Capitolo 4. Appartenenza ad un particolare gruppo sociale: casi studio.
4.5 Istanze basate su esperienze pregresse ed immutabili, status sociale e sull'occupazione.
4.5.2 Kamran, schiavo per debito in Pakistan.
Kamran è un cittadino del Pakistan e proviene dalla Regione del Punjab, luogo in cui si trovano le principali fabbriche di mattoni del Paese. Il suo livello di istruzione è molto basso e sfiora l'analfabetismo, la condizione economica è di povertà estrema.
Lui, così come suo padre e suo nonno prima di lui, è nato ed ha sempre vissuto all'interno della fabbrica di mattoni.
Ha smesso di frequentare la scuola all'età di 7 anni per volere del proprietario della fabbrica e conseguentemente al prestito contratto dal proprio padre e necessario al matrimonio della propria sorella. La contrazione del debito ha, infatti, comportato per il padre di Kamran e, conseguentemente, per l'intera famiglia la necessità di aggiungere una ulteriore unità lavorativa a quelle già impiegate nella fabbrica per la restituzione di debiti precedentemente contratti con il proprietario.
Kamran ha iniziato così a fabbricare mattoni, per circa 14 ore al giorno, il salario percepito dall'intero nucleo familiare, dal quale venivano detratti i soldi per il vitto, l'alloggio e per le eventuali spese mediche sostenute, non bastava a ripagare il debito contratto che, con gli interessi maturati, aumentava sempre di più, vincolando l'intera famiglia per periodi sempre più lunghi.
Dalla mattina alla sera le giornate trascorrevano sempre uguali all'interno della fabbrica, il cibo fornito era scarso, le condizioni igieniche pessime e continui erano i maltrattamenti compiuti da guardiani armati di fucile e spranghe di ferro e subiti dai lavoratori, in particolare da coloro che commettevano errori nella fabbricazione dei mattoni; che manifestavano il proprio dissenso, oppure che, semplicemente, non riuscivano a mantenere i durissimi ritmi imposti dal proprietario.
Kamran, insieme ad un amico, pensa di abbandonare la fabbrica nella speranza di costruirsi una vita serena lontana da lì; è consapevole che questo comporterà anche l'abbandono dei propri cari, costretti a rimanere all'interno della stessa, se non, addirittura, violente ripercussioni nei loro confronti.
I due ragazzi riescono a fuggire, l'amico di Kamran viene visto da una delle guardie che spara uccidendolo, Kamran viene ripreso e violentemente punito dalla guardia e dal proprietario della fabbrica. A seguito del pestaggio, avvenuto con colpi di frusta, Kamran non riesce a camminare per diverse settimane.
Guarito, riprova a fuggire, certo che, qualora lo avessero scoperto, la pena sarebbe stata la morte. La fuga questa volta riesce consentendogli di lasciare inizialmente la città di residenza e, in seguito, anche il Paese e di giungere in Italia per chiedere protezione internazionale.
b) Caratteristiche del colloquio e relative procedure.
Il giorno del colloquio Kamran appare stanco, sfiduciato, sembra quasi convinto che le sue dichiarazioni non saranno ritenute credibili; è consapevole di trovarsi in un contesto assai diverso da quello di provenienza dove, ai suoi occhi, la schiavitù è molto lontana.
Descrive i fatti accaduti in maniera minuziosa, la vita trascorsa all'interno della fabbrica viene descritta nei minimi dettagli; le sensazioni provate, la paura del proprietario della fabbrica, i sentimenti di sconcerto e l'assenza di protezione ed anche l'impotenza dinanzi ad essi sia sua, che degli altri familiari, viene raccontato in maniera scrupolosa.
c) Motivazioni e decisione adottata.
L'esame dell'istanza di protezione internazionale presentata da Kamran è stato effettuato attraverso una preliminare valutazione della credibilità e della coerenza interna ed esterna delle dichiarazioni rese dall'istante. In primo luogo si è proceduto con l'esame delle dichiarazioni relative al profilo personale di Kamran, così come da lui esposto in sede di colloquio dinanzi all'autorità decidente, ed anche delle prove documentali depositate, in particolare la documentazione fotografica che lo ritraeva, insieme ad altre persone, all'interno di una fabbrica mentre costruiva dei mattoni.
Successivamente si è proceduto alla qualificazione degli atti subiti da Kamran quali atti di natura persecutoria ai sensi della CG, ponendo l'accento sul mancato accesso al diritto all'istruzione; sul lavoro forzato in età infantile e adolescenziale; sulle violenze fisiche e psicologiche subite e, in generale, sulla condizione di schiavitù per debito cui lui e l'intera famiglia erano soggetti. Oltre alla Convezione di Ginevra ed al Manuale dell'UNHCR, sono stati analizzati altri strumenti di rilevanza internazionale,
quali la Convenzione sui Diritti del Fanciullo272; la Convenzione Concernente la Schiavitù, con particolare riguardo all'articolo 1 contenente la definizione del termine273 e la Convenzione Relativa alla Proibizione delle Forme Peggiori di Lavoro Minorile, con particolare riguardo all'articolo 3 che ne definisce le forme peggiori274.
L'analisi è poi proseguita attraverso la ricerca di fonti sul Paese di origine e relative alla presenza in Pakistan di fabbriche di mattoni ed alla condizione di schiavitù di coloro che vi sono impiegati. Le fonti consultate hanno corroborato le dichiarazioni rese da Kamran e relative alla condizione di schiavitù cui sia lui che l'interno nucleo familiare erano soggetti. Sempre all'interno delle fonti consultate si è avuto un riscontro relativo alle condizioni cui erano soggetti i lavorati delle fabbriche, in particolare ai maltrattamenti subiti all'interno delle stesse, oltre che all'impossibilità per i lavoratori di riscattarsi dalla condizione di schiavitù per via dei debiti contratti con i proprietari delle fabbriche275.
Successivamente è stata verificata la sussistenza del nesso causale tra i fatti accaduti a Kamran ed uno o più di uno dei cinque motivi sanciti all'interno dell'articolo 1 A (2) della CG, in particolare la loro connessione con l'appartenenza di Kamran ad un
272 UN General Assembly, Convention on the Rights ..., cit.
273 A norma dell’articolo 1 comma 1 della Convenzione Concernente la Schiavitù del 1926: “la schiavitù
è lo stato o la condizione di un individuo sul quale si esercitano gli attributi del diritto di proprietà o taluni di essi”; si veda: League of Nations, Convention to Suppress the Slave Trade and Slavery, 25 September 1926, 60 LNTS 253, Registered No. 1414, in: http://www.refworld.org/docid/3ae6b36fb.html.
274 Ai fini della Convenzione: "l’espressione forme peggiori di lavoro minorile include : a) tutte le forme
di schiavitù o pratiche analoghe alla schiavitù, quali la vendita o la tratta di minori, la servitù per debiti e l’asservimento, il lavoro forzato o obbligatorio, compreso il reclutamento forzato o obbligatorio di minori ai fini di un loro impiego nei conflitti armati ; b) l’impiego, l’ingaggio o l’offerta del minore a fini di prostituzione, di produzione di materiale pornografico o di spettacoli pornografici; c) l’impiego, l’ingaggio o l’offerta del minore ai fini di attività illecite, quali, in particolare, quelle per la produzione e per il traffico di stupefacenti, così come sono definiti dai trattati internazionali pertinenti; d) qualsiasi altro tipo di lavoro che, per sua natura o per le circostanze in cui viene svolto, rischi di compromettere la salute, la sicurezza o la moralità del minore"; International Labour Organization (ILO), Worst Forms of
Child Labour Convention, C182, 17 June 1999, C182, in: http://www.refworld.org/docid/3ddb6e0c4.html.
275 Per una disamina relativa alla condizione di schiavitù presso le fabbriche di mattoni in Pakistan si
vedano le seguenti fonti: United States Department of Labor, 2005 Findings on the Worst Forms of Child
Labor - Pakistan, 29 August 2006, in: http://www.refworld.org/docid/48d749011b.html; United States
Department of State, 2017 Trafficking in Persons Report - Pakistan, 27 June 2017, in: http://www.refworld.org/docid/5959ec6f4.html; Amnesty International, Amnesty International Report
PGS ai sensi della Convenzione. Così come nei casi precedenti, sono state esaminate le Linee guida dell'UNHCR sull'appartenenza ad un determinato gruppo sociale ed anche l'articolo 8 comma 1 lettera (d) del Decreto legislativo n. 18.
La valutazione effettuata ha valutato l'istanza alla luce sia dell'approccio delle caratteristiche protette che della percezione sociale, verificando la sussistenza degli elementi essenziali per la determinazione dell'appartenenza di Kamran ad un PGS; è stata valutata la sussistenza di una caratteristica comune tra Kamran e gli altri membri del gruppo; l'identità distinta dei membri rispetto al resto della società pakistana e, infine, il nesso causale tra l'appartenenza dell'istante ad un PGS ed il suo fondato timore di persecuzione.
A seguito di questa analisi si è giunti alla conclusione che Kamran possa essere considerato membro di un PGS ai sensi dell'articolo 1 A (2) della CG per la soddisfazione di elementi determinanti sia in caso di applicazione dell'approccio delle caratteristiche protette che in caso di applicazione dell'approccio della percezione sociale.
La caratteristica che accomuna Kamran agli altri membri del gruppo deriva dalla condizione di schiavitù in cui tutti i componenti sono nati, condizione che potrebbe mutare, ma solo in via ipotetica, e che, di fatto, risulta essere immutabile. L'istanza di Kamran è basata sulla impossibilità per lo stesso di variare il proprio status sociale ed economico, l'estrema povertà che caratterizza la sua vita e la vita di tutte le altre persone vittime di schiavitù per debito nelle fabbriche di mattoni pakistane possiede, quindi, la caratteristica dell'immutabilità; la possibilità di modificarla è, pertanto, puramente ideale.
La condizione di schiavitù trasmessa da generazione in generazione e tutti gli elementi ad essa correlati, quali l'impossibilità di esercitare il diritto all'istruzione, così come avvenuto nel caso esposto, fa sì che coloro che ne fanno parte vengano, inoltre, percepiti come entità distinta dal resto della società Pakistana, un'entità separata, che è percepita e che si percepisce come entità distinta e separata dalla società circostante.
Infine sono stati valutati altri due aspetti determinanti per il riconoscimento della protezione internazionale, ovvero l'effettiva protezione offerta dalle autorità statali ed il rischio corso in caso di rientro nel Paese. L'analisi delle fonti consultate, ha condotto
l'autorità decidente a ritenere non effettiva la protezione offerta dalla autorità statali276. Relativamente al rischio corso in caso di ritorno è stato valutato che la condizione di schiavitù che ha caratterizzato l'esistenza dell'istante determinerebbe, in caso di rimpatrio, ovvero il ritorno alla medesima condizione di schiavitù, l'esposizione a persecuzione ai sensi della CG277.