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Iniziative di sensibilizzazione e azioni concrete.

Alternativa y Solidaria (REAS).

ORGANIZZAZIONI NO PROFIT

5.3.3. Iniziative di sensibilizzazione e azioni concrete.

In merito alla visione delle pratiche di economia solidale come possibile stimolatrice di una trasformazione sociale, gli attivisti si dividono fra coloro che ritengono sia fondamentale passare da una fase di un cambiamento culturale, attraverso azioni di sensibilizzazione, informazione, formazione, e coloro che ritengono importanti le azioni dirette, concrete, sul territorio.

Lo stile di vita occidentale, in particolare in un contesto fortemente urbanizzato e metropolitano, è ormai ben radicato nelle abitudini quotidiane, negli stili di vita, nelle relazioni fra le persone. Pertanto viene ritenuto prioritario, necessario, dalla maggior parte degli intervistati, innescare un cambiamento culturale, una visione differente, al fine di arrivare alla costruzione di un percorso solidale, inclusivo, democratico. Sono dunque le attività legate alla comunicazione, che possono far conoscere tali esperienze ed avviare percorsi di cooperazione fra le diverse entità e attraverso i valori del consumo critico (Bovone e Mora, 2008; Leonini e Sassatelli, 2008), fare in modo che le pratiche legate ai valori dell’economia solidale possono avviarsi ed espandersi, allargando la base sociale, come sostiene un referente della XES.

[…] la comunicazione, la creazione di stato di situazione, di opinioni, di essere visibile, di sensibilizzazione, di rendere visibile un’alternativa economica al modello imperante, quindi facciamo delle pubblicazioni di questo tipo, (per esempio questo è un decalogo che abbiamo fatto quando c’è stato lo sciopero generale in Spagna), cerchiamo di rendere visibile questa realtà attraverso l’organizzazione di giornate, conferenze, attraverso libri, essere presenti in circoli, più o meno di economia solidale, sociale, alternativi. Questa funzione di sensibilizzazione, secondo me è il primo passo di questo processo (T.P. XES 2).

Non solo avviare pratiche di sensibilizzazione attraverso la comunicazione, la diffusione di libri, l’organizzazione di seminari, coinvolgendo anche l’Università, ma l’attività della rete ha anche una funzione aggregatrice, di creazione di momenti di confronto, che servono a rafforzare i legami tra i soggetti, a stimolare nuove relazioni. Questa è una strategia confermata dagli intervistati.

96 Un’attività della rete è la creazione di uno spazio di incontri, uno spazio di incontro che va a creare fiducia, complicità […], molti progetti sono iniziati grazie a questi momenti. Grazie alla rete si è creata una cooperativa di traduzione, vi erano differenti cooperative e altri progetti, che sono nati in questi spazi di incontri. Inoltre sono anche progetti autonomi che non fanno parte della rete, che hanno origine nella rete e seguono fuori dalla rete. Le condizioni per essere progetti delle reti sono per esempio che siano trasparenti, che facciano il Bilancio Sociale, che siano membri di Coop57, che sia gente che sappiamo cosa fa, che già conosciamo (T.P. XES 4).

Le iniziative di sensibilizzazione e di informazione sono ritenute fondamentali per innescare un processo di coscientizzazione (Freire, 1973) verso nuove forme, solidali, di commercializzazione, produzione e consumo.

Tuttavia, gli attivisti catalani non si muovono solo attraverso iniziative culturali. Ancora prima di avviare la rete si sono create iniziative concrete, legate soprattutto ai valori del cooperativismo, che sono tutt’ora un esempio di realizzazione e gestione di forme “cooperative” di scambio. Infatti nelle seguenti interviste, gli intervistati parlano di alcune esperienze, come ad esempio la costituzione di una piccola libreria, e una mutua, che hanno dato origine a numerose altri progetti.

Da un gruppo che eravamo nella lotta per la difesa dei nostri posti di lavoro (stava chiudendo l’Editorial Brugheira), noi credevamo che non bastasse essere solo contrari, ma era necessario iniziare a costruire, per cominciare a costruire una cooperativa e nacquero due o tre progetti. Io mi collocai in un progetto editoriale, in un piccolo paesino, e lì per 15 anni ho lavorato in questo progetto editoriale. Noi non lavoriamo in un modo classico delle ONG. Ci sono sempre progetti di intercambio di persona ed entità (T.P. XES 5).

Avevamo anche chiaro che i processi di trasformazione sociale, non possono passare solo per la lotta istituzionale, e per questo decidemmo costruire il progetto cooperativo con l’idea di praticare l’autogestione, la democrazia economica, e lo sviluppo di reti comunitarie. Cioè che la nostra pratica cooperativa fosse vincolata con quello che avevamo intorno (T.P. XES 29).

Emerge in particolare dalle interviste quanto sia utile avviare percorsi che siano capaci di “liberare gli altri”, proprio come sostiene Mance (2006), secondo il quale è necessario fare in modo che le attività che si generano, non siano semplicemente assistenziali, ma creare attività per cui ognuno possa avviare un proprio percorso, autonomo e indipendente. Questo sembra essere condiviso e chiaro nelle finalità degli attivisti della rete, avviare progetti che possano far riflettere e comprendere ognuno.

97 È una caratteristica della XES elaborare discorsi dal basso all’alto, un po’ come la filosofia di Antonio Gramsci, cioè che tutti siamo intellettuali, tutti abbiamo il diritto di ricercare, e riflettere sulla nostra esperienza, sulla nostre pratiche, sulla nostra vita, per poter comprendere […] per cui la XES ha sempre avuto una tradizione di spingere teoricamente e concettualmente, per questo si è avuto fin dal principio questa decisione di pubblicare, scrivere, scambiare, ecc. (T.P. XES 45).

L’idea di ricercare, comprendere, diventa un momento fondamentale per conoscere nuove esperienze, per avviare un percorso, non solo teorico, ma anche pratico, grazie all’avvio di attività artigianali, capaci di far ritrovare le competenze che si possedevano, o ri-scoprirne nuove.

Un esempio è stato l’avvio di una attività, denominata “La scoperta”, dal catalano

“La Troballa”. L’obiettivo era innescare processi di ri-apprendimento di piccole attività

artigianali ed era rivolto a persone che vivono ai margini della società, senza fissa dimora. L’azione è stata promossa da una Fondazione, che opera in un quartiere degradato della città. Come racconta il suo presidente:

[…] Tutto ebbe inizio nell’anno 2001, quando c’è stato il workshop occupazionale, “La Troballa ”, questo è uno dei motivi per cui siamo vincolati alla Xes, che ora compie dieci anni. È come una scoperta, è esattamente questo il significato, la traduzione […] perché visto che si lavora con persone senza casa, in una situazione un po’ difficile, l’idea è generare principalmente artigianato[…], come quando vai a un mercato e incontri un piccolo oggetto che non conoscevi e dici ‘guarda che bello’ […]. Oppure può succedere che la persona incontra all’interno di se stessa aspetti persi, che aveva, e recuperare aspetti che non sapeva di avere. Tutte le attività sono aumentate, si sono avviati corsi per creare opportunità di lavoro, iniziando proprio da chi si trovava in condizioni di vita disagiata, senza lavoro e alla fine dei corsi tutti hanno trovato una occupazione (T.P. XES 20).

Riprendendo la teoria delle reti di Mance (2003), appare rilevante che si riattivino sia i circuiti economici, ma anche quelli d’informazione, e soprattutto dei valori legati alle pratiche di economia solidale. Non è utile puntare solo alla creazione di semplici attività economiche, ma diventa importante avviare percorsi che possano fare in modo che ogni soggetto possa rendersi protagonista della propria crescita, ricercare forme nuove, come sostiene ancora Mance (2006), che possano permettere a chi rimane indietro nella società di avere le condizioni (lavorative, economiche) per vivere una vita dignitosa. In questo senso si può ripartire dai valori, dal concetto che è la persona umana che deve

98 essere messa al centro di tutta l’attività economica, innescando una condivisione di percorsi, esperienze, di capacitazione personale.

Solo attraverso le reti che si generano e nelle quali circolano tali flussi, si possono riattivare pratiche per cercare di ricostruire le filiere produttive secondo principi solidali (Mance, 2003), ed è quello che sembrano perseguire le pratiche che si stanno sviluppando all’interno della Xarxa catalana.