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Intervista a Rachid Bazhaga vicepresidente del centro culturale islamico Badr di Follina (Tv) e a Haifa Omari.

Luoghi di culto islamici in Veneto per provincia Anno 2009.

MUSULMANI STRANIERI PER NAZIONALITÀ AL 01/01/

4.8 Intervista a Rachid Bazhaga vicepresidente del centro culturale islamico Badr di Follina (Tv) e a Haifa Omari.

Da quanto esiste il centro?

Il centro esiste fisicamente dal 2006, ma l’associazione che vi è alla base esiste dal 2003.

Di quanti soci consta il centro?

Abbiamo 52 soci legalmente iscritti, oltre a quelli che poi lo frequentano senza esservi iscritti, nel direttivo invece ci sono 9 persone.

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Circa 600 metri quadri.

Lo spazio è in locazione?

No, è di nostra proprietà.

L’associazione è iscritta all’albo regionale o comunale?

Sì, è iscritta al registro delle associazioni riconosciute, mentre in quello comunale ancora no. Questo perché l’associazione è nata a Farra di Soligo (Tv) e non a Follina e per questo stiamo ancora seguendo l’iter previsto per farla annoverare nel registro comunale.

Che status giuridico ha l’associazione?

La nostra è un’associazione di promozione sociale.

Quali sono le nazionalità o le comunità nazionali che frequentano maggiormente il centro?

Il centro è frequentato per la maggiore dalla nostra comunità marocchina locale, poi ci sono anche dei senegalesi, algerini, tunisini e bangladesi che vengono. Infine alcuni musulmani dall’est Europa, come kosovari, macedoni e albanesi.

Cosa mi potete dire delle modalità di finanziamento del centro?

Ci sono risorse di primo grado per così dire, ovvero quelle messe dai soci iscritti, che versano periodicamente una quota che però non è fissa ma che varia a seconda delle possibilità materiali di ciascuno e che può andare per esempio dai 10 fino ai 150 euro e poi a parte ci sono le collette a titolo volontario dei frequentatori. Per il resto non usufruiamo di altri tipi di sostegno economico, di soldi pubblici ecco. Facciamo un rendiconto a fine anno che poi viene depositato all’Agenzia delle Entrate, ma senza compilare il modello 730.

Avete un imam fisso?

Per ora sì, ma si tratta di una persona che esercita questo ruolo a titolo prettamente volontario e non retribuito, anzi perfino lui paga la sua quota periodica per il sostentamento del centro. Ma chiunque in linea teorica può fare l’imam se vuole, quindi l’imam è a rotazione. Se c’è la possibilità si chiama l’imam da fuori solo nel periodo di Ramadan, ma solo se ne sussiste la possibilità, perché è una cosa che richiede oltre che risorse economiche in più, anche tempo, per tutte le trafile burocratiche che bisogna seguire per l’ottenimento dei titoli di viaggio necessari per venire qua, e anche maggiori

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Negli anni 90, perché la Francia all’epoca aveva cominciato a restringere gli ingressi vietando l’entrata libera e ponendo l’obbligo del visto, questo nel 86 se non sbaglio, poi anche la Spagna ha implementato l’obbligo del visto e stranamente, malgrado quindi la lontananza linguistica i marocchini hanno scoperto l’Italia ed ha cominciato quindi ad esserci un flusso importante che ammonta adesso a quasi 600.000 unità, di cui la stragrande maggioranza, azzardo un 99% si trova nel territorio da più di dieci anni ormai, e di questi probabilmente 100.000 penso abbiano la cittadinanza italiana.

Ragioni interne al Marocco che all’epoca possono aver causato un flusso così importante?

Per lo più la situazione economica, quello maggiormente e poi anche la mancanza di giustizia sociale, la carenza di diritti civili.

Quali erano le maggiori aree di immigrazione?

Le aree centrali, ovvero Khouribga, Fqih ben Salah, Beni Mellal e poi le zone di Casablanca e Statt. Dal Souss invece c’era una forte migrazione di berberi che però andavano in Francia o in Belgio. La migrazione marocchina è così suddivisa, dal Nord del Marocco, ovvero dal Rif, le persone emigravano per andare in Belgio, nel Nord Europa ed in Spagna per una questione storico- linguistica, i marocchini che emigravano dal centro invece oltre che a essere spalmati in tutte queste

aree, ovvero Francia, Belgio e quant’altro, costituiscono la stragrande maggioranza dei marocchini presenti in Italia, basti pensare che dalla zona di Statt provengono quasi l’80% dei marocchini che si trovano qui, dal Sud invece, cioè dalla zona di Agadir etc sono presenti in Italia solo in piccola percentuale, attorno al 4% ,5% .

Di cosa si occupa l’associazione culturale “Club Marocaine 99”?

Noi ci occupiamo di organizzare e mettere a punto un festival che si tiene annualmente a Noale (località in provincia di Venezia nda), che è anche il più grande ed importante festival marocchino d’Italia. Organizziamo e proponiamo in tale occasione una serie di incontri culturali e cicli di conferenze con relatori sia italiani che marocchini, con esperti del settore della mediazione, insegnanti e quant’altro. Si tiene ad aprile quest’anno dal 16 al 21 del mese.

Quali sono le maggiori problematiche che affrontano adesso i marocchini presenti sul territorio?

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Offrite anche corsi di arabo? Haifa O.: “Da quando il corso che facevamo in biblioteca a Follina è stato disattivato 4 anni fa,

abbiamo cominciato a tenerne uno qui nel centro e sono io a ricoprire il ruolo di insegnante. Lo svolgiamo una volta a settimana qui al centro per la durata di 3 ore o 2 ore e mezzo per ogni incontro. Per sostenere le spese necessarie per l’acquisto del materiale didattico e le fotocopie chiediamo un contributo veramente simbolico che ammonta circa ad una dozzina di euro. L’insegnamento non si prefigge grossi obbiettivi ma solo far apprendere le basi di letto-scrittura per

la comprensione in arabo, visto che se parlano una seconda lingua a casa si tratta sempre della variante dialettale marocchina e quindi difficilmente hanno modo di praticare la lingua araba standard. Non abbiamo comunque grosse pretese, quello che vogliamo infatti è che i nostri figli non perdano la lingua d’origine per mantenere quindi quel minimo di contatto con le proprie radici culturali e linguistiche. Quest’anno è frequentato da una quindicina di bambini di molte nazionalità, ci sono infatti oltre a i marocchini, più numericamente rappresentati, anche macedoni, tunisini e bosniaci.

Sentite la necessità di avere uno spazio femminile più ampio?

Sì e no, perché questo è uno spazio industriale che necessita di essere ampliato e ristrutturato in toto. Lo spazio per le donne c’è ma è di modeste dimensioni. Al momento però è sufficiente e non sentiamo la necessità di ampliarlo.

Pensate che i luoghi di culto musulmani sul territorio siano sufficienti a livello numerico e per distribuzione geografica?

Pensiamo siano insufficienti sia a livello numerico che di concentrazione sul territorio. A mio avviso quelli presenti non sarebbero nemmeno da contare perché non sono all’altezza di essere definiti luoghi di culto.

Ritenete le risorse a vostra disposizione sufficienti?

No, per nulla. Dopo ti faccio vedere il rendiconto mensile, con il registro delle entrate e delle uscite con il saldo scritto sopra. Anche perché ora come ora abbiamo dei progetti per quanto riguarda l’effettuazione di lavori di miglioria e di ampliamento degli spazi. Ci sono infatti dei requisiti da rispettare in merito alla sicurezza. Non diventerà mai un luogo di culto ma sentiamo la necessità di ampliarlo per essere a posto a livello burocratico e non avere poi magari dei problemi. Inoltre ci sono dei lavori da fare per ciò che concerne l’accessibilità dei bagni per i disabili e le uscite. Non

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aspiriamo a farlo diventare a farlo diventare un luogo di culto perché siamo persone semplici che sono ancora all’inizio del loro percorso come associazione e tra l’altro non penso ne avremmo la capacità probabilmente. Perciò non abbiamo grosse pretese e cerchiamo di fare del nostro meglio con le risorse a nostra disposizione.

Sentite la necessità di imam più preparati, sia a livello globale che nel centro?

Sì. (So che il consolato del Marocco spesso dà una mano per l’ottenimento dei visti per chi fa richiesta di far venire qui un imam dall’estero, ma con noi non l’ha mai fatto né lo farebbe perché il nostro non è formalmente riconosciuto come un luogo di culto).

Come giudicate il rapporto che avete con l’amministrazione locale?

Quello che abbiamo con l’amministrazione è molto buono anche se non abbiamo portato il rapporto di collaborazione al livello sperato. Noi diamo molto, ma purtroppo in cambio non riceviamo nulla. Però complessivamente il rapporto con le autorità locali è ottimo. Anche il rapporto con le forze dell’ordine e con i vicini è soddisfacente.

Avete mai partecipato a dei convegni o a dei seminari di formazione?

Sì, in due occasioni. Un convegno a cui abbiamo partecipato era a Vittorio Vento ed era tenuto da un professore.

Avete mai fatto un iftar aperto al resto della cittadinanza, come per esempio è già stato fatto a Montebelluna e a Vittorio Veneto? Haifa O.: “In realtà non, anche perché non abbiamo mai avuto richieste in tal senso”. Conoscete la Confederazione islamica italiana e la Federazione islamica regionale veneta?

Sì, le conosciamo così di fama ma non vi abbiamo aderito.

Pensiate ci sia ancora disinformazione qui nel nostro territorio in merito alla religione musulmana? Haifa O.: “Secondo me sì, ce ne sono ancora molti che non sanno com’è davvero la religione

musulmana, perché magari mutuano le loro convinzioni dall’immagine erronea che viene passata dai media.

Per quanto riguarda il grado di integrazione della comunità marocchina locale cosa ne pensate?

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Secondo noi la comunità marocchina locale ha raggiunto un buon livello di integrazione.

Auspicate la formazione di un’intesa tra religione musulmana e stato italiano?

Se si tratta di dare alla religione musulmana un riconoscimento a livello ufficiale e quindi istituzionale allora sì ce la auspichiamo e pensiamo ce ne sia davvero bisogno.

C’è qualche italiano di fede musulmana che frequenta il centro? Haifa O.: “Qui no, ma so che a Pieve ce n’è qualcuno perché li conosco. Si tratta di donne italiane

convertite per lo più”.

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