generale le proprie conoscenze e l’influenza sociale che si erano guadagnati non per barricarsi in una torre d’avorio, quanto piuttosto per venire incontro alle effettive esigenze dei propri “connazionali”, come ci dimostra ad esempio l’uso del greco volgare per la predicazione religiosa. L’incisività dell’operato di tali intellettuali nella storia della cultura greca non si esplicò tuttavia soltanto nel versante linguistico, ma più in generale nell’orizzonte educativo: la fondazione dei collegi Paleocapa, Cottunio e Flangini219 consentì a centinaia di greci di accedere all’istruzione, così
come accadde nella penisola greca con la riapertura ad esempio della scuola di Costantinopoli, voluta da Kirillos Lukaris e guidata da Theofilos Korydalleus, di cui diremo in seguito. Tale concretezza e incisività nella storia della cultura greca vanno considerate come le conseguenze tangibili dello sviluppo di una nuova e più profonda concezione dell’identità greca. La lenta riflessione sulla “grecità”, e sul confronto di essa con altre culture, vive una tappa molto importante del suo percorso a Padova. Di certo non si può ancora parlare di uno spirito nazionale in senso illuminista, ma già durante il XVII secolo si può ravvisare nelle azioni e negli scritti dei greci di Padova il progressivo processo di formazione di una coscienza greca “panellenica”. Tale processo era già iniziato nel secolo precedente con la riscoperta dei classici e delle radici della propria cultura, ma si era diffuso all’interno di un gruppo sociale ben preciso, ovvero all’interno della classe intellettuale greca, erudita e filologicamente preparata a comprendere e diffondere la propria eredità negli ambienti culturali occidentali. Se ci chiedessimo cosa cambia rispetto alla concezione di “grecità” di Bessarione e del secolo precedente potremmo rispondere che a livello pratico non ci sono molte differenze, perché l’attività filologica continua ad essere richiesta sul mercato e perché la lingua greca per la maggior parte del pubblico
219 Anche Tommaso Flangini si laureò in legge a Padova.Cfr. G.PLUMIDIS, Gli scolari greci nello studio di Padova, p. 137. Per un recente profilo biografico su Flangini si veda A.KARATHANASIS, Η Βενετία των Ελλήνων, pp. 53segg.
occidentale rimane la lingua di Omero e di Euripide; cambiano tuttavia le iniziative personali e le azioni pratiche degli intellettuali di lingua greca, che iniziano a rivolgersi ai loro “connazionali” con progetti concreti, come la costruzione di scuole, il commercio libraio (come si è detto per Metaxas), l’uso del greco volgare e l’esportazione di metodi didattici occidentali come nel caso di Korydalleus.
Θεόφιλος Κορυδαλλεύς/Theofilos Korydalleus (1570-1646) fu allievo del Sant’Atanasio a Roma e successivamente studente all’università di Padova, dove si laureò in filosofia e medicina nel 1613220. Fu allievo del Cremonini e importante figura nel rinnovamento culturale greco: nel 1624 tornò nella sua terra natale dove reintrodusse l’insegnamento superiore e contribuì alla diffusione di un aristotelismo rivisto e studiato in occidente, facendosi mediatore del pensiero occidentale.
Nel momento in cui in Occidente la “scienza nuova” stava decretando il definitivo tramonto della filosofia aristotelica, la sua ripresa invece in uno spazio geografico dove l’istruzione superiore era praticamente inesistente o si risolveva in stanche ed elementari riproposizioni di quella che era stata la cultura bizantina, ebbe un effetto davvero dirompente, tanto che le opere e i corsi tenuti dal Corydaleus costituirono le sole materie d’insegnamento filosofico e scientifico in tutta l’area balcanica sino alla seconda metà del Settecento221.
Ad Atene Korydalleus fu il primo a riavviare seriamente l’insegnamento accademico, sospeso dai tempi della chiusura giustinianea della Scuola di Atene nel 529. Fu impegnato inoltre, su richiesta di Lukaris nel 1625, nella riorganizzazione della vecchia scuola patriarcale di Costantinopoli e a tal scopo si basò sull’ordinamento dello Studio patavino. Secondo Tsourkas, Korydalleus va considerato come il padre dell’insegnamento filosofico nell’Oriente ortodosso, un
220 Su Korydalleus, relativamente alla sua presenza a Padova: C. TSOURKAS, Gli scolari greci di Padova, pp. 7-8; G.FABRIS, Professori e scolari greci, p. 145; G.FEDALTO, La nazione ultramarina, p. 439, G. PLUMIDIS, Gli scolari greci, p. 137. Più in generale si segnala anche K.N. SATHAS,
Νεοελληνική φιλολογία, pp. 250-254; G.PODSKALSKY, Griechische Theologie,pp.194-199e passim;
C. TSOURKAS, Les débuts de l enseignement philosophique et de la libre pensée dans les Balkans: la vie et l oeuvre de Théophile Cor dalée (1570-1646), Thessaloniki, Institute for Balkan studies, 1967; Z.N. TSIRPANLIS, Το Ελληνικό Κολλέγιο τῆς Ρώμης, pp. 390-394 e passim; V.I. TSIOTRAS, The
Manuscripts of Theophilos Korydalleus' Commentaries on Aristotle's logic, in E.RIONDATO,A.POPPI
(a cura di), Cesare Cremonini: aspetti del pensiero e scritti, Padova, Accademia galileiana di scienze, lettere ed arti, 2000, pp. 219-248.
insegnamento che iniziava progressivamente a staccarsi dalla teologia: lo conferma il suo atteggiamento, che riflette fedelmente l’orientamento culturale dell’università di Padova222.
Cambiano quindi i canali di diffusione e il pubblico a cui la cultura greca in senso lato viene rivolta. Anche se bisognerà aspettare il Settecento affinché diventi davvero la cultura di tutti i greci, emblema della loro nazione, e affinché la società si interroghi sui valori della lingua dotta e della lingua popolare, la riflessione greca inizia già nel Seicento e in Padova ha un luogo privilegiato per il suo sviluppo. Il percorso culturale che molti giovani greci intraprendono studiando a Roma, Padova e Venezia è fortemente segnato dall’esperienza della diaspora. Innanzitutto nella penisola italiana i greci si persuadono di quanto importanti e stimate siano la loro filosofia, la loro lingua e la cultura che essa veicola, come già avevano avuto modo di sperimentare nella loro terra d’origine, dove si avventuravano continuamente ricercatori europei di codici e manoscritti antichi. Ciò che fa la differenza è il fatto che nei territori della Dominante essi si confrontano invece con la “reale” portata del greco di fronte ad altre culture come quella musulmana, protestante o ebraica. Eppure, più che sul piano commerciale e tipicamente veneziano, il confronto culturale a Padova avviene soprattutto sul piano intellettuale e accademico, perché la città del Santo, con la sua sede universitaria e le sue accademie, è teatro di dibattiti, confronti tra culture diverse, innovazioni scientifiche e cambiamenti sociali. Solo per fare un esempio, Lukaris e Korydalleus seguirono le lezioni di Cremonini, accusato dall’Inquisizione per aver sostenuto la mortalità dell’anima223.
Tsourkas sostiene addirittura che l’Università di Padova fu l’alma mater della Nazione greca e che indirettamente abbia contribuito al risveglio culturale e politico greco ancor più della Rivoluzione francese, responsabile di averlo accelerato ma non determinato224. In effetti il contesto padovano contribuisce sensibilmente al risveglio culturale greco: il confronto con altre culture e la scoperta della propria specificità nell’ampio panorama religioso e culturale fa consolidare nei greci la propria coscienza nazionale. Sentirsi chiamare “Έλληνες” dai filellenici come Martin
222 C.TSOURKAS, Gli scolari greci di Padova, pp. 7-8.
223 Sul tema si veda A. POPPI, Cremonini e Galilei inquisiti a Padova nel 1604. Nuovi documenti d’archivio, Padova, Antenore, 1992.
Crusius, non ha lo stesso valore rispetto all’acquisire una propria coscienza personale e sperimentarla traducendo testi, preparando lezioni universitarie su Aristotele o confrontandosi ad esempio con persone della stessa lingua ma provenienti da zone diverse della penisola greca, all’interno dei collegi per studenti: sono infatti testimoniate le discussioni tra gli studenti di rito latino e quelli “scismatici” ospitati nel collegio Cottunio225.
Concludo il presente capitolo con una considerazione in rapporto alla cultura italiana e agli studi storico-letterali. Il Seicento è considerato un secolo buio, su cui grava il peso della Controriforma e dove il progresso fatica a farsi strada senza mettere a rischio la vita dei suoi stessi promotori come nel caso dei processi a Galileo (1633) e a Giordano Bruno (1600). Si sarebbe tentati di assimilare a questo “mondo vecchio” anche l’attività greca di inizio Seicento, poiché legata a un’elaborazione classica e religiosa del proprio patrimonio culturale, e lontana da quelle timide spinte innovatrici che persino in Italia, dentro la morsa dell’Inquisizione, iniziavano ad allontanare la letteratura dall’impronta severa della chiesa cattolica: basti pensare all’Adone di Marino (1623) o alla rivoluzione dell’introduzione della lingua volgare in ambito scientifico con il Dialogo di Galileo (1632).
Una tale rivoluzione non sarebbe stata però possibile per i greci in questo periodo, impegnati da appena un secolo nella riscoperta della loro antica eredità culturale. I commenti di Aristotele, gli epigrammi e le odi in greco classico, i discorsi accademici con continui riferimenti all’antichità e ai fasti di Atene, sono esercizi di stile che a noi paiono ancorati ad un mondo ormai antico, lontano dalla rivoluzione galileiana. Può sembrare strano ad esempio che le teorie aristoteliche siano così care ai greci patavini contemporanei di Galileo, ma la chiave della questione va ricercata nel significato che la filosofia peripatetica ha assunto nella storia della cultura greca: se le prime edizioni di testi classici erano uscite per la maggior parte nel secolo precedente, ora i greci si pongono come interpreti esperti dei testi originali, si inseriscono nel dibattito filologico e cercano di portare alla luce il vero messaggio di Aristotele, come cercarono di fare Massimo Margunio226 e Giovanni Cottunio.
225 È. LEGRAND, Bibliographie hellénique, vol. III, p. 325, narrate in una lettera di Bubuli.
226 Sull’umanesimo “classico” di Margunio, preminente durante l’età giovanile, si veda: G.SCHIRÒ, Missione umanistica di Massimo Margunio a Venezia, pp. 164segg.
Tali processi di affrancamento culturale fanno parte dell’auto-riconoscimento della coscienza greca e risulterebbe riduttivo filtrarli attraverso la lente del nazionalismo o della religione. La cultura ellenica inizia infatti a non essere più solo imitata ma usata ed elaborata e le conseguenze di questo processo culturale si ripercuoteranno nel lungo periodo sull’intera società greca. Il 1633 fu l’anno del processo a Galileo, ma allo stesso tempo l’anno in cui aprì le porte il primo collegio greco di Padova. La compresenza nello stesso luogo di percorsi relativi a realtà culturali diverse non implica che gli storici debbano unicamente trovare dei nessi fra di loro, ma richiede altresì che ogni percorso venga considerati e analizzato in base alla propria specificità.
Ecco spiegati gli epigrammi di Cottunio, la missione educativa di Korydalleus, le raccolte di poesie dedicate ad amici e professori, come la raccolta
Apantismatologia a cui partecipò Giovanni Cigala e alla quale collaborò anche Elena
Piscopia con un epigramma latino e un elogio in greco227.
Come già suggeriva Sarpi, i dotti greci non dovevano essere coinvolti nei progetti cattolici di Roma o di altri, ma dovevano innanzitutto occuparsi del loro “popolo” e rivolgersi ad esso:
E discendendo al particolare de’ Greci, attesa l’ignoranza di quella Nazione, per la servitù dove si trova, si può credere che quei pochi Letterati di loro siano di molta stima, ma per muovere quei Popoli228.
Non è un caso che a Padova si siano formate nel corso dei secoli personalità di spicco per la storia della Grecia moderna e della sua tradizione culturale, tra cui basterà ricordare i nomi di Αλέξανδρος Μαυροκορδάτος/Alessandro Mavrocordatos (1637-1708), diplomatico della Sublime Porta, Ευγένιος Βούλγαρης/Eugenio Bulgaris (1716-1806), importante filosofo e teologo e primo traduttore di Voltaire in
227 Apantismatologia, overo Raccoglimento Poetico nella solenne coronatione in filosofia e medicina dell’eccellentissimo Signor Angelo Summachi … da Don Luigi Gradenigo Arciprete della Canea, in Padova, 1668. Cfr. È. LEGRAND, Bibliographie hellénique, vol. II, pp. 244-245. La raccolta viene definita una “via lattea” che raggruppa molte stelle. I versi giambici di Cigala sono riportati da A.P. STERGHELLIS, Tα δημοσιεύματα των Ελλήνων σπουδαστών, p. 122.
228 P.SARPI, Scrittura di Fra Paolo Sarpi in materia del collegio de’ Greci di Roma, in Opere, vol. VI, Helmstat, per Jacopo Mulleri, 1765, p. 146. Su questo scritto di Sarpi si parlerà nel cap. 2, par. 2.2.3.
greco e il primo governatore di Grecia, Ιωάννης Καποδίστριας/Giovanni Capodistrias (1776-1831)229.