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Interventi trasversali e sistemici

4. Le proposte dell’ASviS

4.2 Interventi trasversali e sistemici

La “svolta” europea per l’Agenda 2030 impone al nostro Paese un profondo ripensamento del modo in cui viene realizzato il coordinamento delle po-litiche settoriali. Sulla carta, la Cabina di regia “Benessere Italia” costituita a Palazzo Chigi può rappresentare un buon punto di partenza, ma va rafforzata e resa capace di intervenire laddove si forma la volontà politica, con le giuste tempisti-che. Per assicurare l’orientamento delle politiche nazionali nella direzione dello sviluppo sosteni-bile, proponiamo che il Presidente del Consiglio invii ai singoli ministri un atto di indirizzo che citi esplicitamente la loro responsabilità per il conseguimento degli SDGs e dei relativi Target, con un’attenzione particolare a quelli in scadenza al 2020. La Legge di Bilancio per il 2020 dovrebbe contenere azioni specifiche riguardanti tali Tar-get, specialmente quelli per i quali le tendenze attuali rendono molto difficile il loro raggiungi-mento. Inoltre, per ciò che concerne gli aspetti legati alla policy coherence, si propone di:

• chiarire quanto prima il ruolo della Cabina di regia per ciò che concerne sia i compiti, sia le procedure operative, vista una certa con-traddizione tra quanto previsto dalla Direttiva del 2018 e il Decreto istitutivo

• definire la posizione italiana, e dunque l’as-setto organizzativo, rispetto all’orienta-mento all’Agenda 2030 del Semestre europeo. Finora, è stato il Ministero dell’Eco-nomia e delle Finanze a svolgere un ruolo di coordinamento, insieme alla Presidenza del Consiglio, nella predisposizione del DEF e nel-l’interlocuzione con i servizi della Commis-sione, coerentemente con il forte ruolo del Consiglio ECOFIN nella gestione del Semestre. In questa prospettiva, il Piano Nazionale di Ri-forma (PNR) dovrebbe prevedere esplicita-mente il raccordo tra le azioni in esso contenute e gli Obiettivi e i Target dell’Agenda 2030, cosa che già avviene per le azioni delle Regioni, per la parte di loro competenza;

• assicurare che il lavoro dei singoli ministeri sui dossier europei tenga conto dell’Agenda 2030, cosa che avverrà d’ora in poi anche dal lato della Commissione. Ciò richiede una ur-gente azione informativa e formativa sui con-tenuti dell’Agenda 2030 verso tutti i soggetti che rappresentano l’Italia nelle sedi europee;

• procedere, con la prossima Legge di Bilancio, alla trasformazione del CIPE in Comitato In-terministeriale per lo Sviluppo Sostenibile, così da orientare le scelte sugli investimenti pubblici al perseguimento degli Obiettivi del-l’Agenda 2030;

• avviare l’interlocuzione con Regioni, Pro-vince autonome e Comuni nell’ambito della Conferenza unificata, al fine di coordinare le azioni di cui le diverse istituzioni sono respon-sabili all’attuazione dell’Agenda 2030, anche in vista della predisposizione delle Strategie regionali e cittadine per lo sviluppo sosteni-bile;

• inserire nella Relazione illustrativa di tutte le proposte di legge di iniziativa del Governo una valutazione ex-ante (anche qualitativa) dell’impatto atteso sui 17 SDGs e sui singoli Target, a partire dalla prossima Legge di Bilan-cio per il 2020. La Cabina di regia potrebbe es-sere responsabile di questa valutazione, anche per assicurare l’applicazione di una metodolo-gia omogenea di valutazione.

Per potenziare il dialogo con la società civile sulle politiche per lo sviluppo sostenibile, auspichiamo che il Presidente del Consiglio apra un tavolo di confronto con le associazioni imprenditoriali, come richiesto in occasione del Festival dello Svi-luppo Sostenibile 2019, e che il MATTM proceda rapidamente alla costituzione ufficiale del Forum previsto dalla Strategia Nazionale di Svi-luppo Sostenibile. Peraltro, la Strategia presen-tata nel 2017 era incompleta, mancando in particolare di target quantitativi, e la Direttiva del 2018 prevedeva un suo aggiornamento bien-nale. Di conseguenza, il Governo dovrebbe as-sumere l’impegno di aggiornare e dettagliare con obiettivi quantificati, entro dicembre 2019, la precedente Strategia, anche alla luce dei nuovi indirizzi politici assunti.

Tale aggiornamento giustificherebbe la richiesta all’ONU di presentare all’HLPF del 2020 un ag-giornamento della Voluntary National Review, così come già fatto da altri Paesi. Inoltre, coeren-temente con quanto previsto dalla Direttiva del 2018, a febbraio del 2020 il Governo dovrebbe presentare un Rapporto sullo stato di attuazione della Strategia Nazionale, anche in vista della predisposizione del prossimo DEF. Parallelamente, in occasione del Rapporto previsto dalla norma-tiva (anch’esso da predisporre entro febbraio di ogni anno), l’esecutivo dovrebbe estendere la

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I MECCANISMI DI FUNZIONAMENTO DI UN SISTEMA PIENAMENTE INTEGRATO

Nella figura 6 è descritto uno schema concettuale, derivato da alcuni studi internazionali sullo sviluppo sostenibile, in cui sono riportate le principali connessioni tra il funzionamento dell’economia, della so-cietà, dell’ambiente e delle istituzioni. Tale schema parte dalla considerazione delle quattro forme di capitale (naturale, economico, sociale e umano), dal cui uso scaturiscono tutte le attività finalizzate ad aumentare il benessere della società, sia nelle sue componenti materiali (cioè i beni e servizi prodotti e successivamente consumati o investiti), sia nelle componenti immateriali.

Seguendo lo schema, si vede come i processi produttivi che utilizzano le diverse forme di capitale de-terminano il Prodotto Interno Lordo (PIL), una parte del quale, in base alle scelte politiche e degli ope-ratori economici, viene consumato, generando benessere, e una parte viene reinvestito al fine di ricostituire il capitale utilizzato nel processo produttivo. In realtà, anche il modo con il quale i processi produttivi sono organizzati ha un effetto diretto sul benessere (basti pensare ai modelli organizzativi adottati dalle imprese, alla distribuzione del tempo tra lavoro ed altre attività, ecc.).

D’altra parte, a seconda del modello di produzione e di consumo adottato vengono generate diverse quantità di “scarti”, sia fisici (spazzatura, sostanze inquinanti, ecc.) sia umani (disoccupati, poveri, ecc.), per usare il linguaggio dell’Enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco. Ovviamente, la generazione di scarti ha un effetto negativo sul livello di benessere delle singole persone e della società nel suo complesso. Infine, i modelli di produzione, di consumo e di distribuzione della ricchezza, unitamente alla quantità di scarti fisici e umani generati, hanno un impatto sui cosiddetti “servizi ecosistemici”, cioè quelli che generano benefici necessari alla vita, e sui “servizi sociosistemici”, cioè quelli che ge-nerano benefici necessari alla vita economica e sociale, come la fiducia tra le persone, tra gli operatori economici e nelle istituzioni. Sia i servizi ecosistemici sia quelli sociosistemici esercitano, a loro volta, un importante effetto sul benessere delle persone, il quale influenza il capitale umano e sociale, ana-logamente a quanto avviene per gli investimenti con riferimento al capitale fisico e naturale.

Inserendo in tale schema gli Obiettivi di sviluppo sostenibile è possibile cogliere il ruolo di questi ultimi per migliorare il funzionamento del sistema e aumentare o diminuire il benessere della società nel breve e nel lungo termine.

Figura 6 - Schema di funzionamento di un sistema integrato economico-sociale-ambientale e ruolo degli SDGs

pertura degli indicatori BES utilizzati per valutare la Legge di Bilancio per il 2020 e indicare gli ef-fetti attesi delle politiche descritte nel DEF di aprile.

L’annuncio di voler sviluppare un’Agenda urbana nazionale per lo sviluppo sostenibile, articola-zione urbana della Strategia nazionale, va fatto seguire da azioni concrete, prima fra tutte la definizione di un DPCM che ricostituisca il Comi-tato Interministeriale per le Politiche Urbane (CIPU), previsto fin dal 2012, rendendolo una ef-fettiva sede decisionale, sull’esempio del Comi-tato interministeriale per gli Affari Europei (CIAE). Tale organismo dovrebbe contribuire, in partico-lare, al coordinamento delle strategie urbane che le Città metropolitane predisporranno in risposta al recente Avviso pubblico del MATTM, segnalando ai governi nazionali e regionali priorità di inter-vento e atti concreti per accelerare la trasfor-mazione dei sistemi socio-economici territoriali nella direzione dello sviluppo sostenibile. Coerentemente con gli impegni programmatici, invitiamo il Governo e le forze politiche ad avviare quanto prima la discussione sull’inseri-mento in Costituzione del principio di sviluppo sostenibile, partendo dal testo già depositato in Parlamento. Visto l’annunciato intervento su altri aspetti della Carta Costituzionale, l’iter di questa proposta potrebbe essere molto veloce, anche perché gran parte delle forze politiche avevano comunque sottoscritto l’impegno ad andare in tale direzione.

Sempre allo scopo di accelerare il percorso verso gli Obiettivi e i Target, specialmente quelli previ-sti al 2020, invitiamo il Governo a valutare la possibilità di predisporre una legge annuale sullo sviluppo sostenibile, analogamente a quanto già avviene con riferimento alle tematiche europee e della concorrenza. Si tratterebbe di un veicolo normativo destinato a introdurre modifi-che di carattere puramente ordinamentale (cioè, senza conseguenze finanziarie), ma con un’ottica sistemica, superando la prassi di utilizzare “leggi di passaggio” per inserire interventi su tematiche differenti. Una tale legge, da approvare entro giu-gno di ogni anno, potrebbe realizzare interventi orientati a realizzare le politiche indicate nel DEF di aprile, magari rispondendo alle osservazioni formulate nell’ambito del ciclo precedente del Semestre europeo.

Allo scopo di stimolare le pubbliche amministra-zioni e il settore privato a definire strategie e azioni in linea con l’Agenda 2030, si propone di:

• attivare i Ministeri al fine di orientare gli in-terventi all’attuazione della Strategia Nazio-nale e conseguire gli SDGs. In particolare, come previsto dalla Direttiva del 2018, entro il mese di settembre di ciascun anno i Ministeri dovrebbero condurre un’analisi di coerenza tra le azioni programmate per il triennio succes-sivo, i contenuti della Strategia Nazionale e i risultati del monitoraggio annuale della sua at-tuazione, orientando al massimo gli interventi programmati al conseguimento degli SDGs;

• rivedere i contenuti del D.lgs. n. 254/2016 sulla rendicontazione non finanziaria, che rende quest’ultima obbligatoria per poco più di 200 imprese di grandissima dimensione. Oggi, tre anni dopo la pubblicazione del De-creto, anche il mondo delle imprese si è reso pienamente conto che: a) la rendicontazione non finanziaria è uno strumento ormai indi-spensabile per consentire alla singola azienda di accedere alla componente più dinamica della finanza, quella responsabile e sosteni-bile; b) che l’adozione di pratiche gestionali orientate alla sostenibilità consente significa-tive riduzioni dei costi e guadagni di produtti-vità. È dunque il momento di rendere la rendicontazione non finanziaria immediata-mente obbligatoria per tutte le grandi imprese e progressivamente (come fatto in Spagna) anche per le medie;

• prepararsi a recepire rapidamente le pros-sime Direttive europee nel campo della fi-nanza sostenibile, le quali avranno impatti importanti sul funzionamento del mercato e potranno aprire nuove prospettive di scelta per i risparmiatori, nonché nuove opportunità per gli istituti finanziari, come indicato dal Gover-natore della Banca d’Italia Ignazio Visco nel suo intervento al Festival dello Sviluppo Soste-nibile 2019.

In vista di questi e altri cambiamenti normativi, invitiamo il Governo a definire e realizzare un vasto piano di informazione e comunicazione sul tema dello sviluppo sostenibile diretto all’in-tera popolazione, in analogia con quanto fatto in occasione dell’introduzione dell’euro. Poiché la transizione allo sviluppo sostenibile implica modi-fiche significative delle abitudini di consumo e di produzione, nonché di risparmio e investimento,

in una parola della “cultura” del Paese, l’inizia-tiva deve raggiungere tutte le fasce della popola-zione, soprattutto quelle degli adulti e degli anziani, molto meno sensibili a questi temi ri-spetto ai giovani.

Il ritorno, dopo sei anni, alla presenza nel Go-verno di una Ministra per le Pari Opportunità rap-presenta un importante passo avanti rispetto al recente passato, ma è necessario dare continuità alle politiche per l’uguaglianza di genere e utiliz-zare al meglio le esperienze maturate dalle asso-ciazioni che quotidianamente si impegnano in questa direzione. Reiteriamo, quindi, l’invito a creare, presso Palazzo Chigi, un Consiglio di alto livello per le politiche di genere che coin-volga la società civile e gli esperti del tema. Que-sto organismo dovrebbe: a) contribuire a disegnare le politiche pubbliche che riguardano la parità tra donne e uomini; b) assicurare la va-lutazione dell’impatto di genere delle varie leggi e decreti attuativi, comprese le leggi finanziarie e quelle riguardanti la sicurezza sociale; c) pro-muovere studi, analisi e ricerche e diffondere quanto realizzato da altri attori in Italia, in Eu-ropa e a livello internazionale, relativi alla parità tra donne e uomini e all’empowerment delle donne; d) formulare proposte e raccomandazioni per migliorare la condizione delle donne in Italia. Inoltre, ricordiamo la necessità di promuovere il Bilancio di genere, in modo da valutare le rica-dute delle scelte di finanza pubblica sugli uomini e sulle donne.

Invitiamo il Governo a considerare l’opportunità che si apre con la possibile riprogrammazione dei fondi strutturali e di investimento europei 2014-2020. Come accaduto anche nel passato, l’Italia arriva a ridosso della scadenza del setten-nato rischiando di non spendere tutti i fondi ad essa assegnati. Ebbene, se questo rischio emer-gesse, sarebbe importante (e relativamente age-vole, visto l’orientamento europeo a realizzare un

Green Deal), concentrare tali fondi su progetti

strategici ai fini della transizione all’economia cir-colare e allo sviluppo sostenibile, rendendola più veloce e conveniente sul piano economico. A tale proposito, va anche ricordato che la Legge n.221/2015 (“Collegato ambientale”) prevede il graduale smantellamento dei Sussidi ambiental-mente dannosi (SAD), che il Catalogo ufficiale pubblicato dal MATTM quantifica in 19 miliardi all’anno, e la loro trasformazione in sostegni alla transizione allo sviluppo sostenibile.

Infine, è importante e urgente procedere a defi-nire un Piano nazionale coerente con la nuova Politica Agricola Comune (PAC), che contiene ini-ziative di tipo economico, sociale e ambientale, e introduce la gestione per obiettivi e la misura dei risultati attraverso specifici indicatori, molti legati all’Agenda 2030. Il Piano deve realizzare un cambio di paradigma nel settore agricoltura e nella gestione del suolo, delle foreste e dei servizi ecosistemici nelle aree rurali e periurbane, in linea con gli SDGs. Occorre, infatti, coniugare so-stenibilità con competitività, mediante l’innova-zione, il legame con il territorio e l’organizzazione delle filiere e dei sistemi produttivi locali.

4.3 Politiche per accelerare