• Non ci sono risultati.

Il più visionario dei tre lungometraggi è certamente l’ultimo capitolo, Kanashimi no

beradonna ossia “Belladonna di tristezza”. Già il titolo stesso è un indizio dei toni più

cupi e del tema più serio trattato all’interno della pellicola; questa infatti si rifà a un libro che si addentra nell’argomento della caccia alle streghe: La Sorcière, redatto nel 1862 da Jules Michelet (1798-1864).

La protagonista della nuova – e ultima – fatica della Mushi Production, che vide la ristrutturazione e il rifacimento di ben un terzo della propria sceneggiatura quando il film era già stato completato e obbligò l’uscita nelle sale a essere posticipata di un anno, è Jeanne, una giovane donna bella e pura che vive nella Francia medioevale. Dopo le nozze con l’amato e buono Jean, il Barone che domina sulle terre dove costoro vivono costringe la donna a condividere la propria virtù e il proprio corpo con lui e il resto dei

suoi sottoposti residenti presso il castello, come punizione per il mancato versamento delle tasse matrimoniali. Jean cerca di impedirlo, mentre Jeanne si appella alla moglie del Barone, la quale, tuttavia, condannerà la ragazza (la Signora sarà antagonista di Jeanne per quasi l’intera durata della storia).

Dopo la notte di dolore, magistralmente rappresentata grazie a una animazione piena di segni, di sottintesi piuttosto che di scene realistiche che non sarebbero risultate altrettanto crudeli14, Jeanne torna dal novello sposo, in lacrime. Jean tenta di consolarla

e le chiede di ricominciare e di dimenticare il passato. Le sue parole, tuttavia, non rispecchiano le sue azioni, e l’uomo, quasi inconsapevolmente, tenta di soffocarla con le proprie mani, prima di scappare, terrorizzato dal proprio stesso gesto.

Jeanne rimane sola, sconsolata. Si guarda allo specchio e comincia a lavarsi con una pezza e l’acqua attinta da un barile lì accanto. All’improvviso appare una piccola figura cilindrica, un esserino bianco, che le rivela essere il Diavolo, venuto in suo soccorso. La ragazza, infatti, aveva invocato una vendetta per il proprio stupro, e aveva desiderato tanto ardentemente il potere di infliggerla essa stessa, che egli era accorso. Jeanne, quindi, instaura un patto con il Diavolo, sopraffatta dalla volontà di difendere il marito, che lui fa passare come un condannato a sofferenza e morte. Egli la possiede spiritualmente, in queste scene la sfiora appena, tanto da farle il solletico.

In quello stesso anno, il villaggio viene colpito da una carestia, ma nonostante questo il Barone non accenna a diminuire le tasse. Poiché gli unici a prosperare continuano a essere Jean e Jeanne, grazie alla buona vendita di stoffe da parte di quest’ultima, gli abitanti iniziano a insospettirsi e a vociferare che ella abbia stretto un patto con il Diavolo. Esso, nel frattempo, diviene sempre più grande e forte, man mano che il tempo passa e Jeanne gli dà nutrimento con i propri sentimenti. La donna, durante la notte, avverte la potenza crescere e bruciare dentro di sé, come dicono le parole della canzone che suona sullo sfondo15, e il Diavolo giunge dapprima ad apparire alla donna durante il

sonno, violandone lo spazio personale ma senza possederla fino in fondo. Vorrebbe che lei stessa gli si sottomettesse, e le giura che il cambiamento della sua vita debba ancora cominciare.

Nel frattempo, il Signore decide anche di cominciare una guerra, che naturalmente richiede molto sforzo e denaro, il quale pare sempre essere insufficiente. Jean, divenuto esattore delle tasse, paga il mancato pagamento delle stesse a causa della guerra e del conseguente innalzamento dei tributi richiesti ai contadini perdendo la mano sinistra, un ammonimento del Barone.

La coppia è colta dalla disperazione: la guerra incombe, Jean inizia a bere e a picchiare la moglie, per poi chiederle subito di perdonarlo. Jeanne soffre ma sopporta per amore, finché il Diavolo, un giorno, mentre la donna sta camminando, prende a seguirla e le intima di donarsi interamente a lui, anima e corpo. Jeanne, fedelissima, giura che egli potrà avere il suo umile corpo terreno, ma mai il suo cuore, che appartiene unicamente a Jean e a Dio. Il Diavolo, divertito, la possiede con ferocia, lasciandola stramazzante a terra fino al soccorso del marito, e segnando per lei un punto di non- ritorno. Jeanne osserva il cielo con un’espressione differente, fiera e determinata. Inizia ella stessa a lavorare, divenendo un’usuraia, tenendo così in mano l’economia della cittadina e versando le tasse alla Signora, che comincia a sospettare di lei. Jeanne decide nel frattempo anche di vestirsi di verde, colore simbolo della sua alleanza ultraterrena, e si guadagna una sorta di rispetto misto a timore presso gli abitanti del villaggio, soprattutto delle donne, rimaste in attesa dei mariti in guerra. Jean inizia a bere sempre più di frequente.

Al ritorno dalla guerra, il Barone viene aizzato contro Jeanne dalla stessa moglie. È il servitore di quest’ultima il primo a strappare alla donna la sua veste verde e ad accusarla di stregoneria. Jeanne scappa, in una fuga quasi onirica, mentre l’intera popolazione la insegue, la picchia, la strattona e la maledice. Riuscirà a raggiungere la propria casa, ma Jean non le aprirà.

A quel punto, un sacerdote suggerisce alla Signora di rinchiudere Jeanne. Quest’ultima riesce a fuggire tra le montagne, i rovi che la spogliano degli ultimi brandelli dei vestiti. Camminando tra la neve, Jeanne giunge a una fenditura che attraversa e oltre la quale si abbandona, ormai al sicuro dai suoi inseguitori. Riversa a terra, sarà testimone del ritorno del Diavolo, ormai altissimo e con il potere al culmine, una smorfia rossa, terrificante come la tradizione vorrebbe.

si uniscono; con questo atto giungono una serie di immagini e segni che si susseguono, si inseguono, si sovrappongono per due buoni minuti, ininterrottamente, e spaziano tra le varie epoche passate, presenti e future16.

Un tempo più tardo non ben specificato, il villaggio è stato colto dalla peste e da essa decimato. Jeanne, allora, viene fatta tornare in terra, orma accomunata del tutto con la natura, per potersi prendere la propria vendetta. Bellissima e stavolta potente, Jeanne si reca a curare i suoi vecchi concittadini uno dopo l’altro con la belladonna, il succo procurato da un fiore che il primo fortunato prende direttamente dalle sue labbra. Gli abitanti, dunque, inizieranno a guarire a risvegliarsi sessualmente, dando il via all’ennesimo susseguirsi di segni che invadono lo schermo, in una danza che aiuta il Diavolo a prendere forma, ad acquisire tutta la loro energia. Jeanne danza con loro, incitandoli a seguirla come loro salvatrice, e ad abbandonarsi alla sessualità17.

La nuova potenza di Jeanne spingerà persino il piccolo omuncolo attendente della Signora a chiederle aiuto, e la “strega”, come lui la appella, acconsentirà a insegnarli il metodo per possedere la sua amata: l’uomo quindi decide di drogare la Baronessa, così che egli possa esaudire il suo più grande desiderio, anche se questo significherà sacrificare la propria dignità per rivolgersi a una donna che disprezza e la vita di entrambi, spezzata dal Barone che, impossibilitato a perdonare l’onta subita, li ucciderà, pugnalandoli. Il Signore comincia quindi a cospirare contro Jeanne, e invia Jean a parlamentare con lei. Dopo un’iniziale ritrosia da parte della donna, Jean riuscirà a vincere i suoi dubbi baciandola, e promettendole il ritorno a una vita felice insieme. I due condivideranno l’unico momento di intimità mostrato nell’intero film, in cui finalmente vediamo Jeanne vivere serenamente l’amore, accarezzare il marito, l’unica persona per cui è stata disposta a sopportare tutto ciò che ha subito.

Il Barone la chiamerà a udienza, e le chiederà di collaborare con lui per guadagnare potere e sconfiggere la peste, ma la donna dichiarerà di volere il mondo intero. Jeanne verrà quindi catturata e condannata a morte per rogo. Jean, ancora realmente affezionato alla donna, tenterà di liberarla e verrà ucciso delle guardie, mentre ella brucia viva. Il sangue dell’uomo si trasforma in fiamme, fiamme che vanno ad accarezzare dolcemente

la donna, finché la croce su cui è appesa viene da esse inghiottita, tanto da essere carbonizzata. La sua morte, tuttavia, non sarà vana, e il viso di Jeanne diviene quello di tutte le donne, pronte a cominciare una rivoluzione contro la sua ingiusta condanna, come poi ci suggeriscono le immagini finali della Presa della Bastiglia e del La Libertà

che guida il popolo (1830) di Eugène Delacroix (1798-1863). La soppressione e le

condanne per stregoneria sono destinate a finire, mentre la ribellione comincerà proprio dalle donne, come suggeriscono alcune scritte a conclusione del lungometraggio. Jeanne si è reincarnata nella figura della dea della Libertà, e guiderà il mondo verso la giustizia e la fine del potere incontrastato della nobiltà.