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Nascita e funzionamento delle reti sociali.

Le reti 2.1 Lo studio delle reti complesse.

2.3. Nascita e funzionamento delle reti sociali.

Le reti sociali sono, dunque, strutture organizzative definite da relazioni tra attori e da flussi di risorse che transitano nelle interconnessioni: informazioni, significati simbolici, forme di sostegno, scambi di beni materiali e immateriali. Come afferma

33 Sivini (2003, pag. 41), “riconoscere l’importanza delle reti nella diffusione delle innovazioni e delle conoscenze comporta la necessità di porre l’attenzione di queste sul territorio”, e diventa anche necessario comprendere quali siano i passaggi che permettano l’attivazione di una rete.

Granovetter (1974) riprende e rielabora il concetto embeddedness10, elaborato precedentemente da Karl Polanyi (1974): le relazioni personali sono integrate in reti sociali che generano fiducia e che creano relazioni di scambio diverse da quelle della razionalità economica. Questo approccio trova diverse applicazioni empiriche in differenti campi di indagine. Il primo studio pionieristico, svolto dallo stesso Granovetter, riguarda l'influenza delle reti sociali nella ricerca del lavoro. In un saggio, che è diventato un classico della sociologia, dal titolo La forza dei legami deboli, Granovetter (1974) dimostra che i soggetti inseriti in legami deboli, fatti cioè di conoscenze amicali non troppo strette, hanno più possibilità di accesso ad informazioni e quindi di potenziali posizioni lavorative di proprio interesse, rispetto a coloro che investono socialmente soltanto nei legami forti, cioè i familiari, i parenti e gli amici intimi.

Se nei legami forti l'informazione è detta "ridondante", ovvero vi è la tendenza che le informazioni circolanti siano sempre le stesse (e quindi a rischio stagnazione), nei rapporti deboli, le informazioni cambiano, sono sempre nuove e consentono ai “nodi” di poter godere di vantaggi quali maggiore reperimento di notizie sul cambiamento ambientale, maggiore tasso di innovazione, e possibilità di instaurare legami con soggetti sempre nuovi. Le reti con forte propensione al legame forte, sono dette Reti

10 Il concetto di embeddedness indica il radicamento delle attività economiche nella società. La

produzione, la distribuzione ed il consumo dei beni dipendono infatti da fattori sociali come la cultura, le abitudini, il senso di responsabilità e la reciprocità verso gli altri. È per questo che molti sociologi, come Karl Polanyi e Mark Granovetter affermano che l'economia è incapsulata nel sociale (embedded in inglese significa infatti "inglobato", "incorporato"). Nella teoria dell'embeddedness, viene respinta la teoria della rational choice (scelta logica), che presuppone: 1. Razionalità assoluta ed economica degli attori. 2. Atomizzazione sociale, non considerare ciò che sta intorno all'attore economico in termini di relazioni. Questo perché ogni essere umano gode della razionalità limitata all'interno di ogni decisione, e che bisogna valutare le variabili che influenzano direttamente e non le scelte del singolo individuo.

L'Embeddedness accetta soltanto il principio della coesione tramite la formazione di networks (reti). Le

tipologie di embeddedness, vengono solitamente raggruppate in due categorie:

a) Embeddedness relazionale, ovvero che gli attori economici vengono influenzati direttamente, ed influenzano indirettamente, i comportamenti ed i risultati degli attori con cui interagiscono; da questo prende spunto il concetto della Forza dei Legami, che è caratterizzata dalla forte vicinanza degli attori. b) Embeddedness strutturale: la più ampia struttura di relazioni influenza i comportamenti ed i risultati di interi gruppi di persone (in questo caso aziende e network di esse).

34 Coese, mentre altre dove la maggioranza dei links è composta da legami deboli, sono dette Reti Disperse.

Valdis Krebs e June Holley (2002) individuano quattro passaggi principali per l’“attivazione” di una rete, ognuno dei quali prefigura una diversa “topologia” della rete: “clusters frammentati”, rete “hub and spoke”, rete “multi-hub”, rete “centro-

periferia”.

La maggior parte delle reti o comunità, iniziano come piccoli gruppi emergenti organizzati intorno a interessi comuni ed obiettivi condivisi. Di solito questi gruppi sono isolati l’uno dall'altro. Si tratta di piccoli gruppi formati da 1-5 persone o organizzazioni che si sono connessi per necessità, si veda la Figura 2.6. Se questi gruppi frammentati non si organizzano ulteriormente, la struttura della comunità resta debole e disconnessa. Fig. 2.6. Clusters frammentati.

Fonte: Krebs, V., Holley, J., Building Smart Communities Through Network Weaving, www.orgnet.com

Senza tessitori di rete (Krebs, Holley, 2002) attivi che si assumono la responsabilità per la costruzione di una rete, i collegamenti spontanei tra i gruppi emergono molto

35 lentamente, o non del tutto. Un promotore di nuovi legami potrebbe iniziare con una rete hub and spoke, diventando un connettore (hub). In questo caso dovrebbe avere la visione, l'energia, e le abilità sociali per la connessione fra individui e gruppi diversi, e la capacità di avviare il flusso di informazioni da e verso loro. Hanno, inoltre, collegamenti esterni, al di fuori della comunità, per portare nuove informazioni ed idee. Questa è una fase critica per il rafforzamento di una rete, poiché tutto dipende da come opera l’hub, che è il fulcro della rete, com’è rappresentato nella figura 2.7., che collega i gruppi sparsi in precedenza.

Fig. 2.7. Rete “hub and spoke”.

Fonte: Krebs, V., Holley, J., Building Smart Communities Through Network Weaving, www.orgnet.com

Il modello hub and spoke non rappresenta un tipo di rete robusta, poiché concentra sia tutto il potere (rete centralizzata), sia la vulnerabilità in un solo nodo (hub). Se il tessitore non riesce a creare legami più forti, si potrebbe ritornare ad una comunità frammentata.

36 Se più tessitori di rete lavorano con gli stessi gruppi è possibile che si strutturino reti con più hub. La Figura 2.8. mostra un modello di una piccola rete multi-hub. In questo esempio quattro cluster (designati dai link rossi) hanno creato molti legami deboli (link) in grigio tra gli uni agli altri. I legami deboli possono o meno servire per creare cluster più grandi facendo, quindi, crescere la rete. Gli hub multipli possono essere sia singoli, ma anche piccole imprese o altre organizzazioni della comunità.

Fig. 2.8. Rete “multi-hub”.

Fonte: Krebs, V., Holley, J., Building Smart Communities Through Network Weaving, www.orgnet.com

In un percorso di costruzione di relazioni, scambi, quando una nuova realtà è incorporata in un processo in corso, si creano dei “vuoti di comunicazione”, che sono all’origine dell’instaurazione stessa dei rapporti d’intermediazione delle relazioni sociali. Diventa centrale, dunque, nell’analisi di questi processi la categoria di

37 Boissevan (1974), esaminando la natura e le dinamiche interne della nascita di nuovi gruppi, sposta la sua attenzione verso gli individui, perché sono proprio questi ultimi a costruire le coalizioni a loro sostegno per conseguire gli scopi prefissati. La categoria centrale dunque, nella sua analisi di formazione dei gruppi, è la figura del broker, cioè colui che costituisce la rete inserendosi a cavallo di differenti ambiti al fine di controllarne i diversi flussi11.

Il broker è assurto a modello di imprenditore antropologico, capace di innovare e pronto ad assumere i rischi della sua iniziativa. Le risorse che manipola sono risorse di second’ordine, cioè reti informali di contatti strategici che egli controlla e manipola a proprio profitto (Piselli, 1995).

Gli aspetti manipolativi e strumentali delle reti evidenziati da Boissevan sono evidenti in particolare nelle analisi di situazioni di crisi e di conflitto.

Il modello di rete per una comunità sostenibile secondo Krebs e Holley è il modello

centro / periferia. Questa topologia emerge dopo molti anni di tessitura della rete con

hub multipli. Si tratta di una struttura stabile in grado di collegarsi ad altre reti ben sviluppate, in altri contesti. Il nucleo della rete in questo modello contiene i membri della comunità chiave, tra cui molti sono tessitori di rete, e hanno sviluppato legami

forti tra di loro. La periferia di questa rete contiene gruppi di nodi, che di solito sono

legati al nucleo attraverso legami deboli: nuovi nodi che lavorano per arrivare al centro della comunità; ponti verso le diverse comunità al di fuori della rete.

La periferia permette di raggiungere idee e informazioni non conosciute nella rete in costruzione. Il nucleo centrale permette di rafforzare quelle idee e informazioni, creando

legami forti. La periferia è la frontiera della nuova rete comunitaria, in cui nuovi nodi

possono aggregarsi, mantenendo le relazioni con l'ambiente esterno.

La Figura 2.9. mostra un modello ben sviluppato della struttura centro / periferia. I nodi blu sono il nucleo, mentre i nodi verdi risiedono nella periferia. Questo nucleo della rete è molto denso. Una rete troppo densa, tuttavia, può portare a rigidità e a sovraccarico di attività.

11 Gli aspetti teorici e metodologici che emergono nell’analisi di Boissevan sono: 1) L’azione

manipolativa dell’Ego; l’individuo è centro di una rete di relazioni sociali che manipola per raggiungere i suoi scopi. 2) Il network come approccio specifico di analisi nel cambiamento sociale. 3) Una nuova visione del rapporto tra realtà locale e centro, con un superamento della visione del mutamento indotto esclusivamente dall’esterno. I mediatori, infatti, sono agenti innovatori, che svolgono una funzione attiva nel favorire e dirigere il mutamento.

38 Fig. 2.9. Rete “centro-periferia”.

Fonte: Krebs, V., Holley, J., Building Smart Communities Through Network Weaving, www.orgnet.com

Questo concetto è ripreso anche da Mance (2003), il quale sostiene che le reti funzionano come un sistema capace di creare delle trasformazioni sociali.

Un principio base di questa nozione di rete è che essa funziona come un sistema auto poietico. L’idea della rete che connette gruppi di un determinato movimento sociale […] è che l’articolazione fra tutti i movimenti di questo tipo rafforzi, attraverso gli interscambi, ciascun movimento in particolare, e che tale rafforzamento contribuisca alla nascita di nuovi movimenti della stessa natura in altre città […] (Mance, 2003).

Con questo concetto si vuole sottolineare la potenzialità del lavoro in rete, con soggetti differenti, capaci di mettere in relazione le diversità, di integrare i differenti soggetti territoriali, le organizzazioni popolari, le associazioni, i movimenti (Mance, 2003). Praticando la collaborazione solidale, gli attori potranno coordinare le risorse,

39 consolidare l’implementazione dei progetti, delle idee, rafforzandone ogni nodo nella misura in cui ciascuno di questi mantiene un flusso costante con gli altri. Queste azioni sono capaci, secondo Mance, di ricreare un processo di

[…] rialimentazione (che) implica che le azioni sviluppate dalla rete, attraverso i suoi nodi e le sue articolazioni, ne provochino di nuove, ampliandola ed espandendone l’insieme delle azioni in un circolo virtuoso capace di coinvolgere sempre più persone, operando su soggetti sempre più vari che facciano germogliare nuovi nodi che, a loro volta, rafforzino l’insieme della rete, nella misura in cui introducono diversità che agevolano i flussi dell’insieme, rendendo possibili nuove trasformazioni di ogni singolo nodo e della rete in generale (Mance 2003).

In questo modo si potrà accentuare l’intensità della rete, raggiungendo e coinvolgendo un numero maggiore di persone nel luogo in cui opera, in particolare significherebbe la nascita di altri nodi che, articolati fra loro, si connettono alla rete. Ciò consentirebbe di ampliarne l’estensione, vale a dire espanderla in altri territori, collaborando alla generazione e allo sviluppo di nuove esperienze, aumentando così la diffusione e consentendo un rafforzamento di tutto il percorso di economia solidale (Mance 2003, 2010).