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Vinitaly: una comunità internazionale

Senza Vinitaly il Rinascimento del vino italiano non avrebbe potuto incidere così profondamente nella storia e nell’economia nazionale.

Questa manifestazione fieristica nacque quasi casualmente: alla Fiera dell’Agricoltura, la più importante tra quelle che si svolgevano a Verona, i padiglioni dedicati alla produzione vinicola attiravano un numero sempre minore di visitatori.

Il Paese si stava industrializzando e gli stili di vita si trasformavano, infatti il vino era vissuto come piacere, non più come alimento.

Antonio Betti, che nel 1976 sarebbe diventato il segretario generale della Fiera, si rese conto che quei padiglioni dedicati al vino bisognava abolirli e il direttore dell’Unione

26 2017, “L’Italia può davvero diventare il terminale occidentale della Nuova Via della Seta?”,

http://www.exportiamo.it/aree-tematiche/13508/litalia-puo-davvero-diventare-il- terminale-occidentale-della-nuova-via-della-seta/

Italiana Vini, Antonio Niederbacher, suggerì di organizzare una manifestazione incentrata unicamente sul vino. Era giunto il momento di un progetto innovativo che comunicasse il vino in modo diverso.

Un cambiamento così radicale non poteva essere messo in atto da un giorno all’altro, perciò nel 1967 Angelo Betti cominciò a sondare il terreno organizzando il 22 e il 23 settembre due “Giornate del vino italiano”, ricche di dibattiti e convegni per approfondire i temi riguardanti la viticoltura e l’enologia.27 Lo scopo finale era quello di rendere giustizia alla nobiltà del vino. Le difficoltà maggiori le incontrò nel 1969, quando decise che le “giornate del vino italiano” dovevano diventare un autentico salone vinicolo.

Ci vollero quattro anni di rodaggio prima che la nuova rassegna fosse messa a punto. Betti era convinto che la produzione vinicola italiana avesse un futuro solo con un livello di qualità tale da consentirle di affermarsi all’estero con l’esportazione. Pertanto nel 1971, quando lanciò il Salone delle Attività Vitivinicole, gli impose il nome di Vinitaly. Il primo obiettivo era quello di far conoscere il vino italiano al mondo, attirando i buyer di tutte le nazioni. Vinitaly rappresenta la manifestazione che ha scandito l’evoluzione del sistema vitivinicolo nazionale ed internazionale, contribuendo a fare del vino una delle realtà del settore più dinamiche.

Nel 1998 si cercò di ottenere lo stesso risultato facendo anche il contrario, cioè esportare Vinitaly all’estero, creando così una rete di relazioni istituzionali e commerciali solide. Prima come Vinitaly in the World, poi come Vinitaly International, negli ultimi anni ha presidiato mercati strategici per l’export come la Cina, Hong Kong, gli Stati Uniti, la Russia e il Giappone, organizzando seminari, degustazioni e workshop.

I vantaggi che una fiera di questo calibro garantisce ad un’azienda vinicola sono di creare reti tra imprese, avere la possibilità di conoscere nuovi clienti, migliorare la reputazione della propria azienda e promuovere la vendita.

Vinitaly pone particolare attenzione sulla Cina considerandola uno dei suoi mercati più importanti ed espandendo la propria presenza grazie all’apertura di un ufficio di rappresentanza a Shanghai e alle fiere di Hong Kong, Chengdu e Shanghai.

27 W. Filiputti, Op. cit., pag. 190

Durante l’edizione di Vinitaly 2017 si è tenuta la conferenza stampa “Alibaba e le vie del vino in Cina” dedicata ai vantaggi offerti da Alibaba alle imprese vitivinicole italiane che ambiscono a esportare in Cina le proprie eccellenze.28

A distanza di un anno dalla visita di Jack Ma, fondatore di Alibaba Group nel 1999, oggi il più grande mercato di e-commerce mondiale, il riscontro da parte dei cinesi verso i prodotti agroalimentari italiani e il vino è aumentato, una crescita giustificata dal gusto dei cinesi che sta diventando più sofisticato e pretenzioso per quanto riguarda la scelta degli acquisti.

L’Italia, primo produttore mondiale di vino, ha le possibilità per offrire prodotti vitivinicoli di qualità che rispondano alla domanda dei consumatori cinesi. I produttori italiani devono semplicemente fare affidamento a un partner esperto come il Gruppo Alibaba per vendere il proprio vino. A livello di scelte, il vino italiano in Cina è oggi al quinto posto.

Il mondo del vino sta attraversando un periodo di grande cambiamento poiché i consumatori cinesi sono più consapevoli e l’affermarsi dell’e-commerce come canale di distribuzione rappresenta per le aziende vinicole una possibilità di espansione. La fama in aumento del vino in Cina è testimoniata anche dall’evento organizzato da Alibaba dedicato alle bevande alcoliche, il “9.9 Global Wine and Spirits Festival”.

Il consumo e le importazioni di vino in Cina sono in continuo sviluppo, ma anno dopo anno anche la produzione interna sta facendo lo stesso. Attualmente i consumi di vino domestico e di quello importato sono circa alla pari, con quote di mercato del 50% cadauno.

Tuttavia la posizione dell'Italia sembra ancora difficile, poiché schiacciata tra il primato inattaccabile della Francia e la concorrenza di Australia, Nuova Zelanda e Cile, che con la Cina hanno stretto accordi commerciali particolarmente remunerativi. Li Demei, professore associato di “Wine Tasting” ed Enologia al Beijing Agriculture College e firma di "Decanter China” durante un’intervista a WineNews ha rilasciato che il vino

28 2017, “La Cina è (più) vicina: al Vinitaly si parla della via del vino. E Alibaba diventa strategico”, http://www.cronachedigusto.it/archiviodal-05042011/446-vinitaly- 2017/21860-2017-04-11-12-59-52.html

italiano è unico, per la sua personalità, che è diversa da qualsiasi altro. Risponde ad un bisogno ben preciso del consumatore, cioè trovare qualcosa di interessante da bere: il vino italiano potrebbe avere un ottimo futuro di fronte questo punto di vista, ma deve

ancora farsi conoscere.29

Il problema riguarda l'educazione al vino italiano, che in Cina passa ancora per iniziative occasionali, volute da associazioni di produttori, senza però che il mondo del vino riesca ad essere presente, anche con le proprie strutture, sul territorio cinese. La Francia lavora molto sulla promozione, organizza degustazioni ed eventi e, a confronto con loro, le associazioni italiane fanno molto meno.