• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 3 Simbiosi Industriale e progetti di Economia Circolare a Ponte A Egola

3.1. Introduzione ai concetti di Ecologia Industriale, Simbiosi Industriale ed Eco-

I concetti espressi e affrontati dal tema delle APEA in Italia, sulla scena internazionale sono stati spesso ricondotti a quelli che vengono definiti Parchi Eco-Industriali (EIP), ovvero ulteriori elementi che compongono le diverse anime dell’eco-innovazione.

Un EIP può essere visto come:

“an industrial system which conserves natural and economic resources; reduces production, material, energy, insurance and treatment costs and liabilities; improves operating efficiency, quality, worker health and public image; and provides opportunities for income generation from the use and sale of wasted materials” (Cotè & Hall, 1995).

Si fa quindi riferimento ancora una volta ad azioni che coinvolgono non una singola organizzazione ma un complesso di organizzazioni che, collaborando e agendo insieme, sono in grado di gestire e migliorare aspetti ambientali quali l’utilizzo di materiali, acqua ed energia, ricercando benefici collettivi, anche di tipo economico, maggiori di quelli che le singole sarebbero in grado di realizzare da sole.

Il fine di questo tipo di orientamento è quindi quello di migliorare la performance economica dei partecipanti minimizzando il loro impatto ambientale.

Questa visione viene riassunta utilizzando il termine di ecologia industriale, grazie alla quale “the consumption of energy and materials is optimized and the effluents of one process serve as the raw material for another process” (Frosch & Gallopoulos, 1989).

L’idea è quella di un sistema industriale che opera come un ecosistema naturale, dove i concetti di closed-loops su cui si basa l’economia circolare trovano perfettamente posto, anzi, assumono una connotazione che trascende il singolo contesto aziendale per abbracciare quello di un intero agglomerato.

All’interno dell’ecologia industriale, la parte che si concentra sul flusso di materiali e energia in contesti di economie locali e regionali viene chiamata simbiosi industriale.

51

La simbiosi industriale è quella teoria che:

“engages traditionally separate industries in a collective approach to competitive advantage involving physical exchange of materials, energy, water and by-products” (Chertow, 2000). I fattori chiave sono la collaborazione e le possibilità di sinergia offerte dalla vicinanza geografica (Chertow, 2000).

Gli scambi a cui ci si riferisce possono riguardare anche la condivisione di servizi e infrastrutture per ridurre l’impatto ambientale e i costi totali.

È possibile identificare infatti tre tipologie di accordi collaborativi che possono essere introdotti tra imprese in quanto a scambio di risorse e che possono condurre allo sviluppo di una simbiosi industriale (Chertow, 2008):

- By-product exchanges. Si tratta della visione più tradizionale che si basa sull’impiego di materiali di scarto/rifiuti come sostituti di materie prime/altri prodotti. Questo processo può rafforzare l’efficienza in termini di utilizzo di risorse da parte di una impresa che si avvantaggia del valore economico dei rifiuti e costituire la base per il passaggio da un modello lineare ad uno circolare nei sistemi industriali (un obiettivo fondamentale dell’ecologia industriale). La possibilità di scambio di materiali di scarto al posto del loro smaltimento dipende dalla vicinanza geografica, dal momento che i costi di trasporto rappresentano un limite all’economicità del loro utilizzo. I benefici che in questo caso le aziende possono ottenere possono riguardare la riduzione dei costi di trasporto e transazione. Utilizzare “sottoprodotti” in sostituzione di nuove materie prime permette di ridurre i costi degli input, e l’utilizzo complessivo di materie e energia. Vendere “sottoprodotti” invece che pagare per smaltirli porta nuovi guadagni alle aziende, diminuisce i costi di gestione e spesso riduce gli impatti ambientali connessi.

- Utility/infrastructure sharing. Ci si riferisce all’utilizzo congiunto e alla gestione di risorse comunemente utilizzate quali ad esempio il vapore, l’energia elettrica, l’acqua e gli scarichi idrici. L’idea è che un gruppo di aziende si assuma insieme la responsabilità di fornire servizi/infrastrutture di fornitura di acqua, elettricità o calore (come gli impianti di cogenerazione) o di trattamento delle acque di scarico (depuratori) al posto di autorità pubbliche o compagnie specializzate che generalmente se ne occupano. Anche in questo caso le aziende possono vedersi ridurre la loro spesa per i loro input; inoltre possono assicurarsi la fornitura di acqua, energia o calore, variabili

52

spesso critiche per il loro business. Questa condivisione può essere vista sia come un costo privato (es di esercizio) sia come un guadagno privato (condivisione di costi fissi, economie di scala, miglioramento della stabilità della produzione). La simbiosi industriale derivante può comportare in aggiunta ulteriori vantaggi di natura pubblica come ad esempio minori emissioni, maggior impiego di energia da fonti rinnovabili. - Joint provision of services. Riguarda la gestione congiunta da parte delle imprese dei

loro fabbisogni ausiliari, intesi come quei materiali/servizi non direttamente correlati con il loro core business ma che possono avere implicazioni ambientali, come ad esempio aspetti riferibili alla pulizia, alla sicurezza, al sistema antincendio, alla gestione dei rifiuti. Le economie di scala dall’outsourcing di tali servizi possono essere significative così come i benefici pubblici di riduzione dell’utilizzo di risorse e delle emissioni. L’intensità energetica e il consumo di materiali può essere ridotto dal momento che le singole imprese non necessitano di possedere apposite infrastrutture per questi servizi di supporto avvalendosi di un fornitore esterno che, invece, può incrementare la propria produttività migliorando la gestione delle proprie risorse, dal momento che per lui quelle sono le attività del proprio core business. I benefici ottenibili in termini ambientali potrebbero non essere così rilevanti a livello aziendale ma possono consentire importanti vantaggi a livello più elevato (es regionale).

Per misurare il beneficio ambientale ottenuto da azioni di simbiosi industriale lo strumento considerato più adatto è il Life Cycle Assessment (LCA).

Uno studio ha analizzato i benefici ambientali derivanti da una simbiosi industriale basata sulla sharing infrastructure, messa in atto dal Distretto del Cuoio di Santa Croce sull’Arno, su un campione di aziende (Daddi, et al., 2017).

Lo studio ha preso come unità funzionale di riferimento 1 m2 di pelle finita. Le iniziative considerate riguardano gli impianti collettivi di trattamento delle acque di scarico e di recupero dei rifiuti (Aquarno, Cuoiodepur, Consorzio SGS, Ecoespanso, Consorzio Recupero Cromo) e sono stati considerati due scenari: il primo, quello corrente, nel quale sono implementate azioni di simbiosi industriale, e un secondo nel quale tali azioni non vengono invece messe in atto. I risultati mostrano che le iniziative di simbiosi industriale hanno effetti positivi su tutte le categorie di impatto ambientale considerate (quelle presenti nelle PRC del sistema internazionale EPD per il prodotto finito pelle bovina) con particolare rilievo negli aspetti di climate change e terrestrial eutrophication. Questo evidenzia come, rispetto alla situazione in cui queste iniziative non sono presenti, l’approccio di cluster produce risultati positivi e

53

significativi. Lo studio, oltre a dare evidenza scientifica di come lo strumento dell’LCA sia effettivamente in grado di cogliere i vantaggi della messa in comune di risorse e di come questo possa supportare azioni di promozione di simbiosi industriale a livello di cluster, fornisce anche lo strumento operativo che dimostra i benefici di cui le aziende possono giovarsi grazie a questo approccio. Risulta così possibile, per le aziende del Distretto, attuare una strategia comune per migliorare la propria reputazione e introdurre sul mercato un prodotto il cui contenuto “green” è appunto definito da uno studio LCA. Le informazioni che derivano da uno studio del genere possono costituire la base delle future decisioni di investimento/sviluppo di nuove tecnologie a livello collettivo.

Fonte: (Daddi, et al., 2017)

In questo senso le attività di simbiosi industriale messe in atto dal Distretto e dall’area industriale di Ponte a Egola mostrano come, attraverso la visione del complesso industriale come un ecosistema, iniziative di simbiosi industriale abbiano permesso di raggiungere rilevanti risultati in campo ambientale.

La Regione Toscana ha dato la possibilità agli Eco-Industrial Parks, mediante l’apposito regolamento e l’individuazione di specifici criteri, di ottenere la qualifica APEA in modo volontario. In questo modo ha contribuito così alla diffusione dei concetti di ecologia industriale e simbiosi industriale di cui gli EIP sono la concreta espressione.

È proprio seguendo questa logica che l’area industriale di Ponte a Egola ha operato e continua ad operare, conscia dei vantaggi che la gestione collettiva può dare.

In questo senso si inseriscono i progetti che verranno descritti nei paragrafi seguenti e che rappresentano il presente ed il futuro di questa parte del distretto.

54