territorio si sono sposati non solo alla cultura in senso lato, ma più specificatamente al campo della ricerca nei diversi ambiti in cui gli studenti Cafoscarini sono impegnati. La sfida lanciata agli chef appartenenti all’associazione trevigiana e partecipanti all’iniziativa è stata proprio quella di creare un menù molto particolare che si ispirasse espressamente ai progetti dei dottorandi, abbinando il cibo alle diverse ricerche. Così, sotto la direzione di Francesca Sarti, food designer di “Arabeschi di Latte”, si sono sbizzarriti quattro abili chef: Tino Vettorello del “Ristorante Tre Panoce” (a lui anche il merito di aver curato la produzione esecutiva dell’evento), Nereo Dussin del “Ristorante da Dussin”, Diana Bertuola del “Ristorante al Ringraziamento” e Mirco Migotto del “Ristorante Al Migò”. Dal loro genio sono stati reinterpretati e resi edibili i progetti multimediali e le installazioni di alcuni dottorandi di Ca’ Foscari, così ad esempio un libro antico restituito in forma virtuale è stato accompagnato da gustosi crackers con polenta e seppioline, ricoperti da una cialda di formaggio stagionato, o ancora gli schermi che restituiscono la sensazione della grana delle superfici sono stati rivisitati nella presentazione di una cassata in versione trevigiana con tre diversi effetti, spugnoso, ruvido e croccante, mentre i prototipi musicali hanno dato l’idea per uno stagionale risotto al radicchio e prosecco. Come si nota, alla base delle creazioni culinarie degli chef vi è il prodotto tipico stagionale, vero simbolo della cultura territoriale che ancora una volta è stato protagonista e mezzo artistico

d’espressione in un momento unico che è riuscito congiungere cibo, cultura, innovazione e alta formazione.