1.3 Il Quadro Comune Europeo di Riferimento 1 Il risultato di 20 anni di ricerca
1.4.10 L’interlingua in Italia
Gli studi sull’interlingua in Italia si occupano essenzialmente di acquisizione dell’italiano L2 da parte di immigrati, soprattutto di bambini che frequentano la scuola primaria. Ilmassimo rappresentante degli studi sull’interlingua in Italia è il prof. Gabriele Pallotti, dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Le sue ricerche hanno avuto come soggetto principale l’acquisizione dell’Italiano L2 da parte di bambini stranieri che frequentano le scuole in Ita- lia. Nel suo volume Doing interlanguage analysis in school contexts60, egli cerca di trovare delle interrelazioni tra lo sviluppo linguistico, come descritto dalla ricerca sulla Second Language Acquisition o SLA, e l’acquisizione del- le competenze linguistiche, così come descritte dal Quadro Comune di Rife- rimento per le lingue, CEFR. Afferma Pallotti, nell’introduzione del suo
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60 In EUROSLA MONOGRAPHS SERIES 1 Communicative proficiency and linguistic de-
Maria Antonietta Meloni, Analisi dell’Interlingua e CEFR nell’Apprendimento della Lingua In- glese, in studenti di scuole secondarie di secondo grado di Sassari, Tesi di dottorato in Scienze
dei Sistemi Culturali, indirizzo Lingue, Linguaggi e Traduzione, Università degli studi di Sassari
100 voume: “The present contribution is far from offering an exhaustive and sys- tematic answer to such crucial questions. The project reported here is in fact limited in several ways. Besides being still at a rather exploratory stage, it concerns a single language, Italian, and a very special learners’ group, i.e. children aged between 5 and 12. However, it is hoped that the present dis- cussion will stimulate a more general reflection on how interlanguage anal- ysis can be integrated into formative and summative assessment.
Come già detto nell’introduzione alla tesi, questo è il punto di partenza del presente lavoro, che si pone l’obiettivo di analizzare lo sviluppo dell’interlingua nell’acquisizione di una lingua ormai obbligatoria in Italia in tutti gli ordini di scuola, l’inglese, in alunni della scuola secondaria di secon- do grado, cercando di dare risposta a ciò che Gabriele Palloti auspica: co- me può l’analisi dell’interlingua diventare parte della valutazione, che sia essa formativa o sommativa, degli apprendenti di lingua inglese, in uno slancio innovativo che superi i limiti imposti dai livelli di competenza imposti dal quadro comune di riferimento?
Gabriele Pallotti che definisce l’interlingua, sulle orme di Selinker, come un sistema linguistico vero e proprio, con le sue regole e la sua logica, parlato da chi sta apprendendo una seconda lingua. Per capire come un alunno sta progredendo verso la lingua d’arrivo, dice Pallotti, la nozione di interlingua è
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101 più utile di quella di errore, perché è formulata in positivo e dal punto di vi- sta di chi impara, cercando di dare conto delle sue ipotesi. Vedremo come si possa parlare di interlingua sia per la lingua seconda che per quella stra- niera, per le lingue classiche e persino per l’italiano standard appreso dagli italiani. Sistema linguistico elaborato dall’apprendente che risulta dai tenta- tivi di produrre una norma della lingua di arrivo La nozione di interlingua tie- ne conto del fatto che le produzioni degli apprendenti non devono essere viste come insieme di parole e frasi costellate di errori, ma un sistema go- vernato da regole ben precise61.
Per Cecilia Adorno62, l'ipotesi di interlingua suppone che le regolarità che si riscontrano nelle produzioni in lingua non nativa (lingua seconda) siano do- vute al fatto che un apprendente dispone, in ogni momento del suo percor- so di apprendimento, di una competenza linguistica strutturata, basata su proprie regole e principi63, e che sia sulla base di questa competenza che
61 In Interlingua e analisi degli errori, Pallotti e MIUR
62 Cecilia Adornolavora presso l’Università di Torino e si occupa essenzialmente di apprendimento
di Italiano L2
63 Questo non significa che l’interlingua non sia una lingua che “si serve” anche di strutture proprie
della lingua di partenza e di arrivo (anche se, specie nelle prime fasi di ricerca sulle lingue seconde in prospettiva di interlingua, sono state adottate anche prospettive “radicali” che escludevano spe- cialmente il peso della lingua di partenza), ma significa piuttosto che non è sulla base della gram- matica di queste lingue che l’interlingua è organizzata.
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102 egli produce i propri enunciati., quali tentativi di raggiungere le norme della L2, l’IL perciò attraversa molte fasi cambiando frequentemente. Per M. Ca- tricalà, con il termine “Interlingua” si vuole definire la fase di passaggio dell’apprendente dalla lingua madre alla lingua target, fase in cui egli usa un sistema linguistico alquanto approssimativo che mette in contatto la lingua materna con la lingua d’apprendimento costituendo appunto una “interlin- gua”64.Merito dell’interlingua è quello di averci fatto superare ampiamente il concetto di errore, esso viene sostituito con quello di “strategia di appren- dimento” o di “avvicinamento” alla lingua target. L’interlingua è un vero e proprio “sistema” in quanto dentro la sua illogicità, incoerenza, incostanza dei vari errori fatti dall’apprendente vi è una “sistematicità”. L’interlingua è un insieme di varietà di lingua che si collocano nel continuum che va dalla lingua di partenza alla lingua di arrivo (lingua target): è un sistema linguisti- co in continua evoluzione, organizzato sulla base di una “grammatica” spe- cifica, cioè di un sistema di regole (relative alla fonetica, alla fonologia, mor- fologia ecc…) che l’apprendente “costruisce, elabora”, a partire dalle carat-
64In Linguistica e approssimazione: il caso di pseudo, Introduzione di Orioles V., Roma, Il Calamo.
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103 teristiche dell’input (cioè “campioni” di lingua target. Si può parlare di una vera e propria “costruzione della grammatica”65.