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CAPITOLO 3 Simbiosi Industriale e progetti di Economia Circolare a Ponte A Egola

3.3. Il progetto di energy cooperation nell’area industriale di Ponte a Egola e la firma del

Parallelamente al progetto S-Parcs si sta al momento portando avanti un ulteriore piano di efficientamento energetico e di economia circolare, al centro del Protocollo d’Intesa tra Regione Toscana, Consorzio Conciatori di Ponte a Egola (che in questa occasione rappresenta anche il Consorzio cuoiodepur in quanto partecipato dalle imprese conciarie) e Rea Impianti srl firmato il giorno 14/10/2019. Tale piano è destinato ad “intersecarsi” con il progetto S-Parcs poiché può costituire una delle buone pratiche di cooperazione energetica comune che questo mira a ricercare e diffondere.

Tale protocollo esprime le finalità di favorire gli investimenti volti ad una riduzione di rifiuti da smaltire attraverso il loro riciclo, recupero e riuso e assicurare, per il periodo transitorio di realizzazione degli impianti, la programmazione dello smaltimento di parte dei rifiuti ordinariamente prodotti dalle imprese aderenti al Consorzio Conciatori e più in generale operanti nel distretto conciario, non diversamente recuperabili.

Il progetto a cui si fa riferimento riguarda appunto investimenti in un impianto di cogenerazione integrato ad un processo di co-digestione anaerobica dei fanghi di

depurazione e di alcune tipologie di rifiuti/sottoprodotti (residui di lavorazione delle pelli) derivanti dall’area industriale conciaria di Ponte a Egola, che il Consorzio Conciatori, con la firma del protocollo si è impegnato a realizzare.

Così delineato verrebbe ad assumere rilevanti connotati di ottimizzazione del recupero dei rifiuti, così come di integrazione energetica a livello di area produttiva industriale. Da questo punto di vista si possono definire gli obiettivi prioritari di:

- Riduzione dei fanghi prodotti nel ciclo di trattamento delle acque reflue - Trattamento di alcuni flussi di residui di scarto delle lavorazioni conciarie - Recupero energetico con produzione di energia elettrica e termica

- Fornitura di energia termica a una parte delle aziende consorziate Gli step che il progetto seguirà sono i seguenti:

- Presentazione di istanza autorizzativa per installazione e gestione, presso l’impianto del Consorzio Cuoiodepur, di un impianto di cogenerazione con utilizzo di gas metano di rete, in grado di produrre energia elettrica, la cui parte elettrica verrà

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totalmente utilizzata direttamente sull’impianto e la parte termica potrà essere in parte impiegata in situ ed in parte immessa nella rete di teleriscaldamento di cui al punto successivo

- Presentazione di istanza autorizzativa per la realizzazione di un impianto di teleriscaldamento (costituito da centrale di produzione e rete di distribuzione) all’interno dell’area industriale di Ponte a Egola in grado di alimentare quota parte delle concerie localizzate nell’area

- Presentazione di istanza autorizzativa per la realizzazione di un impianto di

digestione/codigestione anerobica, alimentato sia con i fanghi conciari prodotti dal trattamento delle acque reflue che con matrici di scarto della lavorazione conciaria, per ottenere biogas e/o biometano (da inviare al cogeneratore).

L’intero progetto comporta un investimento di circa 28 milioni per un orizzonte temporale di realizzazione di 33 mesi.

L’idea di costruzione dell’impianto si inserisce nell’intento del progetto S-Parcs che, nell’area industriale di Ponte a Egola, ha evidenziato come la cooperazione energetica, la riduzione dei costi associati, la maggior sicurezza dell’offerta, una minor dipendenza dalla volatilità dei prezzi energetici, unita ad una migliore gestione economica e ambientale di scarti solidi e liquidi, siano bisogni molto sentiti da parte degli attori presenti. In questo senso, l’opportunità di impiegare energia elettrica e termica derivante, oltre che da metano di rete, da digestione/codigestione anaerobica di fanghi da depurazione con residui animali di scarto provenienti dalle lavorazioni assume notevole rilevanza. Tale soluzione è stata al centro di uno specifico progetto (progetto M.E.T.A., Matter and Energy from Tannery Sludges) durato 2 anni, svoltosi a scala pilota e finanziato da POR CREO FSR 2007-2013.

Al momento è in corso lo studio di fattibilità per definire con maggior dettaglio gli step futuri, il tempo di ritorno dell’investimento, l’identificazione delle risorse a copertura. Risulta quindi fondamentale valutare con precisione, nella prima fase attualmente in corso, i fabbisogni energetici dell’area per una corretta progettazione.

Il progetto ha avuto varie fasi di implementazione ed è tutt’ora in corso la valutazione di alcuni aspetti. La configurazione immaginata è la seguente:

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Figura 8 Schema progetto di economia circolare

Per quanto riguarda il cogeneratore centrale installato presso Cuoiodepur si ipotizza la produzione di 7.000.000 KW termici per l’uso interno di Cuoiodepur + 2.300.000 KW termici disponibili per essere inviati alle concerie e 15.000.000 KWh all’anno di energia elettrica interamente autoconsumata. Per quanto riguarda l’energia elettrica producibile dalla cogenerazione del biometano proveniente da digestione anaerobica si stima una ulteriore produzione annua di 12.000.000 KWh all’anno di energia elettrica.

Con la produzione di energia elettrica da digestione anaerobica si coprirebbe potenzialmente oltre l’85% del fabbisogno attuale di energia elettrica consumata nell’impianto.

Le imprese dell’area potrebbero quindi ottenere vantaggi sia per il calore che gli viene trasmesso (riduzione dei costi energetici), sia grazie alla riduzione dei costi di elettricità del depuratore che si potrebbero riflettere in un abbassamento della tariffa di depurazione applicata (riduzione dei costi di depurazione).

In aggiunta a quanto previsto dal Protocollo d’Intesa è in corso di valutazione la possibilità di installare dei cogeneratori addizionali direttamente all’interno di alcune concerie per le loro necessità di energia elettrica e termica. Lo step di digestione anaerobica prevede la produzione di biogas ulteriormente impiegabile per la produzione di biometano destinato direttamente nel cogeneratore principale presso Cuoiodepur o valorizzabile mediante immissione in rete. Questa parte potrebbe essere ulteriormente implementata grazie a ulteriori progetti in corso di valutazione, tra cui:

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- La de-solforizzazione del biogas ottenuto dalla digestione anaerobica.

Per produrre biometano necessario rimuovere lo zolfo dal biogas derivante dalla codigestione. L’idea è quindi quella di utilizzare un sistema biologico per trattare il biogas che può consentire di rimuovere efficacemente e a basso costo lo zolfo. A questo scopo potrebbe essere adattata, mediante modifica opportuna, una tecnologia già esistente e funzionante presso l’impianto Cuoiodepur, ovvero un Biotrickling filter a letto rotante, sviluppato in seno al progetto BIOSUR (progetto finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del progetto Life+ 2011) che permette di ridurre il consumo di energia e reagenti nei processi di trattamento per la rimozione dell’H2S.

Proprio perché, tipicamente, i reflui conciari hanno un elevato contenuto di solfuri, in quanto il procedimento di concia ne prevede l’utilizzo, può essere lecito ipotizzare un sistema di rimozione dello zolfo, riutilizzabile poi come potenziale fertilizzante. - La possibilità di impiego del digestato come fertilizzante o come fonte di nutrienti da

recuperare: per dare un’idea della valenza di questa azione il recupero di nutrienti dalle acque di scarico è inserito tra le 100 possibili innovazioni radicali per il futuro dalla Commissione Europea (European Commission, 2019).

- La possibilità di impiego della tecnologia sviluppata grazie al progetto I-Swat che potrebbe consentire, applicata anche in un contesto anaerobico, di esercitare un controllo avanzato ed in tempo reale sulle cinetiche di reazione dei batteri che avvengono all’interno del digestore. In questo modo sarebbe possibile avere una conoscenza sempre migliore del processo biologico ed ottimizzarne la resa.

Inoltre, grazie ad un sistema a membrane, si sta ipotizzando di inviare l’acqua proveniente dal trattamento degli scarichi civili alle stesse concerie per poter essere reimpiegata nel processo produttivo.

Complessivamente l’intero progetto sarebbe in grado di garantire così notevoli benefici sia dal punto di vista economico che ambientale.

Questo progetto rappresenta il presente ed il futuro verso cui l’area industriale si sta indirizzando, in un’ottica di ottimizzazione della gestione di tutte le proprie risorse che può permettere risparmi economici ma anche benefici in termini ambientali.

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CONCLUSIONI

La storia del Distretto del Cuoio e dell’Area Industriale di Ponte a Egola rappresenta un modello di sviluppo industriale da portare ad esempio.

L’esigenza di collaborazione tra imprese operanti nella stessa area geografica, così come altre realtà italiane, ha fatto sì che nascessero dei consorzi prima ancora che esistesse la definizione di ecologia industriale. Questi sistemi, organizzati in maniera autonoma, non intendevano agli inizi ricercare uno specifico modello di simbiosi né erano pienamente coscienti di poter ottenere benefici ambientali collettivi. Eppure gli sforzi congiunti degli attori del Distretto portati avanti negli anni passati hanno migliorato, in modo oggettivo e misurabile, le performance ambientali dei prodotti maggiormente rappresentativi. Oggi sappiamo come, grazie alle azioni intraprese fino ad oggi, si siano potute sviluppare delle competenze che hanno contribuito a migliorare la qualità ambientale non solo a livello di Distretto, ma anche su una scala più ampia.

Tutto ciò non è altro che la dimostrazione di come tante piccole e medie imprese, con le loro difficoltà e le loro naturali problematicità siano riuscite, nonostante tutto, a innovarsi e a stare al passo con i tempi. Di particolare rilevanza come aziende operanti non solo nel medesimo contesto ma anche nel medesimo settore, e quindi in concorrenza tra loro, abbiano trovato necessità comuni alle quali sono susseguiti impegni concreti. L’approccio seguito viene chiamato di “coopetizione”, un termine che fonde competizione con cooperazione, attraverso il quale è stato possibile raggiungere una convergenza di interessi grazie alla collaborazione messa in atto.

Da questo punto di vista gli strumenti di eco-innovazione, come i sistemi di gestione in primis hanno rivestito, con la loro evoluzione, un ruolo importante poiché hanno consentito di perseguire un miglioramento costante degli aspetti ambientali comuni, sfruttando ed implementando, in un’ottica più strutturata, relazioni e impianti già presenti nell’area. La condivisione di conoscenze, tecniche, risorse e metodologie alle PMI di tutto il distretto, grazie al ruolo svolto dai vari organismi promotori, ha consentito a queste ultime di poter oltrepassare le barriere tipiche correlate alla loro dimensione ed ottenere vantaggi altrimenti destinati esclusivamente alle grandi imprese. La fissazione di target condivisi a livello di area e la possibilità di monitorarne l’andamento grazie ad appositi indicatori garantisce l’impegno profuso ma anche l’acquisizione di una profonda conoscenza e consapevolezza delle problematiche ambientali significative per un territorio. Questo permette di individuare le

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soluzioni più appropriate per la gestione ambientale e contribuire a dare una migliore immagine del Distretto.

Per quanto riguarda in particolare l’Area Industriale di Ponte a Egola la coesistenza dell’Attestato EMAS con la qualifica APEA, oltre ad essere un motivo altamente distintivo, rappresenta la garanzia che un prodotto ottenuto in questa zona gode non solo della qualità di lavorazione per cui è conosciuto nel mondo, ma anche del rispetto di tutti i requisiti ambientali previsti. Questo, all’interno del contesto attuale in cui i consumatori (e, di conseguenza, i grandi marchi che realizzano gli articoli finiti) sembrano ricercare con sempre maggior interesse le caratteristiche ambientali dei beni acquistati, rappresenta una caratteristica impiegabile come fonte di differenziazione e competitività, che può rendere l’intero comparto più resistente a eventuali periodi di crisi.

Le opzioni in corso di valutazione per dotare l’area di un sistema di efficientamento energetico e recupero di scarti di lavorazione mirano a mettere in pratica quegli approcci di ecologia e simbiosi industriale, anch’essi eco-innovazioni, il cui scopo è realizzare vantaggi tanto dal lato economico che da quello ambientale, sfruttabili anche in tema di green marketing.

Un parco industriale in cui viene integrata e presa come riferimento l’economia circolare è la rappresentazione di un nuovo paradigma che sta nascendo per affrontare il rapporto tra ambiente e attività produttiva. La contrapposizione tra aspetti apparentemente inconciliabili come tutela ambientale e mondo industriale viene affrontata dall’Area Industriale di Ponte a Egola riuscendo a coniugare in modo efficace i vari aspetti della sostenibilità.

A questo proposito, Daniela Carlotti, e Michele Matteoli, rispettivamente la Dirigente ed il Presidente del Consorzio Conciatori, descrivono con queste parole il percorso intrapreso nell’Area Industriale di Ponte a Egola:

Daniela Carlotti:” Il percorso APEA nasce dal desiderio del Comune di San Miniato di riqualificare e ammodernare le aree industriali nelle quali le concerie, prima all’interno delle aree urbani, si sono trasferite negli anni ’60 - ’70. Tali aree necessitavano infatti di una manutenzione degli aspetti urbanistici. Il desiderio si è trasformato in realtà anche grazie alla partecipazione del Comune ad un bando regionale che l’ha visto vincitore di un finanziamento che gli ha permesso di realizzare, comunque con grande sforzo, i lavori necessari. Una volta ottenuta la qualifica, l’imprenditoria si è fatta carico della successiva gestione ordinaria dell’area per mantenerla nello stato di decoro ed ordine. In questo un aiuto è venuto anche dal Comune che ha favorito la partecipazione delle aziende mediante uno sconto sulla TARI.

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La caratteristica particolarmente positiva del percorso è che il comitato di indirizzo si è costituito sin da subito con una forte volontà di collaborazione ed è stato mantenuto in vita, anche quando ormai non più necessario, per individuare e condividere progetti per il miglioramento dell’area, ascoltando i suggerimenti di tutti. Oggi il comitato si riunisce periodicamente e stabilisce la priorità delle azioni da intraprendere.

Avere una qualifica che attesti l’impegno in campo ambientale è importante in particolar modo in questo settore, che lavora a strettissimo contatto con i più importanti brand al mondo della moda e del lusso. Dimostrare di svolgere la propria produzione non solo con elevata attenzione alla qualità della lavorazione ma anche alla salubrità del contesto per chi ci lavora ed al rispetto dell’ambiente diventa un fattore importante. L’APEA si dimostra, in questo, anche uno strumento utile per comunicare il nostro impegno e la sostenibilità dei nostri prodotti.

Offrire un’immagine di aziende legate anche alla cura e alla bellezza dei luoghi in cui operano, nonché all’organizzazione e all’efficienza dei servizi presenti, fa parte dello spirito che contraddistingue il settore.

Esistendo però in questo caso una convenzione solo per la manutenzione ordinaria, a volte sono necessari interventi che esulano le possibilità di intervento e la competenza del comitato, tali per cui l’unica azione possibile che viene fatta è sollecitare chi di dovere.

Certo è però che la qualifica APEA ha consentito di svolgere in maniera più frequente la manutenzione ordinaria, prima più sporadica, grazie alla creazione di un sistema coordinato e organizzato di persone che si preoccupano di risolvere le problematiche che via via possono sorgere: in questo modo vengono affrontate in maniera più efficace e tempestiva.

Sicuramente lo spostamento delle concerie nelle apposite aree industriali ha favorito azioni di collaborazione. In questo senso l’APEA, comprendendo nel suo perimetro non solo le concerie ma anche altre attività industriali, è riuscita a compiere un passo avanti perché ha permesso a tutti coloro che operano nell’area di potersi esprimere e partecipare agli obiettivi di miglioramento ambientale.

Grazie ad azioni condivise e svolte in maniera partecipata, con relativamente poco sforzo è stato possibile compiere un’ottimizzazione dei costi sfruttando le economie di scala, che si traducono nella possibilità di poter pensare di offrire servizi più innovativi.

Così come l’attestazione EMAS, la qualifica APEA consente di sviluppare una visione complessiva di lungo periodo ed attuare una politica che guarda al futuro andando oltre la visione ristretta che la singola azienda ha esclusivamente per sé stessa.

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L’impegno futuro del Consorzio Conciatori per il supporto alla gestione dell’area APEA è quello di proseguire su questa strada per raggiungere una sempre maggiore efficienza ed economicità a beneficio di tutti. Una migliore gestione energetica di area, che porti ad un efficientamento energetico, e il recupero di materia sono gli ambiti su cui attualmente stiamo lavorando perché la circolarità è da sempre nel nostro modo di essere.”

Michele Matteoli:” La qualifica APEA, nata come strumento di riqualificazione dell’area industriale, è il coronamento del fondamentale lavoro svolto dal Consorzio negli anni ’70, nei quali si è occupato di allestire apposite aree industriali di cui oggi andiamo fieri e che non hanno paragoni rispetto ad altri contesti industriali. Questo è stato sicuramente il veicolo giusto che ci ha permesso di gestire in maniera privata ciò che prima era affidato in mano pubblica: i vantaggi che ne sono derivati riguardano senza dubbio la fluidità con cui le varie questioni vengono portate avanti e l’immediatezza nel prendere coscienza di eventuali problemi e porvi rimedio.

La gestione dell’area avviene di concerto con le aziende che vi si trovano localizzate e che non sono solo concerie. Il ritrovarsi all’interno di un’area comune e perseguire obiettivi condivisi ci ha dato la possibilità di confrontarci con tutti i soggetti presenti e fare partecipare tutti. Grazie a questo sforzo collettivo l’area oggi si presenta pulita e ordinata, ogni qual volta c’è la necessità di effettuare anche piccoli interventi di manutenzione questi vengono segnalati e effettuati in tempi rapidi. Diversi interventi sono stati realizzati, come ad esempio quelli riguardanti il miglioramento della viabilità, l’efficientamento energetico, la rete Wi-Fi, la videosorveglianza, ed altri ancora verranno fatti. L’esperienza fin qui svolta non può che dirsi estremamente positiva, tutti gli aderenti sono soddisfatti per una modalità di gestire l’area rivelatasi trasparente, condivisa e coinvolgente. L’occasione offerta dall’APEA permette di affrontare in modo efficace problematiche che possono derivare da segnalazioni di qualsiasi soggetto e di puntare ad un miglioramento continuo dei servizi.

Al momento una delle possibilità che può essere messa sul piatto è ideare un sistema di vigilanza dell’intera area che andrebbe a rimpiazzare gli onerosi costi che attualmente ogni associato sostiene in modo individuale; stessa cosa può essere ipotizzata per ideare una gestione collettiva in proprio di alcune attività riguardanti il ritiro ed il recupero di alcune tipologie di rifiuti.

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Il progetto di economia circolare appena discusso e firmato in Regione Toscana, nonché altri ancora in corso di implementazione sono la rappresentazione di come si ricerchi sempre un miglioramento continuo della qualità ambientale, che è la base di partenza del nostro lavoro. Le nostre prossime sfide riguardano anche cercare di potenziare la comunicazione delle attività che stiamo portando avanti e spendere, anche sotto questo punto di vista, le potenzialità che una qualifica come APEA, così come EMAS di distretto, offrono. L’idea, infatti, è anche quella di attrarre, grazie a queste attività, l’insediamento di nuove aziende e un numero maggiore di investimenti nell’area.

Questa occasione, che ci ha permesso di muoverci in maniera unita e compatta, ci consente ora di guardare insieme verso obiettivi ancora più ambiziosi. Il percorso APEA, infatti, non sarà abbandonato ma, alla luce di quanto sperimentato finora, continuerà ad essere una nostra prerogativa di cui andare fieri.”

Per quanto riguarda poi la mia personale esperienza di stage all’interno del Consorzio Conciatori di Ponte a Egola, ritengo che sia stata sicuramente una attività formativa sia dal punto di vista lavorativo che umano. Lavorare all’interno di un contesto di eccellenza come quello descritto mi ha permesso di rendermi conto e conoscere come sia possibile pensare di realizzare aree industriali in cui la produzione industriale viaggia sullo stesso binario della qualità ambientale. Si può dire che sin dalla nascita il distretto avesse intuito come fosse possibile valorizzare quello che è di fatto lo scarto della macellazione degli animali (che vengono quindi abbattuti principalmente per la loro carne), ovvero la loro pelle, evitandone lo smaltimento. Questo, tuttavia, non è il solo motivo di vanto di cui può godere il Distretto in termini di sostenibilità e eco-compatibilità.

Il lavoro che ho svolto ha riguardato infatti anche lo studio delle certificazioni ambientali che l’area possiede, sia l’attestato EMAS di distretto che la qualifica APEA per l’area industriale di Ponte a Egola. Di quest’ultima ho contribuito a realizzarne l’aggiornamento (che ne ha preceduto il rinnovo), sia per la parte territoriale che per la parte settoriale, con relativa valutazione della significatività degli aspetti ambientali. Questa è stata possibile grazie all’analisi di questionari e alla successiva elaborazione dei dati riferiti agli aspetti ambientali di un campione di concerie, ottenuti in vista del rinnovo della certificazione EMAS. Con questo