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La prima formalizzazione di Murphy, Shleifer e Vishny

BOX DI APPROFONDIMENTO

2.1 Il BIG PUSH

2.1.2 La prima formalizzazione di Murphy, Shleifer e Vishny

Industrialization and Big Push è il titolo dell’articolo pubblicato nel 1989 da Murphy, Shleifer e Vishny. Gli autori in questione riprendono gli elementi più importanti del ragionamento di Rosenstein Rodan e li formalizzano in un insieme di quattro modelli matematici molto semplici e di conseguenza efficaci nel rivelare il meccanismo del big push, che conduce l’economia da uno stato di arretratezza ad uno di industrializzazione. In particolare noi siamo interessati a indagare i primi due (dei quattro) modelli, dai quali traiamo lo spunto per sviluppare un modello regionale, in cui le economie esterne non sono rappresentate solo dagli effetti positivi di spillover di domanda ma anche da altri meccanismi cha abbiamo avuto modo di evidenziare nei paragrafi precedenti (Spazio diversificato relazionale).

La dimensione del mercato assume per gli autori un’importanza notevole per lo sviluppo e l’industrializzazione di un paese, in accordo con la necessità espressa da Rosenstein Rodan, secondo cui “… the area of industrialisation must be sufficiently large. This fact, … …, make it imperative to aim at an economic unit comprising the whole area between Germany, Russia and Italy.105”. Infatti nella parte introduttiva del loro articolo troviamo la seguente affermazione “When domestic markets are small and world trade is not free and costless, firms may not be able to generate enough sales to make adoption of increasing returns technologies profitable, and hence industrialization is stalled.106”.

La ridotta dimensione del mercato domestico rappresenta un grande limite per lo sviluppo industriale di un paese, che grazie all’adozione delle tecnologie ottiene rendimenti crescenti. Siamo quindi in un sistema di concorrenza imperfetta con costi fissi molto elevati, nel quale le imprese devono ottenere un elevato

105 Rosenstein-Rodan, P. (1943). “Problems of industrialization in Eastern and South-Eastern

Europe”. Economic Journal 53, 202–211.

106 M Murphy, Kevin, Andrei Schleifer, and Robert W. Vishny. 1989 ”Industrialization and the

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numero di vendite per meglio spalmare i costi fissi ed ottenere i profitti sperati. Il problema dei piccoli paesi che hanno un mercato domestico limitato potrebbe aggravarsi nel caso in cui il commercio mondiale non sia libero e senza costi, rendendo di fatto impossibile realizzare un numero di vendite sufficientemente ampio, a meno che “various sectors of the economy adopted increasing returns technologies simultaneously, they could each create income that becomes a source of demand for goods in other sectors, and so enlarge their markets and make industrialization profitable.”

Gli autori dopo aver chiarito che la produzione industriale avviene in presenza di costi fissi molto elevati, che danno luogo a rendimenti crescenti (all’aumentare delle quantità vendute), introducono l’altro meccanismo fondamentale per il loro ragionamento “le esternalità pecuniarie” che secondo la ripartizione di Scitovsky (1954) si distinguono dalle esternalità tecnologiche. Le prime, come abbiamo visto nel capitolo precedente, le troviamo nei modelli di Nuova Geografia Economica (Krugman, 1991), mentre le seconde si riferiscono al contributo di Marshall(1920), da cui la definizione di esternalità marshalliane.

“Le esternalità tecnologiche rappresentano beni (mali) e servizi (disservizi) materiali o immateriali che vengono goduti (subiti) gratuitamente da qualcuno. Esse producono cambiamenti nelle funzioni di produzione o di utilità dei consumatori. Le esternalità pecuniarie, invece, sono aumenti (diminuzioni) di rendite del consumatore o del produttore che derivano ad essi dal comportamento di altri consumatori e produttori i quali, aggiungendo (togliendo) domanda a quella già esistente, influiscono sui prezzi di mercato107.”

Per dirla in altro modo, le esternalità pecuniarie, “che includono le relazioni input-output tra le imprese, costituiscono un sotto-prodotto delle relazioni di mercato, ed in particolare sono rilevanti in un sistema economico caratterizzato da rendimenti crescenti e mercati imperfetti108.” Le esternalità tecnologiche, “invece, scaturiscono da interazioni che nascono al di fuori di un contesto di mercato (quali le relazioni informali, gli scambi di conoscenze), ed

107 Salvatore Bimonte e Maurizio Franzini, Modulo 1, GLI STRUMENTI ECONOMICI PER

L’AMBIENTE, Università degli Studi di Siena.

108 Giuseppe DI GIACOMO, XXVII CONFERENZA ITALIANA DI SCIENZE REGIONALI,

Esternalità socio-territoriali: evidenze empiriche settoriali nei Sistemi Locali del Lavoro del Mezzogiorno, Dipartimento S.E.A.F, Facoltà di Economia, Università degli Studi di Palermo,

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agiscono direttamente sulla funzione di utilità di un individuo o sulla funzione di produzione di un’impresa109.”

Seguendo il ragionamento di Murphy, Shleifer e Vishny, le esternalità pecuniarie nascono a seguito di un programma coordinato di investimenti nei settori che presentano rendimenti crescenti, che a loro volta fanno aumentare il reddito disponibile, fanno aumentare la domanda e ampliano così le vendite delle imprese. Quindi focalizzano l’attenzione sulla possibilità di ampliare il mercato grazie agli spillover di domanda, generati da un investimento iniziale, tra i vari settori dell’economia. Di conseguenza in tutti i modelli descritti ciò che determina la possibilità di più equilibri sono le esternalità pecuniarie generate da mercati imperfetti con alti costi fissi110.

In all the models described in this paper, the source of multiplicity of equilibria is pecuniary externalities generated by imperfect competition with large fixed costs111.

In questo lavoro approfondiremo solo i primi due modello e prima di entrare nella formalizzazione matematica, vediamo in che modo le esternalità pecuniarie entrano nei modelli proposti da Murphy et al. Il primo modello descrive una situazione in cui gli spillover di domanda si materializzano solo attraverso la distribuzione dei profitti e, come vedremo, questi potrebbero non essere sufficienti a generare un big push. Difatti se l’investimento iniziale dovesse generare delle perdite, piuttosto che ad un aumento si assisterebbe ad una perdita del reddito complessivo che fa diminuire la domanda aggregata, inoltre le altre imprese saranno disincentivate ad investire. In questo modello avremmo unico equilibrio possibile, gli spillover positivi sulla domanda delle altre imprese si realizzano solo se la singola impresa ha un profitto positivo e in questo caso l’equilibrio si raggiunge nel punto in cui tutte le imprese si industrializzano. Viceversa se la singola impresa ottiene una perdita dall’investimento allora l’equilibrio con un elevato livello di industrializzazione non può esistere e l’economia rimane in uno stato di arretratezza.

109 Ibidem

110 Simona Di Ciaccio, (2004), Il fattore «relazioni interpersonali». Fondamento e risorsa per lo

sviluppo economico, Città Nuova Editrice, Roma.

111 Murphy, Kevin, Andrei Schleifer, and Robert W. Vishny. 1989 ”Industrialization and the Big

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Nel secondo modello, invece, la possibilità di avere equilibri multipli si materializza grazie al fatto che oltre ai profitti vengono pagati salari più elevati che potrebbero generare spillover positivi sulla domanda di altri beni e compensare l’eventuale perdita subita dai profitti. Quindi potrebbe accadere che se l’impresa decidesse di investire subirebbe una perdita e ciò induce le imprese a non investire, nonostante l’aumento dei salari compensi tale perdita e generi profitti negli altri settori industriali attraverso l’aumento della domanda. In questo caso avremmo due equilibri possibili, uno in cui tutte le imprese si industrializzano ed uno in cui nessuna di esse lo fa. È evidente che l’equilibrio con tutti i settori industrializzati e superiore in senso Paretiano rispetto all’equilibrio in cui nessun settore si industrializza.