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2 – LA PINACOTECA DI ASSISI E I SUOI DIPINT

R., Grifoni P., Monumenti e Istituzioni, parte I La nascita del servizio di tutela dei monumenti in Italia 1860-

2.2.4. L’allestimento descritto dall’Inventario di Briz

Intorno al 1910304 Brizi realizzò, l’inventario inedito del Museo Storico cittadino

di Assisi305 probabilmente in occasione del nuovo allestimento della Pinacoteca presso i

locali di Sant’Antonio dividendolo in tre sezioni: la prima di stampo archeologico, con la sala relativa agli scavi e quella con le opere medievali con i capitelli e le decorazioni provenienti dalla chiesa di Santa Chiara e contenente le opere dovute ai fortuiti ritrovamenti o alle donazioni all’Accademia; una seconda con gli studi, i disegni e le incisioni. La terza sezione accoglie le sale dedicate alla Pinacoteca: le prime quattro sale con gli affreschi staccati e la quinta con le opere su tela e tavola.

L’aspetto interessante del catalogo-manoscritto del restauratore-riparatore dei dipinti è che le pitture murali staccate vengono descritte nell’iconografia, citando l’autore o le attribuzioni ed inoltre lo stato di conservazione e le vicissitudini delle proprietà, dimostrando il pieno riconoscimento del loro valore artistico.

L’allestimento descritto, con nessun riferimento numerico delle opere che vengono indicate come “appena trasferite” ma ancora non ordinate. Nella prima sala inizia dal frammento con Il Crocefisso venerato dalla una Santa e da due gruppi di devoti306 (scheda n.50) proveniente dall’antico refettorio della Confraternita di San

Crispino, poi passato in proprietà privata, da dove fu distaccato circa l’anno 1860 da pittore Augusto Malatesta e collocato in una sala della residenza Comunale, da dove nel maggio 1907 fu trasportato in questa Pinacoteca.

Brizi ricorda che per staccare questo dipinto l’Accademia Properziana ha provveduto a coinvolgere la popolazione in una raccolta di finanziamenti.

304 Nel testo si fa riferimento ad un dibattito sull’attribuzione della Madonna con il Bambino della Piazza del

Comune, tra Brizi e Perkins che in un articolo della Rassegna d’Arte, del 30 marzo 1909 riporta che questo dipinto è indicato come di Tiberio d’Assisi. Questo riferimento permette di fissare un termine ante quem.

305 L’analisi della scrittura del documento, confrontandola con i documenti autografi del restauratore conservati

in archivio, ha evidenziato una differenza calligrafica ed inoltre, il manoscritto presenta un cambio di grafia tale da far pensare che l’autore non sia Domenico Brizi, ma più probabilmente Alfonso Brizi, con l’aiuto di un collaboratore. Parca S., Domenico Brizi, cit., vol. 2, p. 27, nota 63.

306 Nel primo devoto inginocchiato nel gruppo degli uomini si è riconosciuto il volto di Napoleone Orsini,

cardinale diacono di Assisi, identificato grazie alla presenza di uno stemma, reso visibile dal restauro del 2005.

Lunghi E., Una Crocefissione con un ritratto di Napoleone Orsini per una confraternita di Assisi, in

Quindi, L’orazione nell’orto, (scheda n.49) San Francesco parte del dipinto della Madonna col Bambino, (scheda n.4) proveniente da una edicola dell’antica chiesa di San Nicolò posta sulla facciata del palazzo delle Poste della Piazza del Comune. Successivamente un frammento raffigurante un Santo, una Madonna con Bambin Gesù, (scheda n.37) proveniente dalla Chiesa di San Giacomo “de muro rupto”, un piccolo frammento con la testa di una Santa e una Vergine con Bambino.

La sequenza continua con i dipinti sempre provenienti dalla Confraternita di San Crispino e staccati da Malatesta come Dio Padre benedicente, (scheda n.54), la Vergine e il Bambino e Sant’Onofrio (scheda n.52) e a seguire, la mezza figura di Cristo, iscritto in un circolo con fondo azzurro, San Biagio (scheda n.51).

Dalla primitiva chiesa di santa Caterina furono distaccate alcune pitture come il dipinto con Santa Caterina d’Alessandria V.M., (scheda n.20).una testa di Angelo, un Santo e di due dipinti con una Santa, probabilmente sempre Santa Caterina.

Nella seconda sala vi era una Pietà tra San Francesco e Santa Elisabetta, distaccata da Salvatore Bernardini sotto la direzione del pittore Malatesta Augusto, quindi Sant’Agnese e Una Vergine e il Bambino che decorava la sala del Consiglio comunale e che era stata distaccata da Domenico Brizi. A seguire la testa di un Santo Vescovo, una Santa Lucia e il dipinto con San Giuliano che uccide i genitori (scheda n.19) e il mezzo busto con Sant’Antonio da Padova.

Il percorso continuava mostrando il frammento pittorico con la Testa di San Cristoforo e il Bambino seduto sulle spalle del Santo, (scheda n.28) la figura con Il martirio di San Sebastiano, (scheda n.25) una figura intera di Un Vescovo, probabilmente San Rufino (scheda n.32). Quindi venivano presentati i dipinti provenienti dal Castello di Mora, Un Santo Vescovo, probabilmente San Rufino, un mezzo busto con la Vergine con le mani giunte e il Bambino e due dipinti con la figura di Santa Lucia.

Nella terza sala, Brizi descrive la presenza di due dipinti con una mezza figura di Angelo (scheda n.44) proveniente dall’antico Ospedale dei Pellegrini, quindi una Vergine Annunciata con San Giacomo, (scheda n.47) una figura di Santa Lucia, poi il grande dipinto con La Vergine, il Bambino e San Giacomo e Sant’Antonio (scheda n.46).

Dalla porta della chiesa di Sant’Andrea, venne distaccato da Pampaglini il dipinto raffigurante La Vergine con il Bambino, (scheda n.35) attribuita a Tiberio di Assisi e dallo stesso immobile proviene San Girolamo, (scheda n.34).

Quindi, il dipinto con la Vergine e il Bambino e Sant’Antonio da Padova, attribuito a Cola della Matrice e distaccato da Malatesta.

I dipinti di proprietà della Congregazione della Carità provengono dall’Ospedale dei Pellegrini e furono distaccati da Augusto Malatesta sono San Benedetto Abate (scheda n.42), Dio Padre Benedicente, (scheda n.43), Santa Scolastica (scheda n.38), Santa Caterina V. M. (scheda n.39), il vescovo San Rufino (scheda n.40), La Vergine con il Bambino (scheda n.41).

Sempre di proprietà della Congregazione di Carità, ma distaccato da Domenico Brizi nel 1908, è il dipinto che raffigura la Testa di soldati con l’elmo, La mano in atto di indicare, così come il dipinto con Tre figure di armati, forse carnefici (scheda n.10) che erano legato ai due dipinti precedenti.

Venivano quindi descritti i quattro frammenti pittorici che appartenevano alla decorazione che raffigurava il Martirio di un Santo (scheda n.11) presso l’antica chiesa della Confraternita di Santa Caterina e distaccati da Brizi nel luglio 1908 su incarico della Congregazione di Carità. I frammenti staccati e allettati sulla tela rappresentano Una Testa di uomo con la barba, Una Mano distesa in basso con le sole dita anulare e mignolo ripiegati, Una gamba con il piede rivestito di calza (scheda n.12) ed infine una mezza figura di Santo.

Dalla porta di Moiano era stata staccata da Pampaglini l’opera di Andrea d’Assisi raffigurante la Vergine con il Bambino che era stata conservata per molti anni presso le sale del Palazzo Comunale.

Nella quarta sala, si presentava una Vergine con Bambino, (scheda n.33) distaccata da Pampaglini, che era collocata presso una nicchia sopra una porta di un orto presso le fonti di Moiano di proprietà della Confraternita di San Crispino.

Nella sala erano presenti anche le opere provenienti dalle pareti interne di un piccolo oratorio esistente nel Castello di San Gregorio, realizzate da Francesco Tartaglia in collaborazione di un allievo e distaccate da Domenico Brizi. In particolare vi era una Santa Caterina (scheda n.20), San Rocco (scheda n.27), La Vergine della Misericordia (scheda n.23), San Sebastiano (scheda n.25) e San Rocco (scheda n.22).

Facevano parte dei dipinti che ornavano tutte le pareti interne dal piccolo oratorio esistente presso il castello di San Gregorio che minacciando rovina faceva ritenere fondata la minaccia di temere la perdita dei dipinti e il municipio di Assisi prese il saggio provvedimento di procedere con il distacco dei medesimi” 307.

307 Archivio Storico Comunale di Assisi (d’ora in poi ASCA), Brizi D., Inventario dei dipinti della

I dipinti descritti vennero rimossi subito dopo perché la chiesa risultava pericolante e su otto dipinti: cinque sono stati strappati da Silvio Pampaglini (prima del 1872) e due da Domenico Brizi nel 1905 e posti tutti su tela con telaio ligneo.

A questi si aggiunsero altri dipinti descritti in un documento del restauratore Domenico Brizi in cui si legge una prima descrizione degli affreschi da staccare

Dalla chiesa di San Gregorio: affreschi votivi del 1400-1500 minacciano rovina.

Nella parete di fondo: Madonna con Santi e devoti in mediocre stato: 3,40x2,10 cm. A destra entrando: in mediocre stato S.Rocco 0,80x1,60 cm

In buono stato l’altro Rocco 0.80x1,90 cm.

Madonna con Bambino quasi tutta staccata dal muro: 1,20x1, 70 cm. Santa Caterina in alcune parti mancanti 0,80x2,00 cm.

A six entrando in mediocre stato S. Rocco e san. Antonio 1,80x2,20 cm. In mediocre stato all’estremità l’Annunciazione 1,60x1,50 cm.

In cattivo stato S.Lucia 0,70x1,80 cm308:.

Dalla porta di San Giacomo, Pampaglini distaccò e trasportò nel Palazzo Comunale La Vergine con il Bambino (scheda n.37), attribuita a Andrea l’Ingegno.

Quindi, sempre opera di Tartaglia e provenienti dal Castello di San Gregorio, sono ricordati la Vergine con il Bambino (scheda n.26), San Rocco e Sant’Antonio Abate (scheda n.24) e la Vergine Annunciata probabile opera di Tiberio di Assisi.

L’ultima opera che viene ricordata è la Figura di una Santa con il libro in mano.