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INTERIORITÀ E PROSPETTIVA CONOSCITIVA ARTE DELLA MEMORIA COME AZIONE DEL PENSIERO SU SE STESSO.

L'animazione nella mnemotecnica di Giordano Bruno

IX. INTERIORITÀ E PROSPETTIVA CONOSCITIVA ARTE DELLA MEMORIA COME AZIONE DEL PENSIERO SU SE STESSO.

Nella chiusura dell'Explicatio, il Sigillus Sigillorum viene presentato come insegnamento volto non solo a trarre immagini di cose non sensibili da quelle sensibili, bensì, in una prospettiva più ampia, a trarre immagini di qualunque tipo e a partire da qualsiasi altra

con lo scopo di compiere qualsiasi operazione dell'animo e sulla base di princìpi naturali, tecnici e, forse a ben vedere, anche divini149.

L'infinita potenzialità creatrice dell'uomo e il suo valore conoscitivo sono fondate sull'analisi dell'interiorità e sul riconoscimento dell'unità di fondo che anima e regge l'universo infinito in cui l'uomo è immerso. Il testo affronta le premesse teoriche della prospettiva gnoseologica adottata e noi, come Bruno, lo inseriamo in questa trattazione per molteplici e valide ragioni.

Il Sigillus Sigillorum appartiene ad un momento del viaggio bruniano precedente rispetto al De imaginum compositione, in quanto parte del ciclo pubblicato in Inghilterra nel 1583. Accompagnamento fondamentale dell'Explicatio, l'opera riprende e si confronta con temi neoplatonici e ficiniani distanziandosi da quanto il medico fiorentino aveva sostenuto nella Theologia Platonica a proposito delle facoltà dell'anima e ribaltando la gerarchia plotiniana nel rapporto tra intelletto e sensibile.

Nonostante molti temi trattati siano comuni alla tradizione vista nel corso di queste pagine, il contesto teorico bruniano è profondamente diverso: l'uomo non risulta inserito in una prospettiva provvidenziale e non viene presentato come

intermediario privilegiato tra ambito divino e naturale. Egli è, infatti, parte stessa della natura infinita ed universale e non è indirizzato al sommo bene dall'appetito naturale bensì si trova a lottare con una natura spesso ostile ed, eventualmente, ad avere successo. Ne risulta una scelta di natura libera e non orientata dal richiamo divino. Ci si domanderà dunque quale sia lo spazio di azione dell'uomo e su quali premesse esso si fondi: ebbene il legame tra spirito divino e ingegno umano si radica nella comprensione dell'unico fondamento divino della natura e dell'uomo, perno e garanzia del legame tra ambito finito e infinito. Ancora una volta sono l'arte umana e la sua potenzialità creativa a rappresentare la via verso la verità. Il riposizionamento dell'uomo, in un universo appunto non antropocentrico, non ne implica dunque la perdita di specificità.

La straordinarietà della proposta bruniana risiede nella sua natura psicologica, Bruno presenta direttamente al lettore la sua «rivelazione» e fornisce uno strumento conoscitivo per l'indagine di sé e del mondo circostante, un sistema elaborato tramite l'analisi e la riconsiderazione dei meccanismi stessi della mente umana. Bruno invita il lettore ad una praxis che prevede il potenziamento delle sue facoltà mentali e la costruzione di un sistema mnemonico che, nel suo essere riproduzione dell'architettura naturale, può divenire il luogo di incontro tra l'uomo e la verità.

Il discernimento delle forme e la comprensione della dimensione umbratile è fondamentale per comprendere l'azione dell'unico principio animante ed evita che ci si perda nello scorrere dell'incessante metamorfosi naturale150. Questo ci fa

seppur dinamici e flessibili, si basano su ordine e proporzione.

Il contatto con la verità è dunque intrinsecamente legato al confronto con l'infinita natura circostante, e Bruno, insegnando a interpretare le ombre naturali così come quelle interiori, apre alla possibilità di un momento di verità divina nella molteplicità sensibile, seppure all'interno della vicessitudine naturale.

Questa è una differenza importante rispetto alla tradizione precedente: il movimento conoscitivo umano non trae origine dal contatto diretto con la luce divina bensì dal confronto con la natura. Bruno pone l'accento sull'individualità dell'esperienza conoscitiva, che non è riconducibile a valori assolutamente positivi o negativi ma è soggetta al percorso del singolo individuo.

Il fondamento ultimo dell'arte della memoria è a tutti gli effetti l'interiorità, valorizzata così come viene valorizzata la sensazione che, a differenza di quanto sostenuto da Plotino, non subisce esclusivamente il dominio dell'intelletto ma è pienamente partecipe del processo conoscitivo che porta al contatto con la verità. L'uomo si muove all'interno dell'orizzonte naturale, sensibile ed infinito, e partecipa dell'unico principio divino che anima la totalità degli esseri viventi. Egli utilizza la sfera dell'immaginazione per elaborare i contenuti mentali e, dunque, agire. Come abbiamo avuto modo di vedere la dinamicità e l'animazione prendono forma sullo schermo dell'immaginazione e rendono l'uomo partecipe del principio creativo naturale.

Per ricollegarci al valore attribuito alle parole esse, definite «indumenti della forma intrinseca», implicano un legame strutturale tra memoria artificiale,

architettura del discorso e organizzazione della realtà151. Ogni acquisizione in

campo mnemonico si rivela dunque intrinsecamente legata agli altri ambiti, portando con sé un incredibile valore gnoseologico.

La memoria viene dunque strutturalmente ricondotta all'intendere: Bruno affronta il tema dell'occhio che non vede un oggetto posto troppo vicino ma ne acquisisce visione ad un intervallo di distanza adeguato. L'intendere è legato alla visione tanto per l'occhio quanto per l'anima che si allontana dai confini della materia e le forme accolte internamente devono corrispondere all'ampiezza del contenuto da memorizzare.

Non bisogna contemplare le immagini che sono in noi, ma guardare alle cose stesse attraverso le immagini che sono in noi152.

Come abbiamo visto nel capitolo precedente, Bruno nella dedica del De imaginum compositione afferma che la soluzione per la mente, seppur nei limiti umani, risiede nell'abbracciare se stessa e per l'occhio nel vedere in sé tutte le cose e dunque essere tutte le cose. L'arte della memoria nel Sigillus Sigillorum si presenta già come strumento dell'interiorità a fini conoscitivi.

In conclusione della prima parte del Sigillus Bruno presenta quindici specie di contractio, modi per contrarre lo spirito, chiamarne a raccolta le forze ed invitare lo spirito a riflettere. La rielaborazione del luogo mnemonico che abbiamo visto caratterizzare l'arte della memoria nei capitoli precedenti diviene così una rielaborazione più ampia del luogo interiore, ovvero l'interiorità considerata come spazio da utilizzare per rafforzare il proprio potenziale conoscitivo.

L'indipendenza e la volontarietà dell'atto di contrazione, così come dell'intera proposta mnemonica bruniana, rispecchiano una prospettiva dove l'uomo non è soggetto alla provvidenza divina bensì è fautore del proprio percorso individuale verso la verità tramite un confronto costante, e nondimeno difficile, con la natura. Bruno non manca inoltre di sottolineare come l'esperienza di concentrazione individuale abbia portato molti a poteri straordinari153.

Alla ricerca di un principio unitario a base e sostegno della natura corrisponde il riconoscimento di un'unità di fondo nei processi conoscitivi, esplicazione del medesimo impulso creatore. Non solo la distanza tra sensi esterni e interni e tra enti logici e sensibili viene colmata dall'astrazione operata dalla fantasia e dall'intelletto, ma è possibile compiere la trasformazione inversa operando a partire dai concetti astratti e dai ricordi e trasformandoli in immagine154.

La collocazione dell'uomo nell'esplicazione infinita della natura non comporta una perdita di specificità del suo ruolo: la condizione umana è condizione creativa ed è proprio nella sua peculiare creatività che si manifesta l'unico principio naturale. L'arte della memoria è continuazione di questo principio creativo, ed è, al tempo stesso, esercizio e messa alla prova della propria conoscenza. Poiché nell'uomo non si esplica la totalità della creazione divina, egli deve comprenderla in se stesso per conoscerla, in un movimento continuo tra esteriorità ed interiorità dove il confronto non è regolato da gerarchie prestabilite ma è costante esplicazione dell'unico principio naturale attivo. Il modo di ragionare che tale disciplina

interiore determina porta la regolazione dell'intelligenza, del giudizio e dell'affetto e, rendendo l'uomo agente e non agito, protegge dalla miserabile insensatezza155.

Nel percorso di questa tesi la valorizzazione bruniana dell'interiorità e la valenza che l'arte della memoria assume nell'indagine dei suoi processi conoscitivi si colloca a compimento di un percorso che va dalla creazione materiale di stampo teurgico alla più elevata forma di generazione astratta come momento di raccoglimento individuale. Il percorso del saggio è innanzitutto individuale, una ricerca autonoma della verità che passa inevitabilmente dal confronto con la natura ma che, allo stesso tempo, rende necessario un potenziamento dei propri strumenti conoscitivi. L'arte della memoria, come riflessione teorica e azione creatrice, è uno strumento chiave di questa indagine. Il riconoscimento del principio unitario di fondo dell'universo e la comprensione del proprio valore di essere agente sono passaggi fondamentali dell'esperienza umana ed è solo tramite essi che si può provare a scorgere la luce della verità.

CONCLUSIONE

In questo lavoro abbiamo cercato di mettere in evidenza l'affinità tra il valore conoscitivo attribuito alla creazione artificiale tramite permutazione linguistica di stampo cabalistico e il ruolo dell'animazione mnemotecnica all'interno della gnoseologia bruniana. A partire dai tratti caratteristici della filosofia del linguaggio del primo Rinascimento, emersi nelle figure di Marsilio Ficino, Yohanan Alemanno e Ludovico Lazzarelli, abbiamo posto le basi per comprendere il potere attribuito al linguaggio dalla tradizione ermetica e neoplatonica così come da quella ebraica. La natura del linguaggio, la sua origine e il suo potenziale creativo sono momenti chiave della pratica teurgica ma, soprattutto, sono il fulcro di una rinnovata gnoseologia. Una comprensione profonda delle reciproche influenze tra tradizioni cabalistiche e ambiente rinascimentale non è certo semplice e una relazione diretta tra mistica del linguaggio ebraica e mnemotecnica appartiene più che altro al Rinascimento maturo. Ciononostante, il quadro emerso dagli studi sull'ultimo quarto del XV secolo rivela parallelismi interessanti e, a mio avviso, non di secondaria importanza nella comprensione degli sviluppi teorici che seguirono. Il potere attribuito al nome e alle lettere, così come il ruolo dell'immagine e la sincera curiosità per la creazione artificiale sono solo alcuni dei tratti fondamentali ereditati dalla tradizione successiva.

Il suono e la sua natura aerea, l'attenzione per il movimento circolare e l'esercizio spirituale, rappresentano un interessante punto di contatto tra le due tradizioni

considerate e caratterizzano il lavoro di tutti gli autori considerati.

Nonostante il contesto teorico diverso, nei filosofi considerati vi è la convinzione di fondo che l'uomo sia dotato di un certo potere creativo che, specchio della creatività divina/naturale, lo rende potenzialmente agente e non lo relega all'essere “agito”. La generazione diviene così esercizio delle conoscenze acquisite ed elevazione a comprensione ulteriore.

Abbiamo avuto modo di vedere come la complessità del quadro presentato porti una riconsiderazione dei rapporti tra intellettuali ebrei e cristiani e, nello specifico, come i primi capitoli di questa tesi si collochino all'interno di quel ripensamento epistemologico recente che anticipa di qualche anno l'ingresso della tradizione cabalistica in ambito rinascimentale e rafforza il ruolo, tutt'altro che secondario, di Marsilio Ficino. Il rilievo dell'apertura determinata dalle traduzioni e dagli studi del medico neoplatonico è emersa in particolare nel carattere profondo e duraturo di tale incontro. Platone e Plotino si rivelano fonti fondamentali per comprendere la prospettiva ontologica e gnoseologico-linguistica della riflessione a seguire, ma non rappresentano l'unica influenza a questo proposito.

La concezione di un cosmo vivo, organismo respirante retto da una trama di rapporti simpatetici, ben si intreccia infatti con la tradizione mistica ebraica del linguaggio come soffio divino e principio creativo, tanto divino quanto umano. Il linguaggio emerge come tèchne, medium tra umano e divino e tra uomo e realtà, e strumento chiave del potere del filosofo. Similmente anche il potere della musica poggia sulla relazione tra anima umana e Anima del Mondo, principio vitale di movimento che genera lo spiritus.

Il filosofo che sia in grado di intendere la grammatica degli elementi che animano l'universo sarà in grado di combinarne gli elementi costituivi, raggiungendo così uno stadio di conoscenza che lo elegge a comunicatore e profeta e volgendo il linguaggio al suo scopo più elevato.

L'approccio duplice che caratterizza la riflessione ficiniana, magico-teurgico e cognitivo, ci accompagna nella considerazione del linguaggio: se da un lato esso si presta ad un uso magico-talismanico, si pensi ad esempio all'utilizzo dei nomi e al parallelismo con la creazione del Tabernacolo, dall'altro emerge il suo ruolo nella progressione all'interno della scala del sapere.

Come abbiamo visto questa duplicità è presente, a diversi livelli, anche nella tradizione cabalistica ed è, se vogliamo, visibile anche nella complessità del lavoro bruniano. Il filosofo ha l'abilità di esercitare il proprio potere plasmando la materia e beneficiando della natura simpatetica dell'universo. L'affinità tra l'ideale di homo faber e la creazione artificiale dell'antropoide di stampo cabalistico ne determinarono il duraturo successo. Vale la pena di sottolineare ancora una volta come la tradizione mistica ebraica abbia proposto nel tempo, e in maniera più o meno ortodossa, sia l'interpretazione materiale della creazione artificiale sia quella astratta, mentale. È in particolar modo questa seconda versione che, a partire dall'esaltazione del potenziale creativo della mente, ci porta all'evoluzione del concetto di animazione e infine ad una praxis capace di valorizzare la prospettiva gnoseologica umana.

Siamo dunque passati all'arte della memoria bruniana come massimo esercizio della capacità creativa mentale che, pur non avvalendosi di supporto fisico, non

rinnega l'ambito del sensibile bensì lo configura tramite l'azione dell'intelletto. L'arte della memoria è emersa come potente strumento per riorganizzare i dati percepiti ma, soprattutto, come via d'accesso alla verità. Si tratta nello specifico di un percorso basato sull'indagine dell'interiorità, che diviene, tramite l'esplicazione del suo potere creativo per immagini, specchio della potenzialità dell'universo. Lontana dall'essere una strategia retorica, Bruno adotta una straordinaria prospettiva conoscitiva: la comprensione della natura infinita, e dunque del principio unitario che la permea e la sostiene, passa attraverso la permutazione simbolica dei suoi elementi costitutivi. Dal mio punto di vista l'assonanza con la permutazione cabalistica a fini conoscitivi, sebbene adottata in una prospettiva radicalmente diversa, è degna di nota. Emerge così un parallelismo significativo che coinvolge non solo le tecniche di memoria verborum bensì l'intero processo di animazione mnemotecnica. Il radicale ripensamento dello spazio porta Bruno ad elaborare un sistema incredibilmente dinamico, che offre infinite combinazioni possibili. Se l'autore si limitasse alle immagini e agli spazi che ne rappresentano il sostrato, lo scenario sarebbe tuttavia ancora, in certo senso, statico: come abbiamo visto a proposito dell'Explicatio, il vero punto di svolta della mnemotecnica bruniana è rappresentato dall'introduzione della nozione di subiectum adiectivum, l'immagine che rappresenta il principio di animazione della rappresentazione mnemonica e che appare nel testo citato come sigillo dell'Agricoltore, una sorta di strumento mnemonico dalle fattezze umane.

Non solo, le figure degli artisti, Zeusi, Fidia e Dedalo, racchiudono un ulteriore potenziale e la figura umana animata e animante si rivela in grado di formare tutto

a partire da tutto, organizzando i dati ed elaborando prospettive inedite. Bruno potenzia il contesto mnemonico e priva l'immagine del significato che le aveva attribuito la prospettiva provvidenziale ficiniana, l'uomo non è entità privilegiata bensì risulta inserito nella natura con cui si deve confrontare, senza garanzia di successo. La mente umana si rivela infine capace di figurare la sua stessa infinità e comprenderla. Dunque, così come l'intelletto universale agisce sulla materia, così l'intelletto umano esercita la propria creatività attraverso l'associazione dinamica di concetti ed immagini.

Bruno sostiene che immagini e sigilli permettano l'azione tangibile così come l'apertura della prospettiva metodica logico-matematica ed il vero obbiettivo della nuova gnoseologia è la comprensione del principio unitario che si cela sotto le infinite manifestazioni naturali. A questo proposito abbiamo visto emergere il tema plotiniano della corrispondenza tra arte umana e natura, rivisto alla luce di una riabilitazione del sensibile.

Intendiamo così la pratica mnemotecnica come esercizio dell'avvenuta comprensione della struttura della mente umana e della natura; questa comprensione poggia sul percorso individuale di animazione mnemonica e indagine della propria interiorità. Il filosofo si scopre così in grado di creare un sistema infinito identico alla sua stessa mente, una sorta di mens, che possiede poteri straordinari realizzando, seppur in una prospettiva ribaltata, le migliori speranze del Lazzarelli.

Il movimento che caratterizza la gnoseologia bruniana si alterna costantemente tra interiorità ed esteriorità e l'uomo, immerso nella vicessitudine naturale, ne

emerge confrontandosi con la natura stessa attraverso introspezione e conoscenza. La prassi mnemonica gli consente di costruire e comprendere l'architettura della propria interiorità e, così facendo, riprodurre e cogliere il principio vitale della natura infinita. Per questo è fondamentale potenziare il sistema mnemonico in modo da consentire infinite permutazioni.

Il moto verso l'interiorità è un punto di partenza fondamentale della prospettiva gnoseologica adottata da Bruno nelle indicazioni di arte della memoria e rappresenta un'ulteriore affinità con la visione di stampo orientale. La creazione artificiale del primo Rinascimento non prevede la generazione di un sistema di memoria ma è dotata di un valore conoscitivo fondamentale. L'evoluzione dell'oggetto stesso della creazione e il diverso contesto teorico adottato da Bruno non impediscono del tutto di cogliere l'affinità tra i due momenti. Per concludere, questa tesi non intende utilizzare la rilettura del valore gnoseologico della mnemotecnica bruniana per ridimensionarne la valenza magica, bensì vuole sottolinearne il valore come forma più elevata di azione del pensiero. Si tratta dunque di una praxis che plasma e configura, utilizza i vincoli del creato, crea ed anima. Essa rappresenta lo stadio più elevato della conoscenza umana ed è uno strumento donato al lettore.

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