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La storia di questo ragazzo è una di quelle storie che vanno oltre le vicissitudini strettamente personali. Raccontarla è come fotografare una stagione, e non una qualsiasi, bensì un periodo storico ricco di eventi di particolare rilievo che, in un arco temporale relativamente breve, hanno prodotto profondi cambiamenti.

Kurt Witkowski nasce il 26 marzo del 1914 a Schwedenhöhe, un distretto della città di Bromberg, che allora faceva parte dell’Impero tedesco, ma che al termine della Grande Guerra - in seguito alla Conferenza di pace di Parigi e al Trattato di Versailles - viene assegnata alla Polonia, nonostante i suoi abitanti siano in maggioranza tedeschi. La popolazione locale si trova allora di fronte a una scelta: acquisire la cittadinanza polacca o lasciare il Paese. La famiglia Witkowski preferisce la seconda opzione e decide di trasferirsi a Berlino, dove peraltro il padre di Kurt, Aron, aveva già vissuto dal 1892 al 1904. Kurt, quindi, rimarrà sempre un cittadino tedesco, e lui stesso definirà in seguito Berlino, la città della sua infanzia e della sua adolescenza, come la propria città.386

Schwedenhöhe, invece, che vede nel Primo dopoguerra un drastico declino dei residenti etnicamente tedeschi, rimane una città polacca fino all’invasione tedesca del ’39. Invasione ricordata anche per le violenze e le esecuzioni che l’accompagnarono, con il massacro noto come Bromberger Blutsonntag (la domenica di sangue di Bromberg, 3-4 settembre 1939).387

La città tornerà a far parte della Polonia solo alla fine della Seconda guerra mondiale. Oggi si chiama Szwederowo, e compone l’agglomerato urbano dell’attuale Bydgoszcz, che per grandezza è tra le prime dieci città della Polonia.

- Nella Capitale tedesca

A Berlino Kurt Witkowski frequenta per otto anni – di cui due nella prima classe - il

Gymnasium zum Grauen Kloster, ancora oggi una delle più prestigiose scuole private della

386 Kurt Witkowski, di Aron e di Selma Lewinsohn, nasce a Schwedenhöhe (oggi Szwederowo, Polonia) il 26

marzo del 1914. Studente tedesco, giunge a Ferramonti il 2 marzo del 1941, proveniente da Campagna (SA). Il 9 giugno dello stesso anno viene prosciolto per espatrio. Aron Witkowski, padre di Kurt, nasce a Jerzyce, un piccolo comune polacco del distretto di Bromberg (oggi Bydgoszcz, Polonia), il primo febbraio del 1876. La madre Selma Lewinsohn, invece, nasce il 12 febbraio del 1887. A Berlino la famiglia Witkowski risiede al numero 35 della Heiligegeiststrasse. ASCosenza, FP, Rprot., Witkowski Kurt; ACSRoma, MI, Dgps, Dagr, A4 bis, busta 375, fasc. Witkowsky Kurt; ACSROMA, MI, Dgps, Dagr, Archivio generale, Ag, Cp, A16, stranieri (1944-

1946), busta 105, fasc. Witkowski Kurt;AROLSENARCHIVES,1.1.14.6Italienische Kartei über Internierte, Witkowski

Kurt; ASUnibo, Facoltà di Medicina e Chirurgia, fasc. 11682, Witkowski Kurt.

387 WINSON CHU, The German Minority in Interwar Poland, Cambridge University Press, Cambridge 2012, p. 249.

Si vedano anche: ALEXANDER B.ROSSINO, Hitler Strikes Poland: Blitzkrieg, Ideology and Atrocity, University of

Kansas Press, Lawrence 2003; RICHARD BLANKE, Orphans of Versailles: The Germans in Western Poland, 1918-

Germania (i suoi allievi si chiamano Klosteraner), conseguendo nel marzo del 1932 il Diploma di Maturità. Come riporta la Commissione esaminatrice: “Witkowski ha preso parte con zelo e buon successo agli esercizi storico-politici, inoltre egli ha frequentato per tre anni e mezzo i corsi cooperativi di biologia, dimostrando vivo interesse e con ottimo successo. Kurt Witkowski ha passato l’esame di maturità colla nota: bene”.388

Conseguito il Diploma, già nell’aprile del 1932 il diciottenne tedesco si iscrive alla Friedrich

Wilhelm Universität di Berlino (oggi Humboldt-Universität, la più antica delle università della

Capitale tedesca), dove rimane fino alla fine del semestre estivo del 1933. Per l’anno accademico successivo, infatti, Kurt Witkowski ottiene dalle Autorità tedesche un permesso di soggiorno all’estero per motivi di studio, e si immatricola al secondo anno di corso della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa, vedendosi convalidati i corsi di anatomia, chimica e fisica seguiti a Berlino.389

Per iscriversi come studente straniero a un’università italiana occorre presentare una certa quantità di documenti - tra cui un certificato che attesti il possesso della cittadinanza tedesca e la residenza dei genitori in Germania – che devono essere quasi tutti autenticati da un consolato italiano in Germania.390 Per il resto, il regime fascista non pone comunque

particolari ostacoli all’iscrizione all’università degli studenti stranieri. Anzi, vi vede un’occasione per trasmettere un’immagine positiva dell’Italia e del regime, e sebbene non esistano borse di studio statali per stranieri, questi vengono però esentati dal pagamento di metà delle tasse universitarie.

Così, quando nei primi mesi dopo la conquista del potere il nazionalsocialismo istituisce il numero chiuso per gli studenti ebrei,391 molti di essi optano per l’iscrizione a università

italiane, preferendo in generale quelle delle grandi città soprattutto del Nord: Milano, Torino, Genova Bologna, Pisa e Roma. Particolare di non poca importanza: se i genitori risiedono ancora in Germania, come nel caso in questione, né le Autorità tedesche né quelle italiane considerano come migranti gli studenti all’estero. Per loro non si applicherà quindi il divieto generale di tornare, che verrà invece emanato in seguito per gli emigranti ebrei.392

388 ASUnibo, Facoltà di Medicina e Chirurgia, fasc. 11682, Witkowski Kurt. 389 Ibidem.

390 Ibidem.

391 MICHELE SARFATTI, La Shoah in Italia. La persecuzione degli ebrei sotto il fascismo, cit., p. 32.

392 Nell’anno accademico 1932/33 gli studenti stranieri in Italia sono 2287, di cui più della metà iscritti alla

Facoltà di Medicina, e molti provenienti dall’Europa orientale, per sottrarsi al numero chiuso antisemita vigente nei loro Paesi. Solo nel 1933 il sovraffollamento delle facoltà, dovuto al notevole aumento del numero degli stranieri, induce il Ministero dell’Educazione a prendere dei provvedimenti, come ad esempio un più severo

- La vita e l’internamento in Italia

Giunto quindi a Pisa nell’ottobre del 1933, il Witkowski vi rimane però per un solo anno, perché nel 1934 decide di trasferirsi a Bologna393 e continuare gli studi nell’Università della

città emiliana, sempre nella Facoltà di Medicina e Chirurgia. Così, per i successivi quattro anni accademici, dal 1934/35 al 1937/38, Kurt Witkowski frequenta l’Università di Bologna, e il 25 giugno del 1938 fa domanda di ammissione all’esame di laurea per la sessione estiva dell’anno accademico 1937/38. Il 5 luglio del 1938 si laurea quindi in Medicina e Chirurgia, con una tesi Sulla Tendovaginite tubercolare del polso, e con voto 97 su 110.394

Esattamente dieci giorni dopo, sempre a Bologna, città nella quale conosce anche la sua futura fidanzata e moglie, Angela, inizia il tirocinio pratico presso l’Ospedale Maggiore. Fino al 15 settembre nel reparto di Medicina, nei due mesi successivi in quello di Chirurgia, e infine nel reparto di ostetricia dell’Ospedale Maternità, fino al 15 gennaio dell’anno dopo.395

Nel frattempo, proprio in quell’anno così intenso per Kurt, tra laurea e inizio del tirocinio per poi essere ammesso all’esame di Stato, anche in Italia il clima intorno al mondo ebraico era repentinamente peggiorato. Nella primavera del 1938 la stampa fascista aveva avviato una campagna d’odio contro gli studenti ebrei provenienti dall’estero, e nel giugno di quello stesso anno il Ministero dell’Educazione Nazionale aveva comunicato che non sarebbero state accettate nuove iscrizioni all’università da parte di studenti ebrei stranieri.396

Così, già il 3 settembre del 1938 Kurt Witkowski presenta un’istanza al Consolato Generale Americano di Napoli per ottenere il visto d’ingresso negli Stati Uniti. Istanza che non viene però accolta perché la quota di immigrazione messa a disposizione degli emigranti tedeschi è stata già assorbita. L’immigrazione in quello Stato si sarebbe quindi riaperta nell’anno

controllo degli studi già effettuati all’estero. Ma l’afflusso da molti inizialmente temuto in effetti non si verificherà mai, e anche per questo non verranno più prese in considerazione altre limitazioni. Nell’anno accademico 1934/35 sono 20 gli studenti ebrei stranieri presenti a Bologna, di cui 17 in medicina. In particolare, la laurea in medicina è particolarmente ambita perché, in base a un accordo bilaterale con la gran Bretagna, è riconosciuta anche per i territori sottoposti a mandato, quindi in Palestina. KLAUS VOIGT, Il rifugio

precario. Gli esuli in Italia dal 1933 al 1945, cit., pp. 220-228.

393 A Bologna Kurt Witkowski cambia diverse volte domicilio. Dal civico 4 di via Rizzoli si trasferisce prima al

numero 21 di via Cesare Battisti, presso Conti, e successivamente al civico 35-37 di via S. Stefano, presso Magnani. Ma il 17 novembre del 1937 cambia ancora, e si sposta in via Farini 11, presso Sangiorgi. ASUnibo,

Facoltà di Medicina e Chirurgia, fasc. 11682, Witkowski Kurt.

394 ASUnibo, Facoltà di Medicina e Chirurgia, fasc. 11682, Witkowski Kurt. 395 Ibidem.

396 Per un approfondimento sull’esclusione degli ebrei dalle scuole e dalle università pubbliche: ANNALISA

CAPISTRO, Il Decreto Legge del 5 settembre 1938 e le altre norme antiebraiche nelle scuole, nelle università e

nelle accademie, in La Rassegna Mensile di Israel, vol. 73, n. 2, 2007, pp. 131-167; MICHELE SARFATTI, Gli ebrei

successivo, in cui il Witkowski avrebbe dovuto ripetere l’istanza al fine di ottenere il già citato visto.

L’attenzione del giovane tedesco si sposta allora sull’America del Sud, in particolar modo la Bolivia, e lo stesso fa domanda alla Regia Questura di Bologna per chiedere un prolungamento del soggiorno in Italia rispetto alla data in cui avrebbe dovuto lasciare il Regno, fissata per legge il 12 marzo del 1939. Prolungamento che gli viene effettivamente concesso perché dimostra di avere una pratica in corso per l’emigrazione in America del Sud.397

In questo come in molti altri casi, però, la pratica incontra importanti e imprevisti intoppi, che di fatto fanno saltare il trasferimento in Bolivia. È il 20 settembre del 1939, e in prossimità della scadenza della proroga concessagli Kurt Witkowski si rivolge direttamente al Capo del Governo italiano, Benito Mussolini, a cui scrive illustrando la propria situazione: “Sono ebreo tedesco venuto in Italia a 19 anni nell’ottobre 1933 a scopo di studi; ho ultimato questi il I° marzo u.s. ottenendo l’abilitazione di medico chirurgo. Sottostando alla legge circa l’espulsione degli ebrei stranieri avrei dovuto lasciare l’Italia entro il termine stabilito. Su mia richiesta alle Autorità di Bologna, ottenni una proroga del soggiorno affinché potessi provvedere alla emigrazione nell’America del Sud (Bolivia) non potendo, entro il termine stabilito dalla legge stessa lasciare l’Italia non trovando più posto libero su navi italiane in rotta per l’America del Sud.

Avevo perciò stabilito (fissando un posto sul piroscafo “Virgilio”) la mia partenza per il 2 settembre u.s., ma questa è stata impossibilitata da provvedimenti presi dal Governo Boliviano quindici giorni circa, prima del 2 settembre, data della partenza del piroscafo “Virgilio” ché le nuove disposizioni del Governo Boliviano vogliono che il permesso di immigrazione sia aggiornato, avendo d’ora innanzi detto permesso validità solo di 60 giorni. Ho esposto quanto sopra più dettagliatamente, verbalmente e per iscritto, e con documenti comprovanti la verità delle mie dichiarazioni, alla R. Questura di Bologna, chiedendo una nuova ed ultima proroga di soggiorno, ma mi hanno dichiarato di non potermi concedere più nessun soggiorno, imponendomi di lasciare l’Italia entro 10 giorni, cioè entro martedì 26 corr.

[…] Vorrei mi si concedesse un’altra ed ultima proroga di soggiorno affinché potessi provvedere alla mia emigrazione e prometterei fin d’ora che non lascerei nulla intentato per

affrettare la mia partenza dall’Italia. Senza il Vostro intervento dovrò andare da un Paese all’altro con la certezza che dovunque mi reco sarò respinto, e non avrò più possibilità di emigrare regolarmente né in Bolivia né altrove”.398

Tramontata l’ipotesi Bolivia, e tentata nuovamente senza successo la strada degli Stati Uniti, di fatto il giovane Kurt si ritrova suo malgrado ancora in Italia nel momento in cui quest’ultima entra in guerra, e anche per lui la conseguenza non può che essere una sola: l’internamento. Il 20 giugno del 1940 Kurt Witkowski viene arrestato a Bologna e condotto nel carcere locale, in attesa di essere assegnato a un campo di concentramento. Quasi due settimane dopo, il 3 luglio, il Ministero dell’Interno comunica alla Prefettura di Bologna che il giovane medico tedesco è stato destinato al campo di Campagna, in provincia di Salerno, dove di fatto arriva giorno 7.399

Kurt Witkowski non abbandona però l’idea di emigrare negli Stati Uniti, dove peraltro risiede già il fratello, e il 23 ottobre riceve finalmente un’importante comunicazione dal Consolato Americano di Napoli, che rispondendo a una sua precedente istanza lo informa che “i numeri in quota sono ora disponibili”, e lo invita a presentarsi “per fare domanda formale di visto”.400 Kurt ottiene quindi il permesso dalla Prefettura di Salerno per recarsi a Napoli ad

espletare le pratiche per l’emigrazione. Ai primi di novembre, quindi, la personale odissea del giovane tedesco sembra arrivare a conclusione. Mancano ancora, però, i visti di transito per la Spagna ed il Portogallo, come fa presente il Prefetto di Salerno, Massimiliano D’Andrea, al Ministero dell’Interno.401

Il 1940 si conclude senza novità in merito, e all’inizio del nuovo anno è la stessa Prefettura di Salerno a sollecitare, invece, il trasferimento di Kurt Witkowski in un altro campo di concentramento, su input della Direzione del campo di Campagna. “Il Segretario del locale Fascio”, scrive il Direttore di Campagna, “faceva noto a questo Ufficio con lettera dell’8 dicembre scorso che alcuni medici internati esercitavano abusivamente in questo comune l’arte sanitaria”.402 Tra gli internati in questione c’è anche il Witkowski, che insieme agli altri

medici è già stato diffidato “per ben due volte ad astenersi da qualsiasi attività senza autorizzazione”. Per il Direttore, quindi, la migliore soluzione possibile è “che i medici internati a Campagna siano trasferiti in campi di concentramento lontani dal centro 398 Ibidem. 399 Ibidem. 400 Ibidem. 401 Ibidem. 402 Ibidem.

abitato”.403 Così tre di essi, tra cui appunto Kurt, il 2 marzo del 1941 vengono trasferiti e

internati nel campo di Ferramonti di Tarsia.404

Ma l’internamento di Kurt Witkowski nel campo calabrese dura solo tre mesi. Il 5 giugno del 1941, infatti, il Ministero dell’Interno riceve un’importante comunicazione da parte dell’Ufficio romano della Delasem: “Il caso del Sig. Wittkowski è identico a quello di altri internati per i quali, dopo molti sforzi, siamo riusciti ad ottenere per tramite della Hicem i posti per il Ville de Madrid in partenza da Bilbao il 18 Giugno. Anche le date di volo verranno fissate dalla Hicem a Lisbona e non ci sono ancora note e ci verranno tempestivamente comunicate. Per eliminare l’eventualità che il Sig. Wittkowski arrivi troppo tardi a Roma, Vi preghiamo di voler provvedere all’immediata liberazione del Sig. Wittkowski in modo che possa trovarsi pronto a imbarcarsi sull’aereo a Roma per il giorno che verrà fissato”.405

Così, il 9 di giugno il giovane medico tedesco lascia il campo di Ferramonti e si reca a Roma: stavolta tutto appare davvero pronto per il tanto agognato trasferimento negli Stati Uniti. Di fatto, però, ciò non accade. Le fonti non chiariscono in questo caso i motivi della mancata partenza, ma di sicuro Kurt Witkowski non si imbarcherà mai sulla nave spagnola Villa de

Madrid.406 Rimane invece nella Capitale per poco più di tre mesi, e il 17 settembre del 1941

viene inviato in internamento libero a Potenza.

Si trova ancora a Potenza quando, Il 29 aprile dell’anno successivo, chiede una licenza di dieci giorni per potersi recare a Bologna, ufficialmente per un trattamento medico specialistico agli occhi (presso la Clinica Oculistica dell’Università di Bologna, diretta dal Prof. Quirino Di Marzio). Licenza che il Capo della Polizia, Carmine Senise, gli concede alcuni mesi dopo, grazie al decisivo intervento di Padre Pietro Tacchi Venturi, l’uomo dell’establishment vaticano per il quale la porta dello studio di Mussolini è sempre aperta - dagli anni della conquista del potere alla caduta del Fascismo - e che in questo caso intercede a nome del

403 Ibidem.

404 Gli altri due medici trasferiti da Campagna a Ferramonti, il 2 marzo del 1941, sono l’austriaco Isaak Klein e il

polacco Zezmer Bruno. ASCosenza, FP, Rprot., Klein Isaak, Witkowski Kurt, Zezmer Bruno; ACSRoma, MI, Dgps,

Dagr, A4 bis, busta 375, fasc. Witkowsky Kurt.

405 ACSRoma, MI, Dgps, Dagr, A4 bis, busta 375, fasc. Witkowsky Kurt.

406 Sulla Villa de Madrid il costo della prima classe era di milleduecento dollari, e le brande spartane disposte

fra i ponti venivano vendute a quattrocentocinquanta dollari. Oltre al prezzo fisso potevano esserci dei supplementi richiesti da speculatori o da agenti della compagnia di navigazione per i biglietti prenotati dai profughi che non erano riusciti a imbarcarsi, lasciando posti vuoti a bordo delle navi che potevano essere rimessi in vendita. RONALD WEBER, La via di Lisbona. In fuga dal nazismo nella città sospesa, EDT, Torino 2011, p.

Cardinale Segretario di Stato, Luigi Maglione.407 Kurt Witkowski fa quindi il suo ritorno a

Bologna il 19 luglio del 1942, per una licenza di dieci giorni che viene poi prorogata di ben due settimane. Viene infatti riaccompagnato a Potenza il successivo 18 agosto.

Ma è una lettera del Nunzio Apostolico, Borgoncini Duca, a svelare nel novembre di quello stesso anno il vero motivo che lega ancora il giovane tedesco alla città emiliana. “La Nunziatura Apostolica si pregia segnalare, per una benevola considerazione, alla Direzione Generale di Polizia il caso del Medico-chirurgo Kurt Witkowski”, scrive il Nunzio Apostolico. “A Bologna si era fidanzato con Mariotti Angela ed il matrimonio, che è venuto a sanare una situazione di peccato, è stato recentemente celebrato a Potenza. La nascita di un bambino e l’internamento del marito hanno reso particolarmente penosa la condizione della signora, che è costretta a sottomettersi ad un lavoro poveramente retribuito per mantenere sé stessa e la sua creatura. Le sorti della piccola famiglia avrebbero un notevole miglioramento se il Dr. Witkowski potesse essere trasferito a Bologna”.408 E un altro intervento volto a

caldeggiare “lo stabile trasferimento a Bologna”409 del Witkowski arriva, il mese successivo,

anche dal Cardinale Segretario di Stato, sempre per tramite di Tacchi Venturi.

Il figlio di Kurt ed Angela, a cui è stato dato il nome di Stephen, è nato il 7 maggio del 1942.410 Ripercorrendo quindi a ritroso gli avvenimenti si può ipotizzare che Kurt e l’allora

fidanzata si siano rivisti durante i mesi trascorsi a Roma dal giovane ebreo tedesco, nell’estate del 1941. In questo caso si tratta chiaramente di una deduzione non esplicitata dalla documentazione d’archivio, ma piuttosto plausibile. E in quest’ottica assume contorni diversi e più nitidi anche la già citata richiesta di licenza per un viaggio a Bologna, fatta dallo stesso Kurt il 29 aprile del 1942, quindi in prossimità della nascita del primogenito.

407 ACSRoma, MI, Dgps, Dagr, A4 bis, busta 375, fasc. Witkowsky Kurt. Luigi Maglione (Casoria, 2 marzo 1877 –

Casoria, 22 agosto 1944) viene nominato Cardinale Segretario di Stato nel 1939 da Papa Pio XII, appena salito al soglio di Pietro. Quale principale collaboratore di Pio XII, durante la Seconda guerra mondiale Maglione dà spesso istruzione ai rappresentanti diplomatici vaticani di intervenire a favore degli ebrei perseguitati, internati, o che vivono sotto la minaccia della deportazione. Pietro Tacchi Venturi (San Severino Marche, 18 marzo 1861 – Roma, 19 marzo 1956), gesuita, è stato invece Segretario generale della Compagnia di Gesù dal 1914 al 1921. Con l’avvento del fascismo svolge un’importante opera di tramite fra Santa Sede e Governo italiano, grazie anche alla stima e alla fiducia che in lui ripone Benito Mussolini. In merito alle leggi razziali, più volte Padre Tacchi Venturi interviene presso Mussolini per richiedere esenzioni per singoli casi. Per approfondimenti si vedano: PIERRE BLET, Pio XII e la Seconda guerra mondiale negli Archivi Vaticani, Edizioni San

Paolo, Roma 1999; GIUSEPPE CASTELLANI, Notizie biografiche del P. Pietro Tacchi Venturi S.I., Edizioni Typis

Pontificiae Universitatis Gregorianae, Roma 1958;GIOVANNI MICCOLI, I dilemmi e i silenzi di Pio XII, Rizzoli, Milano

2000; MARIO SCADUTO, Il P. Pietro Tacchi Venturi, 1861-1956, in Civiltà Cattolica, vol. 107, II, 1956, pp. 47-57;

ALESSANDRO VISANI, Il gesuita di Mussolini, in Roma moderna e contemporanea, XIX, 1, 2011, PP. 103-120.

408 ACSRoma, MI, Dgps, Dagr, A4 bis, busta 375, fasc. Witkowsky Kurt. 409 Ibidem.

410 AROLSENARCHIVES,3.2.1.2 CM/1 Akten aus Italien, Witkowski Kurt; ACSRoma, MI, Dgps, Dagr, A4 bis, busta

È invece documentato, come visto, il matrimonio contratto ovviamente col solo rito religioso