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John Frederick Lampe: The art of Musick (Londra, 1740).

Una nuova organizzazione del sapere musicale

4. John Frederick Lampe: The art of Musick (Londra, 1740).

John Frederick Lampe (1703-1751) fu uno dei molti musicisti stranieri che, giunti in Inghilterra in giovane età – nel 1725 – vi rimasero sino alla fine dei propri giorni. Suonatore di fagotto e compositore, egli è perlopiù noto agli studiosi di Händel e della storia dell’opera italiana in Inghilterra: tra il 1732-33 fu infatti coinvolto nel

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tentativo di realizzare una stagione d’opera in inglese al Little Haymarket, per il quale compose l’opera seria Amelia.27

In queste pagine daremo conto di un suo breve scritto teorico, The art of Musick, che nella sua semplicità costituisce un documento sulla ricezione e circolazione di alcune idee sulla musica nell’Inghilterra del Settecento. Scritto dopo un periodo di permanenza di 15 anni oltre Manica, fin dall’esergo il trattatello di Lampe parla inglese: vi si legge, infatti, un passo tratto dalla prefazione all’Advancement of Learning di Francis Bacon, ove il Lord Cancelliere indica l’interpretazione della Natura da parte dell’uomo come unica fonte di conoscenza. E proprio il richiamo alla ricerca dei principî della musica nella Natura è una delle cifre del testo di Lampe.

Il breve saggio – composto di sessanta pagine più alcune tavole con esempi musicali – non è suddiviso in capitoli. Vi è un indice iniziale che indica gli argomenti trattati, ma il testo scorre in maniera continua, scandito dalla sola divisione in paragrafi. Al di là dall’aspetto formale, il testo può essere suddiviso in due parti. Nelle prime venti pagine l’autore discute la musica e i suoi principî alla luce delle principali teorie note: tradizione pitagorica, studi acustici, psicologia lockeiana. Le pagine rimanenti sono dedicate alla prassi compositiva. Il trait-d’union tra le due parti è fornito dall’illustrazione della prima tavola del testo, ove è riportata la sequenza degli armonici di un suono: essi forniscono l’anello di congiunzione tra la speculazione scientifica e la teoria della composizione. Da un lato, infatti, gli armonici sono un “prodotto naturale” del suono, cui la nostra mente è abituata per l’incessante riproporsi di una medesima sequenza sonora, dall’altro proprio quella data successione di suoni si rivela di particolare significato nella prassi compositiva, e tutto ciò agli occhi di Lampe è «a convincing argument, how much it is the business of a master to observe closely the dictates of nature, if they would ever reach the peculiar elegancy and beaties of musick».28

La frequente esortazione di Lampe allo studio della Natura si riferisce sia alle indagini che riguardano la filosofia naturale, sia nello specifico allo studio della natura umana. Per ciò che concerne quest’ultima, Lampe sostiene che una

27 Sulla complessa storia di questa stagione del Little Haymarket cfr. HUME Robert D. –

MILHOUS Judith, J. F. Lampe and English Opera at the Little Haymarket in 1732-33, «Music & Letters»,

LXXVIII, 1997, pp. 502-531.

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conoscenza della tecnica compositiva non accompagnata da una conoscenza della natura umana non riuscirà ad ottenere dalla musica gli effetti desiderati:29

To know only the right use of concords, the preparations and resolutions of discords, or to make subject upon subject, without knowing how to touch the passions, the work most probably will be dull, flat, and insipid.

Questo passo fa seguito a una citazione da Locke, dove il filosofo inglese si sofferma sul rapporto tra senso e intelletto; egli critica l’idea secondo cui l’imperfezione della nostra conoscenza deriverebbe da un’imperfezione dei sensi. Locke invita a riflettere sul fatto che è piuttosto una mancanza di attenzione e di esercizio del pensiero a soffermarsi sulle percezioni a determinare le nostre difficoltà cognitive.

Nel testo appena riportato di Lampe si può osservare come quello che spesso nel Settecento – soprattutto nella seconda metà del secolo – diverrà uno dei classici luoghi di contrapposizione tra la figura del ‘talento’ e quella del ‘genio’, viene qui interpretato in modo diverso: non è una forma di ‘istinto naturale’ che deve andare a supportare la tecnica compositiva per produrre gli effetti desiderati, ma un differente genere di conoscenza, fondato sull’esame del funzionamento della mente. Come vediamo, dunque, Lampe trae dalla filosofia di Locke l’esortazione ad esercitare la mente alla riflessione sulle proprie sensazioni: sarà infatti solo grazie all’attenzione focalizzata sulla percezione del suono che l’esistenza stessa degli armonici potrà essere individuata.

Per ciò che concerne lo studio della natura del suono, il nostro autore – in linea con lo spirito empirico appena descritto – rigetta la tradizione musicale matematico- speculativa sulla musica, e nega che i principî di cui si va in cerca possano derivare dal sapere matematico. È mediante i sensi che l’uomo giunge alla conoscenza, e solo prestando maggior attenzione al senso dell’udito egli potrà giungere a riconoscere il fenomeno naturale che sta alla base dei principî musicali sui quali Lampe ritiene possa essere fondato «a true system of musick».30

L’esistenza degli armonici superiori era un fenomeno ben noto, descritto per la prima volta in modo sistematico nel Seicento da Marin Mersenne, che tuttavia non

29 Ivi, p. 5. 30 Ivi, p.12.

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aveva ricevuto una spiegazione soddisfacente. In Inghilterra tra i secoli XVII e XVIII si erano compiuti passi importanti in direzione della comprensione del fenomeno, in particolare con l’individuazione dell’esistenza dei ‘nodi’ della corda,31

riportata da John Wallis nel 1677, e con l’individuazione della formula per calcolare la frequenza fondamentale di una corda vibrante, pubblicata da Taylor Brook nelle

Philosophical Transactions (1713). È tuttavia al francese Joseph Sauveur che si deve la

connessione fondamentale tra l’esistenza dei nodi e la produzione dei suoni armonici,32 e sarà il venire alla conoscenza degli studi di Sauveur – dopo la

pubblicazione del Traité de l’harmonie (1722) e grazie alla mediazione del gesuita Luis- Bertrand Castel – che permetterà a Jean-Philippe Rameau di fornire una base fisico- naturale al principio della basse fondamentale. 33

Quanto il nuovo modo di guardare alla mente, ai suoi processi e alle sue facoltà fosse ormai di dominio comune, può essere testimoniato dal seguente passo, ove Lampe spiega in cosa consista la vera composizione musicale:34

by fixing our thoughts on the beforementioned principles, inspired by fancy, and reason assisting to keep due order and method, we shall discover infinite beauties, and vast variety of expressions in music, the more we know, the more we shall wish to know, as perceiving tho’ knowledge be gained every day, yet the boundless prospect of fancy and invention lay open, reflection will branch out variety of beautiful images, which if disposed in a proper manner, must produce the desired effect, by a regular and nervous performance to instruct and please.

The Art of Musick è un’opera interessante perché mette in luce un aspetto centrale

di questo lavoro, ossia il mutuo e fecondo scambio tra riflessione filosofica e musicale. Se nel testo di Malcom tale compenetrazione poteva sembrare più

31 Ossia punti in cui la corda si trova in stato di quiete.

32 Per un inquadramento generale della questione alla luce delle teorie armoniche di J. Ph.

Rameau cfr. Thomas CHRISTENSEN, Rameau and Musical Thought in the Enlightenment, Cambridge,

Cambridge University Press, 1993 (in particolare pp.133-168) e id., Eighteenth-Century Science and the

“Corps Sonore”: The Scientific Background to Rameau's “Principle of Harmony”, «Journal of Music Theory»,

XXXI, 1987, pp.23-50.

33 Lampe era di certo a conoscenza degli studi di Rameau, in particolare del Traité, che egli

cita (nella versione originale francese) a p. 46, mentre non è semplice determinare se conoscesse la

Géneration harmonique ou traité de musique théorique et pratique del 1737. Tra i teorici citati troviamo

ancora Mattheson e – con tono in particolar modo polemico – Johann Christopher Pepusch (come Lampe un tedesco naturalizzato inglese) e il suo Treatise on Harmony del 1731.

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scontata, data la natura speculativa del trattato e la formazione dell’autore, nel caso presente, con un testo scritto da un musicista e compositore per finalità pratiche, il ricorso alla filosofia naturale e alla psicologia della mente sottolinea ancor più come l’apporto di queste discipline fosse percepito come estremamente utile per lo sviluppo della scienza musicale.

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