Capitale sociale ed economic network nello studio dell’impresa
2.5 L’interpretazione dell’economia come rete: Zuckerman e l’economic network
La possibilità di concepire l’economia come una rete di soggetti legati da flussi di scambio sembra essere ormai accettata sia nell’ambito della ricerca economica, sia in quella sociologica, anche se, come rileva Zuckerman [2003], il consenso nel definire i termini del problema è ancora lontano, all’interno delle singole discipline come nei rapporti interdisciplinari.
In una prospettiva neoclassica il fatto di tracciare una mappa dei percorsi relazionali che stanno alla base degli scambi potrebbe sembrare un esercizio descrittivo privo di qualsiasi valenza esplicativa, dal momento che le interazioni fra gli attori non si estendono oltre il conseguimento del singolo accordo e, ottenuta la migliore offerta in un dato istante, non si ragiona in termini di continuità potenziale della relazione di scambio. Forse però proprio la discordanza fra le assunzioni molto stringenti di un simile impostazione (razionalità olimpica, perfetta informazione, ininfluenza dei costi di transazione sulle scelte) e le numerose evidenze del comportamento economico possono aver indotto molti ricercatori a tollerare o apprezzare, a seconda dei casi, questa visione in termini di rete come capace di offrire nuovi spunti di riflessione.
La constatazione di Zuckerman è che i contributi a questa concezione reticolare dell’economia sono decisamente eterogenei e che non è semplice trovare una definizione soddisfacente di network economico. La sua stessa proposta di ragionare in termini di:
“(…) networks of relations among actors whose behavior may be said to impact on the economic sphere in some way.”
si dimostra volutamente generica.
Se è vero che il dialogo fra sociologia ed economia intorno a questo argomento è estremamente limitato, è altrettanto vero che spetta agli economisti il compito di ridefinire i propri strumenti concettuali alla luce di questa diversa prospettiva;
Zuckerman quindi riprende i termini che l’analisi sociologica di rete utilizza comunemente e li ridefinisce, o perlomeno li ripensa, in chiave economica. Al centro dell’analisi di rete ci sono infatti set di nodi, che per l’economista sono formati da “individui o collettività umane che si assume abbiano significative capacità di azione coordinata”, cioè organizzazioni; è interessante notare come il concetto di nodo possa essere riferito ad una varietà di unità d’analisi che possono di volta in volta essere individuate in elementi come il Paese, l’industria, il prodotto o un’innovazione. Questo significa che il nodo non deve necessariamente coincidere con un agente umano, ma è sufficiente esplicitare il legame che intercorre fra agente e nodo, in modo da poter ricondurre gli stessi effetti e le stesse cause a nodi che facciano capo ad un unico agente o da poter considerare i nodi come proxy di agenti non osservati.
Il problema principale è circoscrivere il set di nodi rilevanti, cioè definire in modo opportuno le regole che permettono di stabilire se un nodo debba essere incluso o meno nella valutazione e verificare che i dati ottenuti non siano semplicemente un risultato artificiale di tali regole. La scelta può essere effettuata in base a criteri stabiliti a priori dal ricercatore oppure è possibile richiedere agli stessi soggetti d’analisi di individuare le entità che hanno un ruolo significativo (come nel caso in cui si vogliano studiare le imprese in competizione in un dato mercato e si chieda agli imprenditori stessi di segnalare chi percepiscano come competitor); questa seconda strategia ha maggiori probabilità di includere nello studio soltanto i nodi rilevanti, ma genera dati scarsamente comparabili e corre il rischio di deformare la rappresentazione del fenomeno introducendo proprietà che derivano dalle modalità di raccolta dei dati.
L’altro elemento alla base dell’analisi di rete è rappresentato dai pattern di legami fra nodi: a differenza delle reti sociali in cui generalmente si suppone che ciascun singolo nodo possa essere sia l’origine, sia il punto d’arrivo di un legame d’interesse, nelle reti economiche la distinzione dei ruoli fra i soggetti coinvolti è spesso più marcata, come nel caso in cui si studino gruppi di venditori e di acquirenti e, inoltre, il grado di differenziazione dei ruoli può essere variabile. In questi casi può essere difficile distinguere se un certo tipo di legame fra due nodi non si sia instaurato perché i ruoli dei soggetti coinvolti non lo permettevano, o se, invece, si sia trattato di una scelta degli individui e può essere utile, per quanto forse meno rigoroso, lasciare che siano essi
stessi ad esplicitare le condizioni in cui si è verificata l’interazione e ad individuare, come si diceva in precedenza, le controparti rilevanti.
Un ulteriore aspetto che differenzia lo studio dei legami fra individui da quello fra le imprese deriva dal fatto che fra queste ultime sono possibili fusioni che cambiano le caratteristiche di alcune entità e ne fanno scomparire delle altre; sarà perciò importante stabilire se sia più opportuno scegliere come oggetto d’analisi l’impresa o la singola unità di business e, nel fare questo, si dovrà dichiarare se si considerino i rapporti interni all’impresa analoghi a quelli di mercato, anche se su scala ridotta, oppure come una tipologia diversa, influenzata dalla presenza di confini verso l’esterno che rafforzano il commitment interno.
Zuckerman [2003] descrive tre impostazioni con cui le reti economiche sono generalmente studiate: un primo punto di vista considera i network economici come una forma di scambio concentrato, intendendo con questo riferirsi al fatto che, diversamente da quanto previsto dalla visione ortodossa dei modelli di mercato, nella realtà tendono a formarsi aggregazioni di soggetti fra cui si instaurano relazioni durevoli di scambio, senza che intervenga necessariamente un’autorità superiore legittimata ad organizzarne le interazioni e a dirimerne i conflitti. Queste forme di scambio non possono essere definite come mercati competitivi in quanto operano secondo logiche differenti; alcuni sociologi si spingono fino al punto di sostenere che per gli agenti “embedded” in questi tipi di network la logica del self-interest sembra addirittura mutare a causa del senso di identificazione che i singoli soggetti avvertono nei confronti della collettività. Zuckerman cita in proposito gli studi di Kirman sul mercato del pesce di Marsiglia in cui si mostrava come una notevole parte degli acquirenti, contrariamente alle aspettative, tendesse a mantenere gli stessi fornitori, rinunciando alla possibilità di ottenere prezzi più bassi; l’anomalia del caso, rispetto alle previsioni teoriche, è sottolineata anche dalla presenza di curve di domanda non inclinate negativamente e dalla significativa dispersione dei prezzi. Se si considera che a livello aggregato le curve hanno un andamento monotòno decrescente e che la variabilità dei prezzi si manifesta principalmente su base giornaliera, mentre su un intervallo temporale più ampio c’è maggiore stabilità, si può considerare come le regolarità a livello aggregato non siano sovrapponibili al comportamento individuale.
L’aspetto centrale di questo tipo di analisi è la presenza della rete che determina una concentrazione degli scambi superiore a quanto previsto dalla teoria, ma la difficoltà di misurare con precisione l’impatto causale della rete rende controversa la valutazione dei suoi effetti.
Una seconda impostazione considera la rete economica come risultato di un
network sociale preesistente; l’idea è resa con il termine “affiliazione primordiale” per
indicare che le interazioni di mercato non possono essere comprese pienamente se non si tengono in considerazione le relazioni sociali all’interno delle quali si sviluppano (come nel caso delle reti sociali e di informazione create da gruppi etnici per sopperire alla propria esclusione e favorire la partecipazione dei propri membri all’attività economica).
In una terza visione della rete economica questa è intesa come una struttura di mutuo orientamento; nonostante si tratti di un’idea piuttosto controversa, alcuni autori ritengono che nelle reti dense la trasmissione delle informazioni relative alla reputazione e quindi la nascita della fiducia, avvenga in modo più efficiente rispetto ai
network sparsi23. In questi casi contano principalmente le interazioni all’interno delle organizzazioni che possono dare vita ad alleanze e forme di collaborazione: fra imprese queste strutture nascono in modo trasversale e spontaneo per sopperire a carenze del mercato.
23 Posizioni diverse sono state analizzate in precedenza, ma le critiche qui si concentrano principalmente sul fatto che in presenza di legami forti i soggetti tenderebbero a preservare l’integrità della relazione con l’interlocutore uniformandosi alla sua opinione sul terzo soggetto considerato, piuttosto che esprimere la propria autentica convinzione in merito.