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Ipotesi a sostegno di un modello regionale del Big Push

BOX DI APPROFONDIMENTO

2.2 UNA VERSIONE REGIONALE BIG PUSH

2.2.1 Ipotesi a sostegno di un modello regionale del Big Push

Nei paragrafi precedenti abbiamo discusso l’idea secondo la quale lo sviluppo e la crescita di un’area povera è possibile solo a condizione che ci sia un intervento intenzionale, che metta in moto il processo di industrializzazione dell’economia. Mentre nei capitoli precedenti ci siamo occupati di alcune importanti teorie economiche che descrivono, ognuna a suo modo, il sentiero di crescita di un’economia, ma nulla dicono circa la sua origine.

La teoria del Big Push prova a rispondere alla seguente domanda: Perché i Paesi poveri non riescono, anche sull’esempio di quelli ricchi, a mettere in moto un processo di crescita? In che modo è possibile avviare lo sviluppo e la crescita di un’area arretrata?

Rosenstein Rodan ha trattato il problema di un’area molto vasta, sia in termini di metri quadrati che di popolazione residente. Ha ritenuto necessario un aiuto intenzionale per superare le trappole di arretratezza che affliggono queste aree, ci riferiamo al reddito pro capite troppo basso, al mercato del lavoro poco qualificato, al risparmio insufficiente ad incentivare gli investimenti. Grazie ad un aiuto finanziario che dia l’avvio alla nascita delle industrie in tutti i settori dell’economia, l’operare delle esternalità pecuniarie e di quelle marshalliane, avrebbero garantito una rapida crescita economica dell’area.

Mentre Murphy et al. evidenziano come “Il problema dei piccoli paesi che hanno un mercato domestico limitato potrebbe aggravarsi nel caso in cui il commercio mondiale non sia libero e senza costi, rendendo di fatto impossibile realizzare un numero di vendite sufficientemente ampio, a meno che “various sectors of the economy adopted increasing returns technologies simultaneously, they could each create income that becomes a source of demand for goods in other sectors, and so enlarge their markets and make industrialization profitable.”114

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In entrambi la complementarietà tra i vari settori rappresenta la soluzione al problema della povertà, anzi sembra poter affermare che, passando dal ragionamento di Rosenstein-Rodan a quello di Murphy et al, quanto più un territorio è piccolo e privo di scambi commerciali tanto più e necessaria una modernizzazione di tutti i settori dell’economia.

A questo punto possiamo vedere se lo stesso ragionamento è adattabile ad un territorio molto più piccolo di una Nazione, in cui non esistono confini chiusi che impediscono i movimenti delle merci e delle persone. In particolare ci riferiamo ai territori poveri all’interno di nazioni ricche, per i quali lo squilibrio in termini di sviluppo e crescita è la regola, basti pensare agli squilibri tra Nord e Sud Italia o più in generale ai Paesi Europei che continuano a persistere nonostante decenni di politiche Nazionali prima ed Europee dopo la nascita dell’UE.

In Italia, “il PIL pro capite delle regioni meridionali è rimasto persistentemente al di sotto di quello del Centro Nord dalla fine della seconda guerra mondiale e ha mostrato scarsissime tendenze alla convergenza.115” “Il differenziale in termini di tasso di disoccupazione è altrettanto ampio, ma ha mostrato una lieve tendenza alla convergenza negli ultimi anni. … Tale riduzione tuttavia non dipende tanto da un aumento dell’occupazione quanto dalla contrazione della forza lavoro nel Mezzogiorno.116”

Come dicevamo decenni di politiche intenzionali non pare abbiano dato i frutti sperati. Ed è proprio per questo che proveremo a ragionare sulla possibilità di adottare un modello regionale del Big Push in cui gli elementi di novità rispetto al modello precedente sono rappresentati dalle seguenti assunzioni:

- costi decrescenti o produttività crescente all’aumentare del numero di imprese che decidono di produrre nei settori moderni. Questa condizione nasce dal tentativo di inglobare le economie di distretto nel modello del Big Push.

115 Banca d’Italia (2009), Mezzogiorno e politiche regionali, Lavori del progetto di Ricerca sul

Mezzogiorno, Seminari e Convegni, n. 2, novembre.

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- Infine la previsione di un aiuto tra regioni; attraverso un contributo di solidarietà si realizza un trasferimento economico dalle regioni ricche verso quelle povere.

In questo modello è auspicabile che ogni territorio si specializzi in tutti i settori da cui è possibile trarre un vantaggio competitivo. Il riferimento è alle risorse immobili del territorio, che in quanto tali non possono essere trasferite altrove. Per risorse immobili si intende sia quelle di natura fisica-geografica (risorse minerarie, bellezze naturali, etc) che storico-culturali (beni culturali, prodotti tipici, etc.). Come abbiamo avuto modo di vedere nel paragrafo sui distretti industriali, Becattini considera risorse immobili il particolare tipo di interazione tra l’apparato produttivo e la comunità locale. La trasferibilità del distretto pertanto non pare possibile, ma sarebbe sbagliato credere che non esista un sistema di valori anche la dove non vi sono distretti industriali. Ogni territorio a una propria storia, una propria cultura che lo identifica e lo distingue dagli altri, inoltre ha uno specifico contesto geografico che ne ha condizionato l’evoluzione sociale ed economica della popolazione locale. “Mancano” forse alcuni “valori adeguati e forse gli atteggiamenti adeguati117” ma sarebbe a mio avviso sbagliato credere di non poter intervenire in tal senso.

Ma al di là della questione sulla trasferibilità e/o riproducibilità del distretto ciò che a noi interessa in questa sede è sottolineare come tutti i territori hanno un sistema culturale che interagisce con un sistema di produzione locale, specifico del luogo, e di come questa interazione non sempre da luogo ad attività produttive bene organizzate ed integrate fra loro. Forse è meglio fare un esempio che renda più chiaro il concetto su esposto: pensiamo ai comuni del Parco dei Nebrodi, che come avremo modo di vedere sono al di sotto della media regionale e nazionale sotto molti punti di vista nonostante siano ricchi di risorse naturali di prodotti agro-alimentari. Apparentemente non sarebbe difficile immaginare un sistema economico integrato, in cui il settore turistico traini quello alimentare e viceversa. Ma i fatti mostrano una realtà diversa, nonostante le popolazioni del luogo conoscano il territorio e tramandano le tradizioni culinarie, spesso e volentieri la maggior parte dei produttori locali nelle aree arretrate operano

117 Seravalli, G., 2006, Né facile, né impossibile: Economia e politica dello sviluppo locale,

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singolarmente in un contesto poco cooperativo, e senza interdipendenza fra i produttori di beni e servizi non solo non si innescano le esternalità pecuniarie ma nemmeno quelle tecnologiche entrano in gioco.

Quindi il primo passo consiste nel creare un sistema interdipendente, che metta al centro le risorse immobili (fisiche-geografiche e storiche-culturali) attorno alle quali basare l’intero sistema produttivo. In tal modo ogni settore produttivo dipende esclusivamente dagli altri, e l’aumento del reddito in ognuno di essi si trasforma in domanda negli altri settori. Questo meccanismo conduce ad una concentrazione di imprese attorno alle risorse immobili dando vita alle esternalità tecnologiche che consentono un aumento di produttività.

“Il benessere locale dipende quindi dalla produttività locale; quest’ultima è tanto più influente sul benessere locale quanto maggiore è la dimensione di una nazione e quanto minore è la sua apertura al commercio internazionale. Una piccola nazione, come potrebbe essere un’isola specializzata nella pesca e nel turismo, vedrebbe nelle importazioni di beni e servizi l’unico modo per soddisfare la gran parte dei bisogni dei propri residenti-consumatori. La competitività dei settori di specializzazione e la conseguente capacità di esportare in tali settori, determina il livello di impiego e di reddito totale necessari per mantenere un elevato livello nei consumi (benessere), in gran parte dipendenti dalle importazioni. Se dal livello nazionale si giunge ad un livello regionale la quota di produzione di beni e servizi destinati al mercato esterno aumenta rapidamente e l’efficienza di questi settori diventa fondamentale per le opportunità di impiego e di benessere economico della comunità locale.”118