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Introduzione al commento

Con il termine “traduzione” - dal latino traductio-onis, che aveva fondamentalmente il significato di “trasferimento”, quindi di trasportare un messaggio da una lingua all’altra - ci si riferisce all’azione, l’operazione e l’attività di riportare da una lingua in un’altra un testo scritto o anche orale63.

In sede di traduzione è necessario individuare il mittente, il destinatario, le funzioni e i contenuti che il prototesto possiede, al fine di realizzare una comunicazione efficiente anche nel metatesto.

La traduzione dalla lingua cinese a quella italiana risulta problematica dato che sono due lingue appartenenti a famiglie linguistiche molto distanti tra di loro. La lontananza tra queste due lingue crea un divario sia linguistico, sia storico-culturale, dunque risulta difficile riportare con esattezza e precisione i significati e soprattutto le espressioni culturali dalla lingua di partenza a quella di arrivo.

La parola cinese per “traduzione” è fan 翻, che significa “rovesciare, invertire” e anche “cercare, rovistare”; un terzo significato è “moltiplicare”. Tradurre un testo cinese, sia esso classico o moderno, tecnico o letterario, significa da un lato “cercare” tra le proprio risorse linguistiche ed extralinguistiche; d’altra parte significa a volte “capovolgere” il testo per produrre una traduzione adeguata. Può capitare che “tradire” un testo sia l’unico modo per esserne fedele. La traduzione è spesso un compito difficile e audace da realizzare e secondo George Steiner “spostarsi tra le lingue, tradurre, anche con restrizioni di totalità, è sperimentare il pregiudizio quasi sconcertante dello spirito umano verso la libertà”.

Come riportato da Nicoletta Pesaro in “The Rythm of Thought”64, la sintassi è da tradurre quando si parla di traduzione di poesie in cui la sintassi è considerata inequivocabilmente legata ad elementi di prosodia, come metrica, enjambement, rime. Il fatto che le caratteristiche formali e grammaticali siano coerenti con il significato del testo nella traduzione della poesia è ampiamente accettato. Tuttavia, nel caso della traduzione in prosa la resa della sintassi è un problema cruciale. Il traduttore e studioso francese Meschonnic (2007) osserva che di solito quando traduciamo la poesia traduciamo la forma, mentre quando traduciamo la narrativa traduciamo il contenuto.

Per raggiungere uno stile artisticamente dignitoso e per esprimere appieno la complessa rete di significati tipicamente soggiacenti a un'opera letteraria, un traduttore scrupoloso spesso si sente libero di riorganizzare, manipolare, persino scartare le strutture sintattiche del prototesto appartenenti alla propria lingua madre, spesso induce il traduttore a sacrificare la sintassi originale per l’effetto finale. Soprattutto quando si lavora con lingue rare o con lingue oggettivamente distanti dalla lingua di destinazione, questo atteggiamento sembra del tutto ragionevole e giustificato. Riorganizzare l'ordine della sintassi è talvolta considerato il modo migliore per invertire le principali caratteristiche semantiche ed estetiche del prototesto. Alcuni di questi “raggiri” sono obbligatori a causa di diverse regole di punteggiatura, strategie di comunicazione e sensibilità estetica.

Durante la prima metà del Novecento, la sintassi cinese subì un cambiamento radicale a causa della grande influenza della lingua straniera,

64 Pesaro N. (2013), “The Rhythm of Thought: Some Problems of Translating Syntax

in Modern Chinese Literature”, in N. Pesaro ed, The Ways of Translation:

Constraints and Liberties of Translating Chinese, Venezia, Cafoscarina Editrice, pp.

dando vita al cosiddetto stile euro-giapponese65; tuttavia, specialmente negli anni Trenta e Quaranta, alcuni autori hanno iniziato a esplorare anche le possibilità di un "riuso moderno" della sintassi tradizionale, espressa in un gusto per frasi brevi, parallelismi, espressioni a quattro caratteri e struttura paratattica.

Quando un testo deve essere reso accessibile a una cultura differente, entrano in gioco l’integrità del testo, definita da Toury “adeguatezza”, e la facilità di accesso o “accessibilità”.66 L’adeguatezza ingloba il testo estraneo senza togliergli le caratteristiche che ne formano l’identità, mentre l’accessibilità fa perdere le tracce delle sue origini, lasciando al lettore la possibilità di accedere a quella parte dei suoi contenuti che non è in contrapposizione ai contenuti accettabili nella cultura ricevente.

In questa sezione si procederà con l’analisi dei testi oggetto di traduzione dell’elaborato attraverso l’analisi, la ricerca e l’attenta valutazione dei tratti propri del testo di partenza (TP) e del testo di arrivo (TA), oltre che delle strategie adottate in sede di traduzione per la risoluzione dei principali problemi raffrontati. Pertanto prima di procedere con l’approfondimento del testo di partenza, individuandone le caratteristiche quali tipologia testuale, dominante e lettore modello, è necessario fornire alcune informazioni riguardanti il campo in cui si è operato per cogliere più adeguatamente l’argomento dei successivi paragrafi. L’individuazione della tipologia testuale rappresenta la prima fase dell’analisi traduttologica.

65 “Sospensione sintattica (inclusione di proposizioni all'interno di una frase), modificatori aggettivale e avverbiale, uso di frasi avverbiali o preposizionali”, Denton 1998: 164.

66 Gideon Toury, “A rationale for descriptive translation studies”, in Hermans Theo,

Manipulation of Literature: Studies in Literary Translation, London, Croom Helm,

Come sottolineato da Massimo Gotti67, quando i Translation Studies fecero il loro ingresso in ambito accademico, gli studiosi, che erano propensi allo studio della traduzione letteraria, si mostrarono poco orientati a accogliere una forma “inferiore” di traduzione definita “meccanica”.

Per poter fornire un profilo sul lavoro di traduzione portato avanti, bisogna soffermarsi sui concetti di lingue speciali e traduzione specializzata. Facendo riferimento alle lingue speciali bisogna dire che in Italia non è ancora precisa la terminologia utilizzata in questo ambito per designare le diverse varietà specialistiche esistenti all’interno di una lingua e sono molte le etichette usate dai vari autori per designarle (lingue settoriali, sottocodici, codici speciali, lingue speciali). Per lingua speciale si intende un linguaggio settoriale utilizzato da una minoranza di esperti di una determinata materia e caratterizzate dall’uso di terminologie esclusive di quel settore o termini appartenenti al lessico comune o ad altri settori della lingua e usati con accezioni peculiari con lo scopo di rendere più chiare, precise ed efficaci la comunicazione e la collaborazione tra i membri del gruppo. 68 La caratteristica prioritaria dei testi redatti in lingue speciali è proprio la precisione lessicale, la monoreferenzialità e l’oggettività, vale a dire la non- emotività.