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Le interiezioni in spagnolo e in italiano: questioni metodolgiche e descrittive

1. Introduzione

Nella tradizione grammaticale spagnola, ma anche italiana, l'interiezione è stata spesso e volentieri al centro di diatribe e controversie, dapprima circa la sua natura linguistica; in secondo luogo – e questo in parte continua a essere un motivo di confusione e disaccordo – circa la sua identità grammaticale. Come osserva López Bobo (2002: 11), "hasta fechas recientes no se le ha reconocido estatuto gramatical independiente, habiendo sido sistemáticamente incluidas en el seno de otras categorías".

Scopo del presente articolo è formulare una serie di proposte metodologiche per la descrizione di questa categoria grammaticale in una grammatica di spagnolo per italofoni, attraverso l'analisi del trattamento riservato ad esse dalle principali – e più recenti – grammatiche di spagnolo e di spagnolo per italofoni, nonché attraverso l'analisi contrastiva delle interiezioni tra spagnolo e italiano, in modo tale da individuare analogie e differenze che siano utili ai fini della descrizione. Ci si soffermerà in particolare sui livelli grafico-fonologico, morfologico e sintattico, per poi passare agli aspetti pragmatici che, in tal caso, vengono ad assumere enorme rilevanza nella descrizione: quali differenze si possono riscontrare nell'uso delle interiezioni che formalmente coincidono o si assomigliano tra le due lingue? Per esigenze di spazio, ci si limiterà ad analizzare in chiave contrastiva i casi di ay /

ahi, eh / eh e bueno / beh.

2. Caratteristiche dell'interiezione

Dare una definizione univoca di interiezione è piuttosto difficile e quindi l'unico modo per cercare di definirla è considerare tutte le sue caratteristiche, dalle formali alle pragmatico-semantiche e funzionali. Riassumendo, le interiezioni formerebbero una classe di parole con le seguenti caratteristiche dal punto di vista formale:

• invariabilità morfologica;

• autonomia intonativa di tipo esclamativo; • autonomia sintattica.

• carattere emotivo e / o appellativo e fatico; • natura olofrastica.

Attraverso l'autonomia sintattica e intonativa, come osserva Poggi (1981: 45), l'interiezione sarebbe riconducibile a una voce olofrastica, cioé "una sequenza fonica unitaria, [...] non ulteriormente scomponibile in elementi significativi che da sola proietta un atto linguistico intero". In linea con questa posizione, si colloca López Bobo, che definisce le interiezioni "signos léxicos autónomos, cuyo contenido señala exclusivamente a la modalidad" (2002: 16). Modalità che acquista significato solo in base al contesto d'enunciazione e agli interlocutori che prendono parte all'atto comunicativo, ragion per cui, come si vedrà più avanti, al di là di una certa specializzazione semantica sperimentata da alcune interiezioni, risulta imprescindibile isolarle dal contesto specifico in cui sono pronunciate per comprenderne funzione e significato / i. Nel suo studio sulle qualità grammaticali e funzionali delle interiezioni spagnole, De Luna (1996: 103) osserva che "las interjecciones no sólo poseen un significado sino varios significados según la estructura tonal de que vayan provistos", e che spesso bisogna prendere in considerazione il tratto soprasegmentale della quantità per stabilire differenze tra usi diversi della stessa interiezione (ibidem).

Di qui l'estrema rilevanza che questa categoria grammaticale assume in particolare nella lingua parlata – o in quella scritta che simula il parlato. Alvar (2001: 125), cercando di fornire una descrizione coerente di interiezione, osserva che

estamos, pues, en unos universales lingüísticos a los que viene llamándose "expresiones pragmáticas", si como tales entendemos 'frases que se usan en la conversación y no contribuyen a la información que facilita una determinada manera de hablar, pero cumplen, sin embargo, funciones comunicativas'.

3. Classificazione delle interiezioni e descrizione grammaticale

Ad oggi sono due le tipologie con cui si classificano le interiezioni. Da un lato troviamo la classificazione tradizionale, che continua a essere utilizzata nella grammatica moderna e si basa su criteri morfologici, sulla natura linguistica originaria dell'elemento. Questa classificazione, sia nella tradizione italiana che spagnola, individua due grandi categorie: le interiezioni proprie o primarie (propias) e le interiezioni derivate o secondarie (impropias). Le prime comprendono elementi che non si rapportano con il lessico comune, mentre le seconde derivano da categorie grammaticali diverse, come sostantivo, aggettivo, avverbio, forma verbale che hanno raggiunto un certo grado di grammaticalizzazione come interiezioni. A volte, come nel caso della grammatica di Seco (1991: 202), le improprie sono definite "interjecciones por traslación" oppure "palabras trasladadas a interjecciones", secondo Gómez Torrego (1997: 249). Vale la pena far riferimento all'aggiunta da parte di alcune grammatiche, tra

le quali Gómez Torrego, Barbero e San Vicente di una terza classe morfologica rappresentata dalle locuciones interjectivas, interiezioni improprie formate da più elementi e che, come si precisa nella grammmatica di Barbero e San Vicente (2006: 130), prendono in considerazione come interiezioni quelle che la grammatica tradizionale definisce frasi esclamative. In un certo senso, stabilisce un legame inequivocabile tra interiezione e frase esclamativa grammaticalizzata come interiezione (come nei casi ¡ay de mí! o ¡vaya por Dios!).

Parallelamente a questa classificazione, oggi le grammatiche tendono ad applicare criteri più strettamente pragmatici e semantici, legati alla funzione di atto linguistico svolto dalle interiezioni. Se nel caso della classificazione morfologica, le oscillazioni e le divergenze nelle etichette sono relativamente poche, in virtù del radicamento della stessa nella tradizione grammaticale, nel caso della classificazione pragmatico-semantica, si assiste a un'estrema varietà di etichette. Così si individuerà una classe di interiezioni imitativas o onomatopéyicas per raggruppare le interiezioni che derivano dalle onomatopee, anche se la classe che finora ha ricevuto il maggior numero di etichette resta quella che raccoglie le interiezioni che esprimono lo stato d'animo del parlante: a seconda della grammatica di riferimento si denominano expresivas (Gómez Torrego, Seco, Barbero e San Vicente) emocionales (Alcina Franch e Blecua), sintomáticas (Alarcos Llorach), o representativas (Marcos Marín). Un'altra classe che raggruppa quelle interiezioni che servono per attirare l'attenzione dell'interlocutore o per imporgli un comportamento è costituita dalle cosiddette apelativas o imperativas (Alcina Franch e Blecua) o instativas (Bosque e Demonte). Un'ultima classe, tuttavia non riportata da tutte le grammatiche consultate, riserva a un gruppo di interiezioni utilizzate come forme di saluto o espressioni di cortesia stereotipate (hola, gracias, enhorabuena) la denominazione di formularias (Gómez Torrego e Barbero e San Vicente).

Come si può osservare dalla tabella 1, la tendenza ad avvalersi di entrambe le classificazioni – che qui definiamo "mista" – è confermata dalla maggior parte delle grammatiche consultate e si rivela altresí estremamente utile dal punto di vista descrittivo, in quanto la classificazione morfologica permette di raggruppare interiezioni con le stesse caratteristiche morfosintattiche, mentre quella pragmatico-semantica consente una descrizione degli usi nel parlato colloquiale più organica.

Classificazione grammatiche

morfologica semantico-

pragmatica "mista" Grammatiche spagnole Quilis et al.

(1993) Alarcos Llorach (1994) Gómez Torrego (1997) Alcina Franch, Blecua (1991) Marcos Marín et al. (1998) Bosque e Demonte (1999) Grammatiche di

spagnolo per italofoni Carrera Díaz (1997) Barbero e San Vicente (2006) Tabella 1 – Tipologie di classificazione delle interiezioni nella grammatiche consultate.

Quello che a prima vista colpisce nell'osservare il trattamento delle interiezioni da parte delle grammatiche consultate è, a parte alcuni casi, l'estrema brevità con cui è affrontato il fenomeno. In genere non si va oltre le due, tre pagine. Si è detto finora che spesso l'interiezione per alcune sue caratteristiche è stata associata alle

partículas, come se non si sapesse bene che posto riservarle. In realtà tutti gli

studiosi sono concordi nell'attribuire all'interiezione uno statuto grammaticale a sé: a tal proposito, sembrano particolarmente rappresentative le parole di López Bobo (2002: 14):

por más que existan similitudes formales y semánticas con los adverbios, la interjección es una categoría autónoma, que dispone de características morfológicas, semánticas y funcionales específicas que le otorgan estatuto independiente.

La tendenza principale attualmente sembra confermare quanto appena riportato: per evitare confusioni o sovrapposizioni con altre categorie, si preferisce trattare il fenomeno interiezione in un capitolo a parte. Laddove questo non si verifichi, come nel caso di Lengua española di Quilis et al. (1993) e della

Gramática esencial de la lengua española (1991) di Seco l'interiezione è sì inserita

in capitoli dedicati alle parti invariabili del discorso come possono essere l'avverbio, o gli enlaces (proposizioni e congiunzioni), ma costituisce un paragrafo a sé. L'unico caso tra le grammatiche considerate in cui l'interiezione è ancora inserita tra le partículas resta la Gramática española di Alcina Franch e Blecua (1991), in cui si dice espressamente che interiezione, preposizione e congiunzione si raggruppano di solito tra le "palabras residuales", quella categoria di parole, cioé, le cui "funciones son difíciles de caracterizar de manera inequívoca" (1991: 817). Una menzione a parte meritano Actual. Gramática para comunicar en español (2006) di Barbero e San Vicente, la Gramática comunicativa del español di Matte Bon (1995) e la Grammatica spagnola di Carrera Díaz (1997) con un taglio decisamente più orientato alla dimensione comunicativa della lingua, e rivolti, tra