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L’inizio dell’elettrificazione

La Sardegna, che dal punto di vista idrogeologico è caratterizzata da fiumi con portata non costante, solo con la realizzazione delle prime dighe poté utilizzare la forza motrice idraulica per produrre l’energia necessaria a dare una “svolta” al suo sviluppo industriale. Prima di questo la carenza energetica costringeva l’industria isolana a progredire basandosi prima sul miglioramento delle lavorazioni utilizzando la forza animale, poi sull’adozione delle motrici a vapore e in seguito, alla fine dell’Ottocento, sui primi tentavi di produzione dell’energia elettrica. La nuova forma di energia, prodotta con impianti termici, trovò le prime applicazioni nella illuminazione delle miniere (miniera di Monteponi26, nel 1883, e poi Malfidano, Montevecchio, ecc.), localizzate prevalentemente nel Sulcis. Successivamente alcune lavorazioni metallurgiche furono elettrificate, ad esempio, nel 1897 la miniera di Monteponi fu dotata di un forno elettrico per la produzione dello zinco [5, 36]. Nel 1905 i generatori elettrici operanti nel settore minerario erano trentatré27: ventiquattro motori primari erano a vapore, sei a “gas povero”28, tre idraulici, [5, 36].

Alla fine dell’Ottocento in Italia 410 comuni erano elettrificati ed erano attive circa 170 km di linee tramviarie elettrificate; in Sardegna, a parte le miniere in cui erano già stati installati impianti di produzione elettrica (con una potenza29 complessiva di 180 kW), si erano avute iniziative limitate e isolate sia nel campo dei servizi pubblici, sia delle utenze industriali urbane. Nel 1888 si ebbe un primo tentativo con l’illuminazione elettrica del teatro civico di Cagliari: 200 lampade a incandescenza alimentate da un generatore di corrente continua azionato da una motrice a vapore [5]. Nel 1899 fu effettuata l’installazione, nel Palazzo della Provincia di Sassari, di un impianto di illuminazione elettrica in occasione della visita dei reali d’Italia. Nello stesso anno la Regia Marina introdusse l’uso dell’energia elettrica nella base dell’isola di La Maddalena (Sardegna settentrionale). Erano comunque iniziative sporadiche poiché in tutta la Sardegna, con l’eccezione di Cagliari e Sassari dove il sistema di illuminazione a gas30 era efficiente, l’illuminazione pubblica veniva effettuata, in modo non adeguato, con lampade a olio di lentisco31 e a petrolio [35].

Fra le iniziative dei primi del Novecento, attuate da imprenditori privati nelle aree urbane, si può ricordare l’illuminazione elettrica dello stabilimento molitorio di Luigi

Merello, a Cagliari, mediante l’istallazione di un generatore di corrente continua azionato dalla stessa motrice a vapore che faceva funzionare il mulino. Successivamente altre attività a Cagliari (quali il pastificio Lotti e Magrini, la Manifattura Tabacchi, ecc.) e a Sassari (il Mulino Azzena) seguirono l’esempio dello stabilimento di Merello [36].

Con l’inizio del Novecento l’illuminazione elettrica (pubblica e domestica) si diffuse nelle città: Ozieri, in provincia32 di Sassari (1907), Cagliari (1911) (figura 2), Nuoro e Macomer-NU (1914), Tempio Pausania (Sardegna settentrionale, 1915), Sassari (1919) [36]. La centrale di Ozieri produceva corrente elettrica per mezzo di una turbina idraulica mossa da una condotta idrica che, in caso di necessità, poteva essere integrata con alcuni motori a gas povero. Ovviamente, all’inizio, le diverse città non erano fra loro connesse in un’unica rete di distribuzione. Nei primi anni del Novecento, nel Sulcis, fu costruita e messa in esercizio la ferrovia elettrificata33 (lunga circa 4,7 km) fra la miniera di Acquaresi (giacimento di piombo e zinco) e il piccolo porto di Cala Domestica, per il trasporto del minerale.

Figura 2 – Nel 1912 la Società Elettrica Sarda (SES) ottenne la concessione di tre linee tramviarie urbane per la città di Cagliari; il servizio iniziò nel febbraio del 1915. Foto da [137]. A Nuoro le opere di elettrificazione della città iniziarono nel 1914 e la distribuzione dell’energia elettrica fu attivata fra la fine di aprile e i primi di maggio del 1915. Lo scrittore Salvatore Satta nel romanzo Il giorno del giudizio [34, da pag. 92 a pag. 96] descrive l’arrivo della corrente elettrica a Nùoro:

[…] La luce elettrica era venuta a Nùoro incredibilmente presto. Qualcuno che era tornato dal continente parlava di queste città che si illuminavano improvvisamente, di queste lampade che si accendevano da sole, e non una qui e una là, ma tutte insieme, […].

Maestro Ferdinando, che era maestro perché era muratore, ma si era assunto il compito di accendere ogni sera i fanali a petrolio, continuava il suo lavoro […] I fanali erano come urne di ferro, con un lungo braccio piantato negli spigoli delle case, e avevano una loro massiccia eleganza […] La luce arrivò in una sera gelida di ottobre. Nùoro era come coperta come da una regnatela, i fili correvano da un capo all’altro delle vie e dei vicoli, e i proprietari delle case che non avevano un braccio di ferro con le tazzine di porcellana infisso nel muro si sentivano come diminuiti, […]. Tutto il paese era uscito di buon’ora per assistere pieno di diffidenza e anche di malaugurio all’evento. […] Solo il signor Gallus, che era maestro di ginnastica, ed era venuto di fuori, disse a voce alta in un crocchio quel che pensava. “Voglio vederle io queste candele accendersi a testa in giù”. E di improvviso, come in un una aurora boreale, queste candele si accesero, e fu fatta la luce per tutte le strade, […], un fiume di luce, tra le case che restavano immerse nel buio. Un urlo immenso si levò per tutto il paese, che sentiva misteriosamente di essere entrato nella storia. […] La luce rimase accesa inutilmente. Si era levata la tramontana, e le lampade sospese nel Corso coi loro piatti si misero a oscillare tristemente, luce e ombra, ombra e luce, rendendo angosciosa la notte. Questo coi fanali a petrolio non avveniva.

Nùoro centro storico, quartiere San Pietro, prima illuminato con fanale a petrolio poi con la corrente elettrica, [105].

Nel 1914 sorse a Cagliari la prima centrale termica della Società Elettrica Sarda, SES34 (la centrale, con potenza di 1715 kW, fu dismessa nel 1924, figura 3). L’anno successivo la SES realizzò, per le attività del distretto minerario del Sulcis, la centrale

termica di Portovesme (potenza di 6000 kW, alimentata con il carbone del Sulcis, ceduta nel 1927 alla Società Monteponi). Sempre nel 1915 entrarono in esercizio a Cagliari tre linee tramviarie elettrificate, gestite dalla SES.

Figura 3 – Centrale termoelettrica SES di Cagliari, realizzata nel 1914, alimentata a carbone. [35]