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GLOSSARIO DELL’ALLEANZA EDUCATIVA 15
23. Interazione tecnologica
L’interazione con la scienza tecnologica, nelle forme estreme, arriva al confronto antropologico con una nuova identità, fatta di chip, smart-card, pixel, mente umana e mente tecnologica. Attraverso i new media l’immaginazione umana, guardando oltre, investe ed interpreta ambi-ti propri del pensiero scienambi-tifico. Il sinteambi-tico vive insieme al reale. L’e-stensione dell’interattività e la connessione reticolare di più strumenti in un unico supporto, utilizzando una sola interfaccia (convergenza), vanno determinando nuovi schemi di pensiero e di espressioni cultu-rali nella società contemporanea.
24. Intercultura
Il fenomeno della migrazione e la convivenza di diverse etnie nella so-cietà multietnica, connessi all’ineludibile pluralismo culturale, hanno posto nuovi problemi e contesti alle istituzioni formative, contribuen-do a rimodellare il processo di scolarizzazione. L’azione della scuola deve partire da un’ottica multidisciplinare che preveda l’utilizzo di di-verse prospettive per prevenire atteggiamenti di razzismo o rifiuto e favorire una positiva integrazione democratica. Dal punto di vista pe-dagogico formare un’identità ideale interculturale richiede docenti ed educatori dotati di un alto grado di competenza relazionale, didatti-ca, metodologica e multiculturale, capaci di rendere gli alunni dispo-nibili a ricercare connessioni, superare confini e barriere. Occorrono insegnanti formati sulla pedagogia della solidarietà e su una filosofia dell’educazione aperta alla prospettiva transculturale. La scuola all’in-terno di un nuovo progetto formativo deve pianificare interventi di mediazione culturale volti a promuovere la costruzione e la conoscenza del sè attraverso positive esperienze di interazione sociale, superando quelle che Franca Pinto Minerva definisce “maglie strette dell’identità monoculturale”. La sfida resta quella di riuscire ad armonizzare l’esi-genza di conservare e difendere il nucleo fondante della propria iden-tità con l’esigenza di decentramento che l’accoglienza e l’integrazione richiedono. Pur investendo energie nella costruzione di un “ponte” tra diverse identità e sistemi di pensiero la scuola deve insegnare a
rileg-gere il vissuto personale, nell’incontro con l’altro portatore di cultu-re diverse. Deve aiutacultu-re a gesticultu-re quella che Lanzara definisce “assenza di direzione”, conciliando forze esterne che spingono al mutamento ed esigenze interiori di stabilità. Per questo occorre promuovere l’in-tegrazione nel rispetto delle diversità, formando, insieme alle capacità di confrontare, valutare, scegliere, anche un pensiero critico che possa rendere il soggetto attivo protagonista, costruttore del proprio futuro.
Solo all’interno di una visione cognitivo-ecologica e sistemica del pro-cesso di insegnamento apprendimento, utilizzando nuovi modelli ba-sati sulla didattica metacognitiva, la ricerca-azione, gli stili cognitivi, l’interdisciplinarietà, sarà possibile promuovere processi di crescita au-tonoma e vincere la sfida del rapporto interculturale posta dalla attua-le società multietnica. Attraverso la capacità di ricostruire e discutere prospettive e punti di vista saremo in grado di confrontarci con chi ha sistemi simbolici diversi dai nostri in un efficace e costruttivo scambio interculturale.
25. Interdisciplinarità30
La realtà storica è unica, le diverse discipline, scienze, branche di sa-pere, operano su di essa, la interpretano e la rappresentano attraverso specifici linguaggi: artistici, tecnici, comuni, matematici, scientifici, musicali, filosofici, ecc... Dietro ogni linguaggio c’è un’epistemologia, intesa come una particolare struttura logica che coglie una prospettiva o un punto di vista; l’acquisizione dei diversi sistemi concettuali deve però essere coerente. È solo l’unità delle prospettive che forma il pa-trimonio culturale, consente di cogliere sistemi, connessioni, relazioni nel tutto. Interdisciplinarità non significa allora fine delle discipline, né annullamento delle differenze. Annullare una disciplina potrebbe comportare la riduzione di una parte della realtà. L’interdisciplinari-tà è una “formae mentis”, un modo diverso non solo di costruire
co-30 L. Salvucci , I limiti delle discipline, Iter n°13, ottobre-dicembre 2001, Treccani, Roma e L. Salvucci, Costruire conoscenze interdisciplinari, Professionalità, n° 69, maggio-giugno 2002, La Scuola, Brescia.
noscenze ed insegnare, ma anche di comprendere e vivere la realtà, l’ambiente socio culturale e quello storico geografico che ci circonda-no. Secondo Jdoyne Farmer, uno dei più rilevanti problemi del nostro tempo è proprio “la sintesi delle conoscenze”, possibile solo in una vi-sione interdisciplinare complessiva che riconduca anche scienza e tec-nologia alla ricerca sull’uomo. La sintesi interdisciplinare non è mai una somma, né il risultato di esemplificazioni, è l’interazione di lin-guaggi diversi, tradotti, confrontati, interconnessi ed armonizzati at-traverso la scoperta di analogie e differenze. La sfida della formazione e dell’istruzione del sistema scolastico italiano nei confronti degli altri paesi del mondo non si vincerà esclusivamente sul piano organizzati-vo-gestionale del marketing o menagement, ma sul piano dell’in no-vazione metodologico-didattica, integrando istruzione e formazione, in un modello educativo finalizzato alla ricerca ed all’autoeducazione.
Si vincerà, anche e soprattutto, attraverso un’interdisciplinarità, volta a favorire nei giovani un adattamento basato su interpretazione, control-lo e gestione di una pluralità di teorie, relazioni e modelli (educazione permanente). In ogni istituzione scolastica dovrebbe formarsi uno staff che svolga attività di ricerca interdisciplinare, sperimentando nuove metodologie e/o strategie, anche attraverso una didattica multimediale in rete che sappia predisporre strumenti di comuni cazione e di costru-zione di conoscenze, come auspica Pier Giuseppe Rossi, “sia verticali, tra studente e struttura, sia orizzontali tra studente e studente”.31 Tutto questo in una visione cooperativa del lavoro scolastico perché, ripren-dendo una metafora di Dario Antiseri32, come in un’orchestra i diversi strumenti concorrono all’armonia complessiva, determinandola, attraver-so strumenti e spartiti diversi, così gli insegnamenti delle diverse disci-pline devono concorrere alla formazione globale del soggetto-alunno.
31 P. G. Rossi (a cura di), Didattica multimediale in rete, Morlacchi Editore, Perugia, 2004, pag. 20.
32 D. Antiseri, I fondamenti epistemologici del lavoro interdisciplinare, Armando, Roma, 1972.
26. Invenzione
(Vedi anche creatività e pensiero divergente)
Nel sottolineare l’importanza dell’educazione all’invenzione anche nei primi gradi della scuola, in modo conforme alla sua concezione di inse-gnamento a spirale, Bruner diceva nel 1960, “l’attività intellettiva è do-vunque la stessa, sia alle frontiere della conoscenza che in una classe di terza elementare. Quello che uno scienziato fa al suo tavolo o al labo-ratorio, quello che un critico letterario fa nel leggere una poesia, rien-tra nello stesso ordine di quello che chiunque altro può fare svolgendo attività analoghe, se egli vuole arrivare a capire. La differenza sta nel grado e non nel tipo di comprensione. Il giovane studente che studia fisica è un fisico, e gli è più facile apprendere la fisica comportandosi come un fisico, che facendo qualcos’altro”.33
È importante che educatori e docenti sappiano riorientare la ricerca verso l’invenzione, anche in una corretta sinergia di scuola, universi-tà, impresa. L’inventare, partendo dalle conoscenze possedute e dal-la scelta di solleci tare il talento, attraverso dal-la formudal-lazione di nuove ipotesi volte alla risolu zione di nuovi problemi/bisogni o attraverso l’insight, consente di trasformare paradigmi, teorie, linguaggi, prodot-ti, con flessibilità e originalità creativa, scoprendone di nuovi. Anche dall’invenzione dipende il progresso sociale ed economico di un pae-se. Come afferma Roger Abravanel, la spinta al miglioramento, attra-verso l’affermazione della meritocrazia, in Italia potrà avere luogo dal recupero dell’invenzione; dall’orgoglio ferito degli italiani di fronte alle descrizioni che il mondo inizia a fare di loro non più come “creativi-disor-dinati-un po’ inaffidabili”, ma come “stanchi-vecchi-immobili-spenti”34. 27. Maestro
Al di là di principi teorici o azioni strategiche, la nostra capacità di fare scelte responsabili e consapevoli e la nostra capacità di “orientamento
33 J. S. Bruner, The process of education. Cambridge, Mass.: Harvard Univer.
Press,1960, pag. 14.
34 R. Abravanel, Meritocrazia, Garzanti, Milano, 2008, pag. 370.
al futuro” scaturiscono in primo luogo dai “grandi maestri” che abbia-mo la fortuna di incontrare. Maestri di cultura, ma soprattutto del vis-suto, della condizione umana e dell’etica sociale e individuale. Da loro dipendono le nostre capacità di vincere le sfide, di discriminare l’errore e l’illusione, di superare le incertezze e affrontare l’evento imprevisto, senza mai perdere la direzione di senso del nostro agire quotidiano.