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Modalità di sostentamento e finanziamento dei luoghi di culto islamici Come emerso anche dalla ricerca che ho effettuato sul campo, la forma privilegiata d

Luoghi di culto islamici in Veneto per provincia Anno 2009.

3.5 Modalità di sostentamento e finanziamento dei luoghi di culto islamici Come emerso anche dalla ricerca che ho effettuato sul campo, la forma privilegiata d

finanziamento per cui i centri culturali islamici marocchini scelgono di optare è l’autofinanziamento soprattutto sotto forma di collette da parte dei soci e l’utilizzo di microcrediti. L’autotassazione quindi è la forma di sovvenzione che statisticamente caratterizza di più queste realtà, la cui sussistenza dipende quasi in via esclusiva nella maggior parte dei casi dalla liberalità dei singoli e dai legami di solidarietà che intercorrono tra i soci ed i frequentatori dei centri, centri che c’è da sottolineare, raramente usufruiscono di forme di sussidio sotto qualsivoglia forma, da parte delle amministrazioni locali e delle istituzioni italiane, trattandosi nella maggior parte dei casi studiati di associazioni non riconosciute e quindi impossibilitate ad usufruire di soldi pubblici. L’effettuazione di collette è tra l’altro poi in linea con il sistema di valori islamico, in cui la cosiddetta “zakat” o elemosina rituale da destinare ad opere sociali oltre che ad essere un’azione meritoria è anche un pilastro, per la precisione il terzo, della religione stessa. Nei centri che ho visitato, ma verosimilmente nella maggioranza di essi, le donazioni dei soci vengono contabilizzate su un apposito registro o trascritte su di un cartellone appeso a vista nella sala di preghiera. Altri centri, anche se per la verità in maniera più sporadica, come ad esempio l’associazione culturale islamica “Attawasol” di Montebelluna in provincia di Treviso, inviano delle proprie delegazioni nei paesi islamici più tradizionalmente interessati a finanziare l’edilizia di culto in Occidente. Dietro la presentazione dei progetti, le fondazioni religiose o gli istituti di volta in volta interpellati, provvedono a valutarne la fattibilità ed in caso affermativo procedono a procedere con il

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trasferimento a favore dell’associazione richiedente. Prassi invalsa è difatti oramai che gli istituti di credito, soprattutto quelli presenti nella penisola araba, ed in particolar modo quelli emiratini, devolvano i propri utili, o gli interessi, in arabo riba’, a favore di opere meritorie129, come per

l’appunto la costruzione ex-novo o la ristrutturazione di luoghi di culto islamici in Occidente, il sostegno a scuole coraniche o di lingua araba e quant’altro. In tal senso è in questo panorama di generale mancanza di sostegno negli aiuti economici e nella concessione degli spazi da parte delle amministrazioni che possono subentrare gli stati musulmani esteri, che anche in coordinazione con Rabita, ovvero la lega musulmana mondiale fondata a Mecca nel 1962, possono eventualmente decidere di concedere dei finanziamenti o donazioni, finendo spesso inevitabilmente per condizionare l’indirizzo ideologico-politico dei centri stessi e per attirare, come la cronaca ci oramai insegnato, il sospetto delle istituzioni italiane. Nonostante come già specificato poc’anzi il Tar si sia a più riprese espresso sul fatto che la presenza o meno di un’intesa con lo stato italiano non può costituire un criterio discriminante nel decidere se accordare o meno dei finanziamenti o porzioni di suolo pubblico da adibire all’edificazione di nuovi centri alle comunità musulmane, qualora lo richiedessero. Il ricorso invece al microcredito e alla donazione individuale assume rilevanza e diviene anzi fondamentale nelle piccole realtà, caratterizzate dalla presenza sparuta o frammentata della comunità marocchina o musulmana locale e dalla conseguente scarsità nella disponibilità di risorse economiche e sociali in loco. Più sporadico risulta essere invece, perlomeno nelle realtà intervistate nel Quartier del Piave, il ricorso a finanziamenti da parte di enti, associazioni o governi esteri. A tal proposito di seguito si riportano, poiché ritenute inerenti, le parole del vicepresidente dell’associazione culturale islamica Rahma di Vittorio Veneto: “Quando si parla di associazioni culturali islamiche, lei creda ci siano a volte problemi per

quanto concerne la trasparenza dei finanziamenti?

Presumo che in generale sia come facciamo noi, che ci autofinanziamo solo tramite l’aiuto dei soci dell’associazione o comunque sempre tramite microcrediti. Per quanto ci riguarda non ci sono mai stati finanziamenti esteri, ma neppure da parte del comune di Vittorio Veneto, se è per quello, e presumiamo che se anche chiedessimo un aiuto non ci verrebbe accordato”.

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Di nuovo, il consigliere regionale Villanova ci espone le sue opinioni in merito, per quello che ha potuto notare contestualmente alla sua esperienza sia in regione che precedentemente in giunta comunale a Pieve di Soligo (TV). “C’è un problema per quanto riguarda la trasparenza dei finanziamenti?

Assolutamente sì, è evidente infatti che soprattutto nelle città più grandi ma non esclusivamente molte moschee ufficiali oppure molti dei suddetti centri culturali vengano foraggiati da stati esteri, soprattutto del Golfo, in maniera anche consistente, si parla infatti a volte di finanziamenti da centinaia di migliaia di euro. Andrebbero resi pubblici i finanziamenti ed in tal senso c’era anche una proposta partita dall’attuale ministero dell’interno. Noi a livello di regione possiamo fare delle mozioni per spingere in quella direzione, ovvero quella della pubblicazione delle donazioni e dei trasferimenti finanziari. Avere infatti degli stati esteri che finanziano attività che hanno a che fare con la vita politica e la gestione della cosa pubblica e che possono quindi influenzare la vita civile del nostro paese, visto che è nota a tutti la commistione islam-politica, può essere potenzialmente pericoloso a mio avviso”.

Sempre per ciò che concerne le problematiche inerenti alle modalità di finanziamento dei centri islamici, preferisco riferire sinteticamente le parole di Lahoucine Ait Alla, presidente della Federazione Islamica Veneta. Di seguito vengono riportate delle brevi considerazioni sui mezzi di sostentamento adottati dai centri aderenti alla federazione regionale ed in generale dai luoghi di culto o dalle associazioni islamiche complessivamente presenti in provincia.

“Cosa mi sa dire del finanziamento dei luoghi di culto islamici in Veneto? Di solito i centri culturali islamici si autofinanziano attraverso collette da parte dei soci e dei frequentatori dei centri stessi.

Sarebbe giusto secondo lei rendere obbligatoria la pubblicazione dei finanziamenti da parte dei centri culturali islamici per motivi di sicurezza?

Secondo me no, perché fa parte della privacy di ogni associazione. Quello che facciamo noi è depositare ogni anno il bilancio e le relazioni annuali all’Agenzia delle Entrate. Se lo stato ci desse dei fondi sarei anche d’accordo, ma in caso contrario no. Discorso diverso invece per i finanziamenti provenienti dall’estero, quelli andrebbero al contrario sempre resi pubblici, perché bisogna lavorare alla luce del sole ed in trasparenza. Per ciò che ci riguarda noi siamo orientati in linea col Marocco dal punto di vista religioso, altre realtà come l’Ucoii magari sono magari più

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affiliate con i paesi del Golfo. Anche per questo cerchiamo di evitare l’islam politico, proprio perché noi perseguiamo solo obbiettivi spirituali e religiosi e non ci facciamo quindi influenzare a livello ideologico. Con l’Ucoii invece una volta partecipavamo a dei seminari ed abbiamo anche lanciato delle attività insieme, ma ora le nostre strade si sono divise per divergenze ecco chiamiamole così”.

3.6 L’intesa con lo Stato italiano.

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